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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Martedì 12 Aprile 2011
Martedì della V settimana di Quaresima
Meditazione del giorno
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Commento al vangelo di Giovanni, 12, 11
« Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono »
Cristo prese sopra di sé la morte, e la inchiodò alla croce, e
così i mortali vengono liberati dalla morte. Il Signore ricorda ciò che
in figura avvenne presso gli antichi: « E come Mosè innalzò il serpente
nel deserto, così deve essere innalzato il Figlio dell'uomo, affinché
ognuno che crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna » (Gv 3,
14-15). Gesù allude ad un famoso fatto misterioso, ben noto a quanti
hanno letto la Bibbia... Il Signore, infatti, ordinò a Mosè di fare un
serpente di bronzo, e di innalzarlo su un legno nel deserto, per
richiamare l'attenzione del popolo d'Israele, affinché chiunque fosse
morsicato, volgesse lo sguardo verso quel serpente innalzato sul legno.
Così avvenne; e tutti quelli che venivano morsicati, guardavano ed erano
guariti (Nm 21, 6-9).
Che cosa sono i serpenti che morsicano? Sono i peccati che
provengono dalla carne mortale. E il serpente innalzato? la morte del
Signore in croce. E' stata raffigurata nel serpente, appunto perché la
morte proveniva dal serpente (Gen 3). Il morso del serpente è letale, la
morte del Signore è vitale. Si volge lo sguardo al serpente per
immunizzarsi contro il serpente. Che significa ciò? Che si volge lo
sguardo alla morte per debellare la morte. Ma alla morte di chi si volge
lo sguardo? alla morte della vita, se così si può dire. E poiché si può
dire, è meraviglioso dirlo. Esiterò a dire ciò che il Signore si degnò
di fare per me? Forse che Cristo non è la vita? Tuttavia Cristo è stato
crocifisso. Cristo non è forse la vita? E tuttavia Cristo è morto. Ma
nella morte di Cristo morì la morte... ; la pienezza della vita
inghiottì la morte. La morte fu assorbita nel corpo di Cristo. Così
diremo anche noi quando risorgeremo, quando ormai trionfanti canteremo: «
O morte, dov'è la tua vittoria? O morte, dov'è il tuo pungiglione? » (1
Cor 15, 55).
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Mercoledì 13 Aprile 2011
Mercoledì della V settimana di Quaresima
Meditazione del giorno
Catechismo della Chiesa cattolica
§ 214-219 © Libreria Editrice Vaticana
«Conoscerete la verità »
Dal mezzo di un roveto ardente, Dio rivela il suo nome a Mosè: «
Io sono colui che è » (Es 3,14). Dio, « colui che è », si è rivelato a
Israele come colui che è « ricco di grazia e di fedeltà » (Es 34,6).
Questi due termini esprimono in modo sintetico le ricchezze del nome
divino. In tutte le sue opere Dio mostra la sua benevolenza, la sua
bontà, la sua grazia, il suo amore; ma anche la sua affidabilità, la sua
costanza, la sua fedeltà, la sua verità. « Rendo grazie al tuo nome per
la tua fedeltà e la tua misericordia » (Sal 138,2)...
Dio è verità « La verità è principio della tua parola, resta per
sempre ogni sentenza della tua giustizia » (Sal 19,160). « Ora,
Signore, tu sei Dio, e le tue parole sono verità » (2 Sam 7,28); per
questo le promesse di Dio si realizzano sempre. Dio è la stessa verità,
le sue parole non possono ingannare. Proprio per questo ci si può
affidare con piena fiducia alla verità e alla fedeltà della sua parola
in ogni cosa. L'origine del peccato e della caduta dell'uomo fu una
menzogna del tentatore, che indusse a dubitare della parola di Dio,
della sua bontà e della sua fedeltà (Gn 3,1).
La verità di Dio è la sua sapienza che regge tutto l'ordine
della creazione e del governo del mondo. Dio che, da solo, ha creato il
cielo e la terra, può donare, egli solo, la vera conoscenza di ogni cosa
creata nella sua relazione con lui. Dio è veritiero anche quando rivela
se stesso: « un insegnamento fedele » è « sulla sua bocca » (Ml 2,6).
