|
De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
|
|
|
|
Sabato 13 Novembre 2010
Sabato della XXXII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 18,1-8
Meditazione del giorno San Tommaso d'Aquino (1225-1274), teologo domenicano, dottore della Chiesa Compendium theologiae, 2a parte, cap.1
Pregare con fiducia senza stancarsi
Una differenza distingue la preghiera che viene fatta a Dio da quella che si rivolge a un uomo. La preghiera rivolta a un uomo esige prima un certo grado di familiarità grazie alla quale si avrà accesso presso colui che si implora. Mentre la preghiera rivolta a Dio ci fa, essa stessa, gli intimi di Dio. Nella preghiera, la nostra anima si innalza verso di lui, si intrattiene affettuosamente con lui e lo adora in spirito e verità.
Questa intimità acquistata pregando, incita l'uomo a rimettersi in preghiera con fiducia. Perciò è detto nel Salmo : « Ho gridato », cioè ho pregato con fiducia « perché mi hai esaudito, Dio mio » (Sal 16, 6). Accolto nell'intimità di Dio mediante una prima preghiera, il salmista prega, in un secondo tempo, con una fiducia accresciuta. Così, nella preghiera a Dio, l'assiduità o l'insistenza della domanda non è importuna, bensì gradita a Dio. Perché « bisogna pregare sempre, dice il Vangelo, senza stancarsi » ; e altrove, il Signore ci invita a chiedere : « Chiedete e vi sarà dato, dice, bussate e vi sarà aperto » (Mt 7, 7).
|
|
|
|
Domenica 14 Novembre 2010
XXXIII Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno C : Lc 21,5-19
Meditazione del giorno Giovanni Paolo II Omelia per la commemorazione dei testimoni della fede del secolo XX, 7 maggio 2000
« Questo vi darà occasione di render testimonianza »
L'esperienza dei martiri e dei testimoni della fede non è caratteristica soltanto della Chiesa degli inizi, ma connota ogni epoca della sua storia. Nel secolo ventesimo, poi, forse ancor più che nel primo periodo del cristianesimo, moltissimi sono stati coloro che hanno testimoniato la fede con sofferenze spesso eroiche. Quanti cristiani, in ogni Continente, nel corso del Novecento hanno pagato il loro amore a Cristo anche versando il sangue! Essi hanno subito forme di persecuzione vecchie e recenti, hanno sperimentato l'odio e l'esclusione, la violenza e l'assassinio. Molti Paesi di antica tradizione cristiana sono tornati ad essere terre in cui la fedeltà al Vangelo è costata un prezzo molto alto. Nel nostro secolo "la testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue è divenuta patrimonio comune di cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti" (Tertio millennio adveniente, 37)
Sono testimone io stesso, negli anni della mia giovinezza, di tanto dolore e di tante prove. Il mio sacerdozio, fin dalle sue origini, "si è iscritto nel grande sacrificio di tanti uomini e di tante donne della mia generazione" (Dono e Mistero, p. 47). L'esperienza della seconda guerra mondiale e degli anni successivi mi ha portato a considerare con grata attenzione, l'esempio luminoso di quanti, dai primi anni del Novecento sino alla sua fine, hanno provato la persecuzione, la violenza, la morte, per la loro fede e per il loro comportamento ispirato alla verità di Cristo.
E sono tanti! La loro memoria non deve andare perduta.
|
|
|
|
Lunedì 15 Novembre 2010
Lunedì della XXXIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 18,35-43
Meditazione del giorno San Giovanni Crisostomo (circa 345-407), vescovo d'Antiochia poi di Costantinopoli, dottore della Chiesa Omelie sul vangelo di Matteo, 66,1
« Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me ! »
Guardiamo questi ciechi da Gèrico nel vangelo di Matteo : valgono più di molti che vedono chiaramente. Nessuno li guidava, e non potevano vedere Gesù mentre si stava avvicinando ; eppure, si sforzavano di giungere a lui. Si misero a gridare ad alta voce ; la gente cercava di farli tacere : ma essi gridavano ancora più forte. Lo stesso accade all'anima risoluta ; coloro che vogliono fermarla, al contrario raddoppiano il suo slancio.
Cristo permette che si cerchi di farli tacere, affinché il loro fervore sia più evidente e ti insegni quanto erano degni di essere guariti. Perciò egli non domanda loro, come faceva spesso, se avessero la fede : le loro grida e i loro sforzi per avvicinarsi a lui bastavano a mostrare la loro fede. Impara da loro, carissimo amico mio, poiché malgrado la nostra bassezza e la nostra miseria, se andremo a Dio di tutto cuore, potremo ottenere con i nostri sforzi ciò che chiederemo. In ogni caso, guarda questi due ciechi ; avevano soltanto un discepolo che li proteggeva, mentre tanti imponevano loro il silenzio ; eppure sono riusciti a superare gli impedimenti e giungere a Gesù. L'evangelista non segnala in loro nessuna qualità eccezionale della loro vita : il loro fervore ha dato una svolta a tutto.
Imitiamoli, anche noi. Anche se Dio non ci concede subito ciò che chiediamo, anche se la gente cerca di dissuaderci a pregare, non cessiamo di implorarlo. Perché così, attireremo maggiormente i favori di Dio.
|
|
|
|
Martedì 16 Novembre 2010
Martedì della XXXIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 19,1-10
Meditazione del giorno Giovanni Paolo II Lettera ai Sacerdoti per il Giovedì Santo 2002 cor. - © Libreria Editrice Vaticana
« Oggi la salvezza è entrata in questa casa »
Mi pare che quanto avviene tra Gesù e il «capo dei pubblicani» di Gerico somigli per vari aspetti ad una celebrazione del Sacramento della misericordia... Ogni incontro di un prete con un fedele che chiede di confessarsi... può essere sempre, per la grazia sorprendente di Dio, quel «luogo» vicino al sicomoro in cui Cristo levò gli occhi verso Zaccheo. Quanto gli occhi di Cristo abbiano penetrato l'animo del pubblicano di Gerico è per noi impossibile misurarlo. Sappiamo però che sono, quelli, gli stessi occhi che fissano ciascuno dei nostri penitenti. Nel sacramento della Riconciliazione, il prete è strumento di un incontro soprannaturale con leggi proprie, che dobbiamo soltanto rispettare e assecondare.
Dovette essere, per Zaccheo, un'esperienza sconvolgente sentirsi chiamare per nome. Quel nome era, da tanti suoi compaesani, caricato di disprezzo. Ora egli lo sentiva pronunciare con un accento di tenerezza, che esprimeva non solo fiducia, ma familiarità, e quasi urgenza di un'amicizia. Sì, Gesù parla a Zaccheo come un amico di vecchia data, forse dimenticato, ma che non per questo ha rinunciato alla sua fedeltà, ed entra perciò, con la dolce pressione dell'affetto, nella vita e nella casa dell'amico ritrovato: «Scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Colpisce, nel racconto di Luca, il tono del linguaggio: tutto è così personalizzato, così delicato, così affettuoso! Non si tratta solo di toccanti tratti di umanità. C'è, dentro questo testo, un'urgenza intrinseca, che Gesù esprime come rivelatore definitivo della misericordia di Dio.
|
|
|
|
Mercoledì 17 Novembre 2010
Mercoledì della XXXIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 19,11-28
Meditazione del giorno San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa Omelia sui commerci
Un commercio preziosissimo
Il Verbo del Padre, il Figlio unico di Dio, il gran mediatore ci ha portato il prezzo della nostra redenzione. Non potremo mai stimare a sufficienza quel commercio preziosissimo per cui il Figlio del Re è diventato la merce di scambia, e il giusto è stato dato per il peccatore. Misericordia assolutamente gratuita, amore perfettamente disinteressato, bontà stupenda, commercio del tutto sproporzionato in cui il Figlio di Dio è stato consegnato al posto del servo, il Creatore è stato messo a morte al posto della creatura, il Signore condannato al posto del suo schiavo.
O mio Signore Gesù ! Tali sono le tue opere, tu che dalla luminosità del cielo, sei sceso nelle nostre tenebre d'inferno per illuminare il nostro carcere oscuro. Sei disceso dalla destra della divina maestà nella nostra miseria umana, per riscattare il genere umano ; sei disceso dalla gloria del Padre fino alla morte di croce, per trionfare sulla morte e sul suo autore. Tu solo, e nessun altro oltre a te, sei stato attirato dalla tua stessa bontà a riscattarci...
Che tutti i mercanti di Teman (Bar 3, 23) si ritirino da quel luogo : tu non hai scelto loro, bensì Israele, tu che nascondi questi misteri ai dotti e ai sapienti e li riveli ai tuoi piccoli e umili tuoi servi (Lc 10, 21). Signore, quanto volentieri io aderisco a questo commercio, perché questo è affar mio ! Ricorderò quanto hai fatto, poiché su questo tu vuoi che io mi soffermi... Farò dunque fruttare quel talento che mi ai consegnato fino al tuo ritorno, e ti andrò incontro con grande gioia. Dio voglia che io senta allora queste dolci parole : « Bene, servo buono e fedele ! Prendi parte alla gioia del tuo Padrone » (Mt 25, 21).
|
|
|
|
Giovedì 18 Novembre 2010
Giovedì della XXXIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 19,41-44
Meditazione del giorno Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa Commento sul Salmo 121
« Gerusalemme, se avessi compreso anche tu, la via della pace ! »
« O Gerusalemme, sei costruita come una città ! I nostri piedi si fermano alle tue porte » (Sal 121, 2-3). Perché tutto è saldo laddove non passanulla : vuoi essere saldo e non passare mai ? Corri verso questa città, verso la Gerusalemme nuova dove tutto è saldo... « O Gerusalemme, la pace sia nella tua fortezza ! (v. 7). O città che si costruisce partecipando all'essere stesso di Dio, la pace sia nella tua fortezza.
La tua fortezza e la tua stabilità, sono il tuo amore, « l'amore forte come la morte » (Ct 8, 6). L'amore distrugge ciò che siamo stati, affinché diventiamo ciò che non eravamo, per integrarci nella città e stabilirci in Dio : « Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio » (Col 3, 3), in Gerusalemme dove Dio è Sorgente inesauribile, l'Essere stesso, della cui stabilità parteciperà tutta la città.
|
|
|
|
Venerdì 19 Novembre 2010
Venerdì della XXXIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 19,45-48
Meditazione del giorno Sant'Ignazio d'Antiochia (? - circa 110), vescovo et martire Lettera agli Efesini, 3-4, 9
« Sta scritto : 'La mia casa sarà casa di preghiera' »
Vi esorto a fare tutti uniti la volontà di Dio, perché anche Gesù Cristo agisce in tutto secondo il volere del Padre... Allo stesso modo, i vescovi, insediati fino ai confini della terra agiscono secondo il volere di Gesù Cristo. Per cui è giusto che voi seguiate le disposizioni dei vescovi, che vi guidano secondo Dio : ma questo lo fate già, istruiti con sapienza dallo Spirito Santo. Infatti il vostro collegio dei presbiteri, degno di essere nominato e della lode di Dio, è così unito al vescovo come le corde alla cetra ; perciò la vostra concordia è mutua dilezione è come un inno il cui maestro è Gesù Cristo. Ciascuno di voi si studi di far coro. Nell'armonia della concordia e all'unisono con il tono di Dio, a una voce innegiate al Padre e al suo dilettissimo Figlio Gesù Cristo...
Ci ha liberati Gesù Cristo, fondandoci sulla roccia come pietre scelte destinate al tempio di Dio Padre, elevate in alto da Cristo per noi crocifisso ; confortati dallo Spirito Santo e introdotti nella fede, siamo innalzati dalla terra al cielo per mezzo dell'amore, per una strada pura da ogni macchia... Beati dunque siete voi, tempio di Dio e dello Spirito Santo, adorni di tutte le ricchezze, secondo le parole di Gesù Cristo... Mi rallegro perciò per voi, perché non dirigete il cuore alle cose vane, né amate le opere della carne, ma le opere che sono secondo Dio.
|
|
|
|
Sabato 20 Novembre 2010
Sabato della XXXIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 20,27-40
Meditazione del giorno ConcilioVaticano II Constituzione sulla Chiesa « Gaudium et spes », § 18
« Non è Dio dei morti, ma dei vivi »
In faccia alla morte l'enigma della condizione umana raggiunge il culmine. L'uomo non è tormentato solo dalla sofferenza e dalla decadenza progressiva del corpo, ma anche, ed anzi, più ancora, dal timore di una distruzione definitiva. Ma l'istinto del cuore lo fa giudicare rettamente, quando aborrisce e respinge l'idea di una totale rovina e di un annientamento definitivo della sua persona. Il germe dell'eternità che porta in sé, irriducibile com'è alla sola materia, insorge contro la morte. Tutti i tentativi della tecnica, per quanto utilissimi, non riescono a calmare le ansietà dell'uomo: il prolungamento di vita che procura la biologia non può soddisfare quel desiderio di vita ulteriore, invincibilmente ancorato nel suo cuore.
Se qualsiasi immaginazione vien meno di fronte alla morte, la Chiesa invece, istruita dalla Rivelazione divina, afferma che l'uomo è stato creato da Dio per un fine di felicità oltre i confini delle miserie terrene. Inoltre la fede cristiana insegna che la morte corporale, dalla quale l'uomo sarebbe stato esentato se non avesse peccato, sarà vinta un giorno, quando l'onnipotenza e la misericordia del Salvatore restituiranno all'uomo la salvezza perduta per sua colpa. Dio infatti ha chiamato e chiama l'uomo ad aderire a lui con tutto il suo essere, in una comunione perpetua con la incorruttibile vita divina. Questa vittoria l'ha conquistata il Cristo risorgendo alla vita, liberando l'uomo dalla morte mediante la sua morte. Pertanto la fede, offrendosi con solidi argomenti a chiunque voglia riflettere, dà una risposta alle sue ansietà circa la sorte futura; e al tempo stesso dà la possibilità di una comunione nel Cristo con i propri cari già strappati dalla morte, dandoci la speranza che essi abbiano già raggiunto la vera vita presso Dio.
|
|
|
|
Domenica 21 Novembre 2010
Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'universo, solennità : Lc 23,35-43
Meditazione del giorno San Giovanni Crisostomo (circa 345-407), vescovo d'Antiochia poi di Costantinopoli, dottore della Chiesa Discorsi sulla Croce e il ladrone, 1, 2 : PG 49, 401
« Quando entrerai nel tuo regno »
Il paradiso chiuso da migliaia di anni è stato aperto per noi "oggi" dalla croce. Infatti, oggi, Dio vi ha introdotto il ladrone. Compie, in questo, due meraviglie: apre il paradiso e vi fa entrare un ladro. Oggi Dio ci ha reso la nostra antica patria, oggi ci ha ricondotti nella città eterna, oggi ha aperto la sua casa all'intera umanità. "Oggi, dice, sarai con me in paradiso". Cosa stai dicendo, Signore? Sei crocifisso, inchiodato e prometti il paradiso? – Sì, affinché tu possa imparare quale è la mia potenza sulla croce...
Non è risuscitando un morto, né comandando il mare e i venti, né cacciando i demoni, bensì crocifisso, inchiodato, coperto d'insulti, di sputi, di scherzi e di oltraggi, che egli ha potuto cambiare il cattivo destino del ladro, affinché tu vedessi i due aspetti della sua potenza. Scosse tutta la creazione, spezzò le rocce e attirò l'anima del ladro, più dura della pietra...
