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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Martedì 14 Settembre 2010
Esaltazione della santa Croce, festa : Jn 3,13-17
Meditazione del giorno San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa Meditazione sulla Passione VI, 13-15 ; PL 184, 747-752
La gloria della croce
Lungi da me l'idea che ci sia, per me, altro vanto che nella croce del Signore mio Gesù Cristo (Gal 6, 14). La croce è la tua gloria, la croce è il tuo impero. Sulle tue spalle è il segno della sovranità (Is 9, 5). Chi porta la croce, porta la gloria. Perciò la croce, che fa paura agli infedeli, è per i fedeli più bella di tutti gli alberi del paradiso. Cristo ha forse temuto la croce ? E Pietro ? E Andrea ? Al contrario l'hanno desiderata. Cristo si è lanciato verso di essa come prode che percorre la via (Sal 19, 6): « Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi prima della mia passione » (Lc 22, 15). Ha mangiato la Pasqua, soffrendo la sua passione, quando passò da questo mondo al Padre. Sulla croce mangiò e bevve, si inebriò e si addormentò... Chi potrebbe ormai temere la croce ?
Posso, Signore fare il giro del cielo e della terra, del mare e delle steppe, mai ti troverò se non sulla croce. Là, dormi, là, pasci il tuo gregge, là ti riposi al meriggio (Ct 1, 7). Su questa croce, colui che è unito al suo Signore canta con dolcezza : « Tu, Signore, sei mia difesa, tu sei mia gloria e sollevi il mio capo » (Sal 3, 4). Nessuno ti cerca, nessuno ti trova, se non sulla croce. O Croce di gloria, radicati in me, perché io sia trovato in te.
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Mercoledì 15 Settembre 2010
Beata Marie Vergine Addolorata, Memoria : Jn 19,25-27
Meditazione del giorno San Giovanni Crisostomo (circa 345-407), vescovo d'Antiochia poi di Costantinopoli, dottore della Chiesa Omelia sulla croce per il Venerdì Santo, 2 ; PG 49, 396
« Stava presso la croce di Gesù sua madre »
Vedi questa vittoria mirabile ? Vedi i successi della Croce ? Ti sto per dire ora una cosa più stupenda. Considera il modo con il quale questa vittoria si è realizzata, e sarai più stupito ancora. Cristo ha dominato il demonio proprio mediante ciò che gli aveva permesso di vincere. Ha combattuto il demonio con le sue stesse armi. Ascolta come. Una vergine, il legno e la morte, ecco i simboli della disfatta. La vergine, era Eva, perché non si era ancora unita all'uomo ; il legno, era l'albero ; e la morte, la pena in cui era incorso Adamo. Ma ecco, in compenso, la vergine, il legno e la morte, quei simboli della disfatta, diventare i simboli della vittoria. Invece di Eva, Maria ; invece del legno della conoscenza del bene e del male, il legno della Croce ; invece della morte di Adamo, la morte di Cristo.
Vedi che il demonio è stato vinto mediante ciò che gli aveva dato la vittoria ? Mediante l'albero, aveva vinto Adamo ; mediante la croce, Cristo ha trionfato sul demonio. L'albero mandava negli inferi, la croce ne ha fatto tornare coloro che vi erano scesi. Inoltre, l'albero servì a nascondere l'uomo vergognoso della sua nudità, mentre la croce ha alzato agli occhi di tutti un uomo nudo, ma vincitore.
Questo è il prodigio che la Croce ha realizzato in nostro favore ; la Croce, è il trofeo innalzato davanti ai demoni, la spada estratta contro il peccato, la spada con la quale Cristo ha trafitto il serpente. La Croce è la volontà del Padre, la gloria del Figlio unico, la gioia dello Spirito Santo, lo splendore degli angeli, l'orgoglio di San Paolo, il baluardo degli eletti, la luce del mondo intero.
