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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Lunedì 30 Agosto 2010
Lunedì della XXII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 4,16-30
Meditazione del giorno Giovanni Paolo II Lettera Apostolica « Novo millennio ineunte », 4 - © Libreria Editrice Vaticana
«Oggi»
« Noi ti rendiamo grazie, Signore Dio onnipotente » (Ap 11,17)... Penso alla dimensione della lode, innanzitutto. È da qui infatti che muove ogni autentica risposta di fede alla rivelazione di Dio in Cristo. Il cristianesimo è grazia, è la sorpresa di un Dio che, non pago di creare il mondo e l'uomo, si è messo al passo con la sua creatura, e dopo aver parlato a più riprese e in diversi modi « per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio » (Eb 1,1-2).
In questi giorni! Sì, il Giubileo ci ha fatto sentire che duemila anni di storia sono passati senza attenuare la freschezza di quell'« oggi » con cui gli angeli annunciarono ai pastori l'evento meraviglioso della nascita di Gesù a Betlemme: « Oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore » (Lc 2,11). Duemila anni sono passati, ma resta più che mai viva la proclamazione che Gesù fece della sua missione davanti ai suoi attoniti concittadini nella sinagoga di Nazareth, applicando a sé la profezia di Isaia: « Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi » (Lc 4,21). Duemila anni sono passati, ma torna sempre consolante per i peccatori bisognosi di misericordia — e chi non lo è ? — quell'« oggi » della salvezza che sulla Croce aprì le porte del Regno di Dio al ladrone pentito: « In verità ti dico, oggi sarai con me nel Paradiso » (Lc 23,43).
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Martedì 31 Agosto 2010
Martedì della XXII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 4,31-37
Meditazione del giorno San [Padre] Pio di Pietrelcina (1887-1968), cappuccino Ep 3, 626 et 570 ; CE 34
« Esci da costui ! »
Le tentazioni non devono spaventarti; per mezzo loro Dio vuole provare e fortificare la tua anima, e ti dà allo stesso tempo la forza per vincerle. Fino ad oggi la tua vita è stata quella di un bambino; ormai il Signore vuole trattarti da adulto. Ora le prove dell’adulto sono ben superiori a quelle del bambino, e questo spiega perché, all’inizio, sei tutta turbata. Ma la vita della tua anima ritroverà presto la calma, che non tarderà. Abbi ancora un po' di pazienza, e tutto andrà per il meglio.
Lascia dunque perdere questi vani timori. Ricordati che non è il suggerimento del Maligno a fare la colpa, bensì il consenso dato a questi suggerimenti. Solo una volontà libera è capace di fare il bene e il male. Ma quando la volontà geme sotto la prova inflitta dal Tentatore, e quando non vuole ciò che egli le propone, questa non è una colpa, bensì una virtù.
Guardati dal cadere nell’agitazione lottando contro le tentazioni; questo infatti servirebbe solo a fortificarle. Occorre trattarle con il disprezzo e non occuparsene. Volgi il tuo pensiero verso Gesù crocifisso, e con il suo corpo deposto fra le tue braccia, di’: “Ecco la mia speranza, la sorgente della mia gioia! Mi afferro a te con tutto il mio essere, e non ti lascerò, se non mi avrai messo al sicuro”.
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Mercoledì 1° Settembre 2010
Mercoledì della XXII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 4,38-44
Meditazione del giorno Guglielmo di Saint-Thierry (circa 1085-1148), monaco benedettino poi cistercense Orazioni meditative
« Uscì e si recò in un luogo deserto »
O tu che sei il mio rifugio e la mia fortezza, guidami, come un tempo il tuo servo Mosè, nel cuore del deserto, dove arde nel fuoco il roveto senza consumarsi (cf. Es 3), dove l'anima, pervasa dal fuoco dello Spirito Santo, diviene ardente, senza consumarsi, ma purificandosi. Dove non si può dimorare, e dove si può andare avanti soltanto dopo aver sciolto i legami degli intralci carnali, dove Colui che è, senza dubbio non si lascia vedere così come è, dove tuttavia lo si sente dire : « Io sono colui che sono ! ». Là, occorre ancora coprirsi il volto per non guardare il Signore faccia a faccia (1 R 19, 13), ma ci si deve esercitare a prestare ascolto, nell'umiltà dell'ubbidienza, per distinguere ciò che Dio dice nel profondo del cuore.
