Pàgina principal  |  Contacte  

Correu electrònic:

Contrasenya:

Inscriviu-vos ara!

Heu oblidat la vostra contrasenya?

Amico Web di Francesca
 
Novetats
  Afegeix-te ara
  Plafó de missatges 
  Galeria d’imatges 
 Arxius i documents 
 Enquestes i Tests 
  Llistat de Participants
  
 ღ-TUTTI I POST-ღ 
 ♥LA ♥ NOSTRA ♥ CHAT♥ 
 ♥ AMICO ♥ WEB ♥ 
 ღ COMUNICAZIONIღ 
 ✿.。GENERALE.。✿ 
  
 ✿AFORISMI ✿ 
 ✿AMICI✿ANIMALI✿ 
 ✿AMICIZIA✿ 
 ✿ARTE✿ 
 ✿ASTROLOGIA ✿ 
 ✿ATTUALITA✿ 
 ✿BIBLIOTECA✿ 
 ✿BUTTERFLY✿ 
 CARA✿ALDA✿ 
 ✿CUCINO IO✿ 
 ✿CURIOSITA✿ 
 FAVOLE✿STORIE 
 ✿FRANCESCA ✿ 
 ✿GABBIANO✿ 
 ✿ GIF✿ 
 ✿GIOCHI ✿ 
 ✿GRANDI MITI ✿ 
 ✿HAIKU✿ 
 ✿IMMAGINI✿ 
 ✿INDIANI...✿ 
 ✿LINK AMICI✿ 
 MEDICINA✿SCIENZE 
 ✿.·:*MISTERI*:·.✿ 
 ✿MOTHERSIXTEN✿ 
 ✿MUSICA E VIDEO✿ 
 ✿PIANTE E FIORI ✿ 
 ✿POESIE✿ 
 ✿PROVERBI ✿ 
 ✿PROVE✿ 
 ✿QUIZ E TEST✿ 
 ✿RELIGIONE✿ 
 ✿ RIFLESSIONI✿ 
 S.GIOVANNI ROTONDO 
 SERVIZI ✿UTILI 
 ✿SFONDI ✿ 
 ✿UMORISMO✿ 
 ✿UN ADDIO A..✿ 
  
 .·:*DONNA*:·. 
 ♥♥♥MAMMA♥♥♥ 
 ┊┊★┊┊N@t@le┊┊★┊┊ 
 ♥PASQUA♥ 
 ♥S@n♥V@lentino♥ 
  
  
 
 
  Eines
 
Religione: Da meditare
Triar un altre plafó de missatges
Tema anterior  Tema següent
Resposta  Missatge 1 de 1110 del tema 
De: Enzo Claudio  (Missatge original) Enviat: 30/11/2009 17:03

Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:

Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!

Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.

Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?

Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?

Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?

Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:

"Signore, non cessare di amarci, mai"



Primer  Anterior  1006 a 1020 de 1110  Següent   Darrer 
Resposta  Missatge 1006 de 1110 del tema 
De: lore luc Enviat: 17/09/2012 03:54

Lunedì  17 Settembre  2012

 
Lunedì della XXIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
San Francesco d'Assisi (1182-1226), fondatore dei Fratelli minori
Regola non bollata, 17

« Non sono degno che tu entri sotto il mio tetto »

Scongiuro, nella carità che è Dio, tutti i miei frati occupati nella predicazione, nell'orazione, nel lavoro, sia chierici che laici, che cerchino di umiliarsi in tutte le cose, di non gloriarsi, né godere tra sé, né esaltarsi dentro di sé delle buone parole e delle opere anzi di nessun bene che Dio dice, o fa o opera talora in loro e per mezzo di loro, secondo quello che dice il Signore: «Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi» (Lc 10,20). E siamo fermamente convinti che non appartengono a noi se non i vizi e i peccati. E dobbiamo anzi godere quando siamo esposti a diverse prove, e quando sosteniamo qualsiasi angustia o afflizione di anima o di corpo in questo mondo in vista della vita eterna.