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Giovedì 16 Settembre 2010
Giovedì della XXIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 7,36-50
Meditazione del giorno Un autore siriaco anonimo del 6o secolo Omelie anonime sulla peccatrice, 1, 4.5.19.26.28
« Le sono perdonati i suoi molti peccati »
L'amore di Dio, uscito in cerca dei peccatori, ci viene proclamato da una donna peccatrice. Perché chiamando lei, Cristo chiamava all'amore la nostra razza tutta intera ; e nella sua persona, attirava al suo perdono tutti i peccatori. Parlava a lei, ma invitava alla sua grazia la creazione tutta intera...
Chi non potrebbe essere raggiunto dalla misericordia di Cristo, se lui, per salvare una peccatrice, accettò l'invito di un fariseo ? A causa di quella donna affamata di perdono, vuole in prima persona avere fame della mensa di Simone il fariseo, mentre sotto le apparenze di una mensa di pane, aveva preparato, per la peccatrice, la mensa del pentimento...
Affinché tu possa partecipare alla stessa mensa, divieni consapevole che il tuo peccato è grande ; però disperare del perdono perché il tuo peccato ti sembra troppo grande, è bestemmiare contro Dio e fa torto a te stesso. Perché se Dio ha promesso di perdonare i tuoi peccati per quanto numerosi fossero, gli dirai forse che non puoi crederlo dichiarandogli : « Il mio peccato è troppo grande perché tu lo perdoni. Non puoi guarirmi dalle mie malattie » ? Smettila e grida con il profeta : « Ho peccato contro di te, Signore » (2 Sam 12, 13). Subito ti risponderà : « Io ho perdonato il tuo peccato ; tu non morirai ». A lui sia la gloria, da noi tutti per i secoli. Amen.
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Venerdì 17 Settembre 2010
Venerdì della XXIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 8,1-3
Meditazione del giorno Giovanni Paolo II Mulieris Dignitatem, § 27 - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
« C'erano con lui i Dodici e alcune donne »
Nella storia della Chiesa, sin dai primi tempi c'erano - accanto agli uomini - numerose donne, per le quali la risposta della Sposa all'amore redentore dello Sposo assumeva piena forza espressiva. Come prime vediamo quelle donne, che personalmente avevano incontrato Cristo, l'avevano seguito e, dopo la sua dipartita, insieme con gli apostoli « erano assidue nella preghiera » (At 1,14) nel cenacolo di Gerusalemme sino al giorno di Pentecoste. In quel giorno lo Spirito Santo parlò per mezzo di « figli e figlie » del Popolo di Dio... (At 2,17 ; Gl 3,1). Quelle donne, ed in seguito altre ancora, ebbero parte attiva ed importante nella vita della Chiesa primitiva, nell'edificare sin dalle fondamenta la prima comunità cristiana - e le comunità successive - mediante i propri carismi e il loro multiforme servizio... L'apostolo parla delle loro « fatiche » per Cristo, e queste indicano i vari campi del servizio apostolico della Chiesa, iniziando dalla « chiesa domestica ». In essa, infatti, la « fede schietta » passa dalla madre nei figli e nei nipoti, come appunto si verificò nella casa di Timoteo (2 Tm 1, 5).
Lo stesso si ripete nel corso dei secoli, di generazione in generazione, come dimostra la storia della Chiesa. La Chiesa, infatti, difendendo la dignità della donna e la sua vocazione, ha espresso onore e gratitudine per coloro che - fedeli al Vangelo - in ogni tempo hanno partecipato alla missione apostolica di tutto il Popolo di Dio. Si tratta di sante martiri, di vergini, di madri di famiglia, che coraggiosamente hanno testimoniato la loro fede ed educando i propri figli nello spirito del Vangelo hanno trasmesso la fede e la tradizione della Chiesa... Anche in presenza di gravi discriminazioni sociali le donne sante hanno agito in «modo libero», fortificate dalla loro unione con Cristo...