Quando manderà il suo Figlio « nel mondo », sarà « per rendere
testimonianza alla verità » (Gv 18,37): « Sappiamo che il Figlio di Dio è
venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio » (1 Gv
5,20).
Dio è amore... : l'amore di Dio per Israele è paragonato
all'amore di un padre per il proprio figlio (Os 11,1). è un amore più
forte dell'amore di una madre per i suoi bambini (Is 49,14-15). Dio ama
il suo popolo più di quanto uno sposo ami la propria sposa (Is 62,4-5);
questo amore vincerà anche le più gravi infedeltà; arriverà fino al dono
più prezioso: « Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio
unigenito » (Gv 3,16).
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Giovedì 14 Aprile 2011
Giovedì della V settimana di Quaresima
Meditazione del giorno
Sant'Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire
Contro le eresie, 4, 5-7 ; SC 100
« Abramo vide il mio giorno, e se ne rallegrò »
Poiché Abramo era profeta, vedeva nello Spirito il giorno della
venuta del Signore e il disegno della sua Passione, per mezzo della
quale lui stesso e tutti coloro che credebbero in Dio verrebbero
salvati. E trasalì di una grande gioia (Gn 17, 17). Abramo quindi
conosceva il Signore, poiché desiderò vedere il suo giorno... desiderò
vedere quel giorno per poter anche lui abbracciare Cristo, e avendolo
visto in modo profetico, esultò.
Perciò Simeone, essendo della sua posterità, compieva la gioia
del patriarca dicendo : « Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada
in pace secondo la tua parola ; perché i miei occhi han visto la tua
salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli » (Lc 2, 29)... e
Elisabetta disse [secondo alcuni manuscritti] : « L'anima mia magnifica
il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore ». L'esultanza
di Abramo scendeva, in tal modo, su coloro che vegliavano, che vedevano
Cristo e credevano in lui. E, da questi suoi figli, questa esultanza
risaliva fino ad Abramo...
A buon diritto dunque il Signore gli rendeva testimonianza
dicendo : « Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio
giorno : lo vide e se ne rallegrò ». E non disse questo soltanto
riguardo ad Abramo, ma a tutti coloro che, dal principio, acquistarono
la conoscenza di Dio e profetizzarono la venuta di Cristo. Infatti
ricevettero questa rivelazione dal Figlio stesso, quel Figlio che in
questi ultimi tempi si è fatto visibile e palpabile e si è intrattenuto
con gli uomini per far sorgere da pietre, figli di Abramo (Mt 3, 9) e
rendere la sua posterità numerosa come le stelle del cielo.
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Venerdì 15 Aprile 2011
Venerdì della V settimana di Quaresima
Meditazione del giorno
Odi di Salomone (scritti cristiani del 2o secolo)
n° 28
« Cercavano di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggi dalle loro mani »
Come ali di colombe sui loro piccoli... così sono pure le ali dello Spirito sul mio cuore. Lieto è il mio cuore e sobbalza come sobbalza il feto in seno alla madre.
Ho creduto, perciò ho trovato quiete: fedele è colui in cui ho creduto. Mi benedisse di cuore e il mio capo è rivolto verso di lui. La spada non mi separerà da lui né la scimitarra.
Io invero fui preparato prima che giungesse la rovina e fui deposto nel suo seno imperituro. Vita immortale mi ha abbracciato e mi ha baciato. Da essa proviene lo spirito in me; questi non può morire, perché è vivente.
[Parla Cristo: ]Chi mi vedeva si meravigliò, perché fui perseguitato. Pensarono che fossi inghiottito, ché sembrai loro come individuo perduto. Ma la mia oppressione salvezza fu per me.
Il loro rifiuto comunque son diventato, ché invidia in me non c’era. Ad ognuno faccio del bene; per questo fui odiato! Mi circondarono come cani rabbiosi, che senza distinguere si avventano sui loro padroni. Corrotta è la loro coscienza e pervertita la loro potenza intellettiva.
Io però tenevo l’acqua nella mia destra e la loro amarezza sopportai con la mia dolcezza. E non andai in rovina, ché loro fratello non ero né fa mia nascita era come la loro. Vollero la mia morte, ma non riuscirono, ché della loro memoria ero più vecchio. Indarno mi minacciavano.
Quelli ch’eran dietro a me invano il ricordo di chi era prima di loro cercarono di distruggere. La mente dell’Altissimo non si può prevenire e il suo cuore ogni sapienza sovrasta. Alleluia.
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Sabato 16 Aprile 2011
Sabato della V settimana di Quaresima
Meditazione del giorno
San Leone Magno ( ?-circa 461), papa e dottore della Chiesa
Discorso 8 sulla Passione del Signore, 7 ; SC 74 bis, 115
« Per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi »
«Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv
12,32). O mirabile potenza della croce! O ineffabile gloria della
Passione, che racchiude in sé il tribunale del Signore, il giudizio del
mondo e la potenza del crocifisso. Hai attirato davvero ogni cosa a te,
Signore, e mentre stendevi tutto il giorno le mani verso il popolo che
non credeva e ti scherniva (Is 65,2), donavi a tutto il mondo di
intendere e proclamare la tua maestà. Hai attirato ogni cosa a te,
Signore, quando... tutti gli elementi del creato pronunciarono un'unica
sentenza... e ogni creatura negò agli empi il suo servizio (Mt 27,5s)...
Hai attirato ogni cosa a te, Signore, affinché, quello che si compiva
nell'unico tempio di Gerusalemme sotto il velo dei segni, fosse
celebrato dovunque nella pienezza e l'evidenza del sacramento, dalla
devozione di tutte le genti...
Poiché la tua croce è la fonte di ogni benedizione, la causa di
ogni grazia: per suo mezzo, vien data ai fedeli la forza nella
sofferenza, la gloria nell'umiliazione, la vita nella morte. Ora poi,
essendo venuta meno la verità dei sacrifici materiali, l'unica oblazione
del tuo corpo e del tuo sangue sostituisce con pienezza l'offerta
molteplice delle vittime: poiché sei tu il vero «Agnello di Dio che
toglie i peccati del mondo» (Gv 1,29). E così, in te porti a compimento
tutti i misteri e le celebrazioni rituali, affinché, come uno solo è il
sacrificio per ogni vittima, così pure uno sia il regno formato da tutti
i popoli.
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Domenica 17 Aprile 2011
Domenica delle Palme - De Passione Domini – Anno A
Meditazione del giorno
Beato Guerrico d'Igny (circa 1080-1157), abate cistercense
Discorso sui rami delle palme ; SC 202, 188
« Benedetto colui che viene nel nome del Signore »
La festa di oggi, in due aspetti molto differenti, presenta ai
figli dell'uomo, colui al quale anela la nostra anima (Is 26,9), « il
più bello tra i figli dell'uomo » (Sal 44,3). Attira il nostro sguardo
sotto due aspetti ; sotto l'uno e l'altro lo desideriamo e l'amiamo,
perché in entrambi è il Salvatore degli uomini...
Se consideriamo allo stesso tempo la processione di oggi e la
Passione, vediamo Gesù, da un lato, sublime e glorioso, e dall'altro,
umiliato e sofferente. Infatti nella processione riceve gli onori
regali, e nella Passione lo vediamo castigato come un malfattore. Nella
prima, la gloria e l'onore lo circondano ; nella seconda, « non ha
apparenza né bellezza » (Is 53,2). Nella prima, egli è la gioia degli
uomini e la gloria del popolo ; nella seconda, è « l'infamia degli
uomini, e il rifiuto del popolo » (Sal 21,7). Nella prima acclamano : «
Osanna al Figlio di Davide. Benedetto colui che viene nel nome del
Signore, il re d'Israele !» ; nella seconda urlano che merita la morte e
lo deridono perché si è fatto re d'Israele. Nella prima, accorrono da
lui coi rami delle palme ; nella seconda, lo schiaffeggiano in viso con
le palme delle mani, e gli percuotono il capo con la canna. Nella prima,
è colmato di elogi ; nella seconda è nauseato dalle ingiurie. Nella
prima, si disputano per stendere sul suo percorso i propri mantelli.
nella seconda, lo spogliano dei suoi vestiti. Nella prima, lo ricevono a
Gerusalemme come re giusto e Salvatore ; nella seconda, è cacciato
fuori da Gerusalemme come un criminale e un impostore. Nella prima, è
seduto su un'asino, circondato di doni ; nella seconda, è appeso al
legno della croce, lacerato dalle fruste, trafitto di piaghe e
abbandonato dai suoi...
