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From: Enzo Claudio (Original message) |
Sent: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Message 991 of 1110 on the subject |
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Domenica 2 Settembre 2012
XXII Domenica del Tempo Ordinario - Anno BMeditazione del giornoConcilio Vaticano II Gaudium et spes, 82 - © Libreria Editrice Vaticana
“Dal di dentro, dal cuore dell'uomo”: il cuore di ogni uomo, fonte di pace o di guerra?
Per ciò che riguarda i problemi della pace e del disarmo, bisogna tener conto degli studi approfonditi, già coraggiosamente e instancabilmente condotti e dei consessi internazionali che trattarono questi argomenti e considerarli come i primi passi verso la soluzione di problemi così gravi; con maggiore insistenza ed energia dovranno quindi essere promossi in avvenire, al fine di ottenere risultati concreti. Stiano tuttavia bene attenti gli uomini a non affidarsi esclusivamente agli sforzi di alcuni, senza preoccuparsi minimamente dei loro propri sentimenti...
È inutile infatti che essi si adoperino con tenacia a costruire la pace, finché sentimenti di ostilità, di disprezzo e di diffidenza, odi razziali e ostinate ideologie dividono gli uomini, ponendoli gli uni contro gli altri. Di qui la estrema, urgente necessità di una rinnovata educazione degli animi e di un nuovo orientamento nell'opinione pubblica. Coloro che si dedicano a un'opera di educazione, specie della gioventù, e coloro che contribuiscono alla formazione della pubblica opinione, considerino loro dovere gravissimo inculcare negli animi di tutti sentimenti nuovi, ispiratori di pace. E ciascuno di noi deve adoperarsi per mutare il suo cuore, aprendo gli occhi sul mondo intero e su tutte quelle cose che gli uomini possono compiere insieme per condurre l'umanità verso un migliore destino. |
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Lunedì della XXII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoSan Bonaventura (1221-1274), francescano, dottore della Chiesa Meditazioni sulla vita di Cristo; Opera omnia
“Non è il figlio di Giuseppe?”
Mi sembrano arrivati al grado più alto, coloro che, con tutto il cuore e senza finzione, si possiedono tanto da non cercare altro che di essere disprezzati, considerati nulla e vivere nell'umiltà... Finché non sarete arrivati a quel punto, pensate di non aver fatto nulla. Infatti, come in verità siamo tutti “servi inutili”, secondo la parola del Signore (Lc 17,10), anche se facessimo bene ogni cosa, finché non saremo arrivati a quel grado di umiltà, non saremo ancora nella verità, anzi saremo e cammineremo nella vanità...
Tu sai come il Signore Gesù ha cominciato col fare prima di insegnare. Più tardi disse: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore” (Mt 11,29). E questo ha voluto dapprima mettere in pratica, senza finzione. Lo ha fatto con tutto il cuore, come con tutto il cuore e veramente era umile e mite. Non c'era dissimulazione in lui (cf 2Cor 1,19). Si è gettato così profondamente nell'umiltà e disprezzo e abiezione, si è annientato agli occhi di tutti a tal punto che, quando si è messo a predicare e ad annunciare le meraviglie di Dio e a compiere miracoli e cose ammirabili, non lo credevano, lo disdegnavano e si burlavano di lui dicendo: “Non è forse il figlio del carpentiere?” e altre parole simili. Così si avvera la parola dell'apostolo Paolo: “Spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo” (Fil 2,7), non soltanto di un servo comune per via dell'incarnazione, ma di un servo qualunque per via della vita umile e disprezzata. |
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Martedì della XXII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoSan Cirillo di Gerusalemme (313-350), vescovo di Gerusalemme, dottore della Chiesa Catechesi battesimali, 11, 5-10
« La tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, si lanciò » (Sap 18,15)
Dio è spirito (Gv 5, 24) ; colui che è spirito ha generato spiritualmente... in una generazione semplice e incomprensibile. Il Figlio stesso disse del Padre : « Il Signore mi ha detto : Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato » (Sal 2, 7). Quest'oggi non è recente, ma eterno; quest'oggi non è nel tempo, ma prima di tutti i secoli. « Dal seno dell'aurora come rugiada, io ti ho generato » (Sal 110, 3). Credi dunque in Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, ma Figlio unigenito secondo la parola del Vangelo : « Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna » (Gv 3, 16)... Giovanni dà questa testimonianza a suo riguardo : « Noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità » (Gv 1, 14).