Anche ai nostri giorni la Chiesa non cessa di arricchirsi della testimonianza delle numerose donne che realizzano la loro vocazione alla santità. Le donne sante sono una incarnazione dell'ideale femminile, ma sono anche un modello per tutti i cristiani, un modello di « sequela Christi », un esempio di come la Sposa deve rispondere con l'amore all'amore dello Sposo.
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Sabato 18 Settembre 2010
Sabato della XXIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 8,4-15
Meditazione del giorno Sant'Amedeo di Losanna (1108-1159), monaco cistercense, poi vescovo Omelia VI ; SC 72, p. 165 s
« Fruttò cento volte tanto »
Egli è caduto in terra ed è morto ed ha prodotto molto frotto (Gv 12, 24). Si è lasciato cadere come un seme per raccogliere in mietitura il genere umano. Beato il seno di Maria dove tale seme ha messo radici ! Beata colei alla quale è stato detto : « Il tuo ventre è un mucchio di grano, circondato da gigli » (Ct 7, 3). Non è forse come un mucchio di grano il seno della Vergine che si è dilatato sotto l'azione di colui che è caduto in esso, e dove è spuntata la messe dei riscattati ? Sì, morti al peccato in noi stessi, rinasciamo in Cristo, alla fonte battesimale mediante il lavacro di rigenerazione, affinché viviamo in colui che è morto per tutti. Perciò l'Apostolo dice : « Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo » (Gal 3, 27). Da un unico seme, da un seme uscito dal seno della Vergine Maria, vengono quindi numerose messi.
È chiamato "mucchio" di grano, non tanto a motivo del numero dei riscattati, bensì a motivo della forza di questo seme, a motivo dell'efficienza del seminatore piuttosto che della molteplicità di coloro che sono raccolti. È lui il tuo Figlio, o Maria ! È lui che per te è risuscitato dai morti e nella tua carne ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose. Sei dunque in possesso della gioia, o Beata : hai ricevuto in eredità l'oggetto del tuo desiderio, la corona del tuo capo... Rallegrati e sii lieta, perché è risuscitato colui che è la tua gloria. Ti sei rallegrata della sua concezione, sei stata afflitta nella sua Passione. Rallegrati ora della sua risurrezione. Nessuno ti potrà togliere la tua gioia, perché Cristo risorto non muore più ; la morte non ha più potere su di lui (Rm 6, 9).
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Domenica 19 Settembre 2010
XXV Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno C : Lc 16,1-13
Meditazione del giorno San Gregorio Nazianzeno (330-390), vescovo, dottore della Chiesa Discorso sull'amore ai poveri, 24-26 ; PG 35, 890-891
« Procuratevi amici con la disonesta ricchezza perché vi accolgano nelle dimore eterne » : soccorrere i poveri
Guardiamoci, cari amici, dal diventare cattivi amministratori di quanto ci è stato dato in dono. Meriteremmo allora l'ammonizione di Pietro : « Vergognatevi, voi che trattenete le cose altrui, imitate piuttosto la bontà divina e così nessuno sarà povero ». Non affatichiamoci ad accumulare e a conservare ricchezze, mentre altri soffrono la fame, per non meritare i rimproveri duri e taglienti già un'altra volta fatti dal profeta Amos, quando disse : « Orsù, voi che dite : Quando sarà passato il novilunio e si potrà vendere il grano, e il sabato per aprire i magazzini ? » (Am 8, 5).
Operiamo secondo quella suprema e primordiale legge di Dio che « fa scendere la pioggia tanto sui giusti che sui peccatori, fa sorgere il sole ugualmente per tutti » (Mt 5, 45), offre a tutti gli animali della terra l'aperta campagna, le fontane, i fiumi, le foreste ; dona aria agli uccelli e acqua agli animali acquatici ; a tutti dà con grande liberalità i beni della vita che non possono venire accaparrati dai forti, né misurati dalle leggi, né limitati dalle frontiere ; ma elargisce i doni a tutti in modo tale che nulla manchi a nessuno. Così con la ripartizione in parti uguali dei suoi doni, onora l'uguaglianza naturale di tutti ; e mostra così tutta la generosità della sua bontà... Anche tu dunque, imita questa misericordia divina.
