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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Venerdì 15 Gennaio 2010
Venerdì della I settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 2,1-12Meditazione del giorno San Pietro Crisologo (circa 406-450), vescovo di Ravenna, dottore della Chiesa Discorsi 50, CCL 24, p. 276-282. PL 52, 339
« Vista la loro fede »
“Venne nella sua città ; ed ecco che gli fu presentato un paralitico che giaceva su un lettuccio” (Mt 9,1). Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico : « Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati ». Il paralitico, pur avendo udito questo perdono, resta muto. Non risponde con nessun ringraziamento. Desiderava infatti la guarigione del corpo più della guarigione dell’anima. Piangeva i mali passaggeri del suo corpo ammalato mentre non piangeva i mali eterni della sua anima, ancor più malata. Riteneva infatti la vita presente più preziosa della vita futura.
Cristo a ragione, tiene conto della fede di coloro che gli presentano il malato, senza tenere in nessun conto la sciocchezza di costui. Grazie alla fede altrui, l’anima del paralitico verrà guarita prima del suo corpo. « Vista la loro fede », dice il Vangelo. Notate bene, fratelli, che Dio non si preoccupa di quanto vogliono gli uomini insensati. Non si aspetta di trovare la fede dagli ignoranti, non presta riguardo agli sciocchi desideri di un infermo. Invece, non rifiuta di portare aiuto alla fede altrui. Questa fede è un regalo della grazia, e si accorda con la volontà di Dio.
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Perdi 2 minuti e leggi questo "pensierino", perdine altri 2 per pensarci un pochino.
Quando le cose della vita ci superano, quando 24 ore al giorno non ci bastano, ricordati del vaso di vetro e del caffé. Un professore, davanti alla sua classe di filosofia, senza dire parola, prende un vaso grande e vuoto di vetro e procede a riempirlo con delle palle da golf, chiedendo agli studenti se il vaso è pieno. Gli studenti sono d'accordo e dicono di sì. Così il professore prende una scatola piena di biglie e le versa dentro il vaso. Le biglie riempiono gli spazi vuoti tra le palle da golf. Il professore chiede di nuovo agli studenti se il vaso è pieno e loro rispondono di nuovo di sì. Poi il professore prende una scatola di sabbia e la versa dentro il vaso. Ovviamente la sabbia riempie tutti gli spazi vuoti e il professore chiede ancora se il vaso è pieno. Questa volta gli studenti rispondono con un sì unanime. Il professore, velocemente, aggiunge 2 tazze di caffé al contenuto del vaso ed effettivamente riempie tutti gli spazi vuoti tra la sabbia. Gli studenti sorridono in questa occasione e al termine della risata il professore afferma: " Voglio che vi rendiate conto che questo vaso rappresenta la vostra vita. Le palle da golf sono le cose importanti come la famiglia, i figli, la religione, la salute, gli amici, l'amore, le cose che ci appassionano. Sono cose che, anche se perdessimo tutto e ci restasse solo quello, le nostre vite sarebbero ancora piene.
Le biglie sono le altre cose che ci importano, come il lavoro, la macchina, mentre la sabbia è tutto il resto: le piccole cose. Se prima di tutto mettessimo nel vaso la sabbia, non ci sarebbe posto per biglie né per le palle da golf. La stessa cosa succede con la vita. Se utilizziamo tutto il nostro tempo ed energia nelle cose piccole, non avremo mai spazio per le cose realmente importanti. Fai attenzione alle cose che sono cