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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Domenica 28 Novembre 2010
I Domenica di Avvento - Anno A : Mt 24,37-44
Meditazione del giorno Beato Guerrico d'Igny (circa 1080-1157), abate cistercense Discorsi per l'avvento, 2, 2-4 : PL 185, 15-17
« Nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà »
Siamo nell'attesa dell'anniversario della nascità di Cristo... Si levi dunque il nostro spirito con vivida gioia, e corra incontro al suo Salvatore... La scrittura sembra esigere da noi un gaudio tale che anche il nostro spirito, elevandosi al di sopra di sé, brami di andare incontro in qualche modo a Cristo che viene, si protenda col desiderio e, non sopportando indugi, si sforzi di vedere già l'evento promesso... Prima della sua venuta nel mondo, il Signore venga da voi. Prima di apparire al mondo intero, venga a visitarvi intimamente. Infatti ha detto : « Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi » (Gv 14,18).
E certamente, a seconda del merito e dell'amore, tale visita del Signore in ogni anima è frequente, in questo tempo che intercorre fra la prima e l'ultima venuta, tempo che ci rende conformi alla prima e ci prepara all'ultima. Egli viene in noi ora per non rendere vana per noi la sua prima venuta, e per non tornare adirato contro di noi nella seconda. Con queste visite, tende a riformare la nostra mentalità superba per renderla conforme alla sua umiltà, che ci dimostrò venendo la prima volta ; e lo fa per poi « trasfigurare il nostro misero corpo e conformarlo al suo corpo glorioso » (Fil 3,21), che ci manifesterà al suo ritorno. Per questo dobbiamo desiderare con tutte le nostre forze, e chiedere con fervore tale venuta intima che ci da la grazia della prima venuta e ci promette la gloria della seconda...
La prima venuta fu umile e nascosta, l'ultima sarà folgorante e magnifica ; quella di cui parliamo è nascosta, e nello stesso tempo, magnifica. Dico che è nascosta, non perché sia ignota da colui che la riceve, ma perché avviene in lui nel segreto ... Avviene senza essere vista e si allontana senza che se ne accorga. La sua sola presenza è luce dell'anima e dello spirito. In essa vediamo l'invisibile e conosciamo l'inconoscibile. Questa venuta del Signore mette l'anima di chi la contempla in una dolce e beata ammirazione. Allora dall'intimo dell'uomo scoppia questo grido : « Signore, chi è come te ? » (Sal 34, 10). Lo sanno quanti hanno fatto tale esperienza, e voglia Dio che coloro che non l'hanno ancora fatta ne provino il desiderio.
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Lunedì 29 Novembre 2010
Lunedì della I settimana di Avvento : Mt 8,5-11
Meditazione del giorno San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa 6o discorso sull'Avvento
La terra intera sarà riempita della maestà di Dio
Uomo, non mettere nessun ostacolo alla tua riconciliazione ; è certo che ne trarrai un aumento di gloria. Sopporta non soltanto con pazienza, ma anche con gioia ogni fatica ; non trascurare nulla di ciò che può un giorno procurarti la gloria. Di' a te stesso : quando il Signore si sarà ricordato di te e avrà glorificato la tua anima, essa si ricorderà del tuo corpo per il tuo bene. Giunta presso il tuo Signore, gli parlerà del tuo corpo, per il bene che esso ha contribuito a realizzare. Dirai al Signore : « Piaccia al mio Signore rendere oggi a questo corpo il bene che esso ha fatto con me : insieme non abbiamo risparmiato nessuna fatica... »
Allora, il Dio Sabaoth, il Signore delle virtù, il Re di gloria verrà dal cielo in persona, a trasformare i nostri corpi per conformarli al suo Corpo glorioso. Quale gioia ineffabile quando il Creatore dell'universo, che prima si erà nascosto sotto umili apparenze, quando era venuto per riscattarci, apparirà in tutta la sua gloria, nel cielo, sotto tutti gli sguardi, per glorificare i nostri miseri corpi ! Chi allora ricorderà l'umiltà del suo primo avvento, quando lo vedremo scendere nella luce, preceduto dagli angeli che, al suono della tromba, tirerrano fuori dalla polvere il nostro corpo, per poi portarlo davanti a Cristo ? ...
Si rallegri dunque la nostra anima, e il nostro corpo riposi nella speranza, nell'attesa di Cristo Salvatore, che lo trasformerà per conformarlo al suo Corpo di gloria ! « Di te ha sete l'anima mia, a te anela la mia carne come terra deserta, arida, senz'acqua ! » (Sal 62, 2). Il profeta chiamava con le sue preghiere il primo avvento del Salvatore che veniva a riscattarlo. Ma la sua carne chiamava più vivamente ancora l'ultimo avvento in cui essa sarebbe stata glorificata. Allora tutti i nostri desideri saranno esauditi : la terra intera sarà riempita della maestà di Dio. Si degni la misericordia di Dio di condurci a questa gloria, a questa pace che supera ogni intendimento in nostro Signore Gesù Cristo.
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Giovedì 16 Dicembre 2010
Giovedì della III settimana di Avvento : Lc 7,24-30
Meditazione del giorno Beato Charles de Foucauld (1858-1916), eremita e missionario nel Sahara Lettera a Père Jérôme del 19 maggio 1898
« Che cosa siete andati a vedere nel deserto ? »
Occorre passare dal deserto e soggiornarvi per ricevere la grazia di Dio. Là ci si vuota, là si caccia fuori da sé tutto ciò che non è Dio e si vuota totalmente questa piccola casa della propria anima per lasciare tutto il posto a Dio solo. Gli Ebrei sono passati dal deserto, Mosè vi ha vissuto prima di ricevere la sua missione, san Paolo, san Giovanni Crisostomo si sono anche loro preparati nel deserto... È un tempo di grazia, è un periodo attraverso il quale ogni anima che vuole fare frutti deve necessariamente passare. Essa ha bisogno di questo silenzio, di questo raccoglimento, di questo oblio di tutto il creato, in mezzo ai quali Dio stabilisce il suo regno e forma in essa lo spirito interiore : la vita intima con Dio, la conversazione dell'anima con Dio nella fede, la speranza e la carità. Dopo, l'anima farà frutti, esattamente nella misura in cui l'uomo interiore sarà stato formato in essa (Ef 3,16).
Un uomo può dare soltanto quello che ha ; e soltanto nella solitudine, nella vita da solo a solo con Dio, nel raccoglimento profondo dell'anima che dimentica tutto per vivere da sola, in unione con Dio, Dio si dona interamente a chi si dona, così, interamente a lui. Datevi interamente a lui solo... ed egli si darà interamente a voi... Guardate san Paolo, san Benedetto, san Patrizio, san Gregorio Magno, e tanti altri, che lungo tempo di raccoglimento e di silenzio hanno vissuto ! Salite più in alto : guardate san Giovanni Battista, guardate Nostro Signore. Nostro Signore non ne aveva alcun bisogno, ma ha voluto lasciarci un esempio.
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Venerdì 17 Dicembre 2010
Ferie di Avvento dal 17 al 24: 17 dicembre : Mt 1,1-17
Meditazione del giorno Concilio Vaticano II Constituzione dogmatica sulla Chiesa, « Lumen Gentium », 55
« Maria, dalla quale è nato Gesù »
I libri del Vecchio e Nuovo Testamento e la veneranda tradizione mostrano in modo sempre più chiaro la funzione della madre del Salvatore nella economia della salvezza e la propongono per così dire alla nostra contemplazione. I libri del Vecchio Testamento descrivono la storia della salvezza, nella quale lentamente viene preparandosi la venuta di Cristo nel mondo. Questi documenti primitivi, come sono letti nella Chiesa e sono capiti alla luce dell'ulteriore e piena rivelazione, passo passo mettono sempre più chiaramente in luce la figura di una donna: la madre del Redentore. Sotto questa luce essa viene già profeticamente adombrata nella promessa, fatta ai progenitori caduti in peccato, circa la vittoria sul serpente (Gen 3,15). Parimenti, è lei, la Vergine, che concepirà e partorirà un Figlio, il cui nome sarà Emanuele (Is 7, 14; Mi 5,2). Essa primeggia tra quegli umili e quei poveri del Signore che con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza. E infine con lei, la figlia di Sion per eccellenza, dopo la lunga attesa della promessa, si compiono i tempi e si instaura la nuova « economia », quando il Figlio di Dio assunse da lei la natura umana per liberare l'uomo dal peccato coi misteri della sua carne.
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Sabato 18 Dicembre 2010
Ferie di Avvento dal 17 al 24: 18 dicembre : Mt 1,18-24
Meditazione del giorno Beato Pio IX (1792-1878), papa Decreto « Urbi et orbi » del 8 dicembre 1870
« Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù »
Come Dio aveva stabilito il patriarca Giuseppe, figlio di Giacobbe, a capo di tutto il paese d'Egitto, per assicurare al popolo il grano necessario alla vita (Gen 41, 40s), così, quando furono compiuti i giorni in cui l'Eterno stava per mandare sulla terra il Figlio suo unigenito per riscattare il mondo, scelse un altro Giuseppe, del quale il primo era la figura ; lo stabilì signore e principe della sua casa e dei suoi beni, a lui affidò di custodire i suoi tesori più preziosi. Infatti, Giuseppe sposò l'Immacolata Vergine Maria, dalla quale, mediante lo Spirito Santo, è nato Gesù Cristo, che volle essere considerato, agli occhi di tutti, il figlio di Giuseppe e si degnò di essergli sottomesso. Giuseppe, non soltanto vide colui che tanti profeti e re avevano desiderato vedere (Lc 10, 24), ma anzi conversò con lui, lo prese nelle braccia con paterna tenerezza, lo coprì dei suoi baci e con gelosa cura e una sollecitudine senza pari, nutrì colui che sarebbe stato mangiato dai fedeli come pane dell'eterna vita.
A motivo di questa sublime dignità, alla quale Dio innalzò il suo fedelissimo servo, la Chiesa ha sempre esaltato e onorato Giuseppe con un culto eccezionale, seppur inferiore a quello reso alla Madre di Dio ; sempre, nelle ore critiche, ha implorato da lui la sua assistenza... Perciò dichiariamo solennemente san Giuseppe Patrono della Chiesa cattolica.
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Domenica 19 Dicembre 2010
IV Domenica di Avvento - Anno A : Mt 1,18-24
Meditazione del giorno Leone XIII, papa dal 1878 al 1903 Quanquam pluries
« Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa »
Le ragioni e i motivi speciali per i quali san Giuseppe è nominativamente il patrono della Chiesa e, in cambio, la Chiesa spera molto dalla sua protezione e dal suo patronato, sono nel fatto che Giuseppe è stato lo sposo di Maria e fu reputato padre di Gesù Cristo. Da questo derivano la sua dignità, il suo favore, la sua santità, la sua gloria. Certo, la dignità della Madre di Dio è così alta che nulla può essere creato al di sopra. Tuttavia, poiché Giuseppe è stato unito alla Beata Vergine mediante il legame coniugale, senza dubbio si è avvicinato più di qualsiasi altra persona a questa dignità sovreminente, per la quale la Madre di Dio supera ogni natura creata. Il matrimonio infatti, è la società e l'unione più intima di tutte, tale da produrre, per natura, la comunione di beni fra i coniugi. Perciò Dio, donando Giuseppe in sposo alla Vergine, le diede non soltanto un compagno di vita, un testimone della sua verginità, un custode del suo onore, ma anche, in virtù del patto coniugale, una persona che partecipasse della sua sublime dignità.
Allo stesso modo, Giuseppe brilla fra tutti della più augusta dignità, perché è stato, secondo la volontà divina, il custode del Figlio di Dio, considerato dagli uomini come suo padre. Per questo il Verbo di Dio era umilmente sottomesso a Giuseppe, gli ubbidiva e gli rendeva tutti i doveri che i figli devono rendere ai loro genitori.
Da questa doppia dignità derivano le responsabilità che la natura impone ai padri di famiglia, cosicché Giuseppe era il custode, l'amministratore e il difensore legittimo e naturale della casa divina, di cui era il capo... Ora la divina casa che Giuseppe governava con l'autorità del padre, conteneva le primizie della Chiesa nascente... Per tali motivi questo beato Patriarca considera che la moltitudine dei cristiani che compongono la Chiesa gli sia stata affidata in modo particolare.
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Lunedì 20 Dicembre 2010
Ferie di Avvento dal 17 al 24: 20 dicembre : Lc 1,26-38
Meditazione del giorno San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa Omelie in lode della Vergine Madre, 4,11
« Avvenga di me quello che hai detto »
Ascoltiamo tutti la risposta di colei che fu scelta per essere la Madre di Dio, pur senza perdere la sua umiltà : « Eccomi sono la serva del Signore. Avvenga di me quello che hai detto »… Con queste parole, Maria esprime quanto sia vivace il suo desiderio, invece di domandarne la realizzazione come se fosse stata dubbiosa. Tuttavia, nulla impedisce di vedere una preghiera in questo « fiat », in questo « avvenga di me ». Infatti… Dio vuole che gli chiediamo anche le cose che ci promette. È senza dubbio il motivo per cui ci promette prima le cose che ha deciso di donarci : la promessa sveglia la pietà, e la preghiera ci fa meritare ciò che stavamo per ricevere gratuitamente.
Questo ha capito la Vergine, che unisce il merito della preghiera al dono della promessa gratuita : « Avvenga di me quello che hai detto. La Parola eterna faccia di me quello che la tua parola ha detto oggi. La Parola che era presso Dio fin dal principio, si faccia carne nella mia carne secondo la tua parola… Questa Parola non sia soltanto percepibile ai miei orecchi, ma pure visibile ai miei occhi, palpabile alle mie mani, e che io possa portarla fra le braccia. Che non sia questa, una parola scritta e muta, ma la Parola incarnata e viva ; non questi segni inerti tracciati su una pergamena essiccata, ma una Parola a forma umana, impressa nelle mie viscere… « Dio aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti » (Eb 1,1) ; la sua parola è stata data loro per essere ascoltata, proclamata, messa in pratica… Per parte mia, chiedo che sia messa nelle mie viscere… Chiamo la Parola invocata in me nel silenzio, incarnata in una persona, corporalmente unita alla carne… Essa si realizzi in me per il mondo intero. »
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Martedì 21 Dicembre 2010
Ferie di Avvento dal 17 al 24: 21 dicembre : Lc 1,39-45
Meditazione del giorno Sant'Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa Commento sul vangelo di Luca 19-21 ; SC 45, p. 81-82
« Maria si mise in viaggio verso la montagna »
Appena Maria ebbe saputo della maternità di sua cugina Elisabetta, vecchia e sterile, si avviò in fretta verso la montagna. Non perché fosse incredula della profezia o incerta dell'annunzio, o dubitasse della prova, ma perché era lieta della promessa e desiderosa di compiere devotamente un servizio, con lo slancio che le veniva dall'intima gioia. Dove ormai, ricolma di Dio, poteva affrettarsi ad andare se non verso l'alto ? La grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze.
Imparate anche voi quanta premura dovete manifestare alle donne della vostra casa che sono in procinto di essere madri. Maria fino a quel momento aveva vissuto da sola nel più rigoroso ritiro ; eppure il suo pudore verginale non le ha impedito di apparire in pubblico, né la ripidezza delle montagne di attuare il suo disegno, né la lunghezza del cammino di rendere servizio. Verso le alture, la Vergine si affretta, lei che pensa solo a servire e dimentica la sua fatica, lei che trova la forza nella carità, nonostante la debolezza della sua condizione. Maria lascia la sua casa e si avvia verso le alture... Rimase da sua cugina circa tre mesi, non per il gusto di abitare presso altri, ma perché essendo venuta per rendere un servizio, aveva a cuore questo servizio.
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Mercoledì 22 Dicembre 2010
Ferie di Avvento dal 17 al 24: 22 dicembre : Lc 1,46-55
Meditazione del giorno San Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716), predicatore, fondatore di comunità religiose Trattato della vera devozione alla Beata Vergine Maria, 1-6
« Ha guardato l'umiltà della sua serva »
Maria è stata molto nascosta nella sua vita : perciò è stata chiamata dallo Spirito Santo e dalla Chiesa « Alma Mater » : Madre nascosta e segreta. La sua umiltà è stata così profonda che lei non ha avuto sulla terra altra attrattiva più forte e continua di quella di nascondersi a sè stessa e ad ogni creatura, per essere conosciuta soltanto da Dio solo.
Dio, per esaudirla in queste sue richieste di essere da lui nascosta, impoverita e umiliata, si compiacque di nasconderla nella sua concezione, nella sua nascita, nella sua vita, nei suoi misteri, nella sua risurrezione e assunzione, di fronte a quasi tutte le creature umane. Neppure i suoi genitori la conoscevano ; e gli angeli domandavano spesso gli uni agli altri : « Quae est ista ? Chi è costei ? » (Ct 6, 10) perché l'Altissimo la nascondeva a loro ; e se scopriva loro qualcosa di lei, ne nascondeva loro infinitamente più ancora...
Quante cose grandi e nascoste, il Dio potente ha fatte in questa creatura ammirabile, come lei stessa fu costretta a proclamarlo, malgrado la sua profonda umiltà : « Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente ». Il mondo non le conosce, perché ne è incapace e indegno.
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Giovedì 23 Dicembre 2010
Ferie di Avvento dal 17 al 24: 23 dicembre : Lc 1,57-66
Meditazione del giorno Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa Discorso sulla natività di Giovanni Battista ; 293,3
« Gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio »
Zaccaria tace e perde la parola fino alla nascita di Giovanni, precursore del Signore, che gli rende la parola. Che cosa significa il silenzio di Zaccaria se non che la profezia è scomparsa, e, prima dell'annunzio di Cristo, come nascosta e sigillata ? Si apre al momento del suo avvento, diviene chiara in virtù dell'arrivo di colui che era annunziato dalla profezia. La parola resa a Zaccaria alla nascita di Giovanni corrisponde al velo squarciato in due alla morte di Gesù sulla croce. Se Giovanni avesse annunciato se stesso, la bocca di Zaccaria non si sarebbe riaperta.
La parola gli è stata resa perché nasce colui che è la voce ; infatti domandavano a Giovanni che già stava annunciando il Signore : « Chi sei tu ? » Ed egli rispose : « Io sono voce di uno che grida nel deserto ». La voce è Giovanni, mentre il Signore è la Parola : « In principio era il Verbo ». Giovanni è la voce per un po' di tempo ; Cristo è il Verbo fin dal principio, è il Verbo eterno.
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Venerdì 24 Dicembre 2010
Natale del Signore: Messa della notte, solennità : Lc 2,1-14
Meditazione del giorno Tommaso di Celano (circa 1190 - circa 1260), biografo di S. Francesco e di S. Chiara Vita prima, 84-86
San Francesco al primo presepio di Natale
Circa due settimane prima della festa della Natività, il beato Francesco disse ... : « Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie ad un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l'asinello » ...
E giunse il giorno della letizia ! Per l'occasione sono stati convocati molti frati da varie parti. Uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s'accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arrivò infine Francesco : vide che tutto è stato predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l'asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l'umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme. Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali ! La gente accorse e si allietò di un gaudio mai assaporato prima, davanti al nuovo mistero. La selva risuonò di voci e le rupi imponenti echeggiarono di cori festosi. I frati cantarono scelte lodi al Signore, e la notte sembrò tutta un sussulto di gioia. Il santo era lì estatico di fronte al presepio, con lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebrò solennemente l'Eucaristia sul presepio e lui stesso assaporò una consolazione mai gustata prima.
Francesco si è rivestito della dalmatica perché era diacono, e cantò con voce sonora il santo Vangelo... Poi parlò al popolo e con parole dolcissime rievocò il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme.