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Lunedì 20 Settembre 2010
Lunedì della XXV settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 8,16-18
Meditazione del giorno San Cromazio di Aquileia ( ? – 407), vescovo Omelie sul Vangelo di Matteo 5,1.3-4 ; CCL 9,405-407
Porre la lampada sul lampadario
Poiché è « il Sole di giustizia » (Ml 3, 20), il Signore può pure chiamare i suoi discepoli « luce del mondo » (Mt 5, 14). Mediante loro, riversa, come con raggi scintillanti, la luce della sua conoscenza sulla terra intera... Illuminati da loro, noi, che eravamo tenebre, siamo divenuti luce, come dice san Paolo : « Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce » (Ef 5, 8). E ancora : « Voi, non siete della notte, né delle tenebre. Siete figli della luce e figli del giorno » (1 Ts 5, 5). San Giovanni con ragione ha sostenuto nella sua lettera : « Dio è luce » (1 Gv 1, 5) e « Chi dimora in Dio, è nella luce » (1, 7) ... Perciò, poiché abbiamo la gioia di essere stati liberati dalle tenebre dell'errore, dobbiamo vivere nella luce, come i figli della luce... È il motivo per cui l'Apostolo dice : « In mezzo a loro, dovete splendere come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita ». (Fil 2, 15) ...
Questa lampada splendente, che è stata accesa per servire alla nostra salvezza, deve sempre brillare in noi... Dobbiamo dunque non nascondere questa lampada della legge e della fede, bensì porla sempre nella Chiesa come su di un lampadario, per la salvezza di molti, affinché noi stessi godiamo della luce della sua verità, e ne illuminiamo tutti i credenti.
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Martedì 21 Settembre 2010
San Matteo, apostolo ed evangelista, festa : Mt 9,9-13
Meditazione del giorno Sant'Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire Contro le eresie, III, 11,8 ; 9,1
Uno dei primi documenti storici degli evangelisti
Gli apostoli andarono fino ai confini della terra, proclamando la buona novella dei benefici di Dio e annunciando agli uomini la pace del cielo (Lc 2,14), loro che possedevano ciascuno in particolare e tutti in egual misura, la Buona Novella di Dio. Matteo precisamente, ha pubblicato dagli Ebrei, una forma scritta del vangelo nella loro lingua, mentre Pietro e Paolo evangelizzavano Roma e vi fondavano la Chiesa. Dopo la loro morte, Marco, il discepolo e l'interprete di Pietro (1 Pt 5, 13), ci ha trasmesso, pure per iscritto, la predicazione di Pietro. Anche Luca, il compagno di Paolo, ha messo per iscritto il vangelo predicato da lui. Poi, anche Giovanni, il discepolo del Signore che aveva riposato sul petto di Gesù (Gv 13, 25), ha pubblicato il vangelo durante il suo soggiorno a Efeso.
Matteo, nel suo vangelo, racconta la generazione di Cristo come uomo : « Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo... Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo » (Mt 1, 1-18). Questo vangelo presenta quindi Cristo in veste umana ; per questo Cristo è sempre animato da sentimenti di umiltà e rimane un uomo di mansuetudine... L'apostolo Matteo conosce un solo e unico Dio che ha promesso ad Abramo di moltiplicare la sua discendenza quanto le stelle del cielo (Gen 15, 5) e, per mezzo di suo Figlio Cristo Gesù ci ha chiamati dal culto di pietre alla conoscenza di lui (Mt 3, 9), cosicché « diventi suo popolo quello che non era suo popolo e sua diletta quella che non era sua diletta » (Os 2, 25 ; Rm 9, 25).
