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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Venerdì 29 Ottobre 2010
Venerdì della XXX settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 14,1-6
Meditazione del giorno Beato Guerrico d'Igny (circa 1080-1157), abate cistercense
Gesù a mensa con i farisei
Il Creatore eterno e invisibile del mondo, accingendosi a salvare il genere umano che si trascinava lungo i secoli sottomesso alle dure leggi della morte, «ultimamente, in questi giorni» (Eb 1,2) si degnò di farsi uomo..., per riscattare nella sua clemenza coloro che nella sua giustizia aveva condannato. Per mostrare quanto fosse profondo il suo amore per noi, non si è semplicemente fatto uomo, bensì uomo povero e umile, affinché, avvicinandosi a noi nella sua povertà, ci desse di partecipare alle sue ricchezze (2 Cor 8,9). Si è fatto così povero per noi da non aver dove posare il capo: « Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo» (Mt 8,20).
Per questo accettava di recarsi ai pranzi ai quali era invitato, non perché avesse una passione per i pranzi, bensì per insegnarvi la salvezza e suscitarvi la fede. Lì, colmava i conviti di luce con i suoi miracoli. Lì, i servi, che erano occupati a casa e non avevano la libertà di andare presso di lui, udivano la parola della salvezza. Infatti, non disprezzava nessuno, nessuno era indegno del suo amore perché «ha compassione di tutti, ama tutte le cose esistenti e nulla disprezza di quanto ha creato» (Sap 11,24).
Per compiere la sua opera di salvezza, il Signore entrò dunque nella casa di uno dei capi dei farisei un sabato. Gli scribi e i farisei lo osservavano per poter accusarlo di violare la Legge nel caso in cui avesse guarito l'idropico che stava davanti a lui, e se non lo avesse guarito, di accusarlo di empietà o di debolezza... Nella luce purissima della sua parola di verità, vedono svanire tutte le tenebre della loro menzogna.
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Sabato 30 Ottobre 2010
Sabato della XXX settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 14,1-1#Lc 14,7-11
Meditazione del giorno San Bruno di Segni (circa 1045-1123), vescovo Commento su Luca, 2,14 ; PL 165,406
« Chi si umilia sarà esaltato »
« Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici » (Sal 23,5)... Cosa potremmo dunque desiderare di più ? Perché sceglieremmo i primi posti ? Qualunque sia il posto che occupiamo, abbiamo tutto in abbondanza, e non manchiamo di nulla. Tu, invece, che cerchi di avere il primo posto, chiunque tu sia, va' a metterti all'ultimo posto. Non permettere che il tuo sapere ti gonfi d'orgoglio ; non lasciarti esaltare dalla fama. Invece quanto più sei grande, tanto più devi umiliarti in ogni cosa e « troverai grazia presso Dio » (Lc 1,30), sicché al momento opportuno egli ti dirà : « 'Amico, passa più avanti', e ne avrai onore davanti a tutti i commensali ».
Sicuramente, per quanto dipendeva da lui, Mosè occupava l'ultimo posto. Quando il Signore volle inviarlo presso i figli d'Israele e lo invitò ad accedere ad un rango più elevato, egli rispose : « Perdonami, Signore mio, manda chi vuoi mandare, io non sono un buon parlatore » (Es 4,13). E come se dicesse : « Non sono degno di una funzione così alta ». Anche Saul si considerava un uomo di umile condizione quando il Signore fece di lui un re. E Geremia temendo di avanzare al primo posto disse : « Ahimé, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché sono giovane » (Ger 1,6). È dunque con l'umiltà, non con la superbia, con le virtù, non con il denaro, che dobbiamo cercare di occupare il primo posto.
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Domenica 31 Ottobre 2010
XXXI Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno C : Lc 19,1-10
Meditazione del giorno Filosseno di Mabbug ( ?- circa 523), vescovo in Siria Discorso 4, 79-80 ; SC 44, 97
Zaccheo scopre il vero bene
Il nostro Signore ha chiamato Zaccheo dal sicomoro sul quale era salito, e subito Zaccheo si è affrettato a scendere e l'ha accolto nella sua casa... Infatti, anche prima di essere stato chiamato, ha sperato di vederlo e di diventare suo discepolo. È cosa mirabile il suo credere in lui, senza che il Signore gli abbia parlato e senza averlo visto con gli occhi del corpo, ma semplicemente sulla parola degli altri. La fede presente in lui era stata custodita nella sua vita e nel suo essere naturali. E questa fede si è manifestata quando ha creduto nel nostro Signore, al momento stesso in cui ha saputo che arrivava. La semplicità della sua fede è venuta a galla quando ha promesso di dare la metà dei suoi beni ai poveri e di restituire quattro volte tanto ciò che aveva preso in modo disonesto.