Sicuramente, nessun re permetterebbe a un ladro o a un altro suo soggetto di sedersi con lui mentre fa il suo ingresso in una città. Questo, invece, Cristo l'ha fatto: quando entra nella sua santa patria, vi introduce un ladro insieme con lui. Facendo questo, non disprezza il paradiso, non lo disonora con la presenza di una ladro; proprio al contrario egli onora il paradiso perché è un onore per il paradiso avere un padrone capace di rendere un ladro degno delle sue delizie. Nello stesso modo, quando egli introduce i pubblicani e le prostitute nel Regno dei cieli, non è per disprezzarlo ma piuttosto per il suo onore, perché gli mostra che il padrone del Regno dei cieli è abbastanza forte per rendere prostitute e pubblicani rispettabili al punto di essere degni di tale onore e di tale dono.
|
|
|
|
Lunedì 22 Novembre 2010
Lunedì della XXXIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 21,1-4
Meditazione del giorno Beato Charles de Foucauld (1858-1916), eremita e missionario nel Sahara Meditazioni sul Vangelo, in opere spirituali, (1958), p. 184.
Dare tutto per ricevere tutto
Dio non ha collegato la salvezza alla scienza, all'intelligenza, alla ricchezza, ad una lunga esperienza o a doni rari, che non tutti hanno ricevuto, no. L'ha collegata a ciò che può stare nelle mani di tutti, assolutamente tutti, dei giovani come degli anziani, degli uomini di ogni età e di ogni classe, di ogni intelligenza e di ogni fortuna. L'ha collegata a ciò che tutti possono dargli, a ciò che ogni uomo chiunque egli sia può dargli, mediante un pò di buona volontà : un pò di buona volontà, ecco tutto ciò che occorre per guadagnare quel cielo che Gesù collega all'umiltà, al farsi piccolo, al prendere l'ultimo posto, all'obbedire, che collega, altrove, alla povertà di spirito, alla purezza di cuore, all'amore della giustizia, allo spirito di pace. Speriamo, poiché in virtù della misericordia di Dio, la salvezza è così vicina a noi, anzi è già nelle nostre mani, e ci basta un pò di buona volontà per ottenerla.
|
|
|
|
Martedì 23 Novembre 2010
Martedì della XXXIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 21,5-11
Meditazione del giorno San Cirillo di Gerusalemme (313-350), vescovo di Gerusalemme, dottore della Chiesa Catechesi, 15
« Segni grandi dal cielo »
«Il Signore verrà dal cielo sulle nubi, come vi è salito sulle nubi» (At 1,9). Lo disse egli stesso: «Vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo con potenza e gloria grande» (Mt 24,30). Ma quale segno della venuta del Signore sarà tale da impedire alla tracotanza della potenza avversa di scimmiottarlo? La croce, vero e proprio distinvo del Cristo. Secondo sta scritto, «allora apparirà il segno del Figlio dell'uomo» (Mt 24,30). Il segno distintivo del Cristo è veramente la croce. Il segno di una croce luminosa precederà il Re, perché riconoscano chi hanno crocifisso, insidiato e angariato, e tutte le tribù battendosi il petto dicano: «Ecco chi abbiamo schiaffeggiato, quel volto che abbiamo coperto di sputi, colui che abbiamo legato e oltraggiato fino a infliggergli l'ignominia della croce». Diranno: «Dove avremo scampo davanti alla tua ira?» (Ap 6,16). «Anche se avesimo a difesa schiere di angeli, non sapremmo dove trovare rifugio dal tuo cospetto».