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Mercoled' 22 Settembre 2010
Mercoledì della XXV settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 9,1-6
Meditazione del giorno Concilio Vaticano II Decreto sull'attività missionnaria della Chiesa « Ad Gentes », § 1 - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
« E li mandò ad annunziare il regno di Dio »
Inviata per mandato divino alle genti per essere « sacramento universale di salvezza » (1) la Chiesa, rispondendo a un tempo alle esigenze più profonde della sua cattolicità ed all'ordine specifico del suo fondatore (Cf. Mc 16,15), si sforza di portare l'annuncio del Vangelo a tutti gli uomini. Ed infatti gli stessi apostoli, sui quali la Chiesa fu fondata, seguendo l'esempio del Cristo, « predicarono la parola della verità e generarono le Chiese» (S. Agostino). È pertanto compito dei loro successori perpetuare quest'opera, perché « la parola di Dio corra e sia glorificata » (2 Ts 3,1) ed il regno di Dio sia annunciato e stabilito su tutta quanta la terra.
D'altra parte, nella situazione attuale delle cose, in cui va profilandosi una nuova condizione per l'umanità, la Chiesa, sale della terra e luce del mondo (Cf. Mt 5,13-14), avverte in maniera più urgente la propria vocazione di salvare e di rinnovare ogni creatura, affinché tutto sia restaurato in Cristo e gli uomini costituiscano in lui una sola famiglia ed un solo popolo di Dio.
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Giovedì 23 Settembre 2010
Giovedì della XXV settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 9,7-9
Meditazione del giorno Sant'Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire Contro le Eresie, libro IV, 20, 4-5 : SC 100, p. 639s
Erode cercava di vedere Gesù
I profeti annunziavano in anticipo che Dio sarebbe stato visto dagli uomini come lo dice anche il Signore : « Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio » (Mt 5, 8). Certo, secondo la sua grandezza e la sua inenarrabile gloria, « nessun uomo può vedere Dio e restare vivo » (Es 33, 20), perché il Padre è inafferrabile. Ma grazie al suo amore, alla sua bontà verso gli uomini e alla sua onnipotenza, giunge fino a concedere a coloro che lo amano il privilegio di vedere Dio – ciò che, precisamente, profetizzavano i profeti – poiché « ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio » (Lc 18, 27).
Da sé stesso, infatti, l'uomo non potrà mai vedere Dio ; invece Dio, se lo vuole, potrà essere visto dagli uomini, da coloro che egli vuole, quando lo vuole e nel modo in cui egli vuole. Perché Dio può tutto : visto, un tempo, con la mediazione dello Spirito secondo il modo profetico, visto poi tramite il Figlio, secondo l'adozione, sarà visto ancora nel Regno dei cieli secondo la paternità, poiché lo Spirito prepara in anticipo l'uomo indirizzandolo verso il Figlio di Dio, il Figlio lo conduce al Padre, e il Padre dona l'incorruttibilità e la vita eterna, che risultano dalla visione di Dio per coloro che lo vedono. Perché, così come coloro che vedono la luce sono nella luce e partecipano al suo splendore, così coloro che vedono Dio sono in Dio e partecipano al suo splendore. Ora, vivificante è lo splendore di Dio. Dunque parteciperanno alla sua vita, coloro che vedono Dio.
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Venerdì 24 Settembre 2010
Venerdì della XXV settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 9,18-22
Meditazione del giorno San Giovanni Crisostomo (circa 345-407), vescovo d'Antiochia poi di Costantinopoli, dottore della Chiesa Omelie sul Vangelo di San Matteo 54, 1-3
« Ordinò loro severamente di non riferire a nessuno che era il Cristo di Dio »
« Egli allora raccomanda ai discepoli di non riferire a nessuno che era il Cristo ». Perché quest'ordine ? Perché, scartato ogni motivo di scandalo, compiute la croce e la sua passione, respinto ogni ostacolo in grado di distogliere la folla dal credere in lui, possa imprimersi profondamente e per sempre nelle anime la conoscenza esatta di quello che era. La sua potenza non aveva ancora brillato in modo ecclatante. Attendeva che, prima che lo predicassero, l'evidenza della verità e dell'autorità dei fatti potessero confermare la testimonianza degli Apostoli.