Perciò, i demoni stessi, tremando davanti a lui gridavano : « Basta ! che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno ? Tu sei il Figlio del Dio vivente ! » Egli è dunque Figlio di Dio secondo la natura, e non soltanto per mezzo dell'adozione, poiché è nato dal Padre...Il Padre, Dio vero, ha generato il Figlio simile a lui, Dio vero... Il Padre ha generato il figlio diversamente da come lo spirito, negli uomini, genera la parola; poiché lo spirito in noi rimane, mentre la parola, una volta pronunciata, svanisce. Noi sappiamo che Cristo è stato generato « Parola viva ed eterna » (1 Pt 1, 23), non solo pronunciata con le labbra, bensì proprio nata dal Padre eternamente, ineffabilmente, della setssa natura del Padre: "In principio era il Verbo e il Verbo era Dio" (Gv 1,1). Parola che comprende la volontà del Padre e fa ogni cosa per ordine suo; Parola che scende dal cielo e che risale (cf Is 55,11)... Parola piena di autorità e che tutto regge, perché « il Padre ha dato tutto nelle mani del Figlio » (Gv 13, 3). |
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Mercoledì 5 Settembre 2012
Mercoledì della XXII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoSanta Teresa d'Avila (1515-1582), carmelitana, dottore della Chiesa Il cammino di perfezione, cap. 24
« Uscì e si recò in un luogo deserto »
Come possiamo non ricordarci un Maestro come colui che ci insegnò la preghiera, che ce la insegnò con tanto amore e con un così grande desiderio che essa ci fosse utile?... Sapete che ci ha insegnato a pregare nella solitudine. Così faceva sempre nostro Signore, quando pregava, non perché gli fosse necessario, ma perché voleva darci un esempio. Abbiamo detto prima che non possiamo parlare allo stesso tempo a Dio e al mondo. Ora, non fanno altra cosa, coloro che recitano delle preghiere e contemporaneamente ascoltano quel che si dice attorno, o si fermano ai pensieri che si presentano senza preoccuparsi di respingerli.
Non parlo di quelle indisposizioni che sopravvengono a volte, né soprattutto della malinconia e della debolezza dello spirito che affliggono certe persone e le impediscono, malgrado i loro sforzi, di raccogliersi. Lo stesso dicasi per quei temporali interiori che possono turbare a volte i fedeli servi di Dio, e che vengono permessi da lui, per il loro miglior bene. Nella loro afflizione, cercano invano la calma. Qualunque cosa facciano, non possono essere attenti alle preghiere che pronunciano. Il loro spirito, ben lungi dal fissarsi su qualcosa, va talmente alla ventura che sembra in preda a una specie di frenesia. Dalla pena che ne provano,vedranno che non è colpa loro; che non si tormentino dunque... Poiché la loro anima è malata, che si applichino a procurarle qualche riposo e si occupino di qualche altra opera di virtù. Questo devono fare le persone che vegliano su se stesse, e capiscono che non si può parlare a Dio e al mondo allo stesso tempo.
Ciò che dipende da noi, è cercare di essere nella solitudine per pregare. E piaccia a Dio che questo basti, lo ripeto, per capire al cospetto di chi siamo e come il Signore risponde alle nostre domande! Pensate forse che egli taccia, quando non lo sentiamo? No, certo. Parla al cuore quando è il cuore che lo prega.
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Giovedì della XXII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoSan Patrizio (circa 385-vers 461), monaco missionario, vescovo Confessione, 38-40; SC 249
« Non temere ; d'ora in poi sarai pescatore di uomini »
Sono grandemente debitore a Dio che mi ha concesso una grazia così grande che cioè, per mio mezzo, “popoli numerosi” siano rinati per Dio... : “Ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra”... In questo modo voglio “attendere la promessa” di colui che non fa mai difetto, come ci viene attestato da lui nel Vangelo: “Verranno dall'Oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe”. Perciò abbiamo fiducia che i credenti verranno dal mondo intero.
Per questo importa dedicarsi alla pesca come si deve e con vigilanza, secondo l'esortazione e l'insegnamento del Signore che dice: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”. Dice ancora nei profeti: “Ecco, io invierò numerosi pescatori e cacciatori”. Per questo era molto importante tendere le nostre reti, affinché “una quantità enorme [di pesci]”, cioè “una folla” di gente sia presa per Dio e che, per battezzare ed esortare il popolo, ci siano ovunque sacerdoti, secondo la parola del Signore: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato; Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
(Riferimenti biblici : Ez 38,6 ; Is 49,6 ; At 1,4 ; Mt 8,11 ; Mt 4,19 ; Ger 16,16 ; Lc 5,6 ; Lc 6,17 ; Mt 28,19)
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Venerdì della XXII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoSant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Nord Africa) e dottore della Chiesa Discorso 210,5 (Nuova Biblioteca Agostiniana)
“Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno”
Teniamo dunque “i fianchi cinti e le lucerne accese”, e siamo come quei “servi in attesa del ritorno del loro padrone dalle nozze” (Lc 12,35). Non diciamoci vicendevolmente: “Mangiamo e beviamo perché domani moriremo” (1Cor 15,32). Ma proprio perché è incerto il giorno della morte e penosa la vita, digiuniamo e preghiamo ancor più: domani infatti moriremo. “Ancora un poco - disse Gesù - e non mi vedrete un poco ancora e mi vedrete” (Gv 16,16). Questo è il momento di cui ci disse: “voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà” (v. 20); cioè: questa vita è piena di tentazioni e noi siamo pellegrini lungi da lui. “Ma vi vedrò di nuovo - aggiunse - e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia” (v. 22).
Godiamo anche ora in questa speranza, nonostante tutto - poiché è fedelissimo chi ce lo ha promesso - nell'attesa di quella sovrabbondante gioia, quando “saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1Gv 3,2), e “nessuno ci potrà togliere la nostra gioia”. ... "La donna quando partorisce - dice il Signore - è nel dolore perché è giunta la sua ora; ma quando ha partorito si fa grande festa perché è venuto al mondo un uomo" (Gv 16,21). Questa sarà la gioia che nessuno potrà toglierci e di cui saremo ricolmati quando passeremo, dal modo di concepire la fede nella vita presente, alla luce eterna. Ora dunque digiuniamo e preghiamo, perché è il tempo del parto. |
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Sabato
8 Settembre 2012
Natività della Beata Vergine Maria, festa
Meditazione del giorno
San Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa
Omelie sulle parole del Vangelo “L'angelo Gabriele fu inviato”, n. 2, 17
“Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo”
“La vergine si chiamava Maria” (Lc 1,27). Questo nome significa,
si dice, “stella del mare”, e conviene mirabilmente alla Vergine Maria.
Nulla è più giusto di confrontarla con una stella che diffonde i suoi
raggi senza essere trasformata, così come ella partorisce il figlio
senza danno al suo corpo vergine. Ella è davvero la “stella spuntata da
Giacobbe” (Num 24,17), il cui splendore illumina il mondo intero, che
brilla nei cieli e giunge fino agli inferi... E' veramente quella stella
bella e ammirabile che doveva levarsi sopra il mare infinito,
sfavillante di meriti, che illumina col suo esempio. Voi
tutti, chiunque siate, che vi sentite oggi in mare aperto, scossi dal
temporale e dalla tempesta, lontani dalla terraferma, tenete fissi gli
occhi sulla luce di questa stella, per evitare il naufragio. Se i venti
della tentazione si alzano, se vedi avvicinarsi lo scoglio della prova,
guarda la stella, invoca Maria! Se sei sballottato dalle onde
dell'orgoglio, dalla maldicenza o dalla gelosia, leva gli occhi alla
stella, invoca Maria... Se sei turbato dalla grandezza dei tuoi peccati,
umiliato dalla vergogna della coscienza, spaventato dal timore del
giudizio, se sei sul punto di soccombere nella voragine della tristezza e
della disperazione, pensa a Maria. Nel pericolo, l'angoscia, il dubbio,
pensa a Maria, invoca Maria!
