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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Lunedì 7 Giugno 2010
Lunedì della X settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 5,1-12
Meditazione del giorno San Cromazio di Aquileia ( ? – 407), vescovo Discorsi, 39 ; CCL 9A, 169-170
« Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo » (Gv 1,17)
Occorreva che la legge nuova fosse proclamata su un monte, dato che la legge di Mosè era stata data su un monte. Una consiste in dieci comandamenti destinati a formare gli uomini in vista della condotta della vita presente, l'altra consiste in otto beatitudini, perché conduce coloro che la seguono alla vita eterna e alla patria celeste.
« Beati i miti, perché erediteranno la terra ». Occorre dunque essere miti, pacifici e sinceri di cuore ; il Signore mostra chiaramente che il merito di tali uomini non è di poco conto dicendo : « Erediteranno la terra ». Si tratta senza dubbio di quella terra di cui sta scritto : « Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi » (Sal 26,13). L'eredità di quella terra, è l'immortalità del corpo e la gloria della risurrezione eterna. Infatti la mitezza ignora la superbia, non conosce la vanteria, non conosce l'ambizione. Perciò, altrove, il Signore esorta non senza ragione i suoi discepoli dicendo : « Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime » (Mt 11,29).
« Beati gli afflitti, perché saranno consolati ». Non coloro che piangono perché hanno perso ciò che è loro caro, ma coloro che piangono i loro peccati, che si lavano dalle loro colpe con le lacrime, e senza dubbio coloro che piangono l'iniquità di questo mondo, o deplorano le colpe degli altri.
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Martedì 8 Giugno 2010
Martedì della X settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 5,13-16
Meditazione del giorno Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa Discorsi, 289, 6 ; PL 38, 1311-1312
La luce di Cristo sopra il lucerniere
Fratelli, gli apostoli sono le lucerne che ci permettono di aspettare il giorno di Cristo. Il Signore dichiara loro : « Voi siete la luce del mondo ». E perché non possano credere che sono una luce simile a quella di cui è detto : « Egli è la luce vera, quella che illumina ogni uomo » (Gv 1, 9), insegna loro subito quale è la vera luce. Dopo aver annunciato loro : « Voi siete la luce del mondo », continua : « Non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio ». Io vi ho chiamato luce, dice, ma preciso : siete solo una lucerna. Non lasciatevi prendere dai sussulti dell'orgoglio, se non volete che si spenga questa scintilla. Non vi metto sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché illuminiate tutto con i vostri raggi.
Quale è questo lucerniere che porta questa luce ? Sto per insegnarvelo. Siate, voi stessi, delle lucerne, e avrete un posto sopra questo lucerniere. La croce di Cristo è un immenso lucerniere. Chi vuole essere raggiante non deve vergognarsi di questo lucerniere di legno. Ascolta e capirai : il lucerniere è la croce di Cristo.
« Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria ». Rendano gloria a chi ? Non a te, perché cercare la tua gloria è volere spegnerti ! « Rendano gloria a vostro Padre che è nei cieli ». Sì, glorifichino lui, il Padre dei cieli, vedendo le vostre opere buone... Ascolta l'apostolo Paolo : « Quanto a me non sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo » (Gal 6, 14).
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Mercoledì 9 Giugno 2010
Mercoledì della X settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 5,17-19
Meditazione del giorno Catechismo della Chiesa Cattolica - Copyright © Libreria Editrice Vaticana § 577-581
L'adempimento della Legge
Gesù ha fatto una solenne precisazione all'inizio del discorso della montagna, quando ha presentato, alla luce della grazia della Nuova Alleanza, la Legge data da Dio sul Sinai al momento della prima Alleanza: « Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento»...
Gesù, il Messia d'Israele, il più grande quindi nel regno dei cieli, aveva il dovere di osservare la Legge, praticandola nella sua integralità fin nei minimi precetti, secondo le sue stesse parole. Ed è anche il solo che l'abbia potuto fare perfettamente... L'adempimento perfetto della Legge poteva essere soltanto opera del divino Legislatore nato sotto la Legge (Gal 4,4) nella Persona del Figlio. Con Gesù, la Legge non appare più incisa su tavole di pietra ma scritta « nell'animo » e nel « cuore » (Ger 31,33) del Servo che, proclamando « il diritto con fermezza » (Is 42,3), diventa l'« alleanza del popolo » (Is 42,6). Gesù compie la Legge fino a prendere su di sé « la maledizione della Legge » (Gal 3,13), in cui erano incorsi coloro che non erano rimasti fedeli « a tutte le cose scritte nel libro della Legge »(Gal 3,13); infatti la morte di Cristo intervenne « per la redenzione delle colpe commesse sotto la prima Alleanza » (Eb 9,15).