Una cosa era vederlo ora moltiplicare i prodigi in Palestina, poi esposto alle persecuzioni e agli oltraggi – e la croce stava per seguire questi prodigi – ; tutt'altro era vederlo adorato, creduto da tutta la terra, al riparo dagli abusi che aveva subìto un tempo. Per questo raccomanda loro di non dire niente a nessuno... Se gli Apostoli, che erano stati testimoni dei miracoli, che avevano partecipato a tanti misteri ineffabili, si scandalizzavano all'udire una sola parola, e con essi, Pietro stesso, il capo di tutti loro (Mt 16, 22), cosa avrebbero pensato i comuni mortali se, dopo aver sentito dire che Gesù era il Figlio di Dio, egli fosse stato riempito di sputi e inchiodato alla croce ; e tutto questo mentre non si conosceva ancora la ragione di quei misteri e prima della venuta dello Spirito Santo ?
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Sabato 25 Settembre 2010
Sabato della XXV settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 9,43-45
Meditazione del giorno San Basilio (circa 330-379), monaco e vescovo di Cesarea in Cappadocia, dottore della Chiesa Omelie sull'umiltà, 5-6
« Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini »
« Chi si abbasserà sarà innalzato, e chi si innalzerà sarà abbassato » (Mt 23, 12)... Imitiamo il Signore che scese dal cielo fino all'ultimo abbassamento, e di rimando, fu innalzato dall'ultimo posto all'altezza che gli si addiceva. Scopriamo tutto ciò che il Signore ci insegna per condurci all'umiltà.
Da bimbo, eccolo già in una grotta, sdraiato non in una culla, ma in una mangiatoia. Nella casa di un artigiano e di una madre senza risorse, è sottomesso a sua madre e al suo sposo. Lasciandosi insegnare, ascoltando coloro di cui non aveva alcun bisogno, interrogava, in tal modo che, all'udire le sue interrogazioni, si meravigliavano della sua saggezza. Si sottomette a Giovanni, e il Maestro riceve il battesimo dal suo servo. Mai resistette a coloro che insorgevano contro di lui, e non diede prova della sua potenza invincibile per liberarsi dalle mani che lo incatenavano, ma si lasciò convincere, come se fosse impotente, e nella misura in cui lo giudicò opportuno, diede adito a un potere effimero. Comparve davanti al sommo sacerdote, in qualità di imputato ; condotto davanti al governatore, si sottomise al suo giudizio, e mentre era in grado di rispondere ai calunniatori, sopportò in silenzio le loro calunnie. Coperto di sputi dagli schiavi e da volgari valletti, fu infine consegnato alla morte, ad una morte infamante agli occhi degli uomini. Tale fu la sua vita di uomo dalla sua nascita fino alla sua fine. Ma dopo un tal abbassamento, fece risplendere la sua gloria... Imitiamolo per giungere, anche noi, alla gloria eterna.
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Domenica 26 Settembre 2010
XXVI Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno C : Lc 16,19-31
Meditazione del giorno Sant’Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa Esposizione sui salmi 85, 3 ; CCL 39, 1178
La vera ricchezza e la vera povertà
Non fraintendete, fratelli, il mio dire! Le parole: "Dio non china il suo orecchio al ricco" non significano che egli non esaudisce coloro che posseggono oro e argento, famiglia e proprietà, sia che così siano nati o comunque occupino tale posizione sociale. Basta però che si ricordino di quello che dice l'Apostolo: « Ordina ai ricchi di questo mondo di non insuperbire » (1 Tm 6, 17). I possidenti che non insuperbiscono, in Dio sono poveri; e ai poveri, ai miseri, ai bisognosi Dio china il suo orecchio (Sal 85, 1). Sanno infatti che la loro speranza non è nell'oro e nell'argento e neppure nelle altre cose di cui sembrano abbondare nel tempo. Basta che la ricchezza non li porti alla perdizione; basta che non sia loro di ostacolo, dato che di vero giovamento la ricchezza non ne reca... Se uno disprezza in se stesso tutto quello di cui la superbia suole gonfiarsi, è un povero di Dio, e a lui Dio china l'orecchio, perché sa che il suo cuore è umile.
