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Respuesta  Mensaje 1 de 1110 en el tema 
De: Enzo Claudio  (Mensaje original) Enviado: 30/11/2009 17:03

Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:

Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!

Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.

Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?

Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?

Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?

Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:

"Signore, non cessare di amarci, mai"



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Respuesta  Mensaje 241 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 30/07/2010 03:25
Venerdì 30 Luglio 2010
 
Venerdì della XVII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 13,54-58
Meditazione del giorno
Giovanni Paolo II
Redemptoris custos, 27 (© copyright Libreria Editrice Vaticana)

 

« Non è egli forse il figlio del carpentiere ? »

         La comunione di vita tra Giuseppe e Gesù ci porta a considerare il mistero dell'Incarnazione proprio sotto l'aspetto dell'umanità di Cristo, strumento efficace della divinità in ordine alla santificazione degli uomini : « In forza della divinità le azioni umane di Cristo furono per noi salutari, causando in noi la grazia sia in ragione del merito, sia per una certa efficacia » (San Tommaso d'Aquino).

         Tra queste azioni gli evangelisti privilegiano quelle riguardanti il mistero pasquale, ma non omettono di sottolineare l'importanza del contatto fisico con Gesù... La testimonianza apostolica non ha trascurato la narrazione della nascita di Gesù, della circoncisione, della presentazione al tempio, della fuga in Egitto e della vita nascosta a Nazaret a motivo del mistero di grazia contenuto in tali gesti, tutti salvifici, perché partecipi della stessa sorgente di amore : la divinità di Cristo. Se questo amore attraverso la sua umanità si irradiava su tutti gli uomini, ne erano certamente beneficiari in primo luogo coloro che la volontà divina aveva collocato nella sua più stretta intimità : Maria sua madre e il padre putativo Giuseppe.

         Poiché l'amore paterno di Giuseppe non poteva non influire sull'amore filiale di Gesù e, viceversa, l'amore filiale di Gesù non poteva non influire sull'amore paterno di Giuseppe, come inoltrarsi nelle profondità di questa singolarissima relazione ? Le anime più sensibili agli impulsi dell'amore divino vedono a ragione in Giuseppe un luminoso esempio di vita interiore.


Respuesta  Mensaje 242 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 31/07/2010 03:29
Sabato 31 Luglio 2010
 
Sabato della XVII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 14,1-12
Meditazione del giorno
Catechismo della Chiesa Cattolica - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
§ 2471-2474

 

Il martirio di Giovanni Battista, testimonianza alla verità

        Davanti a Pilato, Cristo proclama di essere « venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità » (Gv 18, 37). Il cristiano non deve vergognarsi « della testimonianza da rendere al Signore » (2 Tm 1, 8). Nelle situazioni in cui si richiede che si testimoni la fede, il cristiano ha il dovere di professarla senza equivoci, come ha fatto san Paolo davanti ai suoi giudici. Il credente deve « conservare una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini » (At 24, 16).

        Il dovere dei cristiani di prendere parte alla vita della Chiesa li spinge ad agire come testimoni del Vangelo e degli obblighi che ne derivano. Tale testimonianza è trasmissione della fede in parole e opere. La testimonianza è un atto di giustizia che comprova o fa conoscere la verità. Tutti i cristiani, dovunque vivono, sono tenuti a manifestare con l'esempio della vita e con la testimonianza della parola l'uomo nuovo, che hanno rivestito col Battesimo, e la forza dello Spirito Santo, dal quale sono stati rinvigoriti con la Confermazione (Vaticano II).

        Il martirio è la suprema testimonianza resa alla verità della fede ; il martire è un testimone che arriva fino alla morte. Egli rende testimonianza a Cristo, morto e risorto, al quale è unito dalla carità. Rende testimonianza alla verità della fede e della dottrina cristiana. Affronta la morte con un atto di fortezza ...

