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Respuesta  Mensaje 1 de 1110 en el tema 
De: Enzo Claudio  (Mensaje original) Enviado: 30/11/2009 17:03

Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:

Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!

Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.

Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?

Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?

Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?

Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:

"Signore, non cessare di amarci, mai"



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Respuesta  Mensaje 301 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 29/09/2010 02:57
Mercoledì 29 Settembre 2010
 
Santi Archangeli Michele, Gabriele e Raffaele, festa : Jn 1,47-51
Meditazione del giorno
San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa
11a Omelia sul Salmo « Qui habitat » 6, 10-11

 

Gli angeli salgono e scendono

        « Vedrete gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'Uomo ». Salgono per loro, scendono per noi, o piuttosto, scendono con noi. Questi beati spiriti salgono con la contemplazione di Dio, e scendono per prendersi cura di noi e per custodirci in tutti i nostri passi (Sal 91, 11). Salgono verso Dio per godere della sua presenza ; scendono verso di noi per obbedire ai suoi ordini, perché ha ordinato loro di prendersi cura di noi. Tuttavia, nel scendere verso di noi, non sono sprovvisti della gloria che li rende felici, vedono sempre il volto di Dio...

        Quando salgono nella contemplazione di Dio, cercano la verità della quale sono colmi senza sosta desiderandola, e che desiderano sempre, possedendola. Quando scendono, esercitano al nostro riguardo la misericordia, poiché ci custodiscono in tutti in nostri passi. Perché questi spiriti beati sono i ministri di Dio mandati per venir in nostro aiuto (Eb 1, 14) ; e in questa missione non rendono un servizio a Dio, bensì a noi. Imitano in questo l'umiltà del Figlio di Dio che non è venuto per essere servito, ma per servire, e ha vissuto fra i suoi discepoli come se fosse stato il loro servo (Mt 20, 28). L'utilità che gli angeli traggono, nel seguire queste vie, è la loro felicità e la perfezione dell'ubbidienza nella carità ; e quella che ne raccogliamo noi, è la comunicazione che ci viene fatta della grazia di Dio e il vantaggio di essere custoditi da loro sul nostro cammino...

        Dio ha dato ordine ai suoi angeli, non di toglierti dalle tue vie, bensì di custodirti in esse con cura e di condurti sulle vie di Dio, sulle stesse che anch'essi seguono. Come ? Gli angeli, certo, agiscono in tutta purezza e solo per carità ; tu però, per lo meno, costretto e avveduto dalla necessità della tua condizione, scendi, accondiscendi al tuo prossimo dando prova di misericordia al suo riguardo ; poi, sempre imitando gli angeli, eleva il tuo desiderio e, con tutto l'ardore del tuo cuore, sforzati di salire fino all'eterna verità.


Respuesta  Mensaje 302 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 30/09/2010 03:54
Giovedì 30 Settembre 2010
 
Giovedì della XXVI settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 10,1-12
Meditazione del giorno
Concilio Vaticano II
Decreto sull'apostolato dei laici (Apostolicam Actuositatem, § 2) - Copyright © Libreria Editrice Vaticana

 

Dopo la missione dei Dodici (Lc 9,2), la missione dei settantadue

        Questo è il fine della Chiesa: con la diffusione del regno di Cristo su tutta la terra a gloria di Dio Padre, rendere partecipi I tutti gli uomini della salvezza operata dalla redenzione, e per mezzo di essi ordinare effettivamente il mondo intero a Cristo. Tutta l'attività del corpo mistico ordinata a questo fine si chiama « apostolato »; la Chiesa lo esercita mediante tutti i suoi membri, naturalmente in modi diversi; la vocazione cristiana infatti è per sua natura anche vocazione all'apostolato. Come nella compagine di un corpo vivente non vi è membro alcuno che si comporti in maniera del tutto passiva, ma unitamente alla vita partecipa anche alla sua attività, così nel corpo di Cristo, che è la Chiesa « tutto il corpo... secondo l'energia propria ad ogni singolo membro... contribuisce alla crescita del corpo stesso » (Ef 4,16). Anzi in questo corpo è tanta l'armonia e la compattezza delle membra, che un membro il quale non operasse per la crescita del corpo secondo la propria energia dovrebbe dirsi inutile per la Chiesa e per se stesso.