Infatti, se lo Spirito di Zaccheo non era stato pieno in questo momento della semplicità che si addice alla fede, non avrebbe fatto questa promessa a Gesù e non avrebbe speso e distribuito in poco tempo ciò che aveva ammassato in tanti anni di lavoro. La semplicità ha elargito da ogni parte ciò che la scaltrezza aveva ammassato, la purezza dell'anima ha disseminato ciò che la frode aveva acquistato e la fede ha rinunciato a ciò che l'ingiustizia aveva ottenuto e posseduto e ha proclamato che questo non le apparteneva.
Dio infatti è l'unico bene della fede e essa rifiuta di possedere ogni altro bene. Per essa tutti i beni sono poco importanti, all'infuori di questo unico bene durevole che è Dio. Abbiamo ricevuto in noi la fede per trovare Dio e possedere solo lui, e per vedere che quanto esiste fuori di lui non giova a nulla.
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Lunedì 1° Novembre 2010
Tutti i Santi, solennità : Mt 5,1-12
Meditazione del giorno Concilio Vaticano II Lumen Gentium, 50-51
Con tutti i santi
Poiché, come la cristiana comunione tra i cristiani della terra ci porta più vicino a Cristo, così la comunità con i santi ci congiunge a lui, dal quale, come dalla loro fonte e dal loro capo, promana ogni grazia e la vita dello stesso popolo di Dio... La nostra unione poi con la Chiesa celeste si attua in maniera nobilissima, poiché specialmente nella sacra liturgia, nella quale la virtù dello Spirito Santo agisce su di noi mediante i segni sacramentali, in fraterna esultanza cantiamo le lodi della divina Maestà tutti, di ogni tribù e lingua, di ogni popolo e nazione, riscattati col sangue di Cristo (Ap 5, 9) e radunati in un'unica Chiesa, con un unico canto di lode glorifichiamo Dio uno in tre Persone.
Perciò quando celebriamo il sacrificio eucaristico, ci uniamo in sommo grado al culto della Chiesa celeste, comunicando con essa e venerando la memoria soprattutto della gloriosa sempre vergine Maria, del beato Giuseppe, dei beati apostoli e martiri e di tutti i santi... Tutti quanti infatti, noi che siamo figli di Dio e costituiamo in Cristo una sola famiglia (Eb 3, 6), mentre comunichiamo tra noi nella mutua carità e nell'unica lode della Trinità santissima, rispondiamo all'intima vocazione della Chiesa e pregustando partecipiamo alla liturgia della gloria perfetta.
Poiché quando Cristo apparirà e vi sarà la gloriosa risurrezione dei morti, lo splendore di Dio illuminerà la città celeste e la sua lucerna sarà l'Agnello (Ap 21, 24). Allora tutta la Chiesa dei santi con somma felicità di amore adorerà Dio e « l'Agnello che è stato ucciso » (Ap 5, 12), proclamando a una voce : « A colui che siede sul trono e all'Agnello, benedizione onore, gloria e dominio per tutti i secoli dei secoli » (Ap 5, 13-14).
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Martedì 2 Novembre 2010
Commemoriazione di tutti i fedeli defunti : Mt 25,31-46
Meditazione del giorno Sant'Efrem Siro (circa 306-373), diacono in Siria, dottore della Chiesa Inni sul Paradiso, no. 5 ; SC 137, 76
« Tutta la creazione geme e soffre nelle doglie del parto... anche noi gemiamo interiormente aspettando la redenzione del nostro corpo » (Rm 8, 22-23)
La contemplazione del Paradiso mi ha rapito con la sua pace e la sua bellezza. Ivi dimora la bellezza senza macchia, ivi risiede la pace senza tumulto. Beato chi meriterà di riceverlo, se non per giustizia, almeno per bontà; se non a causa delle opere, almeno per pietà...