Quindi tutti noi frati guardiamoci da ogni superbia e vana gloria; e difendiamoci dalla sapienza di questo mondo e dalla prudenza della carne. Lo spirito della carne, infatti, vuole e si preoccupa molto di possedere parole, ma poco di attuarle, e cerca non la religiosità e la santità interiore dello spirito, ma vuole e desidera avere una religiosità e una santità che appaia al di fuori agli uomini. È di questi che il Signore dice: « In verità vi dico, hanno ricevuto la loro ricompensa » (Mt 6,2). Lo spirito del Signore invece vuole che la carne sia mortificata e disprezzata, vile e abbietta, e ricerca l'umiltà e la pazienza e la pura e semplice e vera pace dello spirito; e sempre desidera soprattutto il divino timore e la divina sapienza e il divino amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.



Resposta  Missatge 1007 de 1110 del tema 
De: lore luc Enviat: 18/09/2012 03:19

Martedì  18 Settembre  2012

 
Martedì della XXIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorsi, 98 (Nuova Biblioteca Agostiniana)

« Giovinetto, dico a te, alzati »

Nessuno che è cristiano deve dubitare che ancora adesso vengono risuscitati dei morti. Orbene, ogni persona ha occhi con cui può vedere i morti risorgere, come risuscitò il figlio di quella vedova di cui parla il brano del Vangelo letto poc'anzi, ma non tutti hanno la possibilità di vedere risorgere persone morte quanto allo spirito, tranne quelli già risorti nello spirito. È più importante risuscitare uno destinato a vivere eternamente che risuscitare uno destinato a morire nuovamente.

Della risurrezione di quel giovanetto si rallegrò la madre vedova ; della risurrezione spirituale d'ogni giorno di tante persone si rallegra la madre Chiesa. Quello era morto fisicamente, quelle invece erano morte spiritualmente. La morte visibile del giovanetto era pianta in modo visibile; quanto alla morte di quelle persone invece né ci si pensava, né si vedeva. Ci pensava però Colui che conosceva i morti; conosceva i morti solo Colui che poteva dar loro la vita. Se infatti il Signore non fosse venuto per risuscitare i morti, l'Apostolo non direbbe: « Svégliati, tu che dormi; sorgi dai morti e t'illuminerà Cristo » (Ef 5,14).


Resposta  Missatge 1008 de 1110 del tema 
De: lore luc Enviat: 19/09/2012 01:55
 

Mercoledì  19 Settembre  2012

Mercoledì della XXIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
San Basilio (circa 330-379), monaco e vescovo di Cesarea in Cappadocia, dottore della Chiesa
Regole più ampie, Prologo

Dio ci chiama instancabilmente alla conversione

Fratelli, non rimaniamo nella spensieratezza e nella rilassatezza; non rimandiamo sempre con leggerezza, a domani o a più tardi, il cominciare a metterci all'opera. “Ecco il momento favorevole, dice l'apostolo Paolo, ecco ora il giorno della salvezza” (2 Cor 6,2). Ora è il tempo della penitenza, verrà il giorno della ricompensa. Ora Dio viene in aiuto a coloro che si distolgono dal male; poi egli sarà il giudice degli atti, della parole e dei pensieri degli uomini. Oggi approfittiamo della sua pazienza; poi conosceremo la giustizia dei suoi giudizi, alla risurrezione, quando avremo la ricompensa ciascuno secondo le proprie opere.

Fino a quando rimanderemo dunque la nostra obbedienza a Cristo che ci chiama nel suo Regno celeste? Non ci purificheremo? Non ci decideremo ad abbandonare il nostro solito modo di vivere, per seguire fino in fondo il Vangelo?