Sicuramente, fratelli, quel povero che giaceva pieno di piaghe dinanzi alla porta del ricco venne portato dagli angeli nel seno di Abramo. Così leggiamo e così crediamo. Invece quel ricco che indossava vesti di porpora e di bisso e ogni giorno banchettava splendidamente fu portato all'inferno in mezzo ai tormenti. Ma forse che quel povero venne preso dagli angeli in grazia della sua miseria, e quel ricco venne gettato ai supplizi per colpa delle sue ricchezze? Dobbiamo comprendere che in quel povero venne premiata l'umiltà, come in quel ricco venne condannata la superbia.
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Lunedì 27 Settembre 2010
Lunedì della XXVI settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 9,46-50
Meditazione del giorno Lacordaire (1802-1861), domenicano Misti (Opere, t. 9 p. 328-331)
« Chi non è contro di voi è per voi »
Chiunque ama Dio è membro vivo della Chiesa, sotto qualunque cielo sia nascosto e in qualunque epoca egli abiti... La Chiesa quindi non è solo quella che ci appare. Non è solo nell'edificio visibile in cui tutto è storia, autenticità, gerarchia, virtù e miracoli evidenti; sta anche nelle semioscurità, nelle ombre spente, in quello che non ha né forma né memoria, santità perdute agli occhi degli uomini, ma non a quelli degli angeli...
Ovunque sia l'amore di Dio, vi è Cristo; ovunque sia Gesù Cristo, la Chiesa c'è con lui; e se è vero che ogni cristiano deve unirsi al corpo della Chiesa, appena ne conosce l'esistenza, è certo che l'ignoranza invincibile lo sottrae a questa legge, per metterlo sotto il governo immediato di Gesù Cristo, primo e sovrano capo di tutta la cristianità. La Chiesa ha quindi un'estensione che nessuno sguardo umano può abbracciare, e coloro che ci obiettano i limiti che al loro sguardo essa sembra avere, non hanno nessuna idea del duplice irradiamento che esiste nella sua natura e che suscita anime per lei all'oriente come all'occidente del mondo, sotto il sole al tramonto come sotto il sole nel suo sorgere.
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Martedì 28 Settembre 2010
Martedì della XXVI settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 9,51-56
Meditazione del giorno Sant'Isacco Siriano (7o secolo), monaco nella regione di Ninive (nell'Iraq attuale) Discorsi ascetici, 2a parte, no. 10, 36
« Gesù si voltò e li rimproverò »
Quando uno è stato reso degno di assaporare l'amore di Dio, è solito dimenticare ogni cosa per la sua dolcezza ; infatti, assaporato questo amore, ogni cosa visibile gli appare priva di interesse. La sua anima si avvicina gioiosamente al bell'amore per gli uomini, senza distinzioni. Non è mai turbato dalle loro debolezze, che non gli fanno paura. Così è stato per i beati apostoli che, in mezzo a tutti i mali che ebbero da sopportare da parte dei loro carnefici, sono stati assolutamente incapaci di odiare questi ultimi, e non si stancavano di amarli. Questo è stato manifestato nei fatti quando, alla fine, hanno sopportato persino la morte per ritrovarli un giorno, in cielo.
Eppure, erano loro che, poco tempo prima, avevano supplicato Cristo di far scendere un fuoco dal cielo sui Samaritani che avevano rifiutato di accoglierli nel loro paese. Infatti, una volta ricevuto il dono di assaporare l'amore di Dio, essi sono stati resi perfetti fino all'amore per gli empi.
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