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De: Enzo Claudio (Missatge original) |
Enviat: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Santi Angeli custodi, memoriaMeditazione del giornoSan Giovanni Maria Vianney (1786-1859), sacerdote, curato d'Ars Omelia per la festa degli Angeli custodi
“Mando un angelo”
Benché Dio sia sufficiente a se stesso, tuttavia usa gli angeli per governare il mondo... Se vediamo Dio prendersi tanta cura della nostra vita, dobbiamo concludere che la nostra anima è cosa ben grande e preziosa, se egli usa per la sua conservazione e santificazione quanto ha di più grande nella sua corte. Ci ha dato suo Figlio per salvarci; il Figlio stesso... dà a ciascuno di noi uno o più angeli, che si occupano unicamente di chiedergli per noi le grazie e gli aiuti necessari alla nostra salvezza... Oh, l'uomo sa poco chi è veramente, e quale lo scopo per cui è stato creato! Leggiamo nella Sacra Scrittura che il Signore dice al suo popolo: “Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato” (Es 23,20)...
Dobbiamo spesso invocare i nostri angeli custodi, rispettarli e soprattutto impegnarci a imitarli in tutte le azioni. La prima cosa da imitare in loro è il pensiero della presenza di Dio... Infatti, se siamo ben permeati della presenza di Dio, come potremo fare del male? Come sarebbero ben più accette a Dio le nostre virtù e tutte le nostre opere! ... Dio disse ad Abramo: “Vuoi essere perfetto? cammina davanti a me” (Gen 17,1). Come possiamo dimenticare così facilmente il buon Dio, mentre l'abbiamo sempre davanti a noi? Perché non abbiamo più rispetto e gratitudine verso i nostri angeli, che ci accompagnano giorno e notte? ... “Sono troppo miserabile – direte forse – per meritarlo”. Non solo, fratelli, Dio non vi perde un istante di vista, ma vi dà un angelo che non cessa di guidare i vostri passi. Oh, felicità troppo grande, ma troppo poco conosciuta dagli uomini! |
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A proposito...questa non è una Com che rientra nella categoria religiosa...e qui CHIUDO |
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Nei miei personali e migliori ricordi alla lettura collettiva seguiva la meditazione personale
San Francesco d'Assisi, Patrono d'Italia, festaMeditazione del giornoSant'Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa Commento al Vangelo di San Luca, 7, 45.59 ; SC 52
“Come agnelli in mezzo ai lupi”
Inviando i discepoli alla sua messe, che era stata ben seminata dal Verbo del Padre, ma richiedeva di essere lavorata, coltivata, curata con sollecitudine perché gli uccelli non rubino il seme, Gesù dice loro: “Ecco che vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”... Il Buon Pastore non avrebbe paura dei lupi per il suo gregge; i discepoli sono inviati non per essere una preda, ma per diffondere la grazia. La sollecitudine del Buon Pastore fa sì che i lupi non possono fare nulla contro gli agnelli che Egli invia. Li invia perché si realizzi la profezia di Isaia: “Il lupo e l'agnello pascoleranno insieme” (Is 65,25)... D'altra parte, i discepoli inviati non hanno forse l'ordine di non avere neanche un bastone in mano?...
Ciò che l'umile Signore ha prescritto, i discepoli lo compiono anche con la pratica dell'umiltà. Poiché Egli li manda a seminare la fede non con la costrizione, ma con l'insegnamento; non mostrando la forza del loro potere, ma facendo risaltare la dottrina dell'umiltà. Ed ha giudicato giusto aggiungere la pazienza all'umiltà, come testimonia Pietro: “oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta” (1Pt 2,23).
Ciò significa: “Siate miei imitatori: lasciate cadere il gusto della vendetta, rispondete all'arroganza non col male, ma con la pazienza che perdona. La dolcezza risponde in modo molto più forte agli insolenti”. |
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Venerdì della XXVI settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoBeato John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo Omelia “Christ hidden from the world”, PPS vol. 4, n. 16
« Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me »
La Chiesa è chiamata il corpo di Cristo. Essa è ora ciò che era il suo corpo materiale quando egli era visibile sulla terra. Essa è lo strumento della sua potenza divina. Ad essa occorre avvicinarsi per ottenere da lui il bene. E, quando essa viene insultata, fa nascere la sua ira. Eppure cos'è la Chiesa, a dire il vero, se non una entità umile che provoca a volte l'insulto e l'empietà negli uomini che non vivono di fede? Essa è un “vaso di creta” (2Cor 4,7)...