Il suo nome non si separi
mai dalle tue labbra e dal tuo cuore... Seguendola, non ti perderai;
pregandola, non dispererai; pensando a lei, eviterai ogni falsa strada.
Se ella ti tiene per mano, non soccomberai; se ti protegge, non temerai;
condotto da lei, non conoscerai la fatica; protetto da lei, arriverai
fino alla meta. E capirai con la tua esperienza quanto sono appropriate
quelle parole: “La vergine si chiamava Maria”.
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Domenica 9 Settembre 2012
XXIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno BMeditazione del giornoGiovanni Taulero (circa 1300-1361), domenicano a Strasburgo Omelia 49, prima per la dodicesima domenica dopo la Trinità
« Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti »
Ci è utile esaminare da vicino ciò che rende sordo l'uomo. Per aver prestato orecchio alle insinuazioni del Nemico, per aver ascoltato le sue parole, i nostri progenitori sono divenuti sordi per primi. E dopo di loro, anche noi, di modo che non possiamo più ascoltare né capire le ispirazioni degne di amore del Verbo eterno. Eppure sappiamo bene che il Verbo eterno abita nel nostro intimo, ed è così ineffabilmente vicino a noi e in noi che il nostro stesso essere, la nostra natura, i nostri pensieri, quanto possiamo chiamare, dire o capire, non è tanto vicino a noi né ci è tanto intimamente presente quanto il Verbo eterno. E proprio il Verbo parla senza sosta nell'uomo. L'uomo però non ode tutto questo a causa della grave sordità da cui è stato colpito... Allo stesso tempo, è stato colpito nelle sue altre facoltà, tanto da diventare anche muto fino a non conoscere se stesso. Se volesse parlare del suo intimo, non potrebbe farlo, non sapendo dove si trovi, e non conoscendo come si esprima...
Cos'è dunque quel suggerimento nocivo del Nemico? È tutto il disordine che lui ti fa vedere sotto un aspetto scintillante e che ti persuade di accettare servendosi dell'amore o della ricerca delle cose create, di questo mondo e di quanto gli si riallaccia: beni, onori, persino amici e parenti, anzi la tua stessa natura, in somma tutto ciò che ti viene portato dal gusto dei beni di questo mondo decaduto. In questo consiste il suo consiglio...
Allora viene il nostro Signore: egli mette il suo dito nell'orecchio dell'uomo, e con la saliva gli tocca la lingua, e l'uomo ritrova la parola. |
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Lunedì della XXIII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoMelitone di Sardi ( ? - circa 195), vescovo Omelia sulla Pasqua
« Il Signore Dio mi assiste, per questo non resterò confuso. È vicino chi mi rende giustizia ; chi oserà venire a contesa con me ? » (Is 50,7-8)
Cristo era Dio, e ha preso la nostra umanità. Soffrì per coloro che soffrono, fu legato per coloro che sono vinti, fu giudicato per i condannati, sepolto per coloro che sono sepolti, e risuscitò dai morti. Vi grida queste parole : « Chi oserà venire a contesa con me ? Si avvicini a me (Is 50, 8). Ho liberato io il condannato, ho vivificato io il morto, ho rialzato io il sepolto. Chi mi contesta ?" (v.9) Sono io, dice Cristo, ad avere abolito la morte, vinto il nemico, calpestato l'inferno, legato il forte (Lc 11, 22), rapito l'uomo nel più alto dei cieli, sono io, dice Cristo.
