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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Lunedì 14 Marzo 2011
Lunedì della I settimana di QuaresimaMeditazione del giorno San Simeone il Nuovo Teologo (949-1022 circa), monaco ortodosso Capitoli teologici, gnostici e pratici, § 92s ; SC 51, 110
« L'avete fatto a me »
Se uno fa l'elemosina a novantanove poveri e poi ingiuria, percuote o respinge uno solo rimasto a mani vuote, su chi ricade tale trattamento se non su colui che ha detto, che non cessa di dire, e che dirà un giorno: «Ogni volta he avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» ?... Egli è infatti in ognuno di questi poveri, è colui che è nutrito da noi in ciacuno dei più piccoli. Allo stesso modo, se uno dà oggi a tutti il necessario e domani, mentre può ancora farlo, trascura i suoi fratelli e li lascia morire di fame e di sete e di freddo, è come se avesse disprezzato e lasciato morire colui che ha detto: «Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me»...
Se Cristo si è degnato di prendere il volto di ogni povero, se si è identificato a tutti i poveri, è perché nessuno tra coloro che credono in lui si innalzasse al di sopra del suo fratello..., ma l'accogliesse come Cristo, lo onorasse e utilizzasse ogni sua risorsa per il suo servizio, così come Cristo ha versato il suo sangue per la nostra salvezza... Forse questo sembrerà penoso a molti e sembrerà loro ragionevole dire: «Chi può fare tutto questo, curare e nutrire quanti ne hanno bisogno e non trascurare nessuno?» Che ascoltino San Paolo dichiarare: «L'amore del Cristo ci spinge al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti» (2 Cor 5,14).
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Martedì 15 Marzo 2011
Martedì della I settimana di QuaresimaMeditazione del giorno Giovanni Taulero (circa 1300-1361), domenicano a Strasburgo Omelia 62
« Venga il tuo regno »
Se guardessimo per il sottile, saremmo spaventati al vedere quanto l'uomo cerchi il suo tornaconto personale in ogni cosa, alle spalle degli altri uomini, nelle parole, nelle opere, nei doni, nei servizi. Ha sempre in vista il suo bene personale: gioia, utilità, gloria, servizio da ricevere, sempre qualche vantaggio per sé. Questo ricerchiamo e perseguiamo nelle creature, e anche nel servizio di Dio. L'uomo non vede nulla se non le cose terrene, come la donna curva di cui ci parla il vangelo, che era tutta riversa verso terra e non poteva drizzarsi (Lc 13,4). Nostro Signore dice che «nessuno può servire a due padroni, Dio e la ricchezza» e prosegue dicendo «cercate prima – cioè prima di tutto e innanzi tutto – il Regno di Dio e la sua giustizia» (Mt 6,24.33).
Siate attenti dunque alle profondità che sono dentro di voi, e cercate solo il Regno di Dio e la sua giustizia – cioè cercate solo Dio che è il vero regno. Desideriamo questo regno e lo chiediamo ogni giorno nel Padre nostro. Il Padre nostro è una preghiera altissima e potentissima. Non sapete ciò che domandate (Mc 10,38). Dio è in persona il suo regno, il regno di tutte le creature ragionevoli, il termine dei loro moti e delle loro ispirazioni. Il regno che domandiamo, è Dio in persona, in tutta la sua ricchezza...
Quando l'uomo ha queste disposizioni, cercando, volendo, desiderando Dio solo, diviene lui stesso il regno di Dio e Dio regna in lui. Nel suo cuore allora regna magnificamente il re eterno che lo regge e lo governa; la sede di questo regno sta nel più intimo del suo animo.