Resposta  Missatge 1009 de 1110 del tema 
De: lore luc Enviat: 20/09/2012 03:40

Giovedì  20 Settembre  2012

 
Giovedì della XXIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Attribuito a San Macario ( ? - 405), monaco in Egitto San Macario ( ? - 405), monaco in Egitto
Omelie spirituali, 30, 9

L'accoglienza del fariseo e l'accoglienza della peccatrice

Accogliamo il nostro Dio e Signore, il vero medico, l'unico che, venendo da noi, è capace di guarire le nostre anime, lui che ha tanto sofferto per noi. Bussa senza stancarsi alla porta dei nostri cuori perché gli apriamo, così da entrare e riposare nelle nostre anime, perché laviamo i suoi piedi e li cospargiamo di olio profumato e lui faccia in noi la sua dimora. In un passo infatti, Gesù rimprovera uno che non gli aveva lavato i piedi, e altrove dice : « Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui » (Ap 3, 20). Per questo infatti ha sopportato tante sofferenze, consegnato il suo corpo alla morte, e ci ha riscattati dalla schiavitù : per entrare nelle nostre anime e fare in esse la sua dimora.

Per questo, nel giudizio finale, il Signore dice a quelli che stanno alla sua sinistra e saranno mandati nel fuoco eterno : « Ero forestiero e non mi avete ospitato ; ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare ; ho avuto sete e non mi avete dato da bere » (Mt 25, 42-43). Infatti il suo cibo, la sua bevanda, il suo vestito, il suo tetto, il suo riposo sono nei nostri cuori. Per questo bussa senza sosta, volendo entrare da noi. Accogliamolo dunque e introduciamolo dentro di noi, poiché anche lui è il nostro cibo, la nostra bevanda, la nostra vita eterna.

E ogni anima che non lo accoglie ora dentro di sé, affinché egli vi trovi riposo, o piuttosto affinché essa si riposi in lui, non erediterà il Regno dei cieli con i santi, e non potrà entrare nella città celeste. Ma tu, Signore Gesù Cristo, concedi a noi di entrarvi, noi che glorifichiamo il tuo nome con il Padre e lo Spirito Santo, nei secoli. Amen.


Resposta  Missatge 1010 de 1110 del tema 
De: lore luc Enviat: 21/09/2012 03:19
 

Venerdì  21 Settembre  2012

San Matteo, apostolo ed evangelista, festa
Meditazione del giorno
Ruperto di Deutz (circa 1075-1130), monaco benedettino
Sulle opere dello Spirito Santo, IV, 14 ; SC 165, 183

Il collettore delle imposte liberato per il Regno di Dio

Matteo, il pubblicano, è stato nutrito con «il pane dell'intelligenza» (Sir 15,3); e con questa stessa intelligenza, egli ha preparato per il Signore Gesù un grande banchetto nella sua casa, poiché aveva ricevuto in eredità una grazia abbondante, conformemente al suo nome [che vuol dire «dono del Signore»]. Un presagio di tale banchetto di grazia era stato preparato da Dio: chiamato mentre era seduto al banco delle imposte, seguì il Signore e «gli preparò un grande banchetto nella sua casa» (Lc 5,29). Matteo gli ha preparato un banchetto, anzi uno molto grande: un banchetto regale, potremmo dire.

Matteo è infatti l'evangelista che ci mostra Cristo Re, attraverso la sua famiglia e i suoi atti. Fin dall'inizio del libro, egli dichiara: «Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide» (Mt 1,1). Descrive poi come il neonato viene adorato dai Magi, in qualità di re dei Giudei; tutta la narrazione prosegue costellata da gesta regali e parabole del Regno. Alla fine troviamo queste parole, pronunciate da un re già incoronato dalla gloria della risurrezione: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra» (28,18). Esaminando attentamente tutta la redazione, noterai che essa è impregnata dei misteri del Regno di Dio. Ma non è un fatto strano: Matteo era stato un pubblicano, ricordava di essere stato chiamato dal servizio pubblico del regno del peccato alla libertà del Regno di Dio, del Regno della giustizia. Quindi, da uomo non ingrato nei confronti del grande re che lo aveva liberato, ha poi servito fedelmente le leggi del suo Regno.