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Sabato 25 Dicembre 2010
Natale del Signore: Messa del giorno, solennità : Jn 1,1-18
Meditazione del giorno Elredo di Rievaulx ( 1110-1167), monaco cistercense inglese Discorso 2 per Natale ; PL 195, 226-227
Il Salvatore del mondo giace in una mangiatoia
![](http://www.girovagandointrentino.it/puntate/2006/inverno_2006_2007/fiemme/images/presepio1.jpg)
« Oggi ci è nato un Salvatore, che è Cristo Signore, nella città di Davide » (Lc 2, 11). Questa città è Betlemme ed è là che dobbiamo accorrere, come fecero i pastori appena udito l'annunzio... « È questo per voi il segno : troverete un bambino, avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia (Lc 2, 12). Ora ecco che vi dico che dovete amarlo : temete il Signore degli angeli, ma amatelo tenero bambino ; temete il Signore della potenza, ma amatelo avvolto in fasce ; temete il Re del cielo, ma amatelo deposto in una mangiatoia...
È poi una cosa straordinaria essere avvolto in fasce, giacere in una mangiatoia ? Non si avvolgono in fasce anche gli altri bambini ? Che segno è questo ? ... Molte cose ci sarebbero da dire su questo mistero ; ma...in breve, Betlemme, « casa del pane » è la santa Chiesa, in cui si dispensa il corpo di Cristo, il vero pane. La mangiatoia di Betlemme è l'altare in chiesa. Qui si nutrono le creature di Cristo. Le fasce sono il velo del sacramento. Qui, sotto le specie del pane e del vino, c'è il vero corpo e sangue di Cristo. In questo sacramento noi crediamo che c'è Cristo vero, ma avvolto in fasce ossia invisibile. Non abbiamo nessun segno così grande e evidente della natività di Cristo come il corpo che mangiamo e il sangue che beviamo ogni giorno accostandoci all'altare : ogni giorno vediamo immolarsi colui che una sola volta nacque per noi dalla Vergine Maria.
Affrettiamoci dunque, fratelli, a questo presepe del Signore ; ma prima, per quanto ci è possibile, prepariamoci con la sua grazia a questo incontro, perché ogni giorno e in tutta la nostra vita, « con cuore puro, coscienza retta e fede sincera » (2 Cor 6, 6), possiamo cantare insieme agli angeli : « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama » (Lc 2, 14).
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Domenica 26 Dicembre 2010
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, festa : Mt 2,13-15#Mt 2,19-23
![](http://www.prayerpreghiera.it/banca/anno/Santa%20Famiglia.jpg)
Meditazione del giorno Giovanni Paolo II Messaggio del natale 1993
«O admirabile commercium !...»
O meraviglioso scambio! Il Creatore riceve dalla Vergine un corpo; fatto uomo, ci dona la sua divinità. Questo accadde in Betlemme di Giuda. Tutto però aveva avuto inizio a Nazaret, dove l'angelo aveva annunciato alla Vergine che avrebbe concepito un figlio e lo avrebbe dato alla luce chiamandolo Gesù (cf. Lc 1,31). Lo stesso annuncio l'angelo aveva poi rivolto a Giuseppe per prepararlo all'evento della notte di Betlemme. A Nazaret si è formata dunque la Famiglia, da cui è venuto al mondo il Figlio di Dio come Figlio dell'uomo. E a Nazaret Gesù è vissuto per trent'anni. Mistero della Santa Famiglia! ...
I popoli del mondo insieme con la Chiesa guardano all'istituzione familiare, come al futuro delle Nazioni e della Comunità ecclesiale. Essa è la culla naturale di ogni umana esistenza. Ogni uomo ha diritto di godere del calore di una famiglia, e la Chiesa è vicina con particolare affetto a quanti ne sono, purtroppo, privi. Il senso della famiglia, come quello di tutta l'esistenza, si coglie pienamente soltanto nell'orizzonte del mistero. Nessuno nasce soltanto per i suoi genitori, né solo per il mondo, come l'Apostolo ci ricorda: «Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore» (Rm 14,8).
«O admirabile commercium: o meraviglioso scambio». Nascendo dall'uomo e dalla donna, l'uomo diventa «corpo vivente». In forza della nascita tra gli uomini del Figlio di Dio, ogni uomo è chiamato in qualche modo a diventare, in Cristo, «spirito datore di vita» (1Cor 15,45). La genealogia dell'uomo passa attraverso la famiglia. L'uomo nasce come figlio dell'uomo per diventare in Cristo «figlio di Dio». Il Verbo Incarnato, come ci annuncia l'apostolo Giovanni, ci «ha dato il potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,12).