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Mercoledì 16 Marzo 2011
Mercoledì della I settimana di QuaresimaMeditazione del giorno Clemente d'Alessandria (150-circa 215), teologo Protrettico ai greci, cap 10 ; SC 2, 152
« Essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui »
Pentiamoci e passiamo dall'ignoranza alla conoscenza, dall'imprudenza alla prudenza, dall'intemperanza alla temperanza, dall'ingiustizia alla giustizia, dall'empietà a Dio... Di molti altri beni è dato di godere a noi, gli amanti della giustizia, che perseguiamo la eterna salvezza, ma di quelli specialmente a cui allude lo stesso Dio, quando per mezzo di Isaia dice: "Vi è un'eredità per quelli che servono il Signore" (54,17). Bella invero ed amabile è questa eredità, costituita non di oro né di argento né di vesti, in cui possono penetrare la tignola e il ladro (Mt 6,19), che non pone gli occhi che sulla terrena ricchezza, ma di quel tesoro della salvezza... Questa eredità ce la trasmette l'eterno testamento di Dio, il quale ci fornisce l'eterno dono; e questo nostro Padre amantissimo, che veramente è nostro padre, non cessa di esortarci, di ammonirci, di emendarci, di amarci. "Divenite giusti, dice il Signore, voi che avete sete, venite all'acqua, e quanti non avete denaro, venite e comprate e bevete senza denaro" (Is 55,1) è al lavacro, alla salvezza, alla illuminazione che egli ci esorta... "I santi del Signore erediteranno la gloria di Dio e la potenza di Lui". Quale specie di gloria, dimmi, o beato? " Quella che occhio non vide né orecchio ascoltò né entrò in cuore di uomo» (1 Cor 2,9)...
Voi avete, o uomini, la divina promessa della grazia, avete udito, d'altra parte, anche la minaccia del castigo, le due cose per mezzo delle quali il Signore salva... Perché indugiamo? Perché non accettiamo il dono? Perché non scegliamo le cose migliori? "Ecco", dice, "di fronte alla vostra faccia ho posto la morte e la vita" (Dt 30,15). Ti tenta il Signore perché scelga la vita. Ti consiglia, come padre...
A chi dirà il Signore: "è vostro il regno dei cieli" (Mt 5,3)? Esso è vostro, solo che vogliate; poiché esso è di coloro che hanno prescelto Dio; di voi, solo che vogliate aver fede e seguire l'accorciatoia della predicazione, a cui obbedendo le genti di Ninive, per mezzo di una sincera penitenza, mutarono in magnifica salvezza l'attesa rovina.
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Giovedì 17 Marzo 2011
Giovedì della I settimana di QuaresimaMeditazione del giorno Omelia anonima del 4° secolo attribuita a san Giovanni Crisostomo; SC 146, 67
« Chiedete e vi sarà dato..., bussate e vi sarà aperto »
«Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole» (Sal 5,2). Sei venuto non soltanto per aver pietà del tuo popolo Israele ma per salvare tutte le nazioni..., non soltanto per restaurare una parte della terra, ma per rinnovare il mondo intero. Dunque «porgi l'orecchio alle mie parole, Signore»... Non rifiutare la mia supplica come indegna; non respingere la mia preghiera. Non chiedo oro né ricchezze... Ma poiché desidero la compassione, grido senza tregua: «Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole».
Israele ha goduto dei tuoi beni; anch'io sperimenterò i tuoi benefici. L'hai condotto fuori dall'Egitto; tirami fuori dall'errore; l'hai riscattato dal Faraone; liberami dall'autore del male. L'hai condotto attraverso il Mar Rosso; conducimi attraverso l'acqua del battesimo. L'hai guidato con la colonna di fuoco; rischiarami con il tuo Spirito Santo. Israele ha mangiato il pane degli angeli nel deserto; donami il tuo Corpo Santissimo. Ha bevuto l'acqua della roccia; dissetami con il Sangue del tuo fianco. Israele ha ricevuto le tavole della tua Legge; incidi il tuo Vangelo nel mio cuore...
«Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole; intendi il mio lamento.» Grazie a tale lamento, Mosè ha trovato nella creazione un'alleata per il tuo popolo [nel Mar Rosso]; grazie a tale clamore Giosuè ha frenato il calar del sole (Gs 10,12); grazie a tale grido, Elia ha reso sterile le nubi del cielo (1 Re 17, 1); grazie a tale pianto Anna ha dato alla luce un figlio contro ogni speranza (1 Sam 1, 10). «Signore, ascolta la voce del mio grido».