Sappiamo bene quanto siano imperfetti e fallibili anche i suoi ministri migliori, sottomessi alle passioni come tutti i loro fratelli. Eppure di loro Cristo ha detto, non soltanto riguardo agli apostoli ma pure ai sessantadue discepoli (ai quali i ministri cristiani sono senza dubbio paragonabili, rispetto ai loro incarichi) : «Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me e colui che mi ha mandato».
Inoltre, egli ha fatto dei poveri, dei deboli e degli afflitti i testimoni e gli agenti della sua presenza. E qui ancora, è naturale che siamo minacciati dalla stessa tentazione di disprezzarli e di trattarli con irriverenza. Ciò che era Cristo, i suoi discepoli lo sono allo stesso modo in questo mondo, e come la sua condizione oscura e debole portava gli uomini ad insultarlo e a maltrattarlo, così le stesse caratteristiche nei testimoni della sua presenza portano gli uomini ad insultarlo ora. In ogni tempo quindi, Cristo è in questo mondo, ma non in modo evidente; ora non di più che nei giorni della sua vita corporale. |
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Sabato della XXVI settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoSan Francesco (1182-1226), fondatore dei Fratelli minori Regola non bollata, § 17 (trad. Monastero virtuale)
“Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra”
Per cui scongiuro, nella carità che è Dio, tutti i miei frati occupati nella predicazione, nell'orazione, nel lavoro, sia chierici che laici, che cerchino di umiliarsi in tutte le cose, di non gloriarsi, né godere tra sé, né esaltarsi dentro di sé delle buone parole e delle opere anzi di nessun bene che Dio dice, o fa o opera talora in loro e per mezzo di loro, secondo quello che dice il Signore: "Non rallegratevi però in questo, perché vi stanno soggetti i demoni". E siamo fermamente convinti che non appartengono a noi se non i vizi e i peccati. ...Lo spirito del Signore invece vuole che la carne sia mortificata e disprezzata, vile e abbietta, e ricerca l'umiltà e la pazienza e la pura e semplice e vera pace dello spirito...
E restituiamo al Signore Dio altissimo e sommo tutti i beni e riconosciamo che tutti i beni sono suoi e di tutti rendiamogli grazie, perché procedono tutti da Lui. E lo stesso altissimo e sommo, solo vero Dio abbia, e gli siano resi ed Egli stesso riceva tutti gli onori e la reverenza, tutte le lodi e tutte le benedizioni, ogni rendimento di grazia e ogni gloria, poiché suo è ogni bene ed Egli solo è buono (Mc 10,18).
E quando vediamo o sentiamo maledire o fare del male o bestemmiare Dio, noi benediciamo e facciamo del bene e lodiamo il Signore che è benedetto nei secoli. Amen |
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XXVII Domenica del Tempo Ordinario - Anno BMeditazione del giornoCardinale Joseph Ratzinger (Benedetto XVI) Ritiro predicato al Vaticano, 1983
“Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso”
Stupisce costatare l'importanza che Gesù attribuisce al bambino, rivolgendosi a tutti con le parole: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18,3). Essere bambino non è dunque per Gesù una tappa semplicemente temporanea della vita dell'uomo, che viene dal suo destino biologico, e che dovrà in seguito scomparire totalmente. Nell'infanzia, ciò che è proprio dell'uomo si realizza in modo tale che chi ha perso l'essenza dell'infanzia ha perso se stesso.
Partendo da ciò, e ponendoci dal punto di vista umano, possiamo immaginare quale felice ricordo Cristo dovesse avere dei giorni della sua infanzia, quanto l'infanzia fosse rimasta in lui un'esperienza preziosa, una forma particolarmente pura di umanità. E partendo da ciò, potremo imparare ad avere uno sguardo particolare sul bambino che, disarmato, si affida al nostro amore.
