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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Domenica 27 Febbraio 2011
VIII Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno A : Mt 6,24-34Meditazione del giorno San Giovanni Crisostomo (circa 345-407), vescovo d'Antiochia poi di Costantinopoli, dottore della Chiesa Omelia sul Vangelo di San Matteo, 1 ; PG 57, 294-296
« Non potete servire a Dio e a Mammona »
Vedete quali vantaggi Gesù Cristo ci promette e quanto i suoi precetti ci sono utili, poiché ci liberano da mali così grandi. Il male che vi causano le ricchezze, dice, non è soltanto fornire arme ai ladri contro di voi e riempire la vostra mente di spesse tenebre. La grande piaga che fanno è staccarvi dalla beata servitù di Gesù Cristo per rendervi schiavi di un metallo insensibile e inanimato.
« Non potete servire a Dio e al Denaro ». Tremiamo, fratelli, al pensiero che costringiamo Gesù Cristo a parlarci del denaro come di una divinità opposta a Dio ! Però, direte voi, gli antichi patriarchi non hanno forse trovato il modo di servire insieme a Dio e al denaro ? Niente affatto. Ma come Abramo, come Giobbe hanno emanato tanto splendore per la loro magnificenza ? Vi rispondo che non bisogna considerare qui coloro che hanno posseduto ricchezze, bensì coloro che sono stati posseduti da esse. Giobbe era ricco ; si serviva del denaro, però non serviva al denaro, ne era il padrone e non l'adoratore. Considerava il suo bene, come se fosse stato altro, si riteneva come suo dispensatore e non come suo proprietario. Ecco perché non si afflisse quando lo perse.
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Lunedì 28 Febbraio 2011
Lunedì dell'VIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 10,17-27Meditazione del giorno Clemente d'Alessandria (150-circa 215), teologo
« Una cosa sola ti manca »
C'è una ricchezza che semina la morte dovunque domina : liberatevi da essa e sarete salvati ! Purificate la vostra anima, rendetela povera per poter sentire la chiamata del Signore che vi dice nuovamente : « Vieni e seguimi ! ». Egli è la via dove cammina chi ha il cuore puro : la grazia di Dio non entra in un'anima ingombra e dilaniata da una moltitudine di possessi.
Chi considera la sua fortuna, il suo oro e il suo argento, le sua case come doni di Dio, testimonia a Dio la sua gratitudine aiutando i poveri con i suoi beni. Sa che possiede più per i suoi fratelli che per sè stesso ; rimane il padrone delle sue ricchezze senza diventare loro schiavo ; non le rinchiude nella sua anima, e non racchiude la sua vita in esse, ma prosegue senza stancarsi un'opera tutta divina. E se un giorno la sua fortuna venisse a scomparire, accetta la sua rovina con un cuore libero. Dio dichiara beato un tale uomo, lo chiama « povero in spirito », erede sicuro del Regno dei cieli (Mt 5, 3)...
C'è invece, chi raccoglie la sua ricchezza nel cuore, al posto dello Spirito Santo; chi tiene in sè le sue terre, accumula senza fine la sua fortuna, si preoccupa soltanto di ammassare sempre di più ; non alza mai gli occhi verso il cielo ; è appesantito da ciò che è temporale, poiché è solo polvere e in polvere tornerà (Gen 3, 19). Come potrebbe provare il desiderio del Regno, colui che al posto del cuore porta un campo o una mina, e che verrà fatalmente sorpreso dalla morte in mezzo alle sue passioni ? « Poiché dove è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore » (Mt 6, 21).