Signore Gesù, sia che il tuo volto appaia glorioso o umiliato,
sempre vi si vede brillare la sapienza. Sul tuo volto risplende il
riflesso della luce perenne (Sap 7,26). Risplenda sempre su di noi,
Signore, la luce del tuo volto (Sal 4,7) nella tristezza come nella
gioia... Sei la gioia e la salvezza di tutti, che ti vedano seduto su
un'asino o appeso al legno della croce.
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Lunedì 18 Aprile 2011
Lunedì della Settimana Santa
Meditazione del giorno
Papa Benedetto XVI
Omelia del 02/04/2007 in occasione del secondo anniversario della morte di Giovanni Paolo II - © Libreria Editrice Vaticana
« La casa si riempì del profumo dell'unguento »
Questo racconto evangelico conferisce un intenso clima pasquale
alla nostra meditazione: la cena di Betania è preludio alla morte di
Gesù, nel segno dell'unzione che Maria fece in omaggio al Maestro e che
Egli accettò in previsione della sua sepoltura. Ma è anche annuncio
della risurrezione, mediante la presenza stessa del redivivo Lazzaro
(cfr Gv 11,44), testimonianza eloquente del potere di Cristo sulla
morte. Oltre alla pregnanza di significato pasquale, la narrazione della
cena di Betania reca con sé una struggente risonanza, colma di affetto e
di devozione; un misto di gioia e di dolore...
Per noi, riuniti in preghiera nel ricordo del mio venerato
Predecessore, il gesto dell'unzione di Maria di Betania è ricco di echi e
di suggestioni spirituali. Evoca la luminosa testimonianza che Giovanni
Paolo II ha offerto di un amore per Cristo senza riserve e senza
risparmio. Il «profumo» del suo amore «ha riempito tutta la casa», cioè
tutta la Chiesa. Certo, ne abbiamo approfittato noi che gli siamo stati
vicini, e di questo ringraziamo Iddio, ma ne hanno potuto godere anche
quanti l'hanno conosciuto da lontano, perché l'amore di Papa Wojtyła per
Cristo è traboccato, potremmo dire, in ogni regione del mondo, tanto
era forte ed intenso. La stima, il rispetto e l'affetto che credenti e
non credenti gli hanno espresso alla sua morte non ne sono forse una
eloquente testimonianza?
« La casa si riempì del profumo dell'unguento » Il profumo della
fede, della speranza e della carità del Papa riempì la sua casa, riempì
Piazza San Pietro, riempì la Chiesa e si propagò nel mondo intero.
Quello che è accaduto dopo la sua morte è stato, per chi crede, effetto
di quel «profumo» che ha raggiunto tutti, vicini e lontani, e li ha
attratti verso un uomo che Dio aveva progressivamente conformato al suo
Cristo... Il Totus tuus dell'amato Pontefice ci stimoli a seguirlo sulla
strada del dono di noi stessi a Cristo per intercessione di Maria.
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Martedì 19 Aprile 2011
Martedì della Settimana Santa
Meditazione del giorno
Sant'Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa
Trattato sul vangelo di Luca 10, 49-52, 87-89 ; SC 52, 173, 185
« In verità ti dico : non canterà il gallo, prima che tu non mi abbia rinnegato tre volte »
Fratelli, convertiamoci : stiamo attenti che non avvengano, per
nostra rovina, litigi fra di noi riguardo ai primi posti. Se gli
apostoli hanno litigato (Lc 22,24), non è certo per offrirci una scusa ;
è un invito a stare attenti. Certamente, Pietro si è convertito il
giorno in cui ha risposto alla prima chiamata del Maestro. Ma chi può
dire della propria conversione, che è stata compiuta in una volta sola ?