Quando il mio spirito è tornato sulle rive della terra, madre delle spine, ogni sorta di dolori e di mali mi sono venuti incontro. Così ho capito che la nostra terra è una prigione. Eppure i prigionieri che vi sono rinchiusi piangono quando ne escono. Mi ha stupito anche il fatto che i bambini piangessero quando escono dal grembo materno: piangono mentre escono dalle tenebre per andare verso la luce, da uno spazio stretto verso la vastità dell'universo. Così la morte è per gli uomini come una specie di parto: coloro che muoiono piangono al lasciare l'universo, madre dei dolori, per entrare nel Paradiso di delizie.
O tu, Signore del Paradiso, abbi pietà di me! Se non è possibile entrare nel tuo Paradiso, almeno rendimi degno dei pascoli che si stendono alla sua soglia. Al centro del Paradiso c'è la mensa dei santi; ma al di fuori, i frutti di tale mensa cadono come briciole per i peccatori che, anche da lì, vivranno della tua bontà.
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Mercoledì 3 Novembre 2010
Mercoledì della XXXI settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 14,25-33
Meditazione del giorno San Macario ( ? - 405), monaco in Egitto Omelie spirituali
Offrirci a lui totalmente
Com'è possibile che, malgrado tanti incoraggiamenti e tante promesse da parte del Signore, rifiutiamo di offrirci a lui totalmente e senza riserva, di rinunciare a ogni cosa e perfino alla nostra vita, secondo il Vangelo (Lc 14, 26), per amare lui solo, e nient'altro insieme con lui?
Considera quanto è stato fatto per noi: quale gloria ci è stata data, quanti interventi ha predisposto il Signore, in vista della salvezza, dai padri ed i profeti, quante promesse, quante esortazioni, quanta compassione da parte del nostro Maestro fin dalle origini! Alla fine, egli ha manifestato la sua indicibile benevolenza nei nostri confronti, venendo dimorare con noi e morendo sulla croce per convertirci e ricondurci alla vita. E noi, non lasciamo da parte la nostra volontà propria, l'amore del mondo, le nostre predisposizioni e abitudini cattive, mostrando così quanto siamo uomini di poca fede, anzi senza fede alcuna!
Eppure, vedi come, malgrado tutto questo, Dio si mostra pieno di una dolce bontà. Ci protegge e ci cura invisibilmente. Malgrado le nostre colpe, non ci abbandona definitivamente alla malvagità e alle illusioni del mondo; nella sua grande pazienza, ci impedisce di perire e aspetta, da lontano, il momento in cui ci volgeremo verso di lui.
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Giovedì 4 Novembre 2010
Giovedì della XXXI settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 15,1-10
Meditazione del giorno Isacco della Stella (? - circa 1171), monaco cistercense Discorsi, 35 ; 2a domenica della Quaresima ; SC 207, 259
« Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora
Quando giunse l'ora della misericordia (Sal 101,15), il Buon Pastore discese da presso il Padre..., come era stato promesso da sempre. Venne a cercare l'unica pecora perduta. Per lei era stato promesso da sempre, per lei è stato mandato nel tempo ; per lei è nato ed è stato donato, essendo eternamente predestinato per lei. Lei è unica, tratta insieme dai giudei e dalle nazioni..., presente in ogni popolo... ; è unica nel suo mistero, molteplice nelle persone, molteplice nella carne secondo la natura, unica nello Spirito secondo la grazia. Insomma, una sola pecora, e una folla innumerevole.
Ora, coloro che sono riconosciuti da quel Pastore come suoi, « nessuno li rapirà dalla sua mano » (Gv 10,28). Infatti non si può forzare la vera potenza, né ingannare la sapienza, né distruggere la carità. Per cui parla con franchezza colui che dice :...« Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato » (Gv 18,9).
È stato inviato come verità agli ingannati, come via agli smarriti, come vita a coloro che erano morti, come sapienza agli insensati, come medicina ai malati, come riscatto ai prigionieri, come cibo a coloro che morivano di fame. Per tutti costoro, si può dire che è stato inviato « alle pecore perdute della casa d'Israele » (Mt 15,24), perché non fossero perse in eterno. È stato inviato come un'anima in un corpo inerte, perché alla sua venuta, le membra si riscaldassero e rivivessero per una vita nuova, soprannaturale e divina : questa è la prima risurrezione (Ap 20,5). Perciò egli può dichiarare : « È venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata vivranno » (Gv 5,25). Egli può dunque dire delle sue pecore : « Ascolteranno la mia voce e mi seguiranno ; non seguiranno un estraneo » (Gv 10,4-5).