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Martedì 1° Marzo 2011
Martedì dell'VIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 10,28-31Meditazione del giorno Leone XIII, papa dal 1878 al 1903 Lettera Enciclica Rerum novarum, 21 - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
« Già al presente cento volte tanto... e nel futuro la vita eterna »
Queste verità [della dottrina sociale della Chiesa] sono molto efficaci ad abbassar l'orgoglio dei fortunati e togliere all'avvilimento i miseri, ad ispirare indulgenza negli uni e modestia negli altri. Così le distanze, tanto care all'orgoglio, si accorciano; né riesce difficile ottenere che le due classi, stringendosi la mano, scendano ad amichevole accordo. Ma esse, obbedendo alla legge evangelica, non saranno paghe di una semplice amicizia, ma vorranno darsi l'amplesso dell'amore fraterno. Poiché conosceranno e sentiranno che tutti gli uomini hanno origine da Dio, Padre comune; che tutti tendono a Dio, fine supremo, che solo può rendere perfettamente felici gli uomini e gli angeli; che tutti sono stati ugualmente redenti da Gesù Cristo e chiamati alla dignità della figliolanza divina, in modo che non solo tra loro, ma con Cristo Signore, « primogenito fra molti fratelli » (Rm 8,29), sono congiunti col vincolo di una santa fraternità. Conosceranno e sentiranno che i beni di natura e di grazia sono patrimonio comune del genere umano e che nessuno, senza proprio merito, verrà diseredato dal retaggio dei beni celesti: perché « se tutti figli, dunque tutti eredi; eredi di Dio, e coeredi di Gesù Cristo » (Rm 8,17).
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Mercoledì 2 Marzo 2011
Mercoledì dell'VIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 10,32-45Meditazione del giorno San Giovanni Crisostomo (circa 345-407), vescovo d'Antiochia poi di Costantinopoli, dottore della Chiesa Omelia contro gli Anomèr, 8, 6; PG 48, 776-777
« Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita »
Nel desiderare i primi posti, le cariche più alte, e gli onori più elevati, i due fratelli Giacomo e Giovanni volevano, secondo me, avere autorità sugli altri. Perciò Gesù si oppone alla loro pretesa. Mette a nudo i loro pensieri segreti dicendo loro : « Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti ». Cioè : « Se ambite al primo posto e agli onori più grandi, cercate l'ultimo posto, impegnatevi a divenire i più semplici, i più umili e i più piccoli di tutti. Mettetevi dopo gli altri. Tale è la virtù che vi procurerà l'onore a cui aspirate. Ne avete accanto a voi, un esempio eclatante, "il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". Ecco come otterrete gloria e fama. Vedete ciò che mi è successo : non ricerco né onore né gloria, eppure così realizzo un bene infinito. »
Sappiamo che prima dell'incarnazione di Cristo e del suo abbassamento, tutto era perduto, tutto era corrotto ; ma, dopo essersi umiliato, ha rialzato tutto. Ha abolito la maledizione, ha distrutto la morte, ha aperto il paradiso, ha messo a morte il peccato, ha tolto il catenaccio alle porte del cielo per ricondurvi le primizie della nostra umanità. Ha propagato la fede dovunque nel mondo. Ha scacciato l'errore e ha ristabilito la verità. Ha fatto salire su di un trono regale le primizie della nostra natura. Cristo è l'autore di beni infinitamente numerosi, che né la mia parola, né alcun'altra parola umana potrebbe descrivere. Prima del suo abbassamento, era conosciuto soltanto dagli angeli. Ma dal momento che si è umiliato, è stato riconosciuto da tutta la razza umana.
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Giovedì 3 Marzo 2011
Giovedì dell'VIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 10,46-52Meditazione del giorno Santa Geltrude (1256-1301), monaca benedettina
« Rabbunì, che io riabbia la vista »
In te, o Dio vivente, il mio cuore e la mia carne hanno trasalito (Sal 84, 3), e il mio spirito ha esultato in te, mia vera salvezza (Lc 1, 47). Quando i miei occhi potranno vederti, Dio degli dei, mio Dio ? Quando colmerai il desiderio della mia anima con la manifestazione della tua gloria ? Mio Dio, fra tutte, sei tu la mia eredità, la mia forza e la mia gloria ! Quando allora, invece dello spirito di tristezza, mi rivestirai del manto della lode (Is 61, 10), perché, unita agli angeli, tutte le mie membra ti offrano un sacrificio d'esultanza (Sal 27, 6) ? Chi può descrivere la gloria della tua maestà ? Chi si sazierà nel contemplare la tua luce ? Come potrà bastare l'occhio per vederti e l'orecchio umano per sentirti nell'ammirazione della gloria del tuo volto ? Quanto è felice, quanto è beato colui che già viene custodito dalla gloria del tuo volto !