Gesù « insegnava come uno che ha autorità e non come i loro scribi » (Mt 7,29). In lui, è la Parola stessa di Dio, risuonata sul Sinai per dare a Mosè la Legge scritta, a farsi di nuovo sentire sul monte delle beatitudini. Questa Parola non abolisce la Legge, ma la porta a compimento dandone in maniera divina l'interpretazione definitiva : «Avete inteso che fu detto agli antichi ...; ma io vi dico » (Mt 5,33-34). Con questa stessa autorità divina, Gesù sconfessa certe « tradizioni degli uomini » ai farisei i quali « annullano la parola di Dio» (Mc 7,8.13).
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Giovedì 10 Giugno 2010
Giovedì della X settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 5,20-26
Meditazione del giorno San Cesario di Arles (470-543), monaco e vescovo
« Va' prima a riconciliarti con il tuo fratello »
Sapete quello che diremo a Dio nella preghiera prima di giungere al momento della comunione : « Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. » Preparatevi dunque dentro di voi a pardonare, poiché state per incontrare queste parole nella preghiera. Come le direte ? Forse non le direte ? In definitiva, questa è proprio la mia domanda : Direte queste parole, sì o no ? Detesti tuo fratello e pronunci : « rimetti a noi come noi rimettiamo. » Evito queste parole, dici. Però, allora, stai veramente pregando ? State ben attenti, fratelli. Fra poco, pregherete : perdonate con tutto il cuore !
Vuoi fare, tu, un processo al tuo nemico ? Fa' prima il processo del tuo cuore. Di' a questo tuo cuore : smetti di odiare. Ora, siccome non vuoi perdonare, la tua anima si rattrista quando le dici : « smetti di odiare ». Ebbene, rispondile : « perché ti rattristi, anima mia ? perché su di me gemi ? Spera in Dio » (Sal 41,6). Sei a disagio, sospiri, il tuo male ti ferisce, non riusci a disfarti dell'odio. Spera in Dio, è lui il medico. E' stato appeso alla croce per te, senza tuttavia arrivare alla vendetta. E tu, stai cercando proprio la tua vendetta, poiché è questo il senso del tuo rancore. Guarda il tuo Dio sulla croce. Soffre per te, affinché il suo sangue diventi il tuo rimedio. Vuoi vendicarti ? Guarda il Cristo crocifisso, ascoltalo pregare : « Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno » (Lc 23, 34).
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Venerdì 11 Giugno 2010
Sacratissimo Cuore di Gesù C, solennita : Lc 15,3-7
Meditazione del giorno Beato Giovanni XXIII (1881-1963), papa Giornale dell'anima, 1901-1903 (trad. Cerf, 1964, p. 242 )
« Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta »
Io sento che il mio Gesù si fa sempre più vicino. Egli ha permesso in questi giorni che io cadessi in mare, e non annegassi proprio tenuto conto della mia miseria e della mia superbia, per farmi capire quanto io abbia bisogno di lui. Al momento in cui rischio di venire sommerso, Gesù, camminando sulle acque, mi viene incontro sorridendo per salvarmi. Vorrei dirgli con Pietro: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore» (Lc 5,8), ma sono prevenuto dalla tenerezza del suo cuore e dalla mitezza delle sue parole: «Non temere» (Lc 5,10).
Oh! Non temo nulla accanto a te! Riposo contro di te; come la pecora smarrita, sento battere il tuo cuore; Gesù, sono tuo una volta di più e per sempre. Con te, io sono veramente grande; senza di te sono soltanto una canna debole, ma appoggiato su di te sono una colonna. Non devo mai dimenticare la mia miseria, non però allo scopo di tremare sempre, bensì affinché, malgrado la mia umiltà e la mia confusione, io mi avvicini al tuo cuore con una fiducia sempre più grande, poiché la mia miseria è il trono della tua misericordia e del tuo amore.