Resposta  Missatge 1011 de 1110 del tema 
De: lore luc Enviat: 22/09/2012 03:43

Sabato  22 Settembre  2012

 
Sabato della XXIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
San Giovanni Crisostomo (c. 345-407), sacerdote ad Antiochia poi vescovo di Costantinopoli, dottore della Chiesa
Omelie al ritorno dall'esilio

Il seminatore semina a piene mani

Oggi non ho convinto il mio ascoltatore, ma forse lo convincerò domani, forse fra tre o quattro giorni o fra qualche tempo. Il pescatore che ha calato le reti inutilmente durante un giorno intero, a volte prende sul far della sera, al momento di tornare, tutto il pesce che non aveva potuto prendere durante il giorno. Colui che ara non smette di coltivare le sue terre, pur non avendo fatto buoni raccolti per parecchi anni, e in seguito, in un solo anno, ripara spesso abbondantemente a tutte le perdite anteriori.

Dio non ci chiede di riuscire, bensì di lavorare; ora, il nostro lavoro non sarà meno ricompensato perché non saremo stati ascoltati... Cristo sapeva bene che Giuda non si sarebbe convertito, eppure fino alla fine, ha cercato di convincerlo, rimproverando la sua colpa nei termini più commoventi: “Amico, per questo tu sei qui?” (Mt 26,50). Ora se Cristo, il modello dei pastori, ha lavorato fino alla fine per la conversione di un uomo disperato, quanto più noi dovremo fare nei confronti di coloro per i quali ci è stato ordinato di sperare sempre!


Resposta  Missatge 1012 de 1110 del tema 
De: lore luc Enviat: 23/09/2012 03:28

Domenica  23 Settembre  2012

 
XXV Domenica del Tempo Ordinario - Anno B
Meditazione del giorno
San Massimo di Torino ( ? - circa 420), vescovo
Omelia 58 ; PL 57, 363

“Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me”

Noi, tutti i cristiani, siamo il corpo di Cristo e le sue membra, dice l'apostolo Paolo (1Cor 12,27). Alla risurrezione di Cristo, tutte le sue membra sono risuscitate con lui, e mentre Cristo passava dagli inferi alla terra, ci ha fatti passare dalla morte alla vita. La parola “pasqua” in ebraico vuol dire passaggio o partenza. Il mistero non è forse il passaggio dal male al bene? E quale passaggio! Dal peccato alla giustizia, dal vizio alla virtù, dalla vecchiaia alla fanciullezza. Parlo qui della fanciullezza a proposito della semplicità, non dell'età. Poiché le virtù, anch'esse, hanno la loro età. Ieri l'invecchiamento del peccato ci portava sulla via del declino. Ma la risurrezione di Cristo ci fa rinascere con l'innocenza dei piccoli. La semplicità cristiana fa propria la fanciullezza.

Il bambino è senza rancore, non conosce la frode, non osa colpire. Così, il bambino che è il cristiano non si preoccupa di essere insultato, non si difende se lo si spoglia, non risponde se lo si percuote. Il Signore esige addirittura che preghi per i nemici, che lasci tunica e mantello ai ladri, e che presenti l'altra guancia a chi lo percuote (Mt 5,39s).

La fanciullezza di Cristo supera quella dell'uomo... Questa deve l'innocenza alla sua debolezza, quella alla sua virtù. Ed è degna ancor più di lode: l'odio al male viene dalla sua volontà, non dall'impotenza.


Resposta  Missatge 1013 de 1110 del tema 
De: lore luc Enviat: 24/09/2012 03:07

Lunedì  24 Settembre  2012

 
Lunedì della XXV settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
No Greater Love, cap. 1

« Fate attenzione a come ascoltate »

Ascolta in silenzio. Perché se il tuo cuore trabocca di mille cose, non puoi sentirvi la voce di Dio. Ma dal momento che comincerai ad ascoltare la voce di Dio nel tuo cuore pacificato, esso si riempirà di Dio. Questo chiede molti sacrifici. Se pensiamo, se vogliamo pregare, dobbiamo prepararci. Senz'indugio. Si tratta qui soltanto delle prime tappe verso la preghiera. Se non le compiamo con determinazione, non giungeremo mai all'ultima tappa, che è cioè la presenza di Dio.