        Con la più grande cura la Chiesa ha raccolto i ricordi di coloro che, per testimoniare la fede, sono giunti sino alla fine. Si tratta degli Atti dei Martiri. Costituiscono gli archivi della Verità scritti a lettere di sangue :... « Ti benedico per avermi giudicato degno di questo giorno e di quest'ora, degno di essere annoverato tra i tuoi martiri... Tu hai mantenuto la tua promessa, o Dio della fedeltà e della verità. Per questa grazia e per tutte le cose, ti lodo, ti benedico, ti rendo gloria per mezzo di Gesù Cristo, sacerdote eterno e onnipotente, Figlio tuo diletto. Per lui, che vive e regna con te e con lo Spirito, sia gloria a te, ora e nei secoli dei secoli. Amen » (San Policarpo).


Respuesta  Mensaje 243 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 01/08/2010 05:14
Domenica 1° Agosto 2010
XVIII Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno C : Lc 12,13-21
Meditazione del giorno
Fénelon (1651-1715), arcivescovo di Cambrai
Omelia per la festa dell

Respuesta  Mensaje 244 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 02/08/2010 03:14
Lunedì 2 Agosto 2010
 
Lunedì della XVIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 14,13-21
Meditazione del giorno
Giovanni Paolo II
Mane Nobiscum Dominum, 27-28

 

« Date loro voi stessi da mangiare »

Il cristiano che partecipa all'Eucaristia apprende da essa a farsi promotore di comunione, di pace, di solidarietà, in tutte le circostanze della vita. L'immagine lacerata del nostro mondo, che ha iniziato il nuovo Millennio con lo spettro del terrorismo e la tragedia della guerra, chiama più che mai i cristiani a vivere l'Eucaristia come una grande scuola di pace, dove si formano uomini e donne che, a vari livelli di responsabilità nella vita sociale, culturale, politica, si fanno tessitori di dialogo e di comunione.

C'è un punto sul quale si gioca in notevole misura l'autenticità della partecipazione all'Eucaristia, celebrata nella comunità: è la spinta che essa ne trae per un impegno fattivo nell'edificazione di una società più equa e fraterna. Nell'Eucaristia il nostro Dio ha manifestato la forma estrema dell'amore, rovesciando tutti i criteri di dominio che reggono troppo spesso i rapporti umani ed affermando in modo radicale il criterio del servizio: «Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti» (Mc 9,35). Non a caso, nel Vangelo di Giovanni non troviamo il racconto dell'istituzione eucaristica, ma quello della «lavanda dei piedi» (Gv 13,1-20): chinandosi a lavare i piedi dei suoi discepoli, Gesù spiega in modo inequivocabile il senso dell'Eucaristia. San Paolo, a sua volta, ribadisce con vigore che non è lecita una celebrazione eucaristica nella quale non risplenda la carità testimoniata dalla concreta condivisione con i più poveri (1Cor 11,17).

Perché dunque non fare di questo Anno dell'Eucaristia un periodo in cui le comunità diocesane e parrocchiali si impegnano in modo speciale ad andare incontro con fraterna operosità a qualcuna delle tante povertà del nostro mondo? Penso al dramma della fame che tormenta centinaia di milioni di esseri umani, penso alle malattie che flagellano i Paesi in via di sviluppo, alla solitudine degli anziani, ai disagi dei disoccupati, alle traversie degli immigrati… Non possiamo illuderci: dall'amore vicendevole e, in particolare, dalla sollecitudine per chi è nel bisogno saremo riconosciuti come veri discepoli di Cristo (Gv 13,35 ; Mt 25,31-46). È questo il criterio in base al quale sarà comprovata l'autenticità delle nostre celebrazioni eucaristiche.


Respuesta  Mensaje 245 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 03/08/2010 03:08
Martedì 3 Agosto 2010
 
Martedì della XVIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 14,22-36
Meditazione del giorno
Origene (circa 185-253), sacerdote e teologo
Commento al vangelo di Matteo, 11, cap. 5-6 ; PG 13, 913 ; SC 162

 

« Passiamo all’altra riva » (Lc 8,22)