Intanto, Signore, nascondimi nel segreto della tua tenda (Sal 27, 5) nel giorno della sventura ; nascondimi nel segreto del tuo volto, lontano dalla rissa delle lingue (Sal 31, 21) ; perché il tuo giogo così dolce e il tuo carico così leggero (Mt 11, 30), me li hai imposti tu. E quando mi fai sentire quanto il tuo servizio sia lontano da quello del secolo, con la tua voce tenera e dolce mi chiedi se è più gradevole servire te, il Dio vivente, o gli dei stranieri. Allora, adoro quella mano che pesa su di me e ti dico : « Mi hanno dominato così a lungo, i padroni diversi da te ! Voglio appartenere solo a te, perché il tuo braccio mi solleva ! »
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Giovedì 2 Settembre 2010
Giovedì della XXII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 5,1-11
Meditazione del giorno Ludolfo di Saxe (1300-1370), priore della Certosa di Strasburgo La Vita di Gesù Cristo, I, cap. 29, 9-11
« Non temere, d'ora in poi sarai pescatore di uomini »
Pietro si getta con umiltà alle ginocchia di Gesù. Riconosce in lui il suo Signore e gli dice : « Signore, allontanati da me che sono un peccatore », che non sono degno di dimorare in tua compagnia. Allontanati da me che sono soltanto un uomo mentre tu sei l'Uomo-Dio, che sono peccatore mentre tu sei santo, che sono servo mentre tu sei Signore. Che una distanza ti separi da me che sono separato da te a causa della fragilità della mia natura, della bruttezza della mie colpe e della debolezza del mio potere ...
Il Signore, però, consola Pietro, mostrandogli che la cattura dei pesci significa che egli sarà pescatore di uomini. « Non temere », dice, non spaventarti ; credi piuttosto e rallegrati, perché sei destinato ad una pesca molto più grande ; un'altra barca e altre reti ti saranno affidate. Finora hai preso dei pesci con delle reti, ormai prenderai degli uomini con la parola. Con la santa dottrina, li attirerai sulla via della salvezza, perché sei chiamato al servizio della predicazione. La parola di Dio è simile all'amo del pescatore. Come l'amo prende il pesce solo dopo essere stato preso da esso, così la parola di Dio prende l'uomo per la vita eterna solo se questa parola ha prima penetrato nel suo spirito.
D'ora in poi, sarai pescatore di uomini. D'ora in poi, cioè dopo quello che è successo, dopo la testimonianza della tua umiltà, avrai l'incarico di prendere degli uomini ; perché l'umiltà esercita una forte attrazione, e per comandare agli altri, è bene sapere non glorificarsi nel proprio potere.
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Venerdì 3 Settembre 2010
Venerdì della XXII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 5,33-39
Meditazione del giorno Catechismo della Chiesa cattolica § 313-314 - © Libreria Editrice Vaticana
« Lo Sposo è con loro »
« Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio » (Rm 8, 28). La testimonianza dei santi non cessa di confermare questa verità : Così santa Caterina da Siena dice a « coloro che si scandalizzano » e si ribellano davanti a ciò che loro capita : « Tutto viene dall'amore, tutto è ordinato alla salvezza dell'uomo, Dio non fa niente se non a questo fine ». E san Tommaso Moro, poco prima del martirio, consola la figlia : « Non accade nulla che Dio non voglia, e io sono sicuro che qualunque cosa avvenga, per quanto cattiva appaia, sarà in realtà sempre per il meglio ». E Giuliana di Norwich : « Imparai dalla grazia di Dio che dovevo rimanere fermamente nella fede, e quindi dovevo saldamente e perfettamente credere che tutto sarebbe finito in bene ... Tu stessa vedrai che ogni specie di cosa sarà per il bene ». (« Thou shalt see thyself that all manner of thing shall be well. »)
Noi crediamo fermamente che Dio è Signore del mondo e della storia. Ma le vie della sua provvidenza spesso ci rimangono sconosciute. Solo alla fine, quando avrà termine la nostra conoscenza imperfetta e vedremo Dio « a faccia a faccia » (1 Cor 13, 12), conosceremo pienamente le vie lungo le quali, anche attraverso i drammi del male e del peccato, Dio avrà condotto la sua creazione fino al riposo di quel Sabato definitivo, in vista del quale ha creato il cielo e la terra.