Proclamo la potenza assoluta del Padre e la mediazione del Figlio, il suo invio nel mondo e la sua obbedienza. Il Padre siede per sempre, e tu hai «abbassato i cieli e sei disceso» (Sal 28,18; 17,10)... Nel Giordano hai ricevuto la sua testimonianza. Chiamando Lazzaro fuori dal sepolcro, hai reso grazie al Padre..., moltiplicando i pani nel deserto, hai alzato gli occhi verso il cielo e hai detto la benedizione. Quando sei stato appeso alla croce, lui ha ricevuto il tuo spirito; quando sei stato deposto nel sepolcro, ti ha risuscitato il terzo giorno. Tutto questo grido nella mia preghiera; questo proclamo in eterno.
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Venerdì 18 Marzo 2011
Venerdì della I settimana di Quaresima
Meditazione del giorno
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorso 211, 5-6 ; SC 116, p. 169
« Va' prima a riconciliarti con il tuo fratello »
Fratelli, mi rivolgo a tutti voi perché, trovandoci in questi
giorni sacri [della Quaresima], non rimangano in piedi le vostre
discordie... Forse state parlando nella vostra mente e vi state dicendo :
« Vorrei mettermi d'accordo, ma è lui che mi ha offeso... e tuttavia
non vuol chiedermi perdono ». Che cosa dirò a costui ?... Bisogna
stabilire tra di voi alcuni pacieri.... Tu devi semplicemente essere
pronto a perdonargli, proprio pronto a perdonargli con tutto il cuore.
Se sei disposto a perdonare, hai già perdonato.
Ma hai ancora una cosa che puoi fare : pregare ; prega per lui,
perché ti chieda perdono ; poiché sai che va a suo danno se non lo
chiede, prega per lui affinché lo chieda. Dì al Signore nella tua
preghiera : « Signore, sai che non ho fatto niente contro quel mio
fratello ... e che il suo peccato nei miei confronti danneggerebbe lui
se non mi chiede perdono. Quanto a me ti chiedo di cuore di
perdonargli ».
Ecco ciò che dovete fare per essere in pace con i vostri
fratelli... affinché tutti possiamo far Pasqua con coscienza tranquilla,
possiamo celebrare serenamente la passione di colui che, pur non
dovendo niente a nessuno, ha saldato il debito al posto dei debitori ;
parlo del Signore Gesù Cristo il quale non ha fatto torto a nessuno
eppure, per così dire, il mondo intero si è scagliato contro di lui. E
invece di esigere gravi punizioni ha promesso dei premi... Abbiamo lui
come testimone nei nostri cuori : se abbiamo mancato contro qualcuno,
chiediamogli perdono con cuore sincero ; se un altro ha mancato nei
nostri confronti, siamo pronti a concedere perdono e preghiamo per i
nostri nemici.
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Sabato 19 Marzo 2011
S. GIUSEPPE, Sposo della B.V.M. (solennità)
Meditazione del giorno
Liturgia greca
Menaion
L'amministratore dei misteri di Dio (1 Cor 4, 1)
Giuseppe, lo sposo di Maria, vide con i propri occhi la
realizzazione delle profezie. Scelto per il più illustre matrimonio,
ricevette la rivelazione per bocca degli angeli che cantavano : Gloria
al Signore ! Perché ha dato la pace alla terra.
Annuncia, o Giuseppe, a Davide, l'antenato dell'Uomo-Dio, i
prodigi che i tuoi occhi hanno contemplato : hai visto il bambino sul
seno della Vergine ; lo hai adorato insieme con i magi ; hai reso gloria
a Dio insieme con i pastori, secondo la parola dell'angelo. Prega il
Cristo Dio affinché le nostre anime siano salvate.
Tu, Giuseppe, hai ricevuto in braccio il Dio immenso davanti al
quale tremano le potenze celesti, quando egli nacque dalla Vergine ; e
ne fosti consacrato. Perciò ti rendiamo onore.
La tua anima fu obbediente al divino precetto ; pieno di una
purezza senza pari, meritasti di ricevere in moglie colei che è pura e
immacolata fra le donne ; fosti il custode di questa Vergine, quando
essa meritò di diventare il tabernacolo del Creatore...
Colui che, con una sola parola, ha plasmato il cielo, la terra e
il mare, è stato chiamato il figlio dell'artigiano, di te, ammirabile
Giuseppe ! Sei stato chiamato padre di colui che è senza principio e ti
ha glorificato come ministro di un mistero che supera ogni
intelligenza... Custode sacro della Vergine benedetta, con lei hai
cantato questo cantico : « Benedite, opere tutte del Signore, il
Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli ! Amen » (Dn 3, 57).