Ma soprattutto ci si pone la seguente domanda: qual è precisamente il tratto caratteristico dell'infanzia che Gesù considera insostituibile? ... Prima di tutto dobbiamo ricordare che l'attributo essenziale di Gesù, che esprime la sua dignità, è quello di “Figlio”... L'orientamento della sua vita, il motivo all'origine e l'obiettivo che l'hanno determinato, si esprimono in una sola parola: “Abba, Padre” (Mc 14,36; Gal 4,6).Gesù sapeva che non era mai solo e, fino all'ultimo grido sulla croce, ha obbedito a colui che chiamava “Padre”, completamente rivolto verso di lui. Questo solo permette di spiegare che abbia rifiutato di definirsi re, o signore, o di attribuirsi qualsiasi altro titolo di potere, ma anzi sia ricorso ad un termine che potremmo tradurre anche con “bimbo”. |
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Lunedì della XXVII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoSan Gregorio Nisseno (circa 335-395), monaco e vescovo Omelia 15 sul Cantico dei Cantici ; PG 44, 1085-1087
Il buon samaritano
“Questo è il mio diletto, questo è il mio amico, o figlie di Gerusalemme” (Ct 5,16). La Sposa del Cantico mostra colui che cercava dicendo: “Ecco colui che cerco, colui che per diventare nostro fratello è salito dal paese di Giuda. E' diventato amico di colui che era caduto nelle mani dei briganti: ha guarito le sue piaghe con olio, vino e fasciature; l'ha fatto salire sulla propria cavalcatura; l'ha fatto riposare all'albergo; ha pagato due pezzi d'argento per il mantenimento; ha promesso di dare al suo ritorno quanto fosse stato speso in più per compiere i suoi ordini”. Ognuno dei particolari ha un significato evidente.
Il dottore della Legge tentava il Signore e voleva mostrarsi superiore agli altri; nel suo orgoglio si mette alla pari degli altri, dicendo: “Chi è il mio prossimo?” Il Verbo allora gli espone, sotto forma di un racconto, tutta la storia santa della misericordia: racconta la discesa dell'uomo, l'imboscata dei briganti, la perdita della veste incorruttibile, le ferite del peccato, l'appropriazione da parte della morte di metà della nostra natura (poiché la nostra anima è rimasta immortale), il passaggio inutile della Legge (poiché né il sacerdote né il levita hanno curato le piaghe di colui che era caduto nelle mani dei briganti).
“E' impossibile infatti eliminare i peccati con il sangue di tori e di capri” (Eb 10,4): solo poteva farlo colui che ha preso la natura umana – dei Giudei, dei Samaritani, dei Greci – in una parola di tutta l'umanità. Col suo corpo, come cavalcatura, è andato là dov'è la miseria dell'uomo. Ha guarito le sue piaghe, l'ha fatto riposare su di sé ed ha fatto per lui della sua misericordia un albergo, dove tutti quelli che sono affaticati e oppressi trovano il ristoro (Mt 11.28). |
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Meditazione del giornoOddone di Canterbury (? - 1200), monaco benedettino Omelia per la festa dell'Assunzione
Marta e Maria riunite
Nel vangelo ci è presentato Gesù accolto da due sorelle, una lo serviva mentre l'altra si dedicava all'ascolto della sua parola. Questo si applica alla beata Vergine Maria.
In queste due donne di cui parla la Scrittura, è solito vedere il simbolo delle due forme di vita nella Chiesa. Marta rappresenta la vita attiva, e Maria la vita contemplativa. Marta faticava nelle opere di misericordia; Maria si riposava, guardando. Quella attiva si dedica all'amore per il prossimo, quella contemplativa all'amore per Dio. Ora, Cristo è Dio e uomo. Ed è stato circondato dall'unico amore della beata Vergine Maria, quando lei serviva la sua umanità e quando era attenta alla contemplazione della sua divinità...
Altri servono le membra del corpo di Cristo; Maria serviva Cristo in persona... e non soltanto nelle azioni esteriori, ma nella propria sostanza: gli offrì l'ospitalità del suo seno. Nella sua infanzia, aiutò la debolezza della sua umanità, accarezzandolo, facendogli il bagno, curandolo; lo portò in Egitto per sfuggire la persecuzione di Erode e lo ricondusse; alla fine, dopo molti servizi, stette presso di lui mentre moriva sulla croce e fu presente alla sua sepoltura... In tal modo lei è stata Marta, e non ha uguali per il servizio.