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Sabato 4 Settembre 2010
Sabato della XXII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 6,1-5
Meditazione del giorno Sant Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa Commento sulla Genesi
« Ricordati del giorno di sabato per santificarlo » (Es 20, 8)
Ora che è giunto il tempo della grazia che ci è stata rivelata, l'osservanza del sabato, una volta simboleggiata dal riposo di un solo giorno, è stata abolita per i fedeli. In questo tempo di grazia, infatti, il cristiano osserva un sabato perpetuo, se tutto il bene fatto da lui viene fatto nella speranza del riposo futuro, e se non si gloria delle proprie opere buone come di un bene che venisse da sè, senza averlo ricevuto.
Così, comprendendo e ricevendo il sacramento del battesimo come un sabato, cioè come il riposo del Signore nella sepoltura (Rm 6, 4), il cristiano si riposa dalle sue opere antiche per camminare ormai in una vita nuova, riconoscendo che Dio agisce in lui. Dio infatti nello stesso tempo agisce e si riposa, quando concede alla sua creatura la gestione che gli si addice, e nello stesso tempo gode in se stesso di un'eterna tranquillità.
Dio né si è faticato creando il mondo, né si è riposato cessando di creare, ma ha voluto con queste parole della Scrittura [« Dio cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro » (Gen 2, 2)], invitarci a desiderare questo riposo, donandoci il comandamento di santificare questo giorno (Es 20, 8).
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Domenica 5 Settembre 2010
XXIII Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno C : Lc 14,25-33
Meditazione del giorno Giovanni Cassiano (circa 360-435), fondatore di un monastero Conferenze, I, 6-7 ; SC 42, 83-85
Offrire a Dio un vero tesoro
Parecchi, per seguire Cristo, dopo aver disprezzato fortune considerabili, somme enormi d'oro e d'argento, e proprietà magnifiche, si sono poi lasciati turbare per un raschietto, un punteruolo, un ago, una penna per scrivere... Essi, dopo aver distribuito tutte le proprie ricchezze per amore di Cristo, mantengono la loro antica passione e la mettono in cose futili, pronti all'ira per difenderle. Non avendo la carità di cui parla san Paolo, la loro vita è colta da sterilità. Il beato apostolo prevedeva questa disgrazia : « Se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova », diceva (1 Cor 13, 3). Questa è la prova evidente che non si giunge alla perfezione tutt'a un tratto con la sola rinuncia ad ogni ricchezza e il disprezzo degli onori, se non si aggiunge a questo quella carità di cui l'apostolo descrive i vari aspetti.
Ora, essa consiste soltanto nella purezza di cuore. Infatti, cos'è respingere l'invidia, la vanità, l'ira, e la frivolezza, non cercare il proprio interesse, non godere dell'ingiustizia, non tenere conto del male ricevuto, e il resto (1 Cor 13, 4-5), se non offrire continuamente a Dio un cuore perfetto e purissimo, e tenerlo indenne da ogni moto di passione ? La purezza di cuore sarà dunque il termine unico delle nostre azioni e dei nostri desideri.
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Lunedì 6 Settembre 2010
Lunedì della XXIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 6,6-11
Meditazione del giorno Catechismo de la Chiesa cattolica § 2174-2175 - © Libreria Editrice Vaticana
Il giorno del Signore: il giorno della risurrezione, la nuova creazione.
Gesù è risorto dai morti « il primo giorno della settimana »(Mt 28,1; Mc 16,2; Lc 24,1; Gv 20,1). In quanto « primo giorno », il giorno della risurrezione di Cristo richiama la prima creazione. In quanto « ottavo giorno », che segue il sabato, esso significa la nuova creazione inaugurata con la risurrezione di Cristo. È diventato, per i cristiani, il primo di tutti i giorni, la prima di tutte le feste, il giorno del Signore (« dies dominica »), la « domenica ».
La domenica – compimento del sabato: la domenica si distingue nettamente dal sabato al quale, ogni settimana, cronologicamente succede, e del quale, per i cristiani, sostituisce la prescrizione rituale. Porta a compimento, nella pasqua di Cristo, la verità spirituale del sabato ebraico ed annuncia il riposo eterno dell'uomo in Dio.