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Venerdì 4 Marzo 2011
Venerdì della VIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 11,11-26Meditazione del giorno San Cirillo di Gerusalemme (313-350), vescovo di Gerusalemme, dottore della Chiesa Catechesi, n° 5
« Abbiate fede in Dio »
Sta scritto: «è difficile trovare un uomo fedele!» (Pr 20,6). Non dico che tu debba rivelare la tua coscienza a me, ma che mostri la sincerità della tua fede a Dio che scruta le reni e i cuori, e conosce i pensieri degli uomini (Sal 7,10;93,11). Gran cosa essere fedeli: rende l'uomo più ricco degli arciricchi. Il fedele infatti possiede tutti i beni del mondo, in quanto li disprezza e li calpesta; al contrario, i ricchi di beni materiali, benché ne abbiano a dovizia, finiscono col mancare di quelli dell'anima. Più ne ammassano, infatti, e più si consumano per la brama di quanto loro manca. Il fedele insomma è un uomo straordinario: ricco nella sua povertà perché sa che bisogna avere solo di che coprirsi e di che nutrirsi; quindi se n'accontenta, e disprezza le ricchezze.
Osservare la fede è un prestigioso distintivo non soltanto per noi cristiani che di Cristo portiamo il nome, ma lo è pure per chiunque nel mondo e anche presso gli estranei alla Chiesa osserva in modo assoluto la fede data. Vincolo di fede chiamiamo il patto che unisce nelle nozze persone estranee l'una all'altra; sulla fede si fonda anche l'agricoltore fiducioso di raccogliere i frutti, perché nessuno senza fiducia s'assoggetterebbe a fatiche. Per fede gli uomini solcano il mare affidandosi con fiducia a un piccolo legno. Sulla fede insomma si fonda la maggior parte degli umani negozi.
La lettura di oggi vi ha però chiamato alla vera fede, e vi ha indicato la via che dovete anche voi seguire per piacere a Dio. Per Daniele, come leggiamo, la fede chiuse la bocca ai leoni (Dn 6,23). «Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno» (Ef 6,16)... la fede dà all'uomo tanta forza da farlo camminare sulle onde restando a galla (Mt 14,29). La fede è tanto potente che non salva soltanto chi crede, ma anche altri per merito dei credenti. Per il paralitico di Cafarnao ebbero fede quelli che lo portarono e calarono per il tetto (Mt 9,2). La fede delle sorelle di Lazzaro ebbe tanto potere, che richiamò il morto dalle porte degli inferi (Gv 11)... Questa fede quindi, che viene data come carisma dello Spirito e non solo come dottrina, infonde un'energia superiore alle possibilità umane, per cui chi la possiede può dire a questo monte: «Spostati da qui a lì», ed esso si trasferisce.
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Sabato 5 Marzo 2011
Sabato della VIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 11,27-33Meditazione del giorno Sant'Ilario di Poitiers (circa 315-367), vescovo, dottore della Chiesa De Trinitate, VII, 26-27
« Con quale autorità fai queste cose ? »
Dipende dal Padre, il fatto che il Figlio gli assomogli. Viene da lui, quel Figlio che gli si può paragonare, perché è simile a lui. è pari a lui, il Figlio che compie le stesse opere di lui (Gv 5,36)... Sì, il Figlio compie le opere del Padre ; perciò ci chiede di credere che egli è il Figlio di Dio. Non si arroga in questo un titolo che non gli sarebbe dovuto ; non fonda la sua rivendicazione sulle sue opere. No, rende testimonianza che queste non sono le sue opere, bensì quelle del Padre suo. E attesta così che lo splendore delle sue azioni è dovuto alla sua divina nascita. Ma come gli uomini avrebbero potuto riconoscere in lui il Figlio di Dio, nel mistero di questo corpo che aveva assunto, in questo uomo nato da Maria ? Il Signore compieva dunque tutte queste opere allo scopo di fare penetrare nel loro cuore la fede in lui : « Se compio le opere del Padre mio, anche se non volete credere in me, credete almeno alle opere ! » (Gv 10,38).