Il Signore ci ha dato l'esempio. Avevamo bisogno di tutto ; lui,
pur non avendo bisogno di nessuno, si mostra maestro in umiltà,
mettendosi al servizio dei suoi discepoli... Quanto a Pietro, certamente
pronto nello spirito ma ancora debole nelle disposizioni del corpo (Mt
26,41), venne avvertito che stava per rinnegare il Signore. La Passione
del Signore trova degli imitatori ma non dei pari. Per cui non
rimproverò a Pietro di aver rinnegato il Signore ; mi congratulo
piuttosto con lui per il fatto di aver pianto. Rinnegare dipende dalla
nostra comuna condizione ; il piangere è segno di virtù, di forza
interiore... Eppure se anche noi lo scusiamo, lui non si è scusato... Ha
preferito accusare in prima persona il suo peccato e giustificarlo con
una confessione, piuttosto che aggravare la sua situazione negando. E ha
pianto...
Leggo che ha pianto, non leggo che si sia scusato. Quello che
non si può difendere, può essere lavato ; le lacrime possono lavare le
mancanze che ci si vergogna di confessare ad alta voce... Le lacrime
dicono la colpa senza tremare... ; le lacrime non chiedono il perdono
eppure lo ottengono... Buone lacrime che lavano la colpa ! Per questo
piangono quelli che Gesù guarda. Pietro ha rinnegato una prima volta e
non ha pianto perché il Signore non lo aveva guardato. Ha rinnegato una
seconda volta e non ha pianto perché il Signore non lo aveva ancora
guardato. Ha rinnegato una terza volta ; Gesù l'ha guardato e lui ha
pianto amaramente. Guardaci, Signore Gesù, perché sappiamo piangere i
nostri peccati.
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Mercoledì 20 Aprile 2011
Mercoledì della Settimana Santa
Meditazione del giorno
Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] (1891-1942), carmelitana, martire, compatrona d'Europa
La preghiera della Chiesa, 19-20
« Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua ? »
Sappiamo dai racconti degli evangelisti che Cristo ha pregato
come ogni ebreo credente e fedele alla Legge... Pronunciò le antiche
orazioni di benedizione, che ancora oggi sono recitate, per il pane, il
vino e i frutti della terra, come ne testimoniano i racconti dell'ultima
Cena, tutta consacrata all'adempimento di uno dei obblighi religiosi
più santi : il solenne pasto della Pasqua, il quale commemorava la
liberazione dalla schiavitù d'Egitto. Forse in questo momento ci è data
la visione più profonda della preghiera di Cristo, e come una chiave che
ci introduce nella preghiera di tutta la Chiesa...
La benedizione e la condivisione del pane e del vino facevano
parte del rito del pasto pasquale. Ma l'una e l'altra ricevono qui un
senso interamente nuovo. In questo momento nasce la vita della Chiesa.
Certo, essa nasce in quanto comunità spirituale e visibile soltanto alla
Pentecoste. Ma alla Cena, si compie l'innesto del tralcio sul ceppo,
che rende possibile l'effusione dello Spirito. Le antiche orazioni di
benedizione sono divenute nella bocca di Cristo, parole creatrici di
vita. I frutti della terra sono divenuti la sua carne e il suo sangue,
pieni della sua vita... La Pasqua dell'antica Alleanza è divenuta la
Pasqua dell'Alleanza nuova.
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Giovedì 21 Aprle 2011
Giovedì Santo, Messa vespertina - In Cena Domini
Meditazione del giorno
Santa Teresa del Bambin Gesù (1873-1897), carmelitana, dottore della Chiesa
Preghiera per ottenere l'umiltà
« Questo è il mio corpo, che è per voi » (1Cor 11,24)
O Gesù, quando eri pellegrino sulla terra, hai detto : «
Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per
le vostre anime » (Mt 11,29). O re potente dei cieli, sì, la mia anima
trova ristoro vedendo te, abbassarti fino a lavare i piedi dei tuoi
apostoli, rivestito della forma e della natura di servo (Fil 2,7).
Ricordo allora le parole che hai pronunciate per insegnarci a praticare
l'umiltà : « Vi ho dato l'esempio perché come ho fatto io, facciate
anche voi. Un discepolo non è più grande del suo Maestro. Sapendo queste
cose, sarete beati se le metterete in pratica ». Ho capito queste
parole uscite dal tuo cuore mite e umile, Signore ; voglio metterle in
pratica, con l'aiuto della tua grazia...