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Martedì 7 Settembre 2010
Martedì della XXIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 6,12-19
Meditazione del giorno Karol Wojtyla (Giovanni Paolo II) Ritiro al Vaticano 1979, n° 4
« Passò la notte in orazione »
La preghiera di Cristo al Getsèmani è l'incontro della volontà umana di Gesù Cristo con la volontà eterna di Dio, la quale, in questo momento preciso, diviene la volontà del Padre riguardo al Figlio. Il Figlio si è fatto uomo perché succedesse questo incontro della sua volontà umana con quella del Padre. Si è fatto uomo perché questo incontro fosse pieno di verità sulla volontà umana e sul cuore umano, questo cuore che vuole fare scomparire il male, la sofferenza, il giudizio, la flagellazione, la croce e la morte. Si è fatto uomo perché sul fondo di questa verità sulla volontà umana e sul cuore umano, apparisse tutta la grandezza dell'amore, che si esprime nel dono di sè e nel sacrificio : « Si, Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito » (Gv 3, 16). Nell'ora in cui Cristo prega, l'amore eterno deve essere confermato dall'offerta del cuore umano. E viene confermato : il Figlio non rifiuta che il suo cuore diventi l'altare, il luogo dell'elevazione, prima di diventare il luogo della croce.
La preghiera è quindi l'incontro della volontà umana con quella di Dio. Il suo frutto più eccelso è l'ubbidienza del Figlio al Padre : « Padre, sia fatta la tua volontà ». Eppure, l'ubbidienza non significa in primo luogo la rinuncia alla propria volontà, bensì una reale apertura dello sguardo spirituale, dell'udito spirituale, a questo amore che è Dio stesso. Dio è questo amore (1 Gv 4, 16), lui che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito (Gv 3, 16). Ecco dunque l'uomo, ecco Gesù Cristo, il Figlio di Dio ; dopo la sua preghiera, ecco che si rialza rafforzato da questa ubbidienza per mezzo della quale ha raggiunto, nuovamente, questo amore, questo dono del Padre al mondo e a tutti gli uomini.
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Mercoledì 8 Settembre 2010
Natività della Beata Vergine Maria, festa : Mt 1,1-16#Mt 1,18-23
Meditazione del giorno Sant'Andrea di Creta (660-740), monaco e vescovo Omelia 1 per la Natività della Madre di Dio : PG 97, 812-816
Maria, primizia della nuova creazione
In origine, l'uomo era stato plasmato con una terra pura e senza macchia (Gen 2, 7) ; ma la sua natura si è trovata privata della sua dignità innata quando è stata spogliata della grazia a causa della caduta della disubbidienza e scacciata dal paese della vita. Invece di un paradiso di delizie, ormai non aveva altro che una vita corruttibile da trasmetterci come patrimonio ereditario, una vita seguita dalla morte, con ciò che ne consegue, la corruzione della razza. Tutti, avevamo preferito il mondo di quaggiù al mondo di lassù. Non rimaneva nessuna speranza di salvezza. Lo stato della nostra natura chiedeva aiuto al cielo. Nessuna legge che avrebbe potuto guarire la nostra debolezza... Finalmente, quando volle, il divino artefice dell'universo decise di fare apparire un mondo nuovo, un altro mondo – tutto pieno di armonia e di giovinezza – dal quale sarebbe stato respinto il contagio invadente del peccato e della morte, sua compagna. A noi che avremmo trovato nel battesimo una nascita tutta nuova e divina, ci sarebbe offerta una vita tutta nuova, libera e sgombra ...
Però, come condurre a buon fine questo disegno ? Non occorreva che una vergine purissima e senza macchia si mettesse per prima al servizio di quel piano misterioso e si trovasse incinta dell'essere infinito, secondo un modo che trascendesse le leggi naturali ?... Perciò, come nel paradiso aveva prelevato dalla terra vergine e senza macchia un pò di limo per plasmare il primo Adamo, così, nel momento di attuare la propria incarnazione, si servì di un'altra terra, per così dire, cioè di quella Vergine pura e immacolata, scelta fra tutte le creature. In essa, ci rifece nuovamente a partire dalla nostra stessa sostanza e divenne un nuovo Adamo, lui che era il Creatore di Adamo, affinché l'antico fosse salvato mediante il nuovo e l'eterno.
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Giovedì 9 Settembre 2010
Giovedì della XXIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 6,27-38
Meditazione del giorno Sant'Isacco Siriano (7o secolo), monaco nella regione di Ninive (nell'Iraq attuale) Discorsi ascetici, § 81
« Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro »
Non provare a distinguere colui che è degno da colui che non è degno. Tutti gli uomini siano pari ai tuoi occhi, per amarli e servirli. Così potrai condurli tutti al bene. Il Signore non ha forse condiviso la tavola dei pubblicani e delle donne di malaffare, senza allontanare da sè gli indegni ? Anche tu, concederai gli stessi benefici, gli stessi onori all'infedele, all'assassino, tanto più che anche lui è un fratello per te, poiché partecipa dell'unica natura umana. Ecco, figlio mio, il mio comandamento : la tua misericordia prevalga sempre nella tua bilancia, fino al momento in cui sentirai dentro di te la misericordia che Dio prova per il mondo.