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Lunedì 27 Dicembre 2010
San Giovanni, apostolo ed evangelista, festa : Jn 20,2-8
Meditazione del giorno Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] (1891-1942), carmelitana, martire, compatrona d'Europa Meditazione per il 6 gennaio 1941
« Sappiamo che la sua testimonianza è vera »
Presso il presepio, il Salvatore desidera anche la presenza di colui che gli è stato particolarmente caro durante la vita: Giovanni, il discepolo che Gesù ama (Gv 13,23). Lo conosciamo bene in quanto figura della purezza verginale. Poiché era puro, è piaciuto al Signore. Ha potuto riposare sul Cuore di Gesù e esservi iniziato ai misteri del Cuore divino (Gv 13,25). Come il Padre celeste ha reso testimonianza a suo figlio proclamando «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo» (Lc 9,35), così il divino Bambino sembra anch'egli indicarci il suo discepolo prediletto e dirci: «Nessun incenso mi è più gradito di un cuore puro che si dona con amore. Ascoltate colui che ha potuto vedere Dio perché aveva un cuore puro» (Mt 5,8).
Nessuno ha potuto immergersi più profondamente di lui nella contemplazione degli abissi nascosti della vita divina. Per questo ci annuncia il mistero dell'eterna generazione del Verbo divino... Ha condiviso le lotte del suo Signore come solo un'anima che ama di un amore sponsale può fare... Ha fedelmente custodito per noi e ci ha trasmesso le testimonianze che il Salvatore in persona rendeva alla propria divinità davanti ai suoi amici e ai suoi nemici... Grazie a lui sappiamo a quale partecipazione alla vita di Gesù e alla vita di Dio Trinità noi siamo destinati...
La presenza di Giovanni al presepio del Signore ci dice: vedete ciò che è stato preparato per coloro che si offrono a Dio con un cuore puro. Tutta la pienezza inesauribile della vita sia umana che divina di Gesù è magnificamente concessa loro in cambio. Venite e bevete alle sorgenti della vita che il Signore fa scorrere per gli assetati e che sgorgano per la vita eterna (Gv 7,37; 4,14). Il Verbo è divenuto carne e giace davanti a noi nella forma di un bambino neonato.
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Martedì 28 Dicembre 2010
Santi Innocenti, martiri, festa : Mt 2,13-18
Meditazione del giorno Beato John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo Omelia « The Mind of Little Children » ; PPS II, 6
« Martiri incapaci di confessare il nome di tuo Figlio, eppure glorificati dalla sua nascita »
È veramente giusto che celebriamo la morte di questi santi innocenti, perché essa era proprio santa. Quando gli eventi ci avvicinano a Cristo, quando soffriamo per Cristo, è sicuramente un privilegio indicibile – qualunque sia la sofferenza, anche se sull'istante, non siamo coscenti di soffrire per lui. Neanche i bambini che Gesù ha preso in braccio potevano comprendere sull'istante di quale mirabile condiscendenza erano oggetto, eppure questa benedizione del Signore era proprio un privilegio. Nello stesso modo, il massacro dei bambini di Betlemme funge per loro da sacramento ; era il pegno dell'amore del Figlio di Dio per coloro che hanno subìto questa sofferenza. Quanti si sono avvicinati a lui hanno sofferto, chi più chi meno, dal fatto stesso di questo contatto, come se emanasse da lui una forza segreta che purifica e santifica le anime attraverso le pene di questo mondo. Così successe per i santi innocenti.
Veramente, anche la sola presenza di Gesù funge da sacramento : ogni suo atto, ogni suo sguardo, ogni sua parola comunica la grazia a coloro che accettano di riceverli – e tanto più a coloro che accettano di divenire i suoi discepoli. Dall'inizio della Chiesa dunque un tale martirio è stato considerato una forma del battesimo, un vero battesimo di sangue, che ha la stessa efficacia sacramentale dell'acqua che rigenera. Siamo quindi invitati a considerare questi bambini dei martiri e a trarre giovamento della testimonianza della loro innocenza.
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