Nessuno, o mio Diletto, aveva diritti su di te, eppure hai
obbedito non soltanto alla Santa Vergine e a San Giuseppe, ma anche ai
tuoi carnefici. Ora manifesti pienamente i tuoi abbassamenti nell'ostia.
Tale è la tua umiltà, o divino Re della Gloria, fino a sottometterti a
tutti i tuoi sacerdoti senza fare nessuna distinzione tra coloro che ti
amano e coloro che sono, purtroppo, tiepidi o freddi nel tuo servizio. A
un loro richiamo, scendi dal cielo ; ... O mio Diletto, sotto il velo
della bianca ostia, quanto mite e umile di cuore mi appari ! (Mt 11,29)
Per insegnarmi l'umiltà, non puoi abbassarti maggiormente ...
Signore, conosci la mia debolezza ; ogni mattina prendo la
risoluzione di praticare l'umiltà e, la sera, riconosco che ho commesso
ancora molte mancanze, a causa della mia superbia. Per questo, sono
tentata di scoraggiarmi, ma, lo so, anche lo scoraggiamento è superbia.
Perciò, in te solo voglio fondare la mia speranza. Poiché puoi tutto,
degnati di far nascere, nella mia anima, la virtù che desidero. Per
ottenere questa grazia dalla tua infinita misericordia, ti ripeterò
molto spesso : « O Gesù, mite e umile di cuore, rendi il mio cuore,
simile al tuo cuore ! »
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Venerdì 22 Aprile 2011
Venerdì Santo - In Passione Domini
Meditazione del giorno
Giovanni Taulero (circa 1300-1361), domenicano a Strasburgo
Meditazione sulla Passione
« Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono » (Gv 8,28)
Venite, voi tutti che amate Dio ; vedete quanto il Signore ha
fatto per voi. Venite, voi tutti che siete stati riscattati mediante il
sangue purissimo dell'Agnello innocente ; venite e capite quanto egli ha
sofferto a causa del nostro peccato. Oggi si apre per noi il Libro di
Vita, i sette sigilli vengono sciolti (Ap 6). La verità risplende, in
essa vengono manifestate tutte le ricchezze della sapienza e della
scienza (Rm 11,333) ; Si apre una sorgente che contiene i misteri di
Dio.
Oggi si squarcia l'antico velo (Mt 27,51), tutte le figure fanno
largo alla realtà. Il Santo dei santi viene spalancato, grazie a Gesù,
sommo sacerdote. Il sacrificio offerto da lui non è altro che il proprio
sangue. Oggi, in Cristo, viene rivelato il senso di tutti i simboli,
tutti i misteri sono svelati. Oggi viene aperto il tesoro immenso del
padre di famiglia, in cui attingeranno a piene mani tutti i poveri,
tutti i deboli, tutti gli oppressi. Ognuno può attingere alle piaghe del
Salvatore la grazia di cui ha bisogno.
Oggi viene manifestato innanzitutto il mirabile mistero : il Re
degli uomini si fa feccia del genere umano ; l'Altissimo si fa l'ultimo
di tutti ; il Figlio unico di Dio si offre liberamente sulla croce per
tutti noi peccatori. Vuole inchiodare il peccato sulla croce, uccidere
la morte e, mediante il suo sangue prezioso, distruggere il documento
scritto del nostro debito (Col 2,14), dove erano annotate le nostre
colpe...
Non ha forse detto : « Quando sarò elevato da terra, attirerò
tutti a me » (Gv 12,32) ? Tutti, cioè tutti gli uomini, qui tutti
vengono radunati. Tanti uomini incontrano la croce ; in mezzo a tante
tribolazioni, Dio li porta alla sua croce, per attirarli a sè. Allora
portano volentieri la loro croce ; e diventano i suoi veri amici.
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Sabato 23 Aprile 2011
Sabato Santo - Domenica di Pasqua : Veglia Pasquale nella Notte Santa
Meditazione del giorno
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorso 221 sulla Notte Santa ; PLS 2,549-522
« Nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno » (Sal 138,12)
Noi, in questo corpo che si corrompe e che appesantisce l'anima,
siccome non possiamo vivere se non ripariamo le forze col sonno,
dobbiamo interrompere la vita con l'immagine della morte, per poter
vivere almeno a spizzichi e bocconi. E allora chi con castità e
innocenza si abitua a far veglie frequenti, senza dubbio si avvicina
alla vita degli angeli... Ed ora, fratelli, vi proponiamo qualche
riflessione perché possiate capire bene la veglia speciale di questa
notte...