Quando l'uomo riconosce che il suo cuore è giunto alla purezza ? Quando considera ogni uomo buono, e nessuno gli appare impuro o macchiato. Allora, in verità, è puro di cuore (Mt 5, 8)...
Cos'è la purezza ? In poche parole, è la misericordia del cuore nei confronti dell'universo intero. E cos'è la misericordia del cuore ? È il fuoco che lo infiamma per tutta la creazione, per gli uomini, gli uccelli, le bestie, i demoni, per ogni essere creato. Quando pensa a loro o quando li guarda, l'uomo sente i suoi occhi riempirsi delle lacrime di una profonda, di una intensa pietà che gli stringe il cuore e lo rende incapace di tollerare, di sentire, di vedere il minimo torto o la minima afflizione sopportata da una creatura. Perciò, la preghiera nelle lacrime si allarga, in ogni momento, sugli esseri privi di parola, come pure sui nemici della verità, o su coloro che le nuocciono, affinché siano custoditi e purificati. Una compassione immensa e senza misura nasce nel cuore dell'uomo, ad immagine di Dio.
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Venerdì 10 Settembre 2010
Venerdì della XXIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 6,39-42
Meditazione del giorno Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa Spiegazione del discorso dalla montagna, 19
La pagliuzza e la trave
Come puoi dire a un tuo fratello : Permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave ? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi vedrai di togliere la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello », ossia : Prima rimuovi l'odio e poi potrai correggere l'uomo che ami. E ha detto bene : « Ipocrita ». Infatti biasimare i vizi è compito di uomini buoni e benevoli, ma, quando lo fanno i cattivi, recitano la parte degli altri, come gli attori che nascondono sotto la maschera quel che sono...
E quindi con tenerezza e prudenza si deve stare attenti che se la emergenza costringerà a riprendere o rimproverare qualcuno, per prima cosa riflettiamo se è un vizio che non abbiamo mai avuto o che ce ne siamo liberati. E se non l'abbiamo mai avuto, riflettiamo che anche noi siamo uomini e abbiamo potuto averlo ; se invece l'abbiamo avuto e non l'abbiamo più, la comune debolezza renda attenta la memoria in modo che non l'odio ma la compassione preceda la riprensione o il rimprovero, sicché tanto se contribuiscono al suo ravvedimento come alla sua ostinazione, giacché il risultato è incerto, noi tuttavia siamo tranquilli sulla sincerità del nostro giudizio. Se poi riflettendo riscontreremo che anche noi ci troviamo in quel vizio, in cui si trova colui che ci apprestavamo a riprendere, non riprendiamo e non rimproveriamolo, ma proviamone insieme dolore e invitiamolo non ad ascoltarci ma a tentare insieme.
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Sabato 11 Settembre 2010
Sabato della XXIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 6,43-49
Meditazione del giorno San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa 24a Omelia sul Cantico dei cantici
« Ogni albero si riconosce dal suo frutto »
Se credete in Cristo, fate dunque le opere di Cristo, affinché la vostra fede viva ; l'amore animerà la vostra fede, l'azione ne darà la prova. Voi che pretendete di dimorare in Gesù Cristo, dovete camminare al suo passo. Se cercate la gloria, se invidiate i beati di questo mondo, se dite male degli assenti e se rendete il male per il male, queste sono cose che Cristo non ha fatte. Dite che conoscete Cristo, ma i vostri atti lo negano... « Questo uomo mi onora con le labbra, dice la Scrittura, mentre il suo cuore è lontano da me » (Is 29, 13)...
Ora la fede, anche retta, non basta per fare un santo, un uomo retto, se non opera nell'amore. Chi è senza amore, è incapace di amare la Sposa, la Chiesa di Cristo. E le opere, anche compiute nella rettitudine non riescono, senza la fede, a rendere il cuore retto. Non si può attribuire la rettitudine a chi non è gradito a Dio ; Infatti, la lettera agli Ebrei dice : « Senza la fede, è impossibile essergli graditi » (Eb 11, 6). Se uno non piace a Dio, Dio non potrebbe piacergli. Ma colui che ama Dio, non potrebbe non piacere a Dio. E colui al quale Dio non piace, neanche la Chiesa-Sposa potrebbe piacergli. Come dunque potrebbe essere retto, colui che non ama né Dio, né la sua Chiesa alla quale è stato detto « i giusti sanno amarti ».