Per questo l'apprendistato della preghiera deve essere perfetto fin dall'inizio: ci mettiamo in ascolto della voce di Dio nel nostro cuore; e, nel silenzio del cuore, Dio comincia a parlare. Poi, dalla pienezza del cuore sale ciò che la bocca deve dire. Qui si opera il congiungimento. Nel silenzio del cuore, Dio parla e non hai nulla da fare se non ascoltarlo. Poi, quando il tuo cuore è entrato nella pienezza perché si trova pieno di Dio, pieno di amore, pieno di compassione, pieno di fede, spetta alla tua bocca pronunciarsi.

Ricorda, prima di parlare, che è necessario ascoltare e solo allora, dal fondo del tuo cuore illuminato, potrai parlare e Dio potrà ascoltarti.



Resposta  Missatge 1014 de 1110 del tema 
De: lore luc Enviat: 25/09/2012 02:57
 

Martedì  25 Settembre  2012

Martedì della XXV settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Benedetto XVI, papa
Discorso del 26/02/2009 al clero della diocesi di Roma (© Libreria Editrice Vaticana)

“Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”

Maria è la donna dell'ascolto: lo vediamo nell'incontro con l'Angelo e lo rivediamo in tutte le scene della sua vita, dalle nozze di Cana, fino alla croce e fino al giorno di Pentecoste...Nel momento dell'annuncio possiamo cogliere già l'atteggiamento dell'ascolto — un ascolto vero, un ascolto da interiorizzare, che non dice semplicemente sì, ma assimila la Parola, prende la Parola — e poi far seguire la vera obbedienza, come se fosse una Parola interiorizzata, cioè divenuta Parola in me e per me... Così la Parola diventa incarnazione.

Lo stesso vediamo nel Magnificat. Sappiamo che è un tessuto fatto di parole dell'Antico Testamento. Vediamo che Maria realmente è una donna di ascolto, che conosceva nel cuore la Scrittura. Non conosceva solo alcuni testi, ma era così identificata con la Parola che le parole dell'Antico Testamento diventano, sintetizzate, un canto nel suo cuore e nelle sua labbra. Vediamo che realmente la sua vita era penetrata della Parola; era entrata nella Parola, l'aveva assimilata ed era divenuta vita in sé, trasformandosi poi di nuovo in Parola di lode e di annuncio della grandezza di Dio...

Madonna è parola dell'ascolto, parola silenziosa, ma anche parola della lode, dell'annuncio, perché la Parola nell'ascolto diventa di nuovo carne e diventa così presenza della grandezza di Dio.



Resposta  Missatge 1015 de 1110 del tema 
De: lore luc Enviat: 26/09/2012 03:00

Mercoledì  26 Settembre  2012

 
Mercoledì della XXV settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
San Giovanni Crisostomo (c. 345-407), sacerdote ad Antiochia poi vescovo di Costantinopoli, dottore della Chiesa
Omelie sulla prima lettera ai Corinzi, n. 4 (PG 61, 34-36)

« Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza» (Sal 8,3)

“Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 1,25). Sì, la croce è stoltezza, debolezza, solo apparentemente... La croce ha esercitato la sua forza di attrazione su tutta la terra servendosi dell'apporto di uomini poco dotati. Il discorso della croce non è fatto di parole vuote, ma di Dio, della vera religione, dell'ideale evangelico nella sua genuinità, della risurrezione e del giudizio futuro. Fu questa dottrina che cambiò gli illetterati in dotti. Ecco come la stoltezza di Dio è più saggia della sapienza degli uomini....

In che senso è più forte ? Nel senso che la croce, nonostante gli uomini, si è affermata su tutto l'universo e ha attirato a sé tutti gli uomini. Molti hanno tentato di sopprimere il nome del Crocifisso, ma hanno ottenuto l'effetto contrario. Questo nome rifiorì sempre di più e si sviluppò con progresso crescente.... I nemici invece sono periti e caduti in rovina. Erano vivi che facevano guerra a un morto, e ciononostante non l'hanno potuto vincere... I filosofi, i re e, per così dire, tutto il mondo che si perde in mille faccende, non possono nemmeno immaginare ciò che dei pubblicani e dei pescatori poterono fare con la grazia di Dio... Pensando a questo fatto, Paolo esclamava : « Ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini ». Infatti come poteva venire in mente a dodici poveri uomini, e per di più ignoranti, di intraprendere una simile opera ?