Che Cristo Signore sia risorto dai morti il terzo giorno, nessun
cristiano lo mette in dubbio. Il santo Vangelo poi attesta che ciò è
avvenuto precisamente in questa notte... Ci sforziamo e, con l'aiuto del
Signore, nutriamo la speranza che il nostro sia un passare non dalla
luce alle tenebre, ma dalle tenebre alla luce. Dice così anche
l'Apostolo: « La notte è avanzata, il giorno è vicino; gettiamo via
perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce » (Rm
13,12)... Con questa veglia rievochiamo la notte in cui il Signore è
risorto e in cui ha per noi inaugurato quella vita di cui parlavamo
poc'anzi, nella quale non è affatto né morte né sonno alcuno,
iniziandola nella sua carne che ha risuscitato talmente dal sonno che
ormai non può più morire, ormai il sonno non ha più potere su di lui.
è chiaro infatti che egli risuscitò in quella notte il cui
termine lambiva già l'alba perché, quando di buon mattino quelli che lo
cercavano con sì affettuoso amore vennero al sepolcro, non ne trovarono
il corpo e dagli angeli ricevettero l'annuncio che egli era già
risuscitato. Ed egli, nella cui risurrezione acclamiamo in una veglia un
po' più prolungata, ci concederà di regnare con lui nella vita che non
ha fine. E poi, anche se in queste ore in cui prolunghiamo la nostra
veglia, il suo corpo fosse stato ancora nel sepolcro e non fosse ancora
risuscitato, vegliando così, non siamo incoerenti neanche in questo
caso; egli infatti dormì perché stessimo svegli noi, lui che era morto
perché fossimo vivi noi.
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Domenica 24 Aprile 2011
Domenica di Pasqua : Risurrezione del Signore
Meditazione del giorno
Sant'Epifanio di Salamina (? - 403), vescovo
Discorso 3 per la Risurrezione ; PG 43, 465
« Questo è il giorno fatto dal Signore : giorno di giubilo e di gioia » (Sal 117,24)
Il Sole di giustizia (Ml 3,20) scomparso da tre giorni, sorge
oggi e illumina tutta la creazione : Cristo, al sepolcro da tre giorni,
eppure vivo da tutti i secoli ! Cresce come una vigna e riempie di gioia
tutta la terra abitata. Fissiamo i nostri occhi sul sorgere del Sole
che non conoscerà tramonto ; precediamo il giorno e siamo pieni della
gioia per tale luce !
Le porte degli inferi sono state spezzate da Cristo, i morti si
drizzano come da un sonno. Cristo, risurrezione dei morti, sorge e viene
a svegliare Adamo. Cristo, risurrezione di tutti i morti, sorge e viene
a liberare Eva dalla maledizione. Cristo, che è la risurrezione, sorge e
ha trasfigurato nella sua bellezza ciò che era senza bellezza né
apparenza (Is 53,2). Come un dormiente, il Signore si è svegliato e ha
sventato tutti gli stratagemmi del nemico. è risorto e ha dato la gioia a
tutta la creazione ; è risorto e la prigione degli inferi è stata
svuotata ; è risorto e ha trasformato il corruttibile in incorruttibile
(1 Cor 15,53). Cristo risorto ha stabilito Adamo nell'incorruttibilità,
sua primitiva dignità.
In Cristo, oggi la Chiesa diviene un cielo nuovo (Ap 21,1), un
cielo più bello da contemplare del sole visibile. Il sole che vediamo
ogni giorno non è paragonabile a questo Sole ; come un servo compreso di
rispetto, si è eclissato davanti a lui, quando l'ha visto inchiodato
sulla croce (Mt 27,45). Di questo Sole ha detto il profeta : « Per voi,
cultori del mio nome, sorgerà il Sole di giustizia » (Ml 3,20)... In
lui, Cristo, Sole di giustizia, la Chiesa diviene un cielo risplendente
di molte stelle, nate dalla piscina battesimale in una luce nuova. «
Questo è il giorno fatto dal Signore ; rallegriamoci ed esultiamo in
esso » (Sal 117, 254), pieni di un'esultanza divina.