Al santo, la fede non basta senza le opere, ma neanche le opere senza la fede, per fare la rettitudine dell'anima. Fratelli, noi che crediamo in Cristo, dobbiamo provare di seguire una via retta. Alziamo verso Dio i nostri cuori insieme alle nostre mani, affinché siamo trovati interamente retti, confermando con atti retti, la rettitudine della nostra fede, con l'amore per la Chiesa-Sposa, e amati dallo sposo, nostro Signore Gesù Cristo, benedetto da Dio nei secoli.
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Domenica 12 Settembre 2010
XXIV Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno C : Lc 15,1-32
Meditazione del giorno San Nicola Cabasilas (circa 1320-1363), teologo greco La Vita in Gesù Cristo, I : PG 150, 502 D - 503 D
Dio alla ricerca degli uomini
Nei sacri misteri, che adombrano la sua sepoltura e annunciano la sua morte, noi siamo generati, plasmati e uniti intimamente in modo mirabile al Salvatore mediante questa realtà. Per essi, come dice san Paolo, « in lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo » (At 17, 28).
Il battesimo ci concede di essere e sussistere in Cristo... La sacra unzione poi, completa e perfeziona la nascita, iniziando un'attività corrispondente a una tale vita. La divina eucaristia, infine, contiene e conserva questa vita... Perciò viviamo di questo pane, ma ci muoviamo grazie all'unzione, dopo aver ricevuto l'essere dal battesimo.
E a questa condizione viviamo di una vita trasferita da questo mondo visibile nell'invisibile, avendo mutato non il luogo, ma la vita e il modo di vivere ; Infatti non ci siamo noi mossi e elevati verso Dio, ma è stato Dio ad essere venuto e sceso verso di noi. Noi non l'abbiamo cercato, ma siamo stati cercati. Non è stata la pecora a mettersi in cerca del Pastore, né la dramma del Padrone di casa. Ma il Padrone si è chinato verso la terra e ha ritrovato la sua immagine, il Pastore è andato nel deserto dove errava la pecora e, caricatesela in spalla, l'ha riportata dal suo errare. Per questo non ci ha trasferiti in un altro luogo, ma ci ha lasciati sulla terra e resi celesti mediante l'infusione della sua vita nelle nostre anime. Non ci ha elevati nei cieli, ma ha abbassato i cieli fino a noi, secondo la parola del salmo : « Abbassò i cieli e discese » (Sal 17, 10).
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Lunedì 13 Settembre 2010
Lunedì della XXIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Lc 7,1-10
Meditazione del giorno San Francesco d'Assisi (1182-1226), fondatore dei Fratelli minori Regola non bollata, 17
« Non sono degno che tu entri sotto il mio tetto »
Scongiuro, nella carità che è Dio, tutti i miei frati occupati nella predicazione, nell'orazione, nel lavoro, sia chierici che laici, che cerchino di umiliarsi in tutte le cose, di non gloriarsi, né godere tra sé, né esaltarsi dentro di sé delle buone parole e delle opere anzi di nessun bene che Dio dice, o fa o opera talora in loro e per mezzo di loro, secondo quello che dice il Signore: «Non rallegratevi però in questo, perché vi stanno soggetti gli spiriti» (Lc 10,20). E siamo fermamente convinti che non appartengono a noi se non i vizi e i peccati. E dobbiamo anzi godere quando siamo esposti a diverse prove, e quando sosteniamo qualsiasi angustia o afflizione di anima o di corpo in questo mondo in vista della vita eterna.
Quindi tutti noi frati guardiamoci da ogni superbia e vana gloria; e difendiamoci dalla sapienza di questo mondo e dalla prudenza della carne. Lo spirito della carne, infatti, vuole e si preoccupa molto di possedere parole, ma poco di attuarle, e cerca non la religiosità e la santità interiore dello spirito, ma vuole e desidera avere una religiosità e una santità che appaia al di fuori agli uomini. È di questi che il Signore dice: « In verità vi dico, hanno ricevuto la loro ricompensa » (Mt 6,2). Lo spirito del Signore invece vuole che la carne sia mortificata e disprezzata, vile e abbietta, e ricerca l'umiltà e la pazienza e la pura e semplice e vera pace dello spirito; e sempre desidera soprattutto il divino timore e la divina sapienza e il divino amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
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