Resposta  Missatge 1016 de 1110 del tema 
De: lore luc Enviat: 27/09/2012 03:45

Giovedì  27 Settembre  2012

 
Giovedì della XXV settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Sant'Isacco Siriano (7o secolo), monaco nella regione di Ninive (nell'Iraq attuale)
Discorsi ascetici, 1a parte, n° 20

Erode cercava di vedere Gesù

Come possono gli esseri creati contemplare Dio ? La vista di Dio è tanto terribile che Mosè stesso dice che teme e trema. Infatti quando la gloria del Signore apparve sul monte Sinai (Es 20), il monte era tutto fumante e vibrava sotto il colpo della rivelazione ; gli animali che si avvicinarono alle falde del monte non sopravvissero. I figli d'Israele si prepararono ; si purificarono durante tre giorni secondo l'ordine dato da Mosè, per essere degni di udire la voce di Dio e di vedere la sua rivelazione. Ora quando venne il tempo non poterono né sopportare la visione della sua luce, né ascoltare la forza della sua voce di tuono.

Ora invece che egli ha riversato la sua grazia sul mondo con la sua venuta, non è nel terremoto, né nel fuoco, né annunciando con una voce terribile e forte la sua discesa, bensì come rugiada sul vello (Gdc 6,37), come una goccia che cade lentamente sulla terra. Sotto un'altra apparenza egli è venuto fra noi. Ha infatti coperto la sua grandezza con il velo della carne. Di essa ha fatto un tesoro ; ha vissuto fra noi in quella carne che la sua volontà si era plasmata nel seno della Vergine Maria, la Madre di Dio, perché, nel vederlo della nostra razza e vivere fra noi, non fossimo turbati dalla paura contemplandolo. Per questo, coloro che si sono avvolti nell'abito con il quale il Creatore apparve, in questo corpo che lo ha ricoperto, si sono rivestiti dello stesso Cristo (Gal 3,27). Hanno infatti desiderato portare nel loro uomo interiore (Ef 3,16) la stessa umiltà con la quale Cristo si è rivelato alla sua creazione e ha vissuto in essa, come si rivela ora ai suoi servi. Invece del vestito dell'onore e della gloria esteriori, si sono adornati di questa umiltà.


Resposta  Missatge 1017 de 1110 del tema 
De: lore luc Enviat: 28/09/2012 02:34
 

Venerdì  28 Settembre  2012

Venerdì della XXV settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Giuliana di Norwich (tra 1342-1430 cc), reclusa inglese
Le Rivelazioni del Divino Amore, cap. 27

“Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto ..., esser messo a morte e risorgere il terzo giorno”

Nella mia stoltezza, mi meravigliavo che la grande sapienza di Dio non avesse impedito all'inizio il peccato, poiché se così avesse fatto, mi sembrava, tutto sarebbe andato bene... Gesù mi rispose: “Il peccato era ineluttabile, ma tutto finirà bene, tutto finirà bene, ogni cosa, qualunque sia, finirà bene”.

In questa semplice parola: “peccato” nostro Signore ha mostrato al mio spirito tutto ciò che non è buono: il disprezzo ignobile e le tribolazioni estreme che ha sofferto per noi, durante la sua vita e la sua morte; tutte le sofferenze e i dolori, nel corpo e nell'anima, di tutte le creature... Contemplavo tutte le sofferenze che sono state e che saranno, ed ho capito che la Passione di Cristo è stata la più grande, la più dolorosa e le supera tutte... Ma non ho visto il peccato. So infatti, per fede, che esso non ha né sostanza né alcun modo di essere; non lo si potrebbe riconoscere se non per la sofferenza che procura. Ho capito che questa sofferenza è per un periodo; ci purifica; ci conduce a conoscere noi stessi e a gridare misericordia. La Passione di nostro Signore ci fortifica contro il peccato e la sofferenza: questa è la sua volontà. Nel suo tenero amore verso tutti coloro che saranno salvati, il nostro buon Signore li riconforta prontamente e amabilmente, come se dicesse loro: “E' vero che il peccato è causa di tutti questi dolori, ma tutto finirà bene: ogni cosa, qualunque sia, finirà bene”.
Queste parole, me le ha dette molto teneramente, senza il minimo biasimo...