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Domenica 20 Marzo 2011
II Domenica di Quaresima - Anno A
Meditazione del giorno
Sant'Efrem Siro (circa 306-373), diacono in Siria, dottore della Chiesa
Omelia sulla Trasfigurazione, 1, 3-4
« Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto»
Li condusse sul monte per mostrare loro la gloria della sua
divinità e fare conoscere loro che era proprio lui il Redentore
d'Israele, come prima aveva mostrato per bocca dei suoi profeti... Lo
avevano visto mangiare e bere, affaticarsi e riposarsi, assopirsi e
dormire, stupirsi fino a grondare di sudore, cose che non sembravano in
sintonia con la sua natura divina ma convenire alla sua sola umanità.
Per questo li condusse sul monte, affinché il Padre lo chiamasse suo
Figlio, e mostrasse loro che era proprio suo Figlio e Dio.
Li condusse sul monte e mostrò loro la sua regalità prima di
soffrire, la sua potenza prima di morire, la sua gloria prima di essere
oltraggiato, e il suo onore prima di subire l'ignominia. Così, quando
sarebbe stato preso e crocifisso, i suoi aspostoli avrebbero capito che
non era per debolezza, bensì per consenso e di sua iniziativa per la
salvezza del mondo.
Li condusse sul monte e mostrò loro, prima della sua
risurrezione, la gloria della sua divinità. Così, quando sarebbe
risuscitato dai morti nella gloria della sua divinità, i suoi discepoli
avrebbero riconosciuto che non in ricompensa della sua pena egli
riceveva tale gloria, come se ne avesse alcun bisogno, ma che essa gli
apparteneva prima dei secoli, con il Padre e presso il Padre, come lui
stesso lo disse all'avvicinarsi della sua Passione volontaria : « Padre,
glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te
prima che il mondo fosse » (Gv 17,5).
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Lunedì 21 Marzo 2011
Lunedì della II settimana di Quaresima
Meditazione del giorno
Sant'Isacco Siriano (7o secolo), monaco nella regione di Ninive (nell'Iraq attuale)
Discorsi ascetici, 1a parte, n° 34
« Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro »
Fratello, questo ti raccomando: la compassione prevalga sempre
sulla tua bilancia, finché tu possa sentire la compassione che Dio prova
per il mondo. Questo stato d'animo diventa lo specchio in cui vediamo
dentro di noi la vera «immagine e somiglianza» della natura e
dell'essere di Dio (Gen 1,26). Mediante queste cose e altre simili,
riceviamo la luce, e una chiara risoluzione ci porta a imitare Dio. Un
cuore duro e senza pietà non sarà mai puro (Mt 5,8). Invece l'uomo
compassionevole è il medico della sua anima: come farebbe un vento
violento, caccia fuori di sè le tenebre della confusione.
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Martedì 22 Marzo 2011
Martedì della II settimana di Quaresima
Meditazione del giorno
San [Padre] Pio di Pietrelcina (1887-1968), cappuccino
T, 54
« Chi si abbasserà sarà innalzato »
Non smettere di fare atti di umiltà e di amore nei confronti di Dio e
degli uomini: Dio, infatti, parla a chi si tiene con cuore umile davanti
a lui, e lo arricchisce dei suoi doni.
Se Dio ti riserva le
stesse sofferenze di suo Figlio e vuole farti toccare con mano la tua
debolezza, è meglio fare atto di umiltà che perdere coraggio. Rivolgi a
Dio una preghiera di abbandono e di speranza quando la tua fragilità
causa la tua caduta, e ringrazia il Signore di tutte le grazie con cui
egli ti arricchisce.
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Mercoledì 23 Marzo 2011
Mercoledì della II settimana di Quaresima
Meditazione del giorno
San Giovanni Crisostomo (circa 345-407), vescovo d'Antiochia poi di Costantinopoli, dottore della Chiesa
Omelie sul vangelo di Matteo, n° 65
Bere il suo calice per siedere alla sua destra
Con il tramite della loro madre, i figli di Zebedeo chiedono al
loro maestro, davanti agli altri discepoli: «Concedi che sediamo nella
tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra» (cfr Mc
10,35)... Cristo si affretta a trarli fuori dalle loro illusioni,
dicendo loro che devono essere pronti a sopportare ingiurie,
persecuzioni e persino la morte: «Voi non sapete quello che chiedete.