Anche nella contemplazione, nella parte di Maria, lei supera tutti. In verità, quale contemplativa era Maria, che portava in seno la divinità unita alla sua carne nella persona del Figlio di Dio! E lo ascoltava, parlava con lui, lo contemplava e di lui godeva. “In lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza” (Col 2, 3)... Quale contemplativa era Maria che contemplava nell'Unigenito Figlio di Dio, generato dalla sua carne, la gloria di tutta la Trinità. |
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Mercoledì 10 Ottobre 2012
Mercoledì della XXVII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoSan Cipriano (circa 200-258), vescovo di Cartagine e martire Dal trattato « Sul Padre nostro », 9-11, PL 4, 520s ; CSEL 3,1
I suoi figli nel Figlio suo
Quali e quante poi sono, fratelli carissimi, le rivelazioni della preghiera del Signore ! Esse si trovano raccolte in una invocazione brevissima, ma carica di spirituale potenza. Non c'è assolutamente nulla che non si trovi racchiuso in questa nostra preghiera di lode e di domanda. È scritto : «Quando pregate, dite : Padre nostro che sei nei cieli».
L'uomo nuovo, rinato e restituito, mediante la grazia, al suo Dio, dice innanzi tutto : «Padre», perché è divenuto suo figlio. Il Verbo, la Parola di Dio, «venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio : a quelli che credono nel suo nome» (Gv 1,11-12). Dunque, chi ha creduto nel suo nome ed è diventato figlio di Dio, deve cominciare col rendere grazie e riconoscersi figlio suo... Non dobbiamo esser paghi, fratelli carissimi, di considerare e capire perché chiamiamo Padre Colui che è nei cieli ; difatti aggiungiamo : «Padre nostro», cioè Padre di tutti quelli che credono nel suo Figlio, di tutti quelli che sono stati santificati da lui, e sono stati rigenerati per mezzo della grazia spirituale : questi hanno incominciato ad essere figli di Dio.
Quanto è preziosa la grazia del Signore, quanto alta la sua degnazione e magnifica la sua bontà verso di noi ! Egli ha voluto che celebrassimo la nostra preghiera davanti a lui e lo invocassimo col nome di Padre! E come Cristo è Figlio di Dio, così noi pure siamo chiamati figli di Dio. Questo nome, nessuno di noi oserebbe pronunziarlo nella preghiera, se egli stesso non ci avesse permesso di pregare così.
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Giovedì della XXVII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoGiuliana di Norwich (tra 1342-1430 cc), reclusa inglese Libro delle Rivelazioni, cap. 6
“Cercate e troverete”
Mi è venuto in mente come in genere preghiamo, come per ignoranza e mancanza di esperienza dell'amore, ricorriamo a molte domande. Ho capito in verità che Dio riceve più gloria ed ha più piacere quando lo preghiamo col semplice abbandono alla sua bontà... Tutti i mezzi che usiamo per pregare, sono troppo poco; non è dare pienamente gloria a Dio. Poiché tutto è compreso nella sua bontà; non gli manca nulla. ...
La preghiera più alta è la conoscenza della bontà di Dio, che si china fino ai nostri più bassi bisogni. E' la scintilla dell'anima nostra, che la vivifica e la fa crescere in grazia e virtù. E' l'attributo divino più vicino alla nostra povera natura, più sollecito nella grazia. E' questa stessa grazia che l'anima cerca e sempre cercherà, fino a che conosceremo veramente che il nostro Dio ci ha tutti presi in sé. ...