Se l'umile condizione del suo sorpo sembra costituire un ostacolo per credere alla sua parola, ci chiede di credere almeno alle sue opere. Perché, infatti, il mistero della sua nascita umana ci impedirebbe di percepire la sua nascita divina ? ... « Se non volete credere a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre »...
Tale è la natura che egli possiede fin dalla sua nascita ; tale è il mistero di una fede che ci garantirà la salvezza : occorre non dividere coloro che sono una cosa sola, non privare il Figlio dalla sua natura e proclamare la verità del Dio Vivo nato dal Dio Vivo... « Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me, così io vivo per il Padre » (Gv 6,57). « Come il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso » (Gv 5,26).
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Domenica 6 Marzo 2011
IX Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno A : Mt 7,21-27Meditazione del giorno Sant'Afraate (?-circa 345), monaco e vescovo a Nìnive, nell'Iraq attuale dimostrazioni, n° 1 ; SC 349, 210
« Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo » (1Cor 3,11)
Un re non rimane in una casa svuotata di tutti i suoi beni; non vi abita. Il re necessita di tutto un apparato degno di lui, cosicché egli non manchi di nulla... Così è dell'uomo diventato dimora per Cristo-Messia: provvede a quanto conviene al servizio del Messia che abita in lui, a quanto gli piace.
Infatti, costui costruisce prima il suo edificio sulla pietra, cioè sullo stesso Messia. Su questa pietra è posata la fede, e sulla fede si innalza tutto l'edificio. Perché la casa diventi la sua dimora, gli viene chiesto il digiuno puro, stabilito sulla fede. Gli viene chiesto la preghiera pura ricevuta nella fede. Necessita dell'amore, innalzatosi sulla fede. Ha bisogno anche dell'elemosina data con fede. Che domandi l'umiltà, amata con fede. Che scelga per lui la verginità, amata teneramente nella fede. Che coltivi in sè la santità, piantata sulla fede. Che mediti anche la sapienza, trovata nella fede. Domandi anche per lui la condizione di straniero, utile nella fede. Gli occorrerà anche la semplicità, unita alla fede. Domandi ancora la pazienza, che è compiuta dalla fede. Si renda perspicace mediante la mitezza, acquisita dalla fede. Ami la penitenza, che si mostra alla fede. Domandi anche la purezza, custodita dalla fede... Queste sono le opere richieste dal re Messia, che abita negli uomini che costruiscono se stessi con tali opere. La fede infatti è composta di molte cose e si adorna di molti colori, perché è simile a un edificio costruito con materiali molteplici e il suo edificio si innalza fino in alto...
Così è della nostra fede: il suo fondamento è la vera pietra, cioè il nostro Signore Gesù il Messia... Questo fondamento è la base di tutto l'edificio. Se uno giunge alla fede, è posato sulla roccia, cioè sul nostro Signore Gesù il Messia. E il suo edificio non sarà scosso dai flutti, né danneggiato dai venti, né vacillerà nelle tempeste, perché questo edificio si innalza sopra la roccia, il vero fondamento.
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Lunedì 7 Marzo 2011
Lunedì della IX settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 12,1-12Meditazione del giorno San Bonaventura (1221-1274), francescano, dottore della Chiesa La Vite mistica, cap. 5, 4-5 (attribuita a torto a San Bernardo)
« Io sono la vera vite » (Jn 15,1)
O dolce Gesù, in quale stato io ti vedo! Dolcissimo e pieno di amore, unico salvatore delle nostre antiche ferite, chi ti ha condannato a una morte così amara? Chi dunque ti porta a soffrire queste ferite, non soltanto così crudeli ma pure così ignominiose? Dolce vite, buon Gesù, ecco il frutto che ti dà la tua vigna...
Fino al giorno delle tue nozze, hai aspettato pazientemente che essa producesse l'uva, e non ti dà null'altro che spine (Is 5,6). Ti ha coronato di spine e ti ha circondato delle spine dei suoi peccati. Quanto è divenuta amara questa vigna, che non è più tua ma è divenuta una vigna straniera! Essa ti ha rinnegato gridando: «Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare» (Gv 19,15). Dopo averti scacciato fuori dalla vigna della tua città e della tua sorte, quei vignaioli ti hanno messo a morte: non con un colpo solo, bensì dopo averti oppresso con il lungo tormento della croce, e averti torturato con il dolore della sferza e dei chiodi... O Signore Gesù, ... da te stesso consegni la tua anima alla morte – nessuno può togliertela, ma la offri da te stesso (Gv 10,18)... Mirabile scambio! Il Re dà se stesso per lo schiavo, Dio per l'uomo, il Creatore per la creatura, l'Innocente per i colpevoli.