Potete bere il calice chi io sto per bere,» nessuno si stupisca al
vedere i discepoli in disposizioni così imperfette. Aspetta che il
mistero della croce sia compiuto, che la forza dello Spirito Santo sia
stata loro comunicata. Se vuoi vedere la fortezza d'animo, guardali più
tardi e li vedrai superiori ad ogni debolezza umana. Cristo non nasconde
la loro piccolezza, perché tu veda come diventeranno dopo, in virtù
della potenza della grazia che li trasformerà.
«Non sapete ciò che chiedete», cioè non ne conoscete il valore,
la grandezza e la dignità, superiori alle stesse potenze celesti. E
aggiunge: «Potete bere il calice che io sto per bere e ricevere il
battesimo con cui io sarò battezzato» (Mc 10,38). Voi, sembra dir loro,
mi parlate di onore e dignità; io vi parlo, invece, di lotte e sudori.
Non è questo il tempo dei premi, né la mia gloria si manifesta ora. Il
presente è tempo di morte violenta, di guerre e di pericoli.
Osservate quindi come, rispondendo loro con un'altra domanda, li
esorti e li attragga: «Potete voi bere il calice» e per animarli
aggiunge «che io devo bere?», in modo da renderli, con la partecipazione
alle sue sofferenze, più coraggiosi... Lo stesso Giovanni, che ora si
fa avanti, cederà in ogni circostanza il primato a Pietro... Giacomo,
invece, non visse molto tempo dopo questi avvenimenti. Dopo la
Pentecoste infatti sarà tale il suo fervore che, lasciato da parte ogni
interesse terreno, perverrà a una virtù così elevata da essere ritenuto
maturo di ricevere subito il martirio (At 12,2).
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Giovedì 24 Marzo 2011
Giovedì della II settimana di Quaresima
Meditazione del giorno Sant'Isacco Siriano (7o secolo), monaco nella regione di Ninive (nell'Iraq attuale) Discorsi ascetici, 1a parte, 84
« Questa fiamma mi tortura »
Per parte mia, ritengo che coloro che sono in inferno sono tormentati dai colpi dell'amore. Cosa infatti c'è di più amaro e più violento dei tormenti dell'amore ? Coloro che sanno di aver peccato contro l'amore, portano in sè una condanna ben più grande di tutti i castighi più temuti. La sofferenza suscitata nel cuore dal peccato contro l'amore è più lacerante di ogni altro tormento. È assurdo pensare che i peccatori in inferno sono privati dell'amore di Dio. L'amore è figlio della conoscenza della verità, la quale, stando a quel che tutti dicono, viene data senza riserve. Con la sua stessa potenza, l'amore agisce in due modi. Tormenta i peccatori, come succede quaggiù ad un amico di tormentare il suo amico. E rallegra in lui coloro che hanno custodito quello che occorreva. Questo è, secondo me, il tormento dell'inferno : il rammarico. Lassù invece, le anime sono nell'ebbrezza delle delizie.