Lui, l'Altissimo, ama la nostra anima in modo così grande che tale amore supera la conoscenza di ogni creatura; nessuno può capire con quale intensità, dolcezza, tenerezza ci ami il nostro Creatore. Tuttavia possiamo, con la sua grazia ed il suo aiuto, contemplare spiritualmente, nella continua meraviglia, questo amore grande, sovrabbondante, senza misura, che il Signore nella sua bontà possiede per tutti noi. Perciò possiamo chiedere con umile confidenza tutto ciò che vogliamo, poiché la nostra volontà naturale è possedere Dio ed il buon volere di Dio è di possederci. Mai cesseremo di volere e desiderare in questa maniera, fino a che possederemo Dio nella pienezza della gioia. |
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Venerdì della XXVII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoPseudo-Macario, monaco anonimo del 6o secolo che attribuisce le sue omelie a San Macario Egiziano Omelia 33 ; PG 34, 741-743
« La sua casa siamo noi » (Eb 3, 6)
Il Signore si stabilisce in un'anima fervente. Fa di essa il suo trono di gloria, vi si siede e vi dimora... Come la casa abitata dal suo padrone è tutta grazia, ordine e bellezza, così l'anima con la quale e nella quale il Signore dimora è tutta ordine e bellezza. Possiede il Signore e tutti i suoi tesori spirituali. Egli ne è l'abitante, ne è il capo.
Invece, orrenda è la casa il cui padrone e assente, il cui Signore è lontano ! Va in rovina, crolla, si riempie di sozzure e di disordine. Diventa, secondo la parola del profeta, un covo di serpenti e di demoni (Is 34, 14). La casa abbandonata si riempie di gatti, di cani, di immondizie. Com'è infelice quell'anima che non può rialzarsi dalla sua caduta funesta, che si lascia trascinare e giunge ad odiare il suo sposo e strappare i suoi pensieri da Gesù Cristo !
Ma quando il Signore la vede raccogliersi e cercare giorno e notte il suo Signore, gridare verso di lui com'egli stesso la invita : « Pregate sempre, senza stancarvi », allora « Dio le farà giustizia » (Lc 18, 1.7) – l'ha promesso – e la purificherà da ogni cattiveria. La farà sua sposa « senza macchia, né ruga » (Ef 5, 27). Credi nella sua promessa ; è verità. Guarda se la tua anima ha già trovato la luce che rischiarerà i suoi passi e il Signore che è suo cibo e bevanda. Queste cose ti mancano ancora ? Cercale giorno e notte, le troverai. |
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Sabato della XXVII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoSanta Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] (1891-1942), carmelitana, martire, compatrona d'Europa
« Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano »
E' nel silenzio eterno della vita intima di Dio che è stata presa la decisione della Redenzione. E' nell'oscurità di una silenziosa casa di Nazareth che la fortezza dello Spirito Santo è discesa sulla Vergine, sola e in orazione, e l'incarnazione del Salvatore si è realizzata. Poi, riunita intorno alla Vergine silenziosa in preghiera (At 1, 14), la Chiesa nascente aspettava la nuova effusione dello Spirito, che era stata promessa per darle vita, per darle la sua chiarezza interiore, la sua fecondità e la sua efficacia.
In questo dialogo silenzioso fra gli esseri benedetti da Dio e il loro Signore si preparano gli eventi della storia della Chiesa, visibili da lontano e che rinnovano la faccia della terra (Sal 104, 30). La Vergine, che serbava nel suo cuore ogni parola detta dal Signore (Lc 2, 19 ; 1, 45), prefigura coloro che sono vigilanti, in cui la preghiera sacerdotale di Gesù rinasce senza sosta per la vita.
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XXVIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno CMeditazione del giornoBeato John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo PPS III, n° 9
« Gesù, fissatolo, lo amò »
Dio ti guarda personalmente, chiunque tu sia. Egli "ti chiama per nome" (Gv 10,3). Ti vede, ti comprende perché ti ha creato. Egli sa quello che passa dentro di te, conosce tutti i tuoi sentimenti e pensieri, le tue inclinazioni e le cose che ti piacciono, la tua forza e la tua debolezza... Tu non sei soltanto la sua creatura - sebbene Egli abbia cura perfino degli uccelli del cielo (Mt 10, 29)... - tu sei un uomo redento e santificato, il suo figlio adottivo che gode del favore di una parte di quella gloria e beatitudine che fluisce da Lui eternamente nel Figlio Unigenito.