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Martedì 8 Marzo 2011
Martedì della IX settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 12,13-17Meditazione del giorno Sant'Atanasio (295-373), vescovo d'Alessandria, dottore della Chiesa Sull'incarnazione delVerbo, 13 ; SC 199, 311
Cristo è immagine del Dio invisibile; per opera di lui abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati (Col 1,15.14)
Poiché gli uomini erano diventati irragionevoli e l'inganno dei demoni gettava la sua ombra da ogni parte e nascondeva la conoscenza del Dio vero, cosa doveva fare Dio? Tacere di fronte a tale situazione? Accettare che gli uomini si smarrissero e non conoscessero Dio?... Forse Dio non risparmierà alle sue creature di smarrirsi lontano da lui e di essere assoggettate al non essere, soprattutto se questo smarrimento diventa per esse motivo di rovina e di perdita, mentre gli esseri che hanno partecipato all'immagine di Dio (Gen 1,26) non devono perire? Cosa occorreva che Dio facesse? Cosa fare, se non rinnovare in loro la sua immagine, affinché gli uomini potessero nuovamente riconoscerlo?
Come questo poteva realizzarsi, se non mediante la presenza dell'immagine stessa di Dio (Col 1,15), il nostro Salvatore Gesù Cristo? Questo non era attuabile dagli uomini, poiché non sono l'immagine ma sono stati creati secondo l'immagine; neanche poteva essere realizzato dagli angeli che non sono delle immagini. Per questo è venuto in persona il Verbo di Dio, che è l'immagine del Padre, per essere in grado di restaurare l'immagine nel fondo dell'essere degli uomini. D'altronde, questo non poteva capitare finché la morte e la corruzione che ne consegue non fossero state annientate. Per questo egli ha assunto un corpo mortale, per poter annientare la morte e restaurare gli uomini fatti secondo l'immagine di Dio. L'immagine del Padre, dunque, il Figlio suo santissimo, è venuto da noi per rinnovare l'uomo fatto a sua somiglianza e per ritrovarlo, mentre era perduto, mediante la remissione dei peccati, come egli stesso dice: «Sono venuto a cercare e salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10).
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Mercoledì 9 Marzo 2011
IL MERCOLEDì DELLE CENERI : Mt 6,1-6#Mt 6,16-18Meditazione del giorno San Massimo di Torino ( ? – circa 420), vescovo Discorsi, 28, PL 57, 587s
Quaranta giorni per condurci verso il battesimo nella morte e nella risurrezione di Cristo
« Al tempo della misericordia ti ho ascoltato, nel giorno della salvezza ti ho aiutato » (Is 49,8). L'apostolo Paolo prosegue con queste parole : « Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza ». A mia volta, vi prendo a testimoni, ecco ora i giorni della redenzione, ecco, in un certo senso, il momento della cura spirituale; possiamo curare tutte le macchie dei nostri vizi, tutte le ferite dei nostri peccati, se preghiamo costantemente il medico delle nostre anime, se... non trascuriamo nessuna delle sue prescrizioni...
Il medico è il nostro Signore Gesù, il quale ha detto: «Sono io che do la morte e faccio vivere» (Dt 32,39). Il Signore prima dà la morte, poi ridà la vita. Mediante il battesimo, distrugge in noi adulteri, omicidi, crimini e furti; poi ci fa rivivere, quali uomini nuovi, nell'immortalità eterna. Moriamo ai nostri peccati, ovviamente mediante il battesimo, riprendiamo vita nello Spirito di vita... Consegnamo noi stessi al nostro medico con pazienza per recuperare la salute. Quanto avrà scoperto in noi di indegno, di macchiato per il peccato, di consumato dalle ulcere, egli lo taglierà, lo poterà, lo toglierà per lasciare sussistere in noi, una volta eliminate tutte le ferite del demonio, soltanto quello che appartiene a Dio.