In queste parole, ho visto un mistero profondo e meraviglioso nascosto in Dio. Questo mistero, ce lo rivelerà e farà conoscere pienamente in cielo. Quando lo conosceremo, vedremo in tutta verità per quale ragione egli ha permesso la venuta del peccato nel mondo. E vedendo, ci rallegreremo per l'eternità.



Resposta  Missatge 1018 de 1110 del tema 
De: lore luc Enviat: 29/09/2012 03:15
 

Sabato  29 Settembre  2012

Santi Archangeli Michele, Gabriele e Raffaele, festa
Meditazione del giorno
Beato Giovanni Paolo II (1920-2005), papa
Udienza generale del 23/07/1986 ((© Libreria Editrice Vaticana)

“Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago” (Ap 12,7)

Nella perfezione della loro natura spirituale gli angeli sono chiamati fin dall'inizio, in virtù della loro intelligenza, a conoscere la verità e ad amare il bene che conoscono nella verità in modo molto più pieno e perfetto di quanto non sia possibile all'uomo. Questo amore è l'atto di una volontà libera ..., che significa possibilità di operare una scelta a favore o contro il Bene che essi conoscono, cioè Dio stesso. Bisogna qui ripetere ciò che già abbiamo ricordato a suo tempo a proposito dell'uomo: creando gli esseri liberi, Dio volle che nel mondo si realizzasse quell'amore vero che è possibile solamente sulla base della libertà. Egli volle dunque che la creatura, costituita a immagine e somiglianza del suo Creatore, potesse nel modo più pieno possibile rendersi simile a lui, Dio, che “è amore” (1 Gv 4, 16). Creando gli spiriti puri come esseri liberi, Dio nella sua Provvidenza non poteva non prevedere anche la possibilità del peccato degli angeli. Ma proprio perché la Provvidenza è eterna sapienza che ama, Dio avrebbe saputo trarre dalla storia di questo peccato, ..., il definitivo bene di tutto il cosmo creato.

Di fatto, come dice chiaramente la rivelazione, il mondo degli spiriti puri appare diviso in buoni e cattivi. ...Come comprendere una tale opposizione? ... I Padri della Chiesa e i teologi non esitano a parlare di “accecamento” prodotto dalla sopravvalutazione della perfezione del proprio essere, spinta fino al punto di velare la supremazia di Dio, che esigeva invece un atto di docile e obbediente sottomissione. Tutto ciò sembra espresso in modo conciso nelle parole: “Non ti servirò!” (Ger 2, 20), che manifestano il radicale e irreversibile rifiuto di prendere parte all'edificazione del regno di Dio nel mondo creato. “Satana” lo spirito ribelle, vuole il proprio regno, non quello di Dio, e si erge a primo “avversario” del Creatore, a oppositore della Provvidenza, ad antagonista della sapienza amorevole di Dio. Dalla ribellione e dal peccato di Satana, come anche da quello dell'uomo, dobbiamo concludere accogliendo la saggia esperienza della Scrittura che afferma: “L'orgoglio è causa di rovina” (Tb 4, 13).


Resposta  Missatge 1019 de 1110 del tema 
De: lore luc Enviat: 30/09/2012 03:16

Domenica  30 Settembre  2012

 
XXVI Domenica del Tempo Ordinario - Anno B
Meditazione del giorno
Giuliana di Norwich (tra 1342-1430 cc), reclusa inglese
Le Rivelazioni del Divino Amore, capp. 35-36

Di fronte alla misericordia di Dio, riconoscere pienamente il nostro peccato

Dio stesso è giustizia per eccellenza. Tutte le sue opere sono giuste, ordinate da tutta l'eternità dalla sua infinita potenza, infinita sapienza, infinita bontà. Come ha tutto ordinato per il meglio, così opera senza sosta e conduce ogni cosa al suo fine... La misericordia è l'opera della bontà di Dio; continuerà ad operare per tutto il tempo che sarà permesso al peccato di tormentare le anime dei giusti... Quando questo permesso sarà ritirato... tutto sarà ristabilito nella giustizia, per restarvi per sempre.

Dio permette che cadiamo. Ma con la sua potenza e la sua sapienza, ci custodisce. Con la sua misericordia e la sua grazia, ci eleva ad una gioia infinitamente più grande. Così vuol essere conosciuto e amato nella giustizia e nella misericordia, ora e per sempre... Io non farò altro che peccare. Ma il mio peccato non impedirà a Dio di operare. La contemplazione della sua opera è gioia celeste per l'anima che è permeata di timore e desidera sempre più amorevolmente compiere la volontà di Dio con l'aiuto della grazia.

Quest'opera comincia quaggiù. Sarà gloriosa per Dio ed enormemente vantaggiosa per tutti coloro che lo amano sulla terra. Al nostro arrivo in cielo, ne saremo testimoni in una gioia meravigliosa. Quest'opera continuerà fino all'ultimo giorno. La gloria e la beatitudine che da essa scaturiranno resteranno in cielo, davanti a Dio e a tutti i suoi santi, per sempre... Là sarà la gioia più grande: vedere che Dio stesso ne è l'artefice. L'uomo non è che peccatore. Mi sembrava che il nostro buon Signore mi dicesse: “Guarda dunque! Non c'è forse materia per l'umiltà? Non c'è forse materia per amare? Non c'è materia per conoscere te stessa? Allora, per amore di me, rallegrati in me. Niente può piacermi di più”.


Resposta  Missatge 1020 de 1110 del tema 
De: lore luc Enviat: 01/10/2012 02:58

Lunedì  1° Ottobre  2012

 
Lunedì della XXVI settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Beato Giovanni Paolo II (1920-2005), papa
Enciclica "Ut unum sint", 14- 15 (© Libreria Editrice Vaticana)

« Glielo abbiamo impedito perché non è con noi tra i tuoi seguaci»

L'ecumenismo intende precisamente far crescere la comunione parziale esistente tra i cristiani verso la piena comunione nella verità e nella carità. Passando dai principi, dall'imperativo della coscienza cristiana, alla realizzazione della via ecumenica verso l'unità, il Concilio Vaticano II mette soprattutto in rilievo la necessità della conversione del cuore. L'annuncio messianico "il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino" e l'appello conseguente "convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1,15) con cui Gesù inaugura la sua missione, indicano l'elemento essenziale che deve caratterizzare ogni nuovo inizio ... « Ecumenismo vero non c'è senza interiore conversione » (Unitatis redintegratio, 7)... Il Concilio Vaticano II chiama sia alla conversione personale che a quella comunitaria.

Ciascuno deve dunque convertirsi più radicalmente al Vangelo e, senza mai perdere di vista il disegno di Dio, deve mutare il suo sguardo. Con l'ecumenismo la contemplazione delle « meraviglie di Dio » si è arricchita di nuovi spazi nei quali il Dio Trinitario suscita l'azione di grazie: la percezione che lo Spirito agisce nelle altre comunità cristiane, la scoperta di esempi di santità, l'esperienza delle ricchezze illimitate della comunione dei santi, il contatto con aspetti insospettabili dell'impegno cristiano.

Per correlazione, il bisogno di penitenza si è anch'esso esteso: la consapevolezza di certe esclusioni che feriscono la carità fraterna, di certi rifiuti a perdonare, di un certo orgoglio, di quel rinchiudersi non evangelico nella condanna degli « altri », di un disprezzo che deriva da una malsana presunzione. Così la vita intera dei cristiani è contrassegnata dalla preoccupazione ecumenica ed essi sono chiamati a farsi come plasmare da essa.



Primer  Anterior  1006 a 1020 de 1110  Següent   Darrer 
Tema anterior  Tema següent
 
©2025 - Gabitos - Tots els drets reservats