« Gesù ordinò ai suoi discepoli di salire sulla barca e di precerderlo sull’altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla ». La folla non era in grado di partire verso l’altra sponda, visto che essa non era Ebrea, nel senso spirituale della parola che si traduce : « La gente dell’altra riva ». Questa invece era il compito dei discepoli di Gesù : partire per l’alta riva, superare quello che è visibile e corporeo, queste realtà temporanee, e giungere per primi a quelle cose invisibili ed eterne…

I discepoli, tuttavia, non hanno potuto precedere Gesù sull’altra sponda… Egli voleva forse insegnare loro con l’esempio che senza di lui non era possibile giungervi… Cos’è questa barca nella quale Gesù ordina ai suoi discepoli di salire ? Non sarà forse la lotta contro le tentazioni e le circostanze difficili ?… Lui, il Salvatore, ordina dunque ai discepoli di salire sulla barca delle prove per giungere all’altra riva, superando le circostanze difficili mediante la sua vittoria su di esse…

Poi è salito sul monte, solo, a pregare. In favore di chi prega ? Probabilmente, in primo luogo per la folla, affinché, congedata dopo aver mangiato i pani benedetti, non faccia nulla di contrario all’invio di Gesù. Per i dicepoli in seguito, … affinché sul mare, non soffrano a causa delle onde, né per il vento contrario. Ho voglia di dire che proprio grazie alla preghiera che Gesù rivolge a suo Padre, i discepoli non patirono danni sul mare.

Se quando siamo soggetti al pericolo delle tentazioni, ci ricordassimo che il Signore ci ha obbligati a imbarcarci, perché vuole che lo precediamo sull’altra riva ! Chi non ha sopportato la prova dei flutti e del vento contrario, è impossibile che giunga all’altra riva. Perciò quando ci vediamo accerchiati da numerose difficoltà, e stanchi ci troviamo immersi in esse, pensiamo che la nostra barca sta in mezzo al mare, sbattuta dai flutti, che vorrebbero vederci « naufragare nella fede » (1 Tm 1,19)… Siamo certi che all’arrivo della quarta ora, quando « la notte è avanzata e il giorno è vicino » (Rm 13,12), si accosterà a noi il Figlio di Dio camminando sul mare per rendercelo tranquillo.


Respuesta  Mensaje 246 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 04/08/2010 03:08
Mercoledì 4 Agosto 2010
 
Mercoledì della XVIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 15,21-28
Meditazione del giorno
Giovanni Taulero (circa 1300-1361), domenicano a Strasburgo
Omelie, 9

 

« Donna, davvero grande è la tua fede »

« Pietà di me, Signore, Figlio di Davide ! » Questa invocazione è di una forza immensa… È come un gemito che viene da un abisso senza fine. Ciò supera di molto la natura, e occorre che lo Spirito Santo in persona proferisca in noi tale gemito (Rm 8,26)… Eppure le disse Gesù : « Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa d’Israele » e «  Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini »… come egli avrebbe potuto provarla maggiormente, cacciarla e respingerla con più forza ?

Ora, così inseguita, cosa ha fatto lei ? Si è lasciata braccare, anzi ella ha dato la caccia a se stessa più profondamente di quanto egli potesse inseguirla. Si è data la caccia fino in fondo. Ha penetrato più profondamente ancora nell’abisso. Pur abbassandosi e umiliandosi, ha mantenuto la sua fiducia e ha detto : « È vero, Signore, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni. »

Ah ! poteste anche voi riuscire a penetrare così veramente nel fondo della verità, non con commenti dotti, grandi parole o con i sensi, bensì nella verità intima del vostro essere ! Né Dio, né alcuna creatura potrebbe calpestarvi, annientarvi se dimoraste nella verità, nell’umiltà fiduciosa. Potreste subire affronti, disprezzi e rifiuti sgarbati, rimarreste saldi nella perseveranza, avanzereste più a fondo ancora, animati da una fiducia integra e aumentereste sempre di più il vostro zelo. Da questo dipende tutto, e giunge alla méta chi giunge a tal punto. Solo questi cammini conducono, in verità, senza nessuna tappa intermedia, fino a Dio. Tuttavia, pochi giungono a rimanere così in questa grande umiltà, con perseveranza, con integra e vera franchezza, come ha fatto questa povera donna.