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Sabato 12 Giugno 2010
Cuore Immacolato della Beata vergine Maria, memoria : Lc 2,41-51
Meditazione del giorno Beata Elisabetta della Trinità (1880-1906), carmelitana Ultimo ritiro, 15° giorno
« Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore » (Lc 2,19)
«La Vergine serbava tutte queste cose nel suo cuore». Tutta la sua storia si può riassumere in queste poche parole! Nel suo cuore, infatti, lei ha sempre vissuto, e in una tale profondità che lo sguardo umano non può seguirla. Quando leggo nel Vangelo che «Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda» (Lc 1,39) per compiere la sua opera di carità presso Elisabetta sua parente, la vedo passare bella, calma, maestosa, raccolta nel suo cuore con il Verbo di Dio. La sua preghiera fu sempre questa : «Eccomi...» Chi? «La serva del Signore» (Lc 1,38), la più piccola delle sue creature: sua Madre! Fu proprio vera nella sua umiltà, poiché fu sempre immemore, ignara, liberata da se stessa. Pertanto essa poteva cantare: «Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente; d'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,49.48).
Questa Regina delle vergini è anche Regina dei martiri. Tuttavia fu ancora il suo cuore ad essere stato trafitto dalla spada (Lc 2,35), poiché per lei tutto succede nell'intimo... Oh! Quanto è bella da contemplare nel suo lungo martirio, così serena, avvolta in una sorta di maestà che respira insieme la fortezza e la dolcezza! Infatti aveva imparato dal Verbo stesso come devono soffrire coloro che il Padre ha scelto come vittime, coloro che egli ha voluto associare alla grande opera della redenzione, coloro che egli ha «conosciuti e predestinati ad essere conformi al suo Cristo», crocifisso per amore. Lei sta in piedi sotto la croce nella fortezza e nel coraggio.
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Domenica 13 Giugno 2010
XI Domenica delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario - Anno : Lc 7,36-50#Lc 8,1-3
Meditazione del giorno Sant'Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa La Penitenza, II, 8 ; SC 179, 175
« La tua fede ti ha salvata; va in pace »
«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati» (Mt 9,12). Fai vedere, dunque al medico la tua piaga, perché tu sia curato. Se non gliela mostrerai, egli la conosce, ma desidera ascoltare la tua voce. Netta le tue cicatrici con le lacrime. In questa maniera, appunto, la donna di cui è parola nel Vangelo, si è mondata dal peccato, dal fetore della sua iniquità. Si è resa libera dalla colpa, nel lavare i piedi di Gesù con le lacrime.
Volesse il cielo, o Gesù, che tu mi destinassi a lavare i piedi che hai imbrattati mentre incedevi entro di me!... Ma donde attingere l'acqua viva con cui lavarli? Non ho a disposizione l'acqua, bensì le lacrime. Oh, potessi con esse purificare me stesso, mentre lavo i tuoi piedi! Come fare, perché tu dica di me: «Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato»? Ben di più avrei dovuto amare, lo ammetto, e fin troppo mi è stato condonato. Sono stato, infatti, chiamato al sacerdozio dopo essere vissuto sino a quel momento tra il frastuono delle cause forensi e le beghe paurose della pubblica amministrazione. È mio timore, pertanto, apparire ingrato, se dimostrerò un amore minore, giacché molto di più mi è stato condonato.
Ma non posso stimare tutti all'altezza della donna la quale, meritatamente, è stata preferita anche a Simone che offriva il pranzo al Signore. Essa ha, infatti, dato lezione alle persone che intendono lucrarsi il perdono. Ha baciato i piedi di Cristo, li ha lavati con le lacrime, asciugati con i capelli e cosparsi di olio profumato... Tuttavia, se non siamo in grado di uguagliarla, Gesù sa venire in soccorso dei deboli. Se non c'è la donna che possa apprestare il banchetto, offrire l'unguento, portare con sé «la fonte dell'acqua viva» (Gv 4,10), Cristo in persona viene.