Tu sei stato scelto per essere suo... Tu sei uno di quelli che Cristo incluse nella sua preghiera, suggellata dal suo sangue prezioso. Quale pensiero è mai questo, pensiero quasi troppo alto per la nostra fede! Quando ci riflettiamo, non si può non reagire come Sara che ha riso per la meraviglia e la confusione (Gen 18,12). « Che cosa è l'uomo », che cosa siamo noi, che cosa sono io, perché il Figlio di Dio « si curi di me ? » (Sal 8,5). Che cosa sono io... perché egli mi abbia rifatto nuovo... e abbia fatto del mio cuore la sua dimora ?
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Lunedì della XXVIII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoSan Pietro Crisologo (circa 406-450), vescovo di Ravenna, dottore della Chiesa Discorsi, 3 ; PL 52, 303-306 ; CCL 24, 211-215
« Questa generazione cerca un segno »
E' Giona stesso che decide di essere gettato fuori dalla nave: “Prendetemi e gettatemi in mare” dice (Gn 1, 12) – il che designa la Passione volontaria del Signore... Ma ecco che compare un mostro marino, un grosso pesce si avvicina, che deve pienamente compiere e manifestare la Risurrezione del Signore, o piuttosto realizzare questo mistero. Il mostro qui è immagine terrificante dell'inferno: quando la sua bocca affamata si avventa sul profeta, gusta e assimila la potenza del suo Creatore, e divorandolo si destina in effetti a non divorare più nessuno. Il soggiorno temibile delle sue viscere prepara la dimora dell'ospite dall'alto: per cui quello che era stato causa di malasorte diviene l'imbarcazione imprevedibile di una traversata necessaria, trattenendo il suo passeggero e rigettandolo dopo tre giorni sull'asciutto. Così era distribuito ai pagani quello che veniva strappato ai nemici di Cristo. E quando essi hanno domandato un segno, il Signore ha giudicato di dar loro solo questo segno, attraverso il quale avrebbero capito che la gloria che avevano sperato di ricevere da Cristo veniva data anche ai pagani...
A causa della malvagità dei suoi nemici, Cristo è stato immerso negli abissi del caos dell'inferno; per tre giorni, egli ne ha percorso tutti gli anfratti; perciò, quando da là è risorto, ha manifestato allo stesso tempo la crudeltà dei suoi nemici, la propria grandezza e il trionfo sulla morte.
Perciò sarà giusto che quelli di Ninive sorgano nel Giudizio a condannare questa generazione; perché essi alla predicazione di un solo profeta naufrago, straniero, sconosciuto si convertirono; mentre questa generazione, dopo tante opere mirabili, tanti miracoli, anzi con tutto lo splendore della risurrezione, non sono divenuti credenti, né si sono convertiti. |
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Martedì della XXVIII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoSan Rafael Arnaiz Baron (1911-1938), monaco trappista spagnolo Scritti spirituali, 04/03/1938
Voi purificate l'esterno, ma Dio si trova all'interno
Se il mondo che cerca Dio sapesse! Se i sapienti che cercano Dio nella conoscenza intellettuale e nelle vane discussioni sapessero; se gli uomini sapessero dove si trova Dio! Quante guerre sarebbero impedite; quanta pace ci sarebbe nel mondo, quante anime sarebbero salvate. Insensati e stolti, voi che cercate Dio dove non c'è! Ascoltate e meravigliatevi: Dio è nel cuore dell'uomo, io, lo so. Ma, vedete, Dio vive nel cuore dell'uomo quando il cuore è distaccato da tutto ciò che non è lui, quando il cuore si accorge che Dio bussa alla sua porta (Ap 3,20) e, spazzando e ripulendo tutti i suoi appartamenti, si dispone così a ricevere colui che solo sazia veramente.
Com'è dolce vivere in questo modo, con Dio nel più profondo del cuore; quale dolcezza più grande che vedersi pieno di Dio!... Come costa poco, o piuttosto costa nulla, fare tutto ciò che lui vuole, poiché amiamo la sua volontà, ed anche il dolore e la sofferenza diventano pace, poiché soffriamo per amore. Dio solo sazia l'anima e la riempie pienamente. ... Vengano pure i sapienti e chiedano dove è Dio : Dio si trova lì dove il sapiente, con tutta la sua scienza piena di orgoglio, non può arrivare. |
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