Respuesta  Mensaje 247 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 05/08/2010 02:54
Giovedì 5 Agosto 2010
 
Giovedì della XVIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 16,13-23
Meditazione del giorno
Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
No Greater Love

 

Il sacramento della riconciliazione : « Tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli »

          La confessione è un atto bellissimo, un atto di grandissimo amore. Qui possiamo recarci solo come peccatori, portatori del peccato, e da qui possiamo tornare solo come peccatori perdonati, senza peccato.

         La confessione è soltanto l'umiltà messa in atto. Un tempo la chiamavamo penitenza, ma si tratta proprio di un sacramento d'amore, del sacramento del perdono. Quando una breccia si apre fra me e Cristo, quando nel mio amore si apre una fessura, qualunque cosa può venire a riempire questa crepa. La confessione è questo momento in cui permetto a Cristo di togliere da me tutto quanto divide, tutto quanto distrugge. La realtà dei miei peccati deve essere prima. Noi siamo, per la maggior parte, minacciati dal pericolo di dimenticare che siamo peccatori e che dobbiamo recarci alla confessione in quanto tali. Dobbiamo recarci a Dio per dirgli quanto siamo afflitti da quello che abbiamo fatto e che l'ha offeso.

         Il confessionale non è il luogo delle conversazioni banali o delle chiacchiere. Solo questo vi risiede : i miei peccati, il mio pentimento, il mio essere perdonato, il modo di vincere le mie tentazioni, di praticare le virtù, di crescere nell'amore di Dio.


Respuesta  Mensaje 248 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 06/08/2010 03:23
Venerdì 6 Agosto 2010
Trasfigurazione del Signore, festa : Lc 9,28-36
Meditazione del giorno
San Leone Magno ( ?-circa 461), papa e dottore della Chiesa
Discorsi, 51, 2-6

 

« La gloria che dovrà essere rivelata in noi » (Rm 8,18)

        Gesù prese con sè Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. Infatti, anche se loro avevano capito che la maestà di Dio risiedeva nella sua persona, non sapevano che il suo corpo, che serviva da velo alla sua divinità, partecipava alla potenza di Dio. Perciò il Signore aveva espressamente promesso, qualche giorno prima, che alcuni tra i discepoli non sarebbero morti finché non avessero visto il Figlio dell'uomo venire nel suo regno (Mt 16, 28), cioè nello splendore della gloria che conveniva specialmente alla natura umana che aveva assunto...

        Questa trasfigurazione, senza dubbio, mirava soprattutto a rimuovere dall'animo dei discepoli lo scandalo della croce, perché l'umiliazione della Passione, volontariamente accettata, non scuotesse la loro fede, dal momento che era stata rivelata loro la grandezza sublime della dignità nascosta del Cristo. Ma, secondo un disegno non meno previdente, egli dava un fondamento solido alla speranza della santa Chiesa, perché tutto il Corpo di Cristo prendesse coscienza di quale trasformazione sarebbe stato oggetto, e perché anche le membra si ripromettessero la partecipazione a quella gioia, che era brillata nel Capo.

        Di questa gloria lo stesso Signore, parlando della maestà della sua seconda venuta, aveva detto : « Allora i giusti splenderanno come il sole nel Regno del Padre loro » (Mt 13, 43). La stessa cosa affermava anche l'apostolo Paolo dicendo : « Io ritengo che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura, che dovrà essere rivelata in noi » (Rm 8, 18). In un'altro passo dice ancora : « Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio. Quando si manifesterà Cristo, vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria » (Col 3, 4).


Respuesta  Mensaje 249 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 08/08/2010 04:40
Domenica 8 Agosto 2010
 
XIX Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno C : Lc 12,32-48
Meditazione del giorno
San Serafino di Sarov (1759-1833), monaco russo
Colloqui con Motovilov, 160

 

« Vegliate e pregate in ogni tempo » (Lc 21,36)

        O ! Quanto vorrei, amico di Dio, che in questa vita fossi sempre nello Spirito Santo. « Renderò a ciascuno secondo lo stato in cui lo troverò » dice il Signore (Ap 22, 12). Guai a noi se ci troverà appesantiti dalle preoccupazioni e dalle pene di questo mondo, perché chi potrà sopportare la sua ira e chi potrà resistirle ? Perciò è stato detto : « Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione » (Mt 26, 41). Cioè per non essere privi dello Spirito di Dio, perché le veglie e la preghiera ci danno la sua grazia.