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Lunedì 14 Giugno 2010
Lunedì della XI settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 5,38-42
Meditazione del giorno Santa Teresa del Bambin Gesù (1873-1897), carmelitana, dottore della Chiesa Poesie « Vivere di amore » et « Perché ti amo, o Maria »
« Tu lascia anche il mantello »
Vivere di amore, è dare senza misura Senza esigere il compenso quaggiù. Ah! Senza contare io dono, essendo sicura Che chi ama non conta! Al Cuore divino, traboccante di tenerezza, ho dato tutto... leggera corro non ho più nulla se non la mia sola ricchezza: Vivere di amore.
Vivere di amore, è bandire ogni paura, ogni ricordo delle colpe passate. Dei miei peccati non vedo alcun'impronta, In un istante l'amore ha bruciato tutto! Fiamma divina, o dolcissima fornace, nel tuo fuoco ho stabilito la mia dimora. Nelle tue fiamme io canto a mio agio (cf Dn 3,51): «Vivo di amore!»...
«Vivere di amore, che strana follia!» Mi dice il mondo. «Ah! Smetti di cantare, Non perdere i tuoi profumi, la tua vita: Sappi usarli utilmente» Amarti, Gesù, che perdita feconda! Tutti i miei profumi sono tuoi, per sempre, Voglio cantare quando uscirò da questo mondo: «Muoio di amore!»
Amare, è dare tutto e dare se stesso.
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Martedì 15 Giugno 2010
Martedì della XI settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 5,43-48
Meditazione del giorno Gregorio di Narek (circa 944 - vers 1010), monaco e poeta armeno Libro di preghiere, n° 74 ; SC 78, 389
« Perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni »
Tanti sono i miei debiti, al di sopra di ogni numero, eppure non sono tanto sorprendenti quanto la tua misericordia. Molti sono i miei peccati, eppure saranno sempre pochi, in confronto al tuo perdono... Cosa potrà fare un pò di tenebra alla tua luce divina? Come può un po' di oscurità rivaleggiare con i tuoi raggi, tu che sei grande! Come la concupiscenza del mio corpo fragile potrà essere paragonata con la Passione della tua croce? Che sembianze possono avere agli occhi della tua bontà, o Onnipotente, i peccati dell’universo intero? Ecco che essi sono... come una bolla di acqua che per la tua pioggia abbondante, scompare subito...
Tu doni il sole ai cattivi e ai buoni, e fai piovere per ambedue senza distinzione. Per gli uni la pace è grande a motivo dell’attesa della ricompensa;... Ma a coloro che hanno preferito la terra perdoni per misericordia: dai anche a loro un rimedio di vita, insieme con i primi; aspetti sempre che tornino a te.
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Mercoledì 16 Giugno 2010
Mercoledì della XI settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 6,1-6#Mt 6,16-18
Meditazione del giorno San Giovanni della Croce (1542-1591), carmelitano, dottore della Chiesa Cantico spirituale B,1, 8-9
« Prega il Padre tuo nel segreto »
Cosa cerchi fuori di te, se dentro di te hai la tua ricchezza, il tuo piacere, la tua soddisfazione, la tua pienezza e il tuo regno, cioè il tuo Amato, che la tua anima cerca e desidera ? ... Ricorda solo una cosa, che cioè, anche se è dentro di te, rimane nascosto...
Ma tu insisti : « Se è in me colui che la mia anima ama, perché non lo trovo e non lo sento ? » Il motivo è che egli è nascosto e tu non ti nascondi come lui per trovarlo e sentirlo. Chi vuole trovare una cosa nascosta, infatti, deve addentrarsi altrettanto nascostamente fino al nascondiglio dove si trova questa cosa e, trovatala, anch'egli si ritrova nascosto come quella cosa. Il tuo Sposo amato è il tesoro nascosto nel campo della tua anima, per il quale l'accorto mercante diede tutti i suoi averi (Mt 13, 44) ; per poterlo trovare, sarà opportuno che abbandoni tutti i tuoi beni e, allontanandoti da tutte le creature, ti nasconda nel rifugio interiore del tuo spirito.
Poi, chiusa la porta dietro di te, cioè distolta la volontà da tutte le cose, « preghi il Padre tuo nel segreto ». Solo così, nascosta con lui, lo sentirai in segreto, lo amerai e ne godrai in segreto e in segreto con lui ti diletterai, più di quanto la lingua possa esprimere e i sensi comprendere.