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Venerdì 25 Marzo 2011
L'ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE (Solennità)
Meditazione del giorno Santa Caterina da Siena (1347-1380), terziaria domenicana, dottore della Chiesa, compatrona d'Europa Preghiera del 25 marzo 1379 ( Elevazione 21)
« Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente » (Lc 1,49)
Maria, tempio della Trinità, focolare del fuoco divino, Madre di misericordia, ... sei il ramo nuovo (Is 11,1) che ha prodotto il fiore che profuma il mondo, il Verbo, il Figlio unigenito di Dio. In te, terra feconda, è stato seminato il Verbo (Mt 13,3). Hai nascosto il fuoco nella cenere della nostra umanità. Vassoio di umiltà in cui arde la luce della sapienza vera..., con il fuoco del tuo amore, con la fiamma della tua umiltà, hai attirato a te e verso di noi il Padre eterno... Grazie a quella luce, o Maria, non sei mai stata come le vergini stolte (Mt 25,1), poiché eri colma della virtù di prudenza. Per questo hai voluto sapere come si sarebbe potuto compiere ciò che l'angelo ti stava annunziando. Sapevi che «nulla è impossibile a Dio»; non ne avevi alcun dubbio. Perché allora hai detto: «Non conosco uomo»? Non ti mancava la fede; ti faceva dire questo la tua umiltà profonda. Non dubitava della potenza di Dio; guardava te stessa come indegna di così grande prodigio. Non per il timore sei stata turbata dalla parola dell'angelo. Alla luce stessa di Dio, mi sembra che fosse piuttosto per l'ammirazione; e cosa ammiravi, o Maria, se non l'immensità della bontà di Dio? Guardando te stessa, ritenevi te stessa indegna di tale grazia, e rimanevi stupefatta. La tua domanda è la prova della tua umiltà. Non eri piena di timore, bensì soltanto di ammirazione davanti alla bontà immensa di Dio in confronto alla tua piccolezza, alla tua umile condizione (Lc 1,48).
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Sabato 26 Marzo 2011
Sabato della II settimana di Quaresima
Meditazione del giorno San Romano il Melode (?-circa 560), compositore d'inni greco Inno 28, Il Figlio prodigo, str 17-21; SC 114, 257
« Bisognava far festa... perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita »
Il figlio maggiore, arrabbiato, disse a suo padre: «Da tanti anni io ti ho obbedito senza mai trasgredire un tuo comando!... e del prodigo che torna da te, ti fai maggior caso di me!» Appena sentito suo Figlio parlare così, il padre gli rispose con mitezza: «Ascolta tuo padre. Tu, sei con me, perché mai ti sei allontanato da me; non ti sei, tu separato dalla Chiesa; tu, sei sempre presente accanto a me, insieme a tutti i miei angeli. Ma questi è venuto, coperto di vergogna, nudo e senza bellezza, gridando: «Abbi pietà! Ho peccato, padre, e ti supplico perché sono colpevole davanti a te. Accettami come salariato e nutrimi, perché ami gli uomini, Signore e maestro dei secoli.» «Tuo fratello ha gridato: «Salvami, padre santo!»... Come avrei potuto non avere compassione, non salvare mio figlio che gemeva, che singhiozzava?... Guidicami, tu che mi biasimi... La mia gioia, in ogni tempo, è amare gli uomini... Essi sono la mia creatura: come potrei non averne pietà? Come potrei non avere compassione del suo pentimento? Le mie viscere hanno generato quel figlio di cui ho avuto pietà, io, il Signore e maestro dei secoli. «Tutto ciò che è mio è tuo, figlio mio... La fortuna che hai non è diminuita, perché non prendendo in essa faccio dei regali a tuo fratello... Di ambedue sono l'unico Creatore, l'unico padre, buono, amante e misericordioso. Onoro te, figlio mio, perché sempre mi hai servito e obbedito; di questi, ho compassione, perché si abbandona interamente al pentimento. Dovevi dunque condivedere la gioia di tutti coloro che ho invitato, io, il Signore e maestro dei secoli. Perciò, figlio mio, rallègrati con tutti gli invitati al banchetto e unisci i tuoi canti a quelli degli angeli, perché questo tuo fratello era perduto ed è stato ritrovato, era morto e, contro ogni aspettativa, è risorto.» Sentite queste parole, il figlio maggiore si è lasciato convincere e ha cantato: «Gridate di gioia, voi tutti! 'Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa, e perdonato il peccato' (Sal 31,1). Ti lodo, o amico degli uomini, tu che hai salvato anche mio fratello, tu, il Signore e maestro dei secoli.»