        Certo ogni opera buona fatta nel nome di Cristo conferisce lo Spirito Santo, ma la preghiera più di ogni altra cosa, essendo essa sempre a nostra disposizione. Avresti per esempio voglia di andare in chiesa, ma la chiesa è troppo lontano, o l'ufficio è finito ; avresti voglia di fare l'elemosina, ma non vedi nessun povero o non hai moneta. Vorresti rimanere vergine, ma non lo puoi a causa della tua costituzione e delle insidie del nemico, contro le quali la debolezza della tua carne umana non ti permette di resistere ; vorresti forse trovare un'altra opera buona da fare nel nome di Cristo, ma non ne hai la forza, o l'occasione non si presenta. Invece, nessuna di tutte queste cose può impedire la preghiera : ognuno, sempre, ha la possibilità di pregare, il ricco come il povero, il notabile come l'uomo comune, il forte come il debole, quello che sta bene come il malato, il virtuoso come il peccatore...

        Tale è, amico di Dio, la potenza della preghiera. Più di ogni altra cosa, essa ci dà la grazia dello Spirito e, più di ogni altra cosa, è sempre alla nostra portata. Beati noi quando Dio ci troverà vegliando nella pienezza dei doni del suo Spirito. Potremo allora sperare di essere « rapiti tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria » (1 Tes 4, 17) quando verrà con grande potenza e gloria, a giudicare i vivi e i morti e dare a ciascuno il suo dovuto (Mt 13, 26 ; 2 Tm 4, 1).


Respuesta  Mensaje 250 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 09/08/2010 04:42
Lunedì 9 Agosto 2010
 
Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) Martire, Compatrona dell'Europa, festa : Mt 25,1-13
Meditazione del giorno
Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] (1891-1942), carmelitana, martire, compatrona d’Europa
La Preghiera della Chiesa, 61s

 

Sommo Sacerdote della nuova Alleanza

Ogni anima umana è un Tempio di Dio : Questo ci apre una prospettiva ampia e nuova. La vita di preghiera di Gesù è una chiave per capire la preghiera della Chiesa. Cristo ha partecipato al servizio divino del suo popolo, adempiuto [nel Tempio] pubblicamente, e secondo le prescrizioni della Legge… Ha stabilito la relazione più stretta fra questa liturgia e l’offerta della sua persona, donandole così il suo senso pieno e vero, quello cioè di un omaggio di azione di grazie della creazione verso il Creatore. In questo ha portato la liturgia dell’antica Alleanza a compiersi nella liturgia della nuova Alleanza.

Gesù non ha soltanto partecipato al servizio divino pubblico prescritto dalla Legge. Più numerose ancora sono i riferimenti fatti dai vangeli alla sua preghiera solitaria, nel silenzio della notte, sulle cime selvatiche dei monti, nei luoghi deserti (Mt 14,23 ; Mc 1,35 ; etc). Quaranta giorni e quaranta notti di preghiera hanno preceduto la vita pubblica di Gesù (Mc 4,15). Egli si è ritirato nella solitudine della montagna per pregare prima di scegliere i suoi dodici apostoli (Lc 6,12) e di mandarli in missione. Nell’ora del Monte degli Ulivi, si è preparato per andare fino al Gòlgota. Il grido che rivolge a suo Padre nell’ora più faticosa della sua vita ci è svelato in poche brevi parole. Queste parole… sono come un fulmine che rischiara per noi in un istante la vita più intima dell’anima di Gesù, il mistero insondabile del suo essere uomo-Dio e del suo dialogo col Padre.

Questo dialogo certamente è durato per tutta la sua vita senza mai interrompersi. Cristo pregava interiormente non solo quando si ritirava in disparte, a distanza dalla folla, ma anche quando dimorava fra gli uomini.