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Giovedì 17 Giugno 2010
Giovedì della XI settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 6,7-15
Meditazione del giorno Cardinale Joseph Ratzinger [Papa Benedetto XVI] Der Gott Jesu Christi (Il Dio di Gesù Cristo)
« Voi dunque pregate così: 'Padre nostro...' »
Senza Gesù, non sappiamo ciò che è veramente un «Padre». Nella sua preghiera questo è divenuto chiaro, e questa preghiera gli appartiene intrinsecamente. Un Gesù che non sarebbe perpetuamente immerso nel Padre, o che non sarebbe in una permanente comunicazione intima con lui, sarebbe un essere totalmente differente dal Gesù della Bibbia e dal vero Gesù della storia. La sua vita parte dal nucleo della preghiera; a partire da essa egli ha compreso Dio, il mondo e gli uomini...
Sorge allora una nuova domanda: è, questa comunicazione... anche essenziale al Padre che Gesù invoca, in modo che anche lui sarebbe differente se non fosse invocato sotto questo nome? Oppure questa preghiera lo sfiora senza penetrare in lui? E questa é la risposta: appartiene al Padre di dire «Figlio», come appartiene a Gesù di dire «Padre». Senza questa invocazione neanche il Padre sarebbe veramente ciò che è. Gesù non è in contatto con lui solamente dall'esterno, ma fa proprio parte dell'essere divino di Dio, in quanto Figlio. Anche prima che il mondo fosse creato, Dio è già l'Amore del Padre e del Figlio. Ed egli può diventare nostro Padre e la misura di ogni paternità, perché è lui, in sé stesso, Padre fin dall'eternità. Nella preghiera di Gesù dunque, l'interiorità stessa di Dio diviene visibile; vediamo come è Dio. La fede nel Dio Trino non è altro che la spiegazione di ciò che succede nella preghiera di Gesù. In questa preghiera, la Trinità appare in piena luce...
Essere cristiano significa allora partecipare alla preghiera di Gesù, entrare nel suo modello di vita, cioè nel suo modello di preghiera. Essere cristiano significa dire con lui «Padre» e diventare così figli, figli di Dio – Dio – nell'intimità dello Spirito che ci fa essere ciò che siamo, e in questo modo, ci aggrega all'unità di Dio. Essere cristiano significa guardare il mondo a partire da questo nucleo, e allora diventare liberi, pieni si speranza, decisi e fiduciosi.
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Venerdì 18 Giugno 2010
Venerdì della XI settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 6,19-23
Meditazione del giorno San Basilio (circa 330-379), monaco e vescovo di Cesarea in Cappadocia, dottore della Chiesa Omelia sulla carità : PG 31, 266 - 267; 275
« Non accumulatevi tesori sulla terra »
Perché tormentarti e fare tanti sforzi per mettere la tua ricchezza al riparo dietro la malta e i mattoni ? « Un buon nome val più di grandi ricchezze » (Pr 22 ,1). Ami il denaro per la considerazione che esso ti procura. Pensa quanto più grande sarà la tua fama se ti si può chiamare il padre, il protettore di migliaia di figli, piuttosto che tenere nelle tue borse migliaia di monete d'oro. Che tu lo voglia o no, dovrai ben lasciare qui il tuo denaro, un giorno. Invece, la gloria di tutto il bene che avrai fatto, la porterai con te fino davanti al sovrano Maestro, quando tutto un popolo, accalcandosi per difenderti presso il giudice comune, ti chiamerà per nomi che diranno che l'hai nutrito, che l'hai assistito, che sei stato buono.
Quanto dovresti essere grato, felice e fiero dell'onore che ti viene fatto. Non sarai tu a dover importunare gli altri alla loro porta. Saranno loro ad accalcarsi alla tua. Però a questo punto, si rabbuia il tuo viso, diventi inabbordabile, fuggi gli incontri per paura di dovere lasciare un pò di quello che tieni così gelosamente. Non sai dire altro che : « non ho niente, non vi darò niente, perché sono povero ». Povero lo sei, in realtà, e povero di ogni bene : povero di amore, povero di bontà, povero di fiducia in Dio, povero di speranza eterna.