        C'è nella Chiesa diversità di ministero ma unità di missione. Gli apostoli e i loro successori hanno avuto da Cristo l'ufficio di insegnare, reggere e santificare in suo nome e con la sua autorità. Ma anche i laici, essendo partecipi dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, all'interno della missione di tutto il popolo di Dio hanno il proprio compito nella Chiesa e nel mondo. In realtà essi esercitano l'apostolato evangelizzando e santificando gli uomini, e animando e perfezionando con lo spirito evangelico l'ordine temporale, in modo che la loro attività in quest'ordine costituisca una chiara testimonianza a Cristo e serva alla salvezza degli uomini. Siccome è proprio dello stato dei laici che essi vivano nel mondo e in mezzo agli affari profani, sono chiamati da Dio affinché, ripieni di spirito cristiano, esercitino il loro apostolato nel mondo, a modo di fermento.



Respuesta  Mensaje 303 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 01/10/2010 03:33
Venerdì 1° Ottobre 2010
 
Venerdì della XXVI settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 10,13-16
Meditazione del giorno
Clemente d'Alessandria (150-circa 215), teologo
Esortazione ai pagani, 9 ; PG 8, 195-201 ; SC 2, 143

 

« Ascolta, popolo mio, voglio parlare... Io sono Dio, il tuo Dio » (Sal 49,7)

        « Ascoltate oggi la sua voce : non indurite il cuore come nel giorno del deserto dove mi tentarono i vostri padri... Non entreranno nel luogo del mio riposo » (Sal 94, 7-11). La grazia della promessa di Dio è abbondante, se oggi ascolteremo la sua voce, poiché quest'oggi si estende ad ogni giorno nuovo finché si dirà « oggi ». Quest'oggi perdura fino alla fine dei tempi, come pure la possibilità di imparare. Allora, il vero oggi, il giorno senza fine di Dio, si confonderà con l'eternità. Obbediamo dunque sempre alla voce del Verbo divino, la Parola di Dio fatta carne, perché l'oggi eterno è l'immagine dell'eternità e il giorno è il simbolo della luce ; ora, per gli uomini, il Verbo è la luce (Gv 1,9) nella quale vediamo Dio.

        È dunque naturale che la grazia sovrabbondi per coloro che hanno creduto e obbedito, invece contro coloro che sono stati increduli, ... che non hanno riconosciuto le vie del Signore..., è naturale che Dio sia irritato e che li minacci. Così gli Ebrei hanno errato nel deserto ; non sono entrati nel luogo del riposo a causa della loro incredulità...

        Perché egli ama gli uomini, il Signore li invita tutti « alla conoscenza della verità » (1 Tm 2,4), e manda loro lo Spirito Santo, il Paraclito... Ascoltate dunque, voi che siete lontani e voi che siete vicini (Ef 2,17). Il Verbo non si nasconde a nessuno. Egli è la nostra luce comune, brilla per tutti gli uomini. Affrettiamoci dunque verso la salvezza, verso la nuova nascita. Affrettiamoci a radunarci numerosi in un solo gregge, nell'unità dell'amore. E questa moltitudine di voci..., obbedendo ad un solo maestro, il Verbo, troverà il suo riposo nella Verità stessa e potrà dire « Abba Padre » (Rm 8,15).


Respuesta  Mensaje 304 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 02/10/2010 03:37
Sabato 2 Ottobre 2010
 
Santi Angeli custodi, memoria : Mt 18,1-5#Mt 18,10-10
Meditazione del giorno
Cardinal John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo
The Invisible World, PPS IV, 13, pp. 38s

 

« I loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio »

        Gli Angeli si prendono attivamente cura di noi nella Chiesa ; si dice che « sono incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza » (Eb 1, 14). Non c'è cristiano troppo umile da non avere angeli per servirlo, se vive nella fede e nell'amore. Sebbene siano così grandi, così gloriosi, così puri, così meravigliosi che solo la loro vista basterebbe a gettarci a terra, come successe al profeta Daniele (Dn 10, 9), pur tuttavia sono i nostri servitori e i nostri compagni di lavoro. Vegliano su di noi ; difendono fino al più umile di noi, se siamo di Cristo.