Il segno della croce terrorizzerà i nemici di Cristo! Sarà invece fonte di gioia per i credenti suoi amici e araldi che per lui avranno patito. Ma a chi toccherà allora questa beatitudine di essere trovato amico di Cristo? Perché i suoi eletti non vadano confusi con i suoi nemici, infatti, il re glorioso assiso sullo stesso trono del Padre tra schiere di angeli no trascurerà i suoi servi: «Manderà i suoi angeli con una grande tromba a radunare tutti i suoi eletti dai quattro venti» (Mt 24,31). Colui che non disdegnò di prendersi cura di un solo giusto, Lot, potrà disinteressarsi di tanti giusti? Li farà chiamare a raccolta dagli angeli e fattili venire su carri di nubi, dirà loro: «Venite, benedetti dal Padre mio» (Mt 25,34).
|
|
|
|
Mercoledì 24 Novembre 2010
Mercoledì della XXXIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 21,12-19
Meditazione del giorno Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa Esposizioni sui salmi, 26, 2
« Nemmeno un capello del vostro capo perirà.Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime »
«Contro di me sono insorti testimoni che spirano violenza» (Sal 26,12)... Il salmista si dibatte nelle mani di coloro che lo perseguitano e lo tormentano; è senza fiato, fatica, ma tiene duro; rimane saldo perché Dio lo sostiene, Dio lo aiuta, Dio lo conduce, Dio lo guida. Allo stesso tempo trasportato dalla gioia, per quello che ha potuto ammirare e cantare, e oppresso dai gemiti per quello che ha dovuto sopportare, alla fine, respira e grida: «Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi» (v.13). Quanto sia dolce la bontà del Signore, immortale, incomparabile e immutabile! E quando ti vedrò, o bontà del Signore? «Sono certo di contemplarti», ma non sulla terra dei mortali, bensì «sulla terra dei viventi». Il Signore mi porterà fuori dalla terra dei mortali, lui che, per me, si è degnato di entrare in questa terra dei mortali e di morire fra le mani dei mortali...
Anche noi ascoltiamo la voce del Signore che di lassù ci esorta, ci consola; ascoltiamo la voce di colui che abbiamo come padre e madre (cf v. 10). Infatti egli ha ascoltato i nostri gemiti, ha visto i nostri sospiri, ha scrutato i desideri del nostro cuore, conosce «l'unica cosa che chiediamo» (v. 4). Grazie all'intercessione di Cristo, egli ha accolto favorevolmente la nostra unica preghiera, la nostra unica domanda. E mentre terminiamo il nostro pellegrinaggio in questo mondo, per quanto sia lunga la strada, non rifiuterà ciò che ha promesso. Ci dice: «Spera nel Signore». È onnipotente colui che ha promesso, è veritiero, è fedele. «Spera nel Signore, sii forte» (v. 14). Quindi non lasciarti turbare.
|
|
|
|
Giovedì 25 Novembre 2010
Giovedì della XXXIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 21,20-28
Meditazione del giorno Catechismo de la Chiesa cattolica § 668 – 671 - © Libreria Editrice Vaticana
Cristo verrà nella gloria
« Per questo Cristo è morto e ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi » (Rm 14,9). L'ascensione di Cristo al cielo significa la sua partecipazione, nella sua umanità, alla potenza e all'autorità di Dio stesso. Gesù Cristo è Signore: egli detiene tutto il potere nei cieli e sulla terra. Egli è « al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione » perché il Padre « tutto ha sottomesso ai suoi piedi » (Ef 1,21-22). Cristo è il Signore del cosmo e della storia. In lui la storia dell'uomo come pure tutta la creazione trovano la loro « ricapitolazione » (Ef 1,10), il loro compimento trascendente.
Come Signore, Cristo è anche il Capo della Chiesa che è il suo corpo (Ef 1,22). Elevato al cielo e glorificato, avendo così compiuto pienamente la sua missione, egli permane sulla terra, nella sua Chiesa... « Il regno di Cristo è già presente in mistero ». La Chiesa « di questo regno costituisce in terra il germe e l'inizio ». Dopo l'ascensione, il disegno di Dio è entrato nel suo compimento.Noi siamo già nell'« ultima ora » (1 Gv 2,18).