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Venerdì 5 Novembre 2010
Venerdì della XXXI settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 16,1-8
Meditazione del giorno Concilio Vaticano II Constituzione sulla Chiesa « Gaudium et spes », § 34 - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
« Riempite la terra; soggiogatela » (Gn 1, 28)
L'uomo, creato ad immagine di Dio, ha ricevuto il comando di sottomettere a sé la terra con tutto quanto essa contiene, e di governare il mondo nella giustizia e nella santità, e cosi pure di riferire a Dio il proprio essere e l'universo intero, riconoscendo in lui il Creatore di tutte le cose; in modo che, nella subordinazione di tutta la realtà all'uomo, sia glorificato il nome di Dio su tutta la terra .
Ciò vale anche per gli ordinari lavori quotidiani. Gli uomini e le donne, infatti, che per procurarsi il sostentamento per sé e per la famiglia esercitano il proprio lavoro in modo tale da prestare anche conveniente servizio alla società, possono a buon diritto ritenere che con il loro lavoro essi prolungano l'opera del Creatore, si rendono utili ai propri fratelli e donano un contributo personale alla realizzazione del piano provvidenziale di Dio nella storia.
I cristiani, dunque, non si sognano nemmeno di contrapporre i prodotti dell'ingegno e del coraggio dell'uomo alla potenza di Dio, quasi che la creatura razionale sia rivale del Creatore; al contrario, sono persuasi piuttosto che le vittorie dell'umanità sono segno della grandezza di Dio e frutto del suo ineffabile disegno.
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Sabato 6 Novembre 2010
Sabato della XXXI settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 16,9-15
Meditazione del giorno San Gaudenzio da Brescia (? - dopo il 406), vescovo Discorso 18 ; PL 20, 973-975
« Procuratevi amici con la disonesta ricchezza »
Certamente gli amici che ci ottenerranno la salvezza sono i poveri, perché, secondo la parola di Cristo, sarà lui in persona, l'autore della ricompensa eterna, a ricevere in essi, i servizi loro procurati dalla nostra carità. Di conseguenza, i poveri ci riserveranno una buona accoglienza, non in proprio nome, bensì nel nome di colui che, in essi, gode il frutto rinfrescante della nostra ubbidienza e della nostra fede. Coloro che adempieranno questo servizio della carità saranno ricevuti nelle dimore eterne del Regno dei cieli poiché, allo stesso modo, Cristo dirà : « Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere » (Mt 25, 34)...
Infine, il Signore aggiunge : « E se non siete stati fedeli nelle ricchezze altrui, chi vi darà la vostra ? ». Infatti, niente di quanto troviamo in questo mondo ci appartiene veramente. Perché noi che aspettiamo la ricompensa futura, siamo invitati a comportarci quaggiù da ospiti e pellegrini, in modo che tutti possiamo dire con franchezza al Signore: « Io sono un forestiero e uno straniero come tutti i miei padri » (Sal 38, 13).
I beni eterni appartengono ai credenti. Si trovano nel cielo, là dove, lo sappiamo, sono « il nostro cuore e il nostro tesoro » (Mt 6, 21), e là dove – ne siamo convinti – abitiamo fin d'ora mediante la fede. Perché secondo l'insegnamento di san Paolo : « La nostra patria è nei cieli » (Fil 3, 20).
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Domenica 7 Novembre 2010
XXXII Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno C : Lc 20,27-38
Meditazione del giorno Catechismo della Chiesa cattolica § 989-993
« Credo nella risurrezione della carne » (1)
Noi fermamente crediamo e fermamente speriamo che, come Cristo è veramente risorto dai morti e vive per sempre, così pure i giusti, dopo la loro morte, vivranno per sempre con Cristo risorto, e che egli li risusciterà nell'ultimo giorno. Come la sua, anche la nostra risurrezione sarà opera della Santissima Trinità: « Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi » (Rm 8,11). Il termine « carne » designa l'uomo nella sua condizione di debolezza e di mortalità. La « risurrezione della carne » significa che, dopo la morte, non ci sarà soltanto la vita dell'anima immortale, ma che anche i nostri « corpi mortali » (Rm 8,11) riprenderanno vita.