        Il fatto che facciano parte del nostro mondo invisibile risulta dalla visione che ebbe il patriarca Giacobbe (Gen 28, 10s). Non pensava certo che ci fosse qualcosa di così meraviglioso là dove si era sdraiato per dormire ! Era un posto come tutti gli altri, un luogo solitario e scomodo ; eppure, la realtà era così diversa ! Giacobbe vedeva soltanto il mondo visibile ; non vedeva il mondo invisibile, eppure il mondo invisibile era lì. C'era, benché Giacobbe non si rendesse conto subito della sua presenza, e dovesse essergli rivelata in modo soprannaturale. Lo vide durante il sonno : « una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo ; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa ; e il Signore stava in cima ».

        Questo era l'altro mondo : la gente ne parlava come se non esistesse ora, ma soltanto dopo la morte. Invece, esiste ora, anche se non lo vediamo ; è fra noi, intorno a noi. Questo è proprio quello che è stato rivelato a Giacobbe ; degli angeli gli stavano intorno, anche se non lo sapeva. E ciò che Giacobbe vide durante il sonno, anche altri l'hanno visto...e sentito come i pastori di Natale. Questi spiriti beati lodano Dio giorno e notte, e noi, così come siamo, possiamo imitarli.




Respuesta  Mensaje 305 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 03/10/2010 03:33
Domenica 3 Ottobre 2010
 
XXVII Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno C : Lc 17,5-10
Meditazione del giorno
Papa Benedetto XVI
Lettera Enciclica « Deus caritas est », § 35 (copyright © Libreria Editrice Vaticana)

 

« Dei servi inutili »

        Il giusto modo di servire rende l'operatore umile. Egli non assume una posizione di superiorità di fronte all'altro, per quanto misera possa essere sul momento la sua situazione. Cristo ha preso l'ultimo posto nel mondo — la croce — e proprio con questa umiltà radicale ci ha redenti e costantemente ci aiuta. Chi è in condizione di aiutare riconosce che proprio in questo modo viene aiutato anche lui; non è suo merito né titolo di vanto il fatto di poter aiutare. Questo compito è grazia.

        Quanto più uno s'adopera per gli altri, tanto più capirà e farà sua la parola di Cristo: « Siamo servi inutili ». Egli riconosce infatti di agire non in base ad una superiorità o maggior efficienza personale, ma perché il Signore gliene fa dono. A volte l'eccesso del bisogno e i limiti del proprio operare potranno esporlo alla tentazione dello scoraggiamento. Ma proprio allora gli sarà d'aiuto il sapere che, in definitiva, egli non è che uno strumento nelle mani del Signore; si libererà così dalla presunzione di dover realizzare, in prima persona e da solo, il necessario miglioramento del mondo. In umiltà farà quello che gli è possibile fare e in umiltà affiderà il resto al Signore.

        È Dio che governa il mondo, non noi. Noi gli prestiamo il nostro servizio solo per quello che possiamo e finché Egli ce ne dà la forza. Fare, però, quanto ci è possibile con la forza di cui disponiamo, questo è il compito che mantiene il buon servo di Gesù Cristo sempre in movimento: « L'amore del Cristo ci spinge » (2 Cor 5, 14).




Respuesta  Mensaje 306 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 04/10/2010 03:47
Lunedì 4 Ottobre 2010
 
San Francesco d'Assisi, Patrono d'Italia, festa : Mt 11,25-30
Meditazione del giorno
Autore ignoto, compagno di san Francesco d'Assisi (13° secolo)
Sacrum commercium, 5-7

 

«Ti benedico Padre... perché hai rivelato queste cose ai piccoli»

        Come un solerte e premuroso esploratore, cominciò ad aggirarsi per le strade e per le piazze della città, cercando con diligenza l'oggetto del suo amore. Interrogava quelli che stavano sulla via, s'informava dai passanti dicendo: « Avete visto l'amata del mio cuore? » (Ct 3,3). Ma quel parlare restava oscuro per loro, come fosse barbaro. Non comprendendolo, gli dicevano: « Brav'uomo, non sappiamo cosa stai dicendo. Parlaci nella nostra lingua e ti risponderemo ». In quel tempo i figli di Adamo non avevano voce né sensi per voler trattare fra loro o parlare della povertà. La odiavano di tutto cuore, come fanno anche oggi, e non riuscivano a dire nemmeno una parola amichevole a chi si informava di lei; perciò gli rispondono come a uno sconosciuto, e dichiarano di non sapere nulla di quanto viene loro richiesto.