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Lunedì 25 Aprile 2011
Lunedì fra l'Ottava di Pasqua
Meditazione del giorno
San Gregorio Magno (circa 540-604), papa, dottore della Chiesa
Omelie sui vangeli, 26, 2-6
« Andate a dire ai suoi discepoli : 'è risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea ; là lo vedrete' » (Mt 28,7)
Apposta è detto : « Vi precede in Galilea ; là lo vedrete, come
vi ha detto ». Galilea significa « fine della schiavitù ». Il Redentore
era già passato dalla passione alla risurrezione, dalla morte alla vita,
dal castigo alla gloria, dalla corruzione all'incorruttibilità. Ma se i
discepoli, dopo la risurrezione, lo vedono prima in Galilea, è perché,
dopo, noi contemplassimo nella gioia, la gloria della sua risurrezione
soltanto dopo aver lasciato i nostri vizi per i vertici della virtù. C'è
da fare uno spostamento : se l'annuncio è fatto al sepolcro, Cristo si
mostra altrove...
Ci sono due vite ; ne conosciavamo una, ma non l'altra. C'era
una vita mortale e una vita immortale, una corruttibile e l'altra
incorruttibile, una di morte e l'altra di risurrezione. Allora venne il
Mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo (1 Tm 2, 5), che
prese su di sè la prima vita e ci rivelò l'altra, che perse la prima
morendo, e ci rivelò l'altra risuscitando. Se avesse promesso, a noi che
conosciavamo la vita mortale, una risurrezione della carne senza
darcene una prova tangibile, chi avrebbe potuto prestare fede alle sue
promesse ?
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Martedì 26 Aprile 2011
Martedì fra l'Ottava di Pasqua
Meditazione del giorno
Sant’Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa
Trattato sulla verginità, 17-21
« Avete visto l’amato del mio cuore ? » (Ct 3,3)
« Perché piangi ? » Sei tu la causa delle tue lacrime ; fai tu piangere
te stessa… Piangi perché non credi in Cristo : credi e lo vedrai. Cristo
è qui, non viene mai meno a coloro che lo cercano. « Perché piangi ? »
Invece di lacrime, ti vuole una fede viva e degna di Dio. Non pensare
alle cose mortali e non piangerai… Perché piangere ciò che rallegra gli
altri ?
« Chi cerchi ? » Non vedi che Cristo è la forza di Dio,
che Cristo è la sapienza di Dio, che Cristo è santità, che Cristo è
castità, che Cristo è purezza, che Cristo è nato da una vergine, che
Cristo è sempre del Padre e presso il Padre e nel Padre ; nato eppure
non creato, non decaduto, sempre amato, vero Dio da vero Dio ? « Hanno
portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto ». Sbagli, donna
; pensi che Cristo sia stato portato via dal sepolcro da altri, e non
risorto con potenza propria. Eppure nessuno può portare via la potenza
di Dio, nessuno può portare via la sapienza di Dio, nessuno può portare
via la vera castità. Cristo non è stato portato via dal sepolcro del
giusto, né dall’intimo della vergine, né dal segreto del suo animo
fedele ; e anche se alcuni volessero rapirlo, non possono portarlo via.
Allora il Signore le dice : « Maria, guardami ». Fino al momento in cui
non crede, lei è « una donna » ; appena ha cominciato a voltarsi verso
di lui, viene chiamata Maria. Riceve il nome di colei che ha partorito
Cristo ; è l’anima infatti che partorisce spiritualmente Cristo. «
Guardami », dice. Chi guarda Cristo corregge se stesso ; chi non vede
Cristo si smarrisce. Per cui, voltatasi verso di lui, lo vede e gli dice
: « Rabbunì », che significa : Maestro ! Chi guarda si volge ; chi si
volge, afferra più interamente ; chi vede progredisce. Perciò chiama
Maestro colui che pensava morto ; ha trovato colui che pensava perduto.
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