Ecco la prima delle sue prescrizioni: consacrare quaranta giorni al digiuno, alla preghiera, alle veglie. Il digiuno guarisce la fiacchezza, la preghiera nutre l'anima religiosa, le veglie respingono i tranelli del diavolo. Dopo questo tempo consacrato a tutte queste osservanze, l'anima, purificata e spossata da tante pratiche, giunge al battesimo. Ricupera le forze immergendosi nelle acque dello Spirito: quanto era stato bruciato dalle fiamme delle malattie rinasce dalla rugiada della grazia del cielo... Attraverso una nuova nascita, rinasceremo diversi.
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Giovedì 10 Marzo 2011
Giovedì dopo le Ceneri : Lc 9,22-25Meditazione del giorno Sant'Anastasio d'Antiochia, monaco poi patriarca d'Antiochia 549-570 e 593-599 Discorso 4, 1-2 sulla Passione ; PG 89, 1347-1349 (trad. dal breviario)
Il cammino di Cristo verso la gloria
Cristo mentre stava per recarsi a Gerusalemme diceva ai suoi discepoli: Ecco stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo verrà dato in mano ai pagani, ai sommi sacerdoti e agli scribi per esser flagellato, vilipeso e crocifisso (cfr. Mt 20, 18-19). Diceva che queste cose erano conformi alle predizioni dei profeti, i quali avevano preannunziato la sua morte, che doveva avvenire in Gerusalemme... Il motivo per cui il Verbo di Dio, impassibile in se stesso, sostenne la passione era che l'uomo non poteva essere salvato in altro modo. Egli lo sapeva bene e con lui anche coloro ai quali volle manifestarlo. Il Verbo, infatti, conosce tutto del Padre, come lo Spirito ne scruta le profondità cioè i misteri impenetrabili (cfr. 1 Cor 2, 10).
Era necessario che Cristo soffrisse (Lc 24, 26), e non poteva non farlo, come egli stesso affermò. Per questo chiamò stolti e tardi di mente quanti ignoravano che Cristo doveva in tal modo soffrire ed entrare nella sua gloria. Egli venne per la salvezza del suo popolo. Per lui si privò, in un certo senso, di quella gloria che possedeva presso il Padre prima che il mondo fosse. La salvezza era l'evento che doveva maturare attraverso la passione dell'autore della vita. Lo insegna san Paolo: Egli è l'autore della vita, reso perfetto mediante le sofferenze (cfr. Eb 2, 10).
La gloria di Unigenito, poim che egli aveva abbandonato per noi, gli venne restituita per mezzo della croce, nella carne che aveva assunta. Dice infatti san Giovanni nel suo vangelo, quando spiega quale fosse l'acqua di cui parlò il Salvatore: Scorrerà come fiume dal seno di chi crede. Questo disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato (cfr. Gv 7, 38-39), e chiama gloria la morte in croce. Perciò il Signore, mentre innalzava preghiere prima di subire la croce, supplicava il Padre di essere glorificato con quella gloria che aveva presso di lui, prima che il mondo esistesse.
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Venerdì 11 Marzo 2011
Venerdì dopo le Ceneri : Mt 9,14-15Meditazione del giorno Papa Benedetto XVI Messagio per la Quaresima 2009 - © Libreria Editrice Vaticana
« Allora digiuneranno »
Nel Nuovo Testamento, Gesù pone in luce la ragione profonda del digiuno... : « Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio » (Mt 4,4). Il vero digiuno è dunque finalizzato a mangiare il « vero cibo », che è fare la volontà del Padre (cfr Gv 4,34). Se Adamo disobbedì al comando del Signore « di non mangiare del frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male », con il digiuno il credente intende sottomettersi umilmente a Dio, confidando nella sua bontà e misericordia...
Ai nostri giorni, la pratica del digiuno pare aver perso un po' della sua valenza spirituale e aver acquistato piuttosto, in una cultura segnata dalla ricerca del benessere materiale, il valore di una misura terapeutica per la cura del proprio corpo. Digiunare giova certamente al benessere fisico, ma per i credenti è in primo luogo una "terapia" per curare tutto ciò che impedisce loro di conformare se stessi alla volontà di Dio...