        « Mi rivolgerò ai grandi e ai sapienti, disse allora il beato Francesco, e parlerò a loro. Certo essi conoscono la via del Signore e il diritto del loro Dio, perché questi altri forse sono di bassa condizione e stolti, e ignorano la via del Signore e il diritto del loro Dio ». Ma quando l'ebbe fatto, quelli risposero anche più duramente: « Che strana dottrina vieni tu a metterci negli orecchi? La povertà, che vai cercando, resti per sempre a te e ai tuoi figli e alla tua discendenza dopo di te! Quanto a noi, siamo risoluti a godere a fondo dei piaceri e ad abbondare di ricchezze, perché la nostra vita è breve e triste, e quando l'uomo muore, non c'è per lui luogo di refrigerio. Noi non abbiamo trovato nulla di meglio che stare allegri, mangiare e bere per tutto il tempo della nostra vita ».

        Il beato Francesco, udite queste parole, si meravigliava in cuor suo e rendeva grazie a Dio, dicendo: « Sii benedetto, Signore Iddio, che hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e ai prudenti e le hai rivelate ai piccoli! Sì o Padre, perché così è piaciuto a te! O Signore, padre e padrone della mia vita, non abbandonarmi nella loro adunanza, ... ma per tua grazia concedimi di trovare quello che cerco, perché io sono tuo servo e figlio della tua ancella ».


Respuesta  Mensaje 307 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 05/10/2010 03:27
Martedì 5 Ottobre 2010
 
Martedì della XXVII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 10,38-42
Meditazione del giorno
Aelredo di Rievaulx ( 1110-1167), monaco cistercense inglese
Omelia per la festa dell'Assunzione

 

Marta et Maria

        « Una donna di nome Marta, lo accolse nella sua casa ; Ella aveva una sorella, di nome Maria ».  Se il nostro cuore è il luogo dove Dio abita, bisogna che queste due donne vi abitino : l'una che si siede ai piedi di Gesù per ascoltarlo, l'altra che si occupa di nutrirlo. Finché Cristo sarà sulla terra povero, in preda alla fame, alla sete, alla tentazione, bisognerà che queste due donne abitino la stessa casa, che nello stesso cuore convivano queste due attività...

        Così, durante questa vita di fatica e di miserie, bisogna che Marta abiti la vostra casa...Finché avremo bisogno di mangiare e di bere, dovremo anche domare la nostra carne e il nostro corpo con le opere della veglia, del digiuno e del lavoro. Tale è la parte di Marta. Però bisogna pure che in noi sia presente Maria, l'azione spirituale. Perché non dobbiamo applicarci senza sosta agli esercizi corporali. Bisogna pure talvolta riposarci, e gustare quanto è buono il Signore, sederci per questo ai piedi di Gesù e ascoltare la sua Parola.

        Amici, non trascurate Maria per Marta, né Marta per Maria ! Se trascurate Marta, chi servirà Gesù ? Se trascurate Maria, a cosa vi servirà la visita di Gesù, dato che non ne gusterete la dolcezza.




Respuesta  Mensaje 308 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 06/10/2010 03:31
Mercoledì 6 Ottobre 2010
 
Mercoledì della XXVII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 11,1-4
Meditazione del giorno
San Cipriano (circa 200-258), vescovo di Cartagine e martire
Dell'orazione domenicale, 8-9, 11 : PL 4, 523-526

 

La preghiera dei figli di Dio

        Ecco come il Signore ci ha detto di pregare : « Padre nostro che sei nei cieli ». L'uomo nuovo, rinato e reso al suo Dio per mezzo della sua grazia, in primo luogo dice « Padre » perché ha già incominciato ad essergli figlio. « Venne fra la sua gente, è scritto, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome » (Gv 1, 11-12). Chi, dunque, ha creduto nel suo nome è diventato figlio di Dio e deve cominciare di qui, dal rendere grazie e professarsi figlio di Dio allorché indica che Dio gli è Padre nei cieli...

        Quanto è preziosa la grazia del Signore, quanto alta la sua degnazione e magnifica la sua bontà verso di noi ! Egli ha voluto che noi celebrassimo la nostra preghiera davanti a lui e lo invocassimo col nome di Padre, e come Cristo è Figlio di Dio, così noi pure ci chiamassimo figli di Dio. Questo nome, nessuno di noi oserebbe pretenderlo se egli stesso non ce lo avesse concesso.

        Dobbiamo dunque ricordare e sapere, fratelli carissimi, che, se diciamo Dio nostro Padre, dobbiamo comportarci da figli di Dio, affinché, come noi ci compiacciamo di avere Dio per Padre, così anch'egli si compiaccia di noi. Comportiamoci come tempio di Dio (1 Cor 3, 16) e Dio dimorerà in noi.