"Venite dunque, voi tutti popoli di uomini che eravate impigliati nel male, ricevete il perdono dei vostri peccati. Perché sono il vostro perdono, sono la Pasqua di salvezza, sono l'agnello immolato per voi. Sono l'acqua della vostra purificazione, sono la vostra luce, sono il vostro Salvatore, sono la vostra risurrezione, sono il vostro re. Vi prendo con me in cielo, vi mostrerò il Padre eterno, vi risusciterò con la mia mano destra. |
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Martedì 11 Settembre 2012
Martedì della XXIII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoBeata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità Something Beautiful for God
« Passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamo a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici »
Ritengo che le nostre sorelle abbiano ricevuto quel dono della gioia che si percepisce in molti religiosi che si sono dati a Dio senza riserva. La nostra opera non è nulla se non l'espressione del nostro amore per Dio. Questo amore ha bisogno di qualcuno per essere accolto, e così la gente che incontriamo ci dà la possibilità di esprimerlo.
Abbiamo bisogno di trovare Dio, e ciò non è possibile nell'agitazione né nel rumore. Dio è amico del silenzio. In quale silenzio crescono gli alberi, i fiori e l'erba! In quale silenzio si muovono le stelle, la luna e il sole! Non è forse la nostra missione dare Dio ai poveri dei tuguri? Non però un Dio morto, bensì un Dio vivente e amante. Quanto più riceviamo nella preghiera silenziosa, tanto più possiamo dare nella nostra vita attiva. Abbiamo bisogno del silenzio per diventare capaci di toccare le anime. L'essenziale non è ciò che diciamo, ma ciò che Dio dice e dice attraverso di noi. Tutte le nostre parole saranno vane finché non verranno dall'intimità più profonda. Le parole che non trasmettono la luce di Cristo accrescono le tenebre.
Il nostro progresso nella santità dipende da Dio e da noi stessi, dalla grazia di Dio e dalla nostra volontà di essere santi. Dobbiamo prendere l'impegno vitale di giungere alla santità. «Voglio essere un santo» significa: Voglio distaccarmi da quanto non è Dio, voglio spogliare il mio cuore di ogni cosa creata, voglio vivere nella povertà e nel distacco, voglio rinunciare alla mia volontà, alle mie inclinazioni, ai miei capricci e ai miei gusti, e farmi servo docile della volontà di Dio.
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Mercoledì 12 Settembre 2012
Mercoledì della XXIII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoLeone XIII, papa dal 1878 al 1903 Lettera enciclica "Rerum novarum", 20
« Beati voi poveri »
Ai poveri poi, la Chiesa insegna che innanzi a Dio non è cosa che rechi vergogna né la povertà né il dover vivere di lavoro. Gesù Cristo confermò questa verità con 1'esempio suo mentre, a salute degli uomini, «essendo ricco, si fece povero» (2 Cor 8,9) ed essendo Figlio di Dio, e Dio egli stesso, volle comparire ed essere creduto figlio di un falegname, anzi non ricusò di passare lavorando la maggior parte della sua vita: «Non è costui il fabbro, il figlio di Maria?» (Mc 6,3)
Mirando la divinità di questo esempio, si comprende più facilmente che la vera dignità e grandezza dell'uomo è tutta morale, ossia riposta nella virtù; che la virtù è patrimonio comune, conseguibile ugualmente dai grandi e dai piccoli, dai ricchi e dai proletari; che solo alle opere virtuose, in chiunque si trovino, è serbato il premio dell'eterna beatitudine. Diciamo di più per gli infelici pare che Iddio abbia una particolare predilezione poiché Gesù Cristo chiama beati i poveri; invita amorosamente a venire da lui per conforto, quanti sono stretti dal peso degli affanni (Mt 11,28); i deboli e i perseguitati abbraccia con atto di carità specialissima.
Queste verità sono molto efficaci ad abbassar l'orgoglio dei fortunati e togliere all'avvilimento i miseri, ad ispirare indulgenza negli uni e modestia negli altri. Così le distanze, tanto care all'orgoglio, si accorciano; né riesce difficile ottenere che le due classi, stringendosi la mano, scendano ad amichevole accordo. |
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Giovedì 13 Settembre 2012
Giovedì della XXIII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoSanta Teresa del Bambin Gesù (1873-1897), carmelitana, dottore della Chiesa Manoscritto autobiografico C, 15v°-16r°
L'amore ai nemici
“Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori” (Mt 5,43-44). Certo, nel Carmelo non s'incontrano nemici, ma in realtà ci sono delle simpatie; ci si sente attratte da quella sorella mentre un'altra ti farebbe fare un lungo giro per evitare d'incontrarla, così, senza accorgersene, ella diventa un soggetto di persecuzione. Ebbene, Gesù mi dice che questa sorella debbo amarla, debbo pregare per lei, quando anche il suo modo di comportarsi mi portasse a credere che ella non mi ami: “ Se amate coloro che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso”.