Con il digiuno e la preghiera permettiamo a Cristo di venire a saziare la fame più profonda che sperimentiamo nel nostro intimo: la fame e sete di Dio. Al tempo stesso, il digiuno ci aiuta a prendere coscienza della situazione in cui vivono tanti nostri fratelli. Nella sua Prima Lettera san Giovanni ammonisce: « Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l'amore di Dio? » (3,17). Digiunare volontariamente ci aiuta a coltivare lo stile del Buon Samaritano, che si china e va in soccorso del fratello sofferente (cfr Lc 20, 29). Scegliendo liberamente di privarci di qualcosa per aiutare gli altri, mostriamo concretamente che il prossimo in difficoltà non ci è estraneo. Proprio per mantenere vivo questo atteggiamento di accoglienza e di attenzione verso i fratelli, incoraggio le parrocchie ed ogni altra comunità ad intensificare in Quaresima la pratica del digiuno personale e comunitario, coltivando altresì l'ascolto della Parola di Dio, la preghiera e l'elemosina. Questo è stato, sin dall'inizio, lo stile della comunità cristiana.
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Sabato 12 Marzo 2011
Sabato dopo le Ceneri : Lc 5,27-32Meditazione del giorno Liturgia latina Inno « Audi benigne Conditor »
« Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi »
O Creatore, conosci il cuore dell’uomo, ascolta il nostro pianto e il grido della nostra preghiera. In questo santo digiuno quaresimale, conducici nel deserto, purificaci.
Nella tua tenerezza, Signore, scruti i nostri cuori, conosci l’infermità delle nostre forze, dona a chi ritorna a te il perdono e la grazia del tuo amore.
Sì, abbiamo peccato contro di te: perdona a quanti piangono e confessano il tuo Nome. Per la lode della tua gloria, chinati sulle nostre piaghe, Signore, guariscici (cfr Lc 10,34).
L’astinenza liberi il nostro corpo, la tua grazia l’illumini nel tuo Corpo di Luce. Il nostro spirito ridiventi sobrio, evitando ogni male e ogni peccato.
Noi ti preghiamo, Trinità beata, conducici alla gioia delle feste pasquali. E vedremo sorgere Cristo glorioso e vivente fra i morti. Amen.
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Domenica 13 Marzo 2011
I Domenica di Quaresima - Anno AMeditazione del giorno San Giovanni Crisostomo (circa 345-407), vescovo d'Antiochia poi di Costantinopoli, dottore della Chiesa Omelie su Matteo, 13,1 ; PG 57, 207-209
Resi forti dalle tentazioni
« Dopo il suo battesimo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, dove fu tentato dal diavolo »... Tutto ciò che è stato fatto e sopportato da Gesù, era destinato a istruirci. Perciò egli ha voluto essere condotto in quel luogo per lottare contro il diavolo, affinché nessuno fra i battezzati sia turbato, se subisce dopo il suo battesimo grandi tentazioni, come se questo fosse straordinario ; invece, occorre sopportare tutto questo poiché è nell'ordine naturale delle cose. Per questo motivo avete ricevuto delle armi : non per rimanere oziosi, bensì per combattere.
Ecco i motivi per i quali Dio non impedisce le tentazioni nelle quali vi trovate. Prima di tutto, per farvi sapere che siete divenuti molto più forti. Poi, perché rimaniate nella giusta misura, e non vi inorgogliate dei grandi doni che avete ricevuti. Infatti le tentazioni hanno il potere di umiliarvi. Inoltre sarete tentati affinché questo spirito cattivo, il quale si domanda ancora se avete veramente rinunciato a lui, si convinca, dall'esperienza, che l'avete totalmente abbandonato. In quarto luogo, siete tentati per essere allenati ad essere più forti, più solidi dell'acciaio. In quinto luogo, affinché abbiate la certezza assoluta che vi sono stati affidati dei tesori. Infatti il demonio non vi avrebbe assalito se non avesse visto che aveste ricevuto un onore più grande.
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