Respuesta  Mensaje 309 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 07/10/2010 03:13
Giovedì 7 Ottobre 2010
 
Giovedì della XXVII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 11,5-13
Meditazione del giorno
San Tommaso d'Aquino (1225-1274), teologo domenicano, dottore della Chiesa
Compendium theologiae, II, ch. 1

 

All'uomo conviene pregare

        Secondo il disegno provvidenziale di Dio, a tutto ciò che esiste è dato il mezzo per raggiungere il suo fine, come conviene alla propria natura. Anche gli uomini hanno ricevuto, per ottenere ciò che sperano da Dio, un mezzo adatto alla condizione umana. Questa condizione vuole che l'uomo si serva della preghiera per ottenere dagli altri ciò che spera, soprattutto se colui al quale si rivolge gli è superiore. Perciò si raccomanda agli uomini di pregare per ottenere da Dio ciò che sperano di ricevere da lui. Tuttavia, la necessità della preghiera è differente a seconda che si tratti di ottenere qualcosa da un uomo o da Dio.

        Quando la preghiera si rivolge a un uomo, deve innanzi tutto esprimere il desiderio e il bisogno di chi prega. Bisogna anche che essa sia persuasiva, finché il cuore che si implora non abbia ceduto. Ora, questi due elementi non hanno più posto nella preghiera rivolta a Dio. Pregando infatti, non dobbiamo preoccuparci di manifestare i nostri desideri o i nostri bisogni a Dio, lui che conosce tutto. Così il salmista dice al Signore : « Davanti a te ogni mio desiderio » (Sal 37, 10). E leggiamo nel Vangelo : « Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno » (Mt 6, 8). Non si tratta nemmeno di persuadere, con parole umane, la volontà divina affinché voglia ciò che prima non voleva. Perché è detto nel libro dei Numeri : « Dio non è un uomo da potersi smentire, non è figlio di Adamo per ricredersi » (Num 23, 19).


Respuesta  Mensaje 310 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 08/10/2010 03:27
Venerdì 8 Ottobre 2010
 
Venerdì della XXVII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 11,15-26
Meditazione del giorno
Sant'Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire
Contro le eresie IV, Pr 4 ; 39, 2 ; SC 100

 

Il dito di Dio

        L'uomo è fatto insieme di anima e di carne, una carne formata a somiglianza di Dio e plasmata dalle sue due mani, ossia dal Figlio e  dallo Spirito. A loro egli ha detto : « Facciamo l'uomo » (Gen 1,26)...

        Ma come un giorno potrai essere divinizzato se ancora non sei stato fatto uomo ? Come potrai essere perfetto, se sei stato appena creato ? Come potrai essere immortale se, in una natura mortale, non avrai obbedito al tuo Creatore ?... Poiché sei l'opera di Dio, aspetta dunque con pazienza la Mano del tuo Artista, che fa ogni cosa in tempo opportuno. Presentagli un cuore duttile e docile e rimani nella forma che ti ha dato quell'Artista, avendo in te l'acqua che viene da lui e senza la quale, indurendoti, rigetteresti l'impronta delle sue dita.

        Lasciandoti plasmare da lui, giungerai  alla perfezione. Con la sua arte  Dio nasconderà l'argilla che è in te ; la sua Mano , infatti, ha creato la tua sostanza... Se invece, indurendoti, respingerai la sua arte e ti mostrerai scontento del fatto che egli ti ha fatto uomo, rigetterai con la tua ingratitudine verso Dio non soltanto la  sua arte, ma pure la vita stessa. Infatti plasmare è la caratteristica della bontà di Dio, e essere plasmato è la caratteristica della natura dell'uomo. Se dunque ti consegnerai a lui donandogli la tua fede in lui e la sottomissione, riceverai il beneficio della sua arte e sarai la perfetta opera di Dio. Se invece gli resisterai e sfuggirai delle sue Mani, la causa della tua incompiutezza sarà in te che non hai obbedito, non in lui.