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Domenica 27 Marzo 2011
III Domenica di Quaresima - Anno A
Meditazione del giorno Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa Tratto sul vangelo di Giovanni, 15,6-7
Per te ha dato tutto
Gesù, stanco per il viaggio, stava così a sedere sul pozzo. Era circa l'ora sesta. Cominciano i misteri. Non per nulla, infatti, Gesù si stanca; non per nulla si stanca la forza di Dio... E' per te che Gesù si è stancato nel viaggio. Vediamo Gesù pieno di forza, e lo vediamo debole; è forte e debole: forte perché « in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio »... Vuoi vedere com'è forte il Figlio di Dio? « Tutto fu fatto per mezzo di lui, e niente fu fatto senza di lui » (Gv 1,1-2); e tutto senza fatica. Chi, dunque, è più forte di lui che ha fatto tutte le cose senza fatica? Vuoi vedere ora la sua debolezza? « Il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi » (Gv 1,14). La forza di Cristo ti ha creato, la debolezza di Cristo ti ha ricreato. La forza di Cristo ha chiamato all'esistenza ciò che non era, la debolezza di Cristo ha impedito che si perdesse ciò che esisteva. Con la sua forza ci ha creati, con la sua debolezza è venuto a cercarci. E' con la sua debolezza che egli nutre i deboli, come la gallina nutre i suoi pulcini: « Quante volte - dice a Gerusalemme - ho voluto raccogliere i tuoi figli sotto le ali, come la gallina i suoi pulcini, e tu non l'hai voluto! » (Lc 13,34)... Così era Gesù, debole e stanco per il cammino. Il suo cammino è la carne che per noi ha assunto. Perché, come potrebbe muoversi colui che è dovunque e che da nessuna parte è assente? Se va, se viene, se viene a noi, è perché ha assunto la forma della carne visibile. Poiché dunque si è degnato di venire a noi apparendo in forma di servo per la carne assunta, questa stessa carne assunta è il suo cammino. Perciò « stanco per il cammino », che altro significa se non affaticato nella carne? Gesù è debole nella carne, ma tu non devi essere debole; dalla debolezza di lui devi attingere la forza, perché « la debolezza di Dio è più forte degli uomini » (1 Cor 1,25). La sua debolezza è la nostra forza.
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Lunedì 28 Marzo 2011
Lunedì della III settimana di Quaresima
Meditazione del giorno
Sant'Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa
Sulle vedove ; PL 16, 247-276
La fede della vedova di Sarepta, che accoglie l'inviato di Dio
Nel tempo in cui la carestia affliggeva la terra intera, perché
Elia è stato mandato a una vedova? Una grazia particolare è legata a due
donne: accanto a una vergine, un angelo; accanto ad una vedova, un
profeta. Là Gabriele, qui Elia. Sono stati scelti i più eminenti tra gli
angeli e tra i profeti! Ma la vedovanza in se stessa non merita lodi,
se non vi si aggiungono delle virtù. La storia non manca di vedove;
tuttavia, una si distingue fra tutte, e le incoraggia tutte con il suo
esempio... Dio è particolarmente sensibile all'ospitalià: nel Vangelo
promette, per un bicchiere di acqua, ricompense eterne (Mt 10,42); qui,
per un po' di farina o una misura di olio, l'infinita profusioni delle
sue ricchezze...
Perché crederci padroni dei frutti della terra mentre la terra è
un perpetuo dono?... Noi modifichiamo a nostro vantaggio il senso del
comandamento universale: «Ecco, io vi do ogni albero in cui è il frutto,
che produce seme: sarà il vostro cibo. A tutte le bestie selvatiche, a
tutti gli ucelli del cielo e a tutti gli esseri che sctrisciano sulla
terra, io do in cibo ogni erba verde» (Gen 1,29.30). Nell'ammassare, non
troviamo nulla se non il vuoto e il bisogno. Come possiamo sperare
nella promessa, se non osserviamo la volontà di Dio? Obbedire al
precetto dell'ospitalità e fare onore ai nostri ospiti è agire con buon
senso: non siamo forse anche noi ospiti quaggiù?
Questa vedova è ammirabile! Pur oppressa da una grande carestia,
continua a venerare Dio. Non teneva le sue provviste solo per sé
, poiché le condivideva con suo figlio. Bell' esempio di tenerezza il
suo, ma ancor più di fede! Sicuramente non preferiva nessuno a suo
figlio: eppure ecco che mette il profeta al di sopra della propria vita.
Potete ben credere che non ha dato soltanto un po' di cibo, ma tutti i
suoi viveri; non ha tenuto nulla per sè; come la sua ospitalità l'ha
portata a un dono totale, così la sua fede l'ha condotta a una fiducia
totale.
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