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Sabato 19 Giugno 2010
Sabato della XI settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 6,24-34
Meditazione del giorno Catechismo della Chiesa cattolica § 302-305
« Per la vostra vita non affannatevi »
La creazione ha la sua propria bontà e perfezione, ma non è uscita dalle mani del Creatore interamente compiuta. È creata « in stato di via » verso una perfezione ultima alla quale Dio l'ha destinata, ma che ancora deve essere raggiunta. Chiamiamo divina provvidenza le disposizioni per mezzo delle quali Dio conduce la creazione verso questa perfezione...
La testimonianza della Scrittura è unanime : la sollecitudine della divina Provvidenza è concreta e immediata ; essa si prende cura di tutto, dalle più piccole cose fino ai grandi eventi del mondo e della storia. Con forza, i Libri Sacri affermano la sovranità assoluta di Dio sul corso degli avvenimenti : « Il nostro Dio è nei cieli, egli opera tutto ciò che vuole » (Sal 115, 3) ; e di Cristo si dice: « Quando egli apre, nessuno chiude, e quando chiude, nessuno apre » (Ap 3, 7) ; « Molte sono le idee nella mente dell'uomo, ma solo il disegno del Signore resta saldo » (Pr 19, 21)...
Gesù chiede un abbandono filiale alla provvidenza del Padre celeste, il quale si prende cura dei più elementari bisogni dei suoi figli : « Non affannatevi dunque dicendo: "Che cosa mangeremo ? Che cosa berremo ?" ... Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta ».
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Domenica 20 Giugno 2010
XII Domenica delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario - Anno C : Lc 9,18-24
Meditazione del giorno Catechismo della Chiesa cattolica § 306-308
« Prenda la sua croce ogni giorno e mi segua »
Dio è il Padrone sovrano del suo disegno. Però, per realizzarlo, si serve anche della cooperazione delle creature. Questo non è un segno di debolezza, bensì della grandezza e della bontà di Dio onnipotente. Infatti Dio alle sue creature non dona soltanto l'esistenza, ma anche la dignità di agire esse stesse, ... e di collaborare in tal modo al compimento del suo disegno.
Dio dà agli uomini anche il potere di partecipare liberamente alla sua provvidenza, affidando loro la responsabilità di « soggiogare la terra e di dominarla » (Gen 1, 26-38). In tal modo Dio fa dono agli uomini di essere cause intelligenti e libere per completare l'opera della creazione, perfezionandone l'armonia, per il loro bene e per il bene del loro prossimo. Cooperatori spesso inconsapevoli della volontà divina, gli uomini possono entrare deliberatamente nel piano divino con le loro azioni, le loro preghiere, ma anche con le loro sofferenze. Allora diventano in pienezza « collaboratori di Dio » (1 Cor 3, 9 ; 1 Tes 3, 2) e del suo Regno.
Dio agisce in tutto l'agire delle sue creature : è una verità inseparabile dalla fede in Dio Creatore. Egli è la causa prima che opera nelle cause seconde e per mezzo di esse : « È Dio infatti che suscita » in noi « il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni » (Fil 2, 13).
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Lunedì 21 Giugno 2010
Lunedì della XII settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario : Mt 7,1-5
Meditazione del giorno Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità No Greater Joy, 55
« Con la misura con la quale misurate sarete misurati »
Per ogni malattia, esistono parecchie medicine e cure. Ma finché una mano dolce pronta da servire, e un cuore generoso pronto ad amare non si sono offerti, non credo che si possa mai guarire di questa terribile malattia che è la mancanza di amore.
Nessuno di noi ha il diritto di condannare chiunque altro. E questo, anche quando vediamo qualcuno sprofondare, senza capire perché. Gesù non ci invita forse a non giudicare ? Forse noi abbiamo partecipato a renderlo così. Dobbiamo comprendere che si tratta di nostro fratello e sorella. Tale lebbroso, tale ubriaco, tale malato sono i nostri fratelli perché anche loro sono stati creati per un amore più grande. Non dovremmo mai dimenticarlo. Gesù Cristo stesso si è identificato a loro quando ha detto : « Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me » (Mt 25,40). E forse essi si trovano senza tetto, sprovvisti di ogni amore, di ogni cura, perché abbiamo rifiutato loro la nostra sollecitudine, il nostro affetto. Sii mite, infinitamente mite nei confronti del povero che soffre. Comprendiamo così poco ciò che sta attraversando. La cosa più difficile, è non essere accettato.
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