Respuesta  Mensaje 311 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 09/10/2010 03:17
Sabato 9 Ottobre 2010
 
Sabato della XXVII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 11,27-28
Meditazione del giorno
San Sofronio di Gerusalemme (?-639), monaco, vescovo
Discorso 2 per l'Annunciazione di Maria, PG 87, 3, 3241 (trad. dal breviario)

 

« Beato il ventre che ti ha portato »

        «Ave piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28). E che cosa potrebbe esserci di più sublime di questa gioia, o Vergine Madre? O che cosa potrebbe esserci più eccellente di questa grazia?... Veramente « benedetta tu fra le donne » (Lc 1,42), perché hai mutato in benedizione la maledizione di Eva. Infatti hai fatto sì che Adamo, che prima giaceva colpito da maledizione, fosse per te benedetto.

        Veramente « benedetta sei tu fra le donne », perché in grazia tua la benedizione del Padre è brillata agli uomini e li ha liberati dall'antica maledizione.

        Veramente « benedetta sei tu fra le donne », perché per tuo mezzo i tuoi progenitori hanno trovato la salvezza; tu cioè genererai il Salvatore, che procurerà loro la divina salvezza.

        Veramente « benedetta fra le donne,  » perché senza umano concorso hai prodotto quel frutto che dà la benedizione a tutta la terra e la redime da quella maledizione che generava solo spine.

        Veramente « benedetta sei tu fra le donne » perché pur essendo donna per la tua naturale condizione, tuttavia diventerai veramente la madre de Dio. Infatti colui che doveva nascere da te, è realmente e veramente Dio incarnato, e tu stessa sei detta a buon diritto e meritatamente genitrice di Dio, in quanto in tutta verità generi Dio.


Respuesta  Mensaje 312 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 10/10/2010 04:01
Domenica 10 Ottobre 2010
 
XXVIII Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno C : Lc 17,11-19
Meditazione del giorno
San Bruno di Segni (circa 1045-1123), vescovo
Commento sul vangelo di Luca, 2, 40 ; PL 165, 426-428

 

La fede che purifica

        Cosa possono rappresentare i dieci lebbrosi se non tutti i peccatori? Tutti gli uomini infatti alla venuta di Cristo erano lebbrosi nell'anima. Non tutti nel corpo. Certo è molto peggiore la lebbra dell'anima che quella del corpo.

        Ma consideriamo ciò che segue: essi si fermano a distanza e «alzarono la voce dicendo: Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Restavano a una certa distanza perché in tali condizioni questi uomini non osavano avvicinarsi. Anche noi stiamo a distanza quando ci ostiniamo nel peccato. Se vogliamo essere guariti e risanati dalla lebbra dei nostri peccati, gridiamo a gran voce e diciamo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». Non gridiamo però con la bocca, ma col cuore. La voce del cuore è più forte. Il grido del cuore trapassa i cieli e giunge fino all'eccelso trono di Dio.


Respuesta  Mensaje 313 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 11/10/2010 03:23
Lunedì 11 Ottobre 2010
 
Lunedì della XXVIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 11,29-32
Meditazione del giorno
San Giustino (circa 100 -160), filosofo, martire
Dialogo con Trifone, 106-107

 

Il segno di Giona

        Il Figlio sapeva che tutto gli sarebbe stato dato dal Padre suo secondo il suo disegno, che cioè egli lo avrebbe svegliato dai morti, ed ha esortato tutti coloro che temono Dio a lodarlo per aver avuto pietà di tutta la razza dei credenti, mediante il mistero del Crocifisso (cf. Sal 22, 24). Inoltre, apparve ai suoi fratelli, gli Apostoli, dopo la sua risurrezione dai morti... e loro si pentirono di essersi allontanati da lui mentre veniva crocifisso...

        Egli doveva risuscitare il terzo giorno dopo la crocifissione ; perciò sta scritto nelle Memorie degli Apostoli [i vangeli] che i giudei che discutevano con lui dissero : « facci vedere un segno ». Rispose loro : « ...non vi sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona ». In queste parole velate, gli uditori potevano comprendere che dopo la sua crocifissione, il terzo giorno, sarebbe risuscitato. Mostrava così ai suoi uditori quanto i loro concittadini fossero più perversi della città di Ninive. Infatti quando, rigettato il terzo giorno dal ventre del grosso pesce, Giona annunciò ai cittadini di Ninive che dopo quaranta giorni sarebbero morti in massa, essi bandirono un digiuno per tutti gli esseri viventi, uomini e bestie, vestendosi di sacco e alzando violenti lamenti, fecero vera penitenza dei loro sentimenti e rinunciarono all'ingiustizia. Credettero che Dio è compassionevole, « amico dell'uomo" (Sap 1, 6) verso tutti coloro che fuggono l'iniquità. Anche il re di questa città e i suoi dignitari, essendosi anche loro coperti di sacco, e avendo perseverato nel digiuno e la preghiera, scongiurarono il fatto che la città venisse distrutta.