Già presente nella sua Chiesa, il regno di Cristo non è tuttavia ancora compiuto « con potenza e gloria grande » (Lc 21,27) mediante la venuta del Re sulla terra. Questo regno è ancora insidiato dalle potenze inique, anche se esse sono già state vinte radicalmente dalla pasqua di Cristo. Fino al momento in cui tutto sarà a lui sottomesso (Cf 1 Cor 15,28), « fino a che non vi saranno i nuovi cieli e la terra nuova, nei quali la giustizia ha la sua dimora, la Chiesa pellegrinante, nei suoi sacramenti e nelle sue istituzioni, che appartengono all'età presente, porta la figura fugace di questo mondo, e vive tra le creature, le quali sono in gemito e nel travaglio del parto sino ad ora e attendono la manifestazione dei figli di Dio » (LG 48; Rm 8,19.22). Per questa ragione i cristiani pregano, soprattutto nell'Eucaristia, per affrettare il ritorno di Cristo dicendogli: « Vieni, Signore » (Ap 22,20).
|
|
|
|
Venerdì 26 Novembre 2010
Venerdì della XXXIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 21,29-33
Meditazione del giorno Beato John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo PPS, IV, 13
« Guardate il fico »
La terra che vediamo non ci soddisfa. Essa é soltanto un inizio ; è soltanto una promessa di un al di là ; anche nella sua più grande gioia, quando si copre di tutti i suoi fiori, e ci mostra, nel modo più incantevole, tutti i suoi tesori nascosti, anche allora, questo non ci basta. Sappiamo che, in essa, c'è molto di più di quanto possiamo vedere. Un mondo di santi e di angeli, un mondo glorioso, il palazzo di Dio, il monte del Signore Sabaoth, la Gerusalemme celeste, il trono di Dio e di Cristo tutte queste meraviglie eterne, preziosissime, misteriose e incomprensibili si nascondono dietro ciò che vediamo. Ciò che vediamo è soltanto la scorza esteriore di un regno eterno ; e su questo regno, noi fissiamo gli occhi della nostra fede.
Mostrati, Signore, come nel tempo della tua Natività, in cui gli angeli visitarono i pastori. Che la tua gloria si schiuda come i fiori e le foglie sugli alberi. Per quanto brillanti siano il sole, e il cielo, e le nuvole, per quanto verdeggianti siano le foglie e i campi, per quanto dolce sia il canto degli uccelli, sappiamo che non è tutto lì, e non scambieremo la parte per il tutto. Queste cose procedono da un centro di amore e di bontà che è Dio stesso. Ma esse non sono la sua pienezza. Parlano del cielo, ma non sono il cielo ; sono soltanto, in un certo senso, dei raggi dispersi, e un fioco riflesso della sua immagine ; sono soltanto le briciole che cadono dalla tavola.
|
|
|
|
Sabato 27 Novembre 2010
Sabato della XXXIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 21,34-36
Meditazione del giorno Catechismo della Chiesa cattolica §672-673; 675; 677 - © Libreria Editrice Vaticana
« State bene attenti »
Il tempo presente è, secondo il Signore, il tempo dello Spirito e della testimonianza, ma anche un tempo ancora segnato dalla necessità (1 Cor 7,26) e dalla prova del male, che non risparmia la Chiesa e inaugura i combattimenti degli ultimi tempi. È un tempo di attesa e di vigilanza. Dopo l'ascensione, la venuta di Cristo nella gloria è imminente, anche se non spetta a noi « conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta » (At 1,7). Questa venuta escatologica può compiersi in qualsiasi momento ...
Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il « mistero di iniquità » sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell'Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l'uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne (2 Ts 2,3-12; 2 Gv 7)...
La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest'ultima pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e risurrezione. Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male che farà discendere dal cielo la sua Sposa. (Cf Ap,21,2-5) Il trionfo di Dio sulla rivolta del male prenderà la forma dell'ultimo giudizio dopo l'ultimo sommovimento cosmico di questo mondo che passa.
|
|
|
Primer
Anterior
346 a 360 de 1110
Siguiente
Último
|