Respuesta  Mensaje 251 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 10/08/2010 04:44
 
 
Martedì 10 Agosto 2010
 
San Lorenzo, Diacono e Martire, festa : Jn 12,24-26
Meditazione del giorno
Sant’Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorsi, 303, nel natale del martire Lorenzo

 

« Beato l’uomo che dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre » (Sal 111,9)

San Lorenzo era diacono, alla sequela degli Apostoli: visse nell'epoca successiva a quella degli Apostoli. Quindi, poiché in Roma, come pure in altri luoghi, infieriva violenta la persecuzione,… quando all'Arcidiacono venivano richieste le ricchezze della Chiesa, si dice che egli abbia risposto: « Mi si rechino dei carri perché io possa collocarvi le ricchezze della Chiesa ». L'ingordigia spalancò le sue fauci, ma la sapienza sapeva il fatto suo. Si obbedì all'istante: quanti carri richiese, tanti ne arrivarono. Ma ne pretese molti, e quanto più erano numerosi, tanto più grande si faceva la speranza del bottino che intenzionalmente si figuravano. Riempì i carri di poveri e si ripresentò con essi. Ma gli fu detto: Cos'è questo? Rispose: « Le ricchezze della Chiesa sono queste ». Deluso, il persecutore reclamò le fiamme; ma quello, freddo, non era da temere le fiamme: bruciava della crescente voracità del fuoco, ma più ancora nell'anima di carità.

Nulla di più vero, fratelli ; nei bisogni dei poveri si trovano le più grandi ricchezze dei cristiani, se intendiamo bene come fare fruttare ciò che possediamo. I poveri, li abbiamo sempre con noi ; se affideremo loro i nostri tesori, non le perderemo.


Respuesta  Mensaje 252 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 11/08/2010 09:06
Mercoledì 11 Agosto 2010
 
Mercoledì della XIX settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 18,15-20
Meditazione del giorno
Concilio Vaticano II
Sacrosanctum concilium, Constituzione sulla Sacra Liturgia, § 7

 

« Io sono in mezzo a loro »

        Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro, essendo egli stesso che, « offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti » (Concilio di Trenta), sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù nei sacramenti, al punto che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza. È presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura. È presente infine quando la Chiesa prega e loda, lui che ha promesso : « Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro ».

        Effettivamente per il compimento di quest'opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale l'invoca come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all'eterno Padre. Giustamente perciò la liturgia è considerata come l'esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo, ... esercitata dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra. Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun'altra azione della Chiesa ne uguaglia l'efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado.


Respuesta  Mensaje 253 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 12/08/2010 03:04
Giovedì 12 Agosto 2010
 
Giovedì della XIX settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 18,21-35#Mt 19,1-1
Meditazione del giorno
Santa Faustina Kowalska (1905-1938), religiosa
Giornale, 163 (1937)

 

« Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te ? »

O mio Dio, Santissima Trinità, voglio adorare la tua misericordia con ogni respiro del mio essere, ogni battito del mio cuore, ogni mio palpito. Voglio essere interamente trasformata nella tua misericordia e diventare così un vivo riflesso di te, Signore. Il più grande attributo divino, la tua misericordia insondabile, si riversi attraverso la mia anima e il mio cuore sul mio prossimo.

Aiutami, Signore, affinché i miei occhi siano misericordiosi, ch’io non sospetti mai né giudichi secondo le apparenze, ma sappia discernere la bellezza nell’anima del mio prossimo e gli venga in aiuto. Aiutami, Signore, affinché il mio orecchio sia misericordioso, affinché io mi chini sui bisogni del mio prossimo e non rimanga indifferente né ai suoi dolori né ai suoi gemiti. Aiutami, Signore, affinché la mia lingua sia misericordiosa, affinché io non sparli mai del mio prossimo, ma abbia per ognuno una parola di consolazione e di perdono. Aiutami, Signore, affinché le mie mani siano misericordiose e piene di buone opere, affinché io sappia fare del bene al mio preossimo e mi assuma i carichi più pesanti e sgradevoli. Aiutami, Signore, affinché i miei piedi siano misericordiosi, affinché io mi affretti a soccorrere il mio prossimo, dominando la mia stanchezza e pigrizia. Il mio vero riposo sta nel rendere servizio al mio prossimo.

Aiutami, Signore, affinché il mio cuore sia misericordioso, affinché io partecipi a tutte le sofferenze del mio prossimo. Non rifiuterò il mio cuore a nessuno ; frequenterò sinceramente persino coloro che, lo so bene, abuseranno della mia bontà ; e io, mi rinchiuderò nel cuore misericordioso di Gesù. Tacerò le mie sofferenze. La tua misericordia riposi in me, Signore.


Respuesta  Mensaje 254 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 13/08/2010 03:31
Venerdì 13 Agosto 2010
 
Venerdì della XIX settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 19,3-12
Meditazione del giorno
Giovanni Paolo II
Angelus, 6 febbraio 1994

 

« Il Creatore da principio li creò maschio e femmina »

Dio fin dal principio, ha creato l'uomo e la donna a sua immagine. Dice la Scrittura: "A immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò" (Gen 1,27). E’ importante allora cogliere, nel libro della Genesi, questa grande verità: l'immagine di sé, che Dio ha posto nell'uomo, passa anche attraverso la complementarità dei sessi. L'uomo e la donna, che si uniscono in matrimonio, riflettono l'immagine di Dio e sono in qualche modo "rivelazione" del suo amore. Non solo dell'amore che Dio nutre verso l'essere umano, ma anche di quella misteriosa comunione che caratterizza la vita intima delle tre Persone divine.

Immagine di Dio si può considerare, inoltre, la stessa generazione, che fa di ogni famiglia un santuario della vita. L'apostolo Paolo ci dice che da Dio trae nome ogni paternità e maternità (Ef 3,15). E’ lui la sorgente ultima della vita. Si può dunque affermare che la genealogia di ogni persona affonda le radici nell'eterno. Nella generazione di un figlio i genitori agiscono come collaboratori di Dio. Missione veramente sublime! Non meraviglia pertanto che Gesù abbia voluto elevare il matrimonio alla dignità di sacramento, mentre San Paolo ne parla come di un "grande mistero", ponendolo in rapporto all'unione di Cristo con la sua Chiesa (Ef 5,32).


Respuesta  Mensaje 255 de 1110 en el tema 
De: lore luc Enviado: 14/08/2010 03:04
Sabato 14 Agosto 2010
 
Sabato della XIX settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 19,13-15
Meditazione del giorno
San Massimo di Torino ( ? – circa 420), vescovo
Omelie, 58 ; PL 57, 363-366

 

« Come questo bambino »

        La risurrezione di Cristo ci fa rinascere nell'innocenza dei piccoli. La semplicità cristiana fa sua l'infanzia. Il bambino è senza rancore, non conosce la frode, non osa colpire. Così questo bambino che è il cristiano non si infuria quando viene insultato, non si difende quando viene spogliato, non rende i colpi quando viene percosso... Perciò il Signore dice agli apostoli : « Se non vi convertirete e non diventerete come questo bambino, non entrerete nel Regno dei cieli » (Mt 18, 3). Non dice « a questi bambini », ma « a questo bambino ». Ne sceglie solo uno, ne propone solo uno.

        E chi è questo bambino dato in esempio ai discepoli ? Non penso che sia un bambino del popolo, della folla degli uomini, che fra tutti offra agli apostoli un modello di santità per il mondo intero. No, non credo che questo bambino venga dal popolo, ma dal cielo. È questo bambino del cielo di cui parla Isaia il profeta : « Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio ». È lui il bambino innocente che non sa rispondere all'insulto con l'insulto, ai colpi coi colpi, anzi in piena agonia prega per i suoi persecutori : « Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno » (Lc 23, 34). Così, nella sua profonda grazia, il Signore trabocca di questa semplicità che la natura dona ai bambini. Egli è questo bambino che chiede ai piccoli di imitarlo e di seguirlo.



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