        Dal momento che Giona ne provò tristezza...fu rimproverato da Dio per essersi così ingiustamente scoraggiato al vedere che la città di Ninive non era ancora stata distrutta. E Dio disse : « Io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra ? »


Respuesta  Mensaje 314 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 12/10/2010 03:32
Martedì 12 Ottobre 2010
 
Martedì della XXVIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 11,37-41
Meditazione del giorno
Fénelon (1651-1715), arcivescovo di Cambrai
Istruzioni e avvisi su diversi punti, 13 ; in Opere (1823), t.18, p. 256

 

Dalla giustizia farisaica alla vera giustizia di Gesù Cristo

        L'anima è tanto malata di amor proprio, che viene sempre un pò sporcata dalla vista della propria virtù ; se ne attribuisce sempre una parte. Rende grazie a Dio, ma si compiace di essere più di un'altra, la persona sui cui si riversano i doni celesti. Questo modo di appropriarsi delle grazie e molto sottile ed impercettibile in certe anime che sembrano diritte e semplici. Esse stesse non si accorgono del furtarello che stanno facendo. Questo furtarello è tanto più grave se si tiene conto che viene sottratto il bene più puro, ciò che suscita quindi maggiormente la gelosia di Dio.

        Queste anime cessano di appropriarsi delle loro virtù soltanto quando cessano di verderle, quando tutto sembra sfuggire loro. Allora gridano, come san Pietro quando affondava nelle acque : "Salvaci, Signore, siamo perduti!" (Mt 8, 25). Non trovano più niente in sè stesse ; tutto manca. Non c'è altro in loro che motivi di condanna, di orrore, di odio di sè, di sacrificio e di abbandono. E così perduta questa propria giustizia farisaica, si entra nella vera giustizia di Gesù Cristo, da cui ci si guarda bene dal considerare come propria.


Respuesta  Mensaje 315 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 13/10/2010 04:17
Mercoledì 13 Ottobre 2010
 
Mercoledì della XXVIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 11,42-46
Meditazione del giorno
Beato John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo
PPS, vol.2, no.7

 

La tradizione e la volontà di Dio

        Poco importa il modo con cui impariamo a conoscere la volontà di Dio, che sia mediante la Scrittura, mediante la tradizione apostolica o mediante ciò che San Paolo chiama la « natura », purché siamo sicuri che è veramente la sua volontà. In realtà, Dio ci rivela il contenuto della fede mediante l'ispirazione, perché è nell'ordine soprannaturale. Ma ci rivela le questioni pratiche del dovere morale mediante la nostra propria coscienza guidata divinamente.

        Le questioni di pura forma, ce le rivela mediante la tradizione della Chiesa, dall'uso con il quale le mettiamo in pratica, benché non rientrino nel campo della Scrittura. Ciò per rispondere alla domanda che possiamo farci : « Perché osservare i riti e le forme che non sono prescritti dalla Scrittura ? » La Scrittura ci trasmette ciò che occorre credere, a cui dobbiamo tendere, ciò che dobbiamo mantenere. Ma non ci dice il modo concreto di farlo. Quindi, poiché dobbiamo farlo in tale o tale modo preciso, è opportuno aggiungere qualcosa a ciò che ci dice la Scrittura. Essa ci raccomanda per esempio, di unirci per la preghiera, e collega la sua efficacia all'unione dei cuori. Ma, siccome non ci indica né il momento né il luogo della preghiera, bisogna che la Chiesa completi ciò che la Scrittura si è limitata a prescrivere in linea di massima...

        Si può dire che la Bibbia ci dà lo spirito della nostra religione mentre la Chiesa deve formare il corpo in cui questo spirito si incarna. Coloro che provano ad adorare Dio in un modo (dicono) « meramente spirituale » finiscono per non adorarlo affatto. È un fatto corrente ; ognuno può rendersene conto dalla propria esperienza... No, la Scrittura non ha cercato di rivelarci tutto ; ci dà il mezzo per scoprire ogni cosa. Dio ci ha promesso la sua luce, ma a suo modo e non al nostro.



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