E non basta amare, bisogna provarlo. Naturalmente siamo felici di fare un dono a un amico, ci piace soprattutto fare delle sorprese, ma ciò non è la carità, poiché anche i peccatori lo fanno. Ecco cosa Gesù mi insegna ancora: “Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo”. Dare a tutte coloro che chiedono, è meno dolce che offrirsi spontaneamente col cuore... Se è difficile dare a chiunque chiede, lo è ancora di più lasciar prendere del proprio senza richiederlo. O Madre mia, dico che è difficile, dovrei dire piuttosto che sembra difficile, poiché il giogo del Signore è dolce e leggero (Mt 11,30). Quando l'accettiamo, ne sentiamo subito la dolcezza ed esclamiamo col salmista: “Corro per la via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato il mio cuore” (Sal 119,32). Solo la carità può dilatare il mio cuore, Gesù. Da quando questa dolce fiamma lo consuma, corro con gioia nella via del tuo comandamento nuovo. (Gv 13,34). |
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Venerdì 14 Settembre 2012
Esaltazione della santa Croce, festaMeditazione del giornoSant'Efrem Siro (circa 306-373), diacono in Siria, dottore della Chiesa Discorsi sul Signore, 1, 3-4.9
La croce, ponte sull'abisso della morte
Nostro Signore fu schiacciato dalla morte, ma a sua volta ha aperto una strada che schiaccia la morte. Si sottomise spontaneamente alla morte, accettò volontariamente la morte per distruggere quella morte che non voleva morire. Nostro Signore infatti "uscì portando la croce" (Gv 19,17) perché così volle la morte. Ma sulla croce col suo grido trasse i morti fuori dagli inferi...
Fu ben potente il "figlio del falegname" (Mt 13,55), che portò la sua croce sopra gli inferi che ingoiavano tutto e trasferì il genere umano nella casa della vita (Col 1,13). Come poi a causa del legno del paradiso il genere umano era sprofondato in quei luoghi sotterranei, per il legno della croce Cristo entrò nell'abitazione della vita. Perciò in quel legno in cui era stato innestato il ramoscello amaro, venne innestato un ramoscello dolce, perché riconoscessimo colui al quale nessuna creatura è in grado di resistere.
Gloria a te che della tua croce hai fatto un ponte sulla morte! Attraverso questo ponte le anime si possono trasferire dalla regione della morte a quella della vita. Gloria a te che ti sei rivestito del corpo dell'uomo mortale e lo hai trasformato in sorgente di vita per tutti i mortali. Tu ora certo vivi. Coloro che ti hanno ucciso hanno agito verso la tua vita come gli agricoltori: la seminarono come frumento nel solco profondo. Ma di là rifiorì e fece risorgere con sé tutti (Gv 12,24). Venite, offriamo il nostro amore come sacrificio grande e universale, eleviamo cantici solenni e rivolgiamo preghiere a colui che offrì la sua croce in sacrificio a Dio, per rendere ricchi tutti noi dell'inestimabile tesoro del suo sangue.
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Beata Marie Vergine Addolorata, MemoriaMeditazione del giornoBenedetto XVI, papa Enciclica « Spe salvi » § 50 (© Libreria Editrice Vaticana)
Madre della speranza
Santa Maria..., il vecchio Simeone ti parlò della spada che avrebbe trafitto il tuo cuore (cfr Lc 2,35), del segno di contraddizione che il tuo Figlio sarebbe stato in questo mondo. Quando poi cominciò l'attività pubblica di Gesù, dovesti farti da parte, affinché potesse crescere la nuova famiglia ... di coloro che avrebbero ascoltato e osservato la sua parola (cfr Lc 11,27s). Nonostante tutta la grandezza e la gioia del primo avvio dell'attività di Gesù tu, già nella sinagoga di Nazaret, dovesti sperimentare la verità della parola sul « segno di contraddizione » (cfr Lc 4,28ss). Così hai visto il crescente potere dell'ostilità e del rifiuto che progressivamente andava affermandosi intorno a Gesù fino all'ora della croce, in cui dovesti vedere il Salvatore del mondo, l'erede di Davide, il Figlio di Dio morire come un fallito, esposto allo scherno, tra i delinquenti.
Accogliesti allora la parola: « Donna, ecco il tuo figlio! » (Gv 19,26). Dalla croce ricevesti una nuova missione. A partire dalla croce diventasti madre in una maniera nuova: madre di tutti coloro che vogliono credere nel tuo Figlio Gesù e seguirlo. La spada del dolore trafisse il tuo cuore. Era morta la speranza? Il mondo era rimasto definitivamente senza luce, la vita senza meta? In quell'ora, probabilmente, nel tuo intimo avrai ascoltato nuovamente la parola dell'angelo, con cui aveva risposto al tuo timore nel momento dell'annunciazione: « Non temere, Maria! » (Lc 1,30). Quante volte il Signore, il tuo Figlio, aveva detto la stessa cosa ai suoi discepoli!...
Nell'ora di Nazaret l'angelo ti aveva detto anche: « Il suo regno non avrà fine » (Lc 1,33). Era forse finito prima di cominciare? No, presso la croce ... tu eri diventata madre dei credenti. In questa fede, ... sei andata incontro al mattino di Pasqua. La gioia della risurrezione ha toccato il tuo cuore e ti ha unito in modo nuovo ai discepoli... Il « regno » di Gesù era diverso da come gli uomini avevano potuto immaginarlo. Questo « regno » iniziava in quell'ora e non avrebbe avuto mai fine. Così tu rimani in mezzo ai discepoli come la loro Madre, come Madre della speranza. |
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Domenica 16 Settembre 2012
XXIV Domenica del Tempo Ordinario - Anno BMeditazione del giornoSan Rafael Arnaiz Baron (1911-1938), monaco trappista spagnolo Scritti spirituali, 03/04/1938
“Se qualcuno vuol venire dietro di me ..., prenda la sua croce e mi segua”
Come spiegare quanto ha sentito la mia anima quando, dalla bocca di un santo prelato, ha ascoltato quella che è già la mia follia, ciò che mi rende assolutamente felice nel mio esilio: l'amore alla croce! ... Chi mi darà la parola del re Davide per poter esprimere le meraviglie dell'amore alla croce?...
La croce di Cristo! Cosa si può dire di più? Non so pregare, non so cosa sia essere buono, non ho lo spirito religioso, poiché sono pieno del mondo. So solo una cosa, che mi riempie l'anima di gioia, pur vedendomi così povero di virtù e così ricco di miserie; so solo che ho un tesoro che non cambierei con niente e con nessuno: la mia croce, la croce di Gesù, quella croce che è il mio unico riposo. Come spiegare tutto ciò? Chi non l'ha provato non può assolutamente immaginare di cosa si tratti.
Oh, se tutti amassero la croce di Cristo! Se il mondo sapesse cos'è abbracciare pienamente, veramente, senza riserve, nella follia dell'amore, la croce di Cristo!... Quanto tempo perso in conversazioni, devozioni ed esercizi che sono santi e buoni, ma non sono la croce di Gesù, non sono ciò che c'è di meglio...
Pover'uomo che non sei buono a niente, che non servi a niente..., che trascini la vita, seguendo come puoi le austerità della regola, accontentandoti di nascondere in silenzio i tuoi ardori, ama alla follia ciò che il mondo disprezza perché non lo conosce, adora in silenzio quella croce, che è il tuo tesoro, senza che nessuno se ne accorga. Medita in silenzio davanti a lei la grandezza di Dio, le meraviglie di Maria, le miserie dell'uomo... Continua a vivere sempre nel silenzio, amando, adorando e unito alla croce. Cosa vuoi di più? Gusta la croce, come ha detto stamani mons. Vescovo. Gustare la croce! |
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