Credere nella risurrezione dei morti è stato un elemento essenziale della fede cristiana fin dalle sue origini. « La risurrezione dei morti è la fede dei cristiani: credendo in essa siamo tali » (Tertulliano). « Come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede... Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti » (1 Cor 15,12-14.20).
La risurrezione dei morti è stata rivelata da Dio al suo popolo progressivamente. La speranza nella risurrezione corporea dei morti si è imposta come una conseguenza intrinseca della fede in un Dio Creatore di tutto intero l'uomo, anima e corpo... I farisei e molti contemporanei del Signore speravano nella risurrezione. Gesù la insegna con fermezza. Ai sadducei che la negano risponde: « Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio? » (Mc 12,24). La fede nella risurrezione riposa sulla fede in Dio che « non è un Dio dei morti, ma dei viventi! ».
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Lunedì 8 Novembre 2010
Lunedì della XXXII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 17,1-6
Meditazione del giorno Silvano (1886-1938), monaco ortodosso Sofronio, Staretz Silvano, 442
« Se aveste fede quanto un granellino di senapa »
Un tempo, pensavo che il Signore compiva miracoli soltanto in risposta alla preghiera dei santi ; ora invece ho capito che il Signore fa anche dei miracoli per il peccatore, non appena la sua anima si è umiliata ; infatti, quando l'uomo impara l'umiltà, il Signore ascolta le sue preghiere.
Alcuni dicono, per inesperienza, che tale santo ha fatto un miracolo, ma io ho capito che è lo Spirito Santo che dimorando nell'uomo compie i miracoli. Il Signore vuole che tutti si salvino e vivano in eterno con lui ; per questo egli ascolta le preghiere che l'uomo peccatore gli rivolge per il bene altrui o per il proprio bene.
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Martedì 9 Novembre 2010
Dedicazione della Basilica Lateranense, festa : Jn 2,13-22
Meditazione del giorno Beato John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo PPS, vol 6, n° 19
Festa della dedicazione di una cattedrale, festa della Chiesa
Una cattedrale è forse il frutto di un desiderio passeggero o qualche cosa che si possa realizzare con la volontà?... Certamente, le chiese che ereditiamo non sono una semplice questione di capitali, né una pura creazione del genio; sono il frutto del martirio, di gesta eroiche e di sofferenze. Le loro fondazioni sono molto profonde; poggiano sulla predicazione degli apostoli, sulla confessione di fede dei santi, e sulle prime conquiste del Vangelo nel nostro paese. Quanto c'è di tanto nobile nella loro architettura, che attrae l'occhio e va al cuore, non è puro effetto dell'immaginazione degli uomini, è dono di Dio, è opera spirituale.
La croce è sempre piantata nel pericolo e nella sofferenza, bagnata di lacrime e di sangue. In nessun luogo prende radice o porta frutto se la predicazione non è accompagnata da rinuncia. I detentori del potere possono portare un decreto, favorire una religione, ma non possono piantarla, non possono che imporla. Solo la Chiesa può piantare la Chiesa. Nessun altro oltre ai santi, uomini mortificati, predicatori della rettitudine, confessori della verità, possono creare una vera casa per la verità.
Per questo i templi di Dio sono anche i monumenti dei suoi santi... La loro semplicità, la loro solidità, la loro grazia e la loro bellezza non fanno altro che richiamare la pazienza e la purezza, il coraggio e la mitezza, la carità e la fede di coloro che hanno adorato Dio soltanto nei monti e nei deserti; hanno faticato, ma non invano, poiché altri hanno ereditato i frutti della loro fatica (Gv 4,38). A lungo andare infatti, la loro parola ha dato frutto: si è fatta Chiesa, questa cattedrale dove la Parola vive da tanto tempo... Beati coloro che entrano in questo legame di comunione con i santi del passato e con la Chiesa universale... Beati coloro che, entrando in questa chiesa, penetrano con il cuore, in cielo.
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Mercoledì 10 Novembre 2010
Mercoledì della XXXII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 17,11-19
Meditazione del giorno San Francesco (1182-1226), fondatore dei Fratelli minori Prima regola, 23
« Tornare a rendere gloria a Dio »
Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Dio, Padre santo e giusto, Signore, re del cielo e della terra, per te stesso ti rendiamo grazie, perché per la tua santa volontà, e mediante il Figlio tuo unico con lo Spirito Santo, hai creato tutte le cose, spirituali e corporali. E noi, fatti a tua immagine e somiglianza, hai posto in paradiso ; e noi, per colpa nostra, siamo caduti.
Ti rendiamo grazie perché, come tu ci hai creati per mezzo del Figlio tuo, così, nel santo amore con cui ci hai amati, hai fatto nascere tuo Figlio, vero Dio e vero uomo, dalla gloriosa sempre Vergine Beatissima santa Maria, e, mediante la sua croce, il suo sangue e la sua morte, hai voluto riscattarci dalla nostra schiavitù.
E ti rendiamo grazie perché lo stesso tuo Figlio tornerà nella gloria della sua maestà, per mandare i reprobi che hanno rifiutato di pentirsi e di riconoscerti, nel fuoco eterno e per dire a tutti coloro che ti conobbero, adorarono e servirono nella penitenza : « Venite, benedetti del Padre mio, entrate in possesso del regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo » (Mt 25, 34).
Noi tutti, miseri e peccatori, non siamo degni di nominarti ; supplici, ti preghiamo, che il nostro Signore Gesù Cristo, il Figlio tuo prediletto in cui ti sei compiaciuto, con lo Spirito Santo Paraclito, ti renda grazie, lui stesso, per tutto, come a te, e a lui, piace lui che sempre ti basta in tutto, e per il quale a noi hai fatto cose tanto grandi. Alleluia !
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Giovedì 11 Novembre 2010
Giovedì della XXXII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 17,20-25
Meditazione del giorno Imitazione di Cristo, trattato spirituale del 15o secolo lib II, cap. 1,1-2
« In mezzo a voi e dentro di voi »
"Il regno di Dio è dentro di voi" (Lc 17, 21), dice il Signore. Volgiti a Dio con tutto il tuo cuore, lasciando questo misero mondo, e l'anima tua troverà pace. Impara a disprezzare ciò che sta fuori di te, dandoti a ciò che è interiore, e vedrai venire in te il regno di Dio. Esso è, appunto, "pace e letizia nello Spirito Santo" (Rm 14,17)
E non è concesso ai malvagi. Se gli avrai preparato, dentro di te, una degna dimora, Cristo verrà a te e ti offrirà il suo conforto. Infatti ogni lode e ogni onore, che gli si possa fare, viene dall'intimo; e qui sta il suo compiacimento. Per chi ha spirito di interiorità è frequente la visita di Cristo; e, con essa, un dolce discorrere, una gradita consolazione, una grande pace, e una familiarità straordinariamente bella. Via, anima fedele, prepara il tuo cuore a questo sposo, cosicché si degni di venire presso di te e di prendere dimora in te. Egli dice infatti: Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e verremo a lui e abiteremo presso di lui" (Gv 14,23).
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Venerdì 12 Novembre 2010
Venerdì della XXXII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 17,26-37
Meditazione del giorno Beato John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo 12 omelie su Cristo
« Nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà »
Il nostro Signore e Cristo ha innalzato con lui la natura umana, come egli stesso si è innalzato dall'umile presepio fino alla destra dell'Onnipotente ; ha innalzato, dico, la natura umana, poiché l'Uomo ci ha riscattati, l'Uomo ci ha esaltati al di sopra di ogni creatura, facendo con il Creatore una cosa sola, l'Uomo giudicherà l'uomo nell'ultimo giorno.
Tanto privilegiata è questa terra che il nostro giudice non sarà uno straniero, ma colui che, essendo simile a noi, sosterrà i nostri interessi e simpatizzerà con tutte le nostre imperfezioni. Lui, che ci ha amati fino a morire per noi, è stato designato per assegnare alla propria opera la sua misura e i suoi valori ultimi. Lui, che ha imparato mediante la propria debolezza a prendere le difese del debole, lui che voleva raccogliere tutto il frutto della sua Passione, separerà il frumento dalla paglia senza lasciare cadere nemmeno un chicco a terra. Lui che ci ha fatto partecipare alla propria natura spirituale, lui da cui abbiamo preso il sangue vitale per le nostre anime, lui, nostro fratello deciderà dei suoi fratelli. In questa sua seconda venuta, possa egli, nella sua misericordia e la sua tenera pietà, ricordarsi di noi, lui, la nostra unica speranza, lui, la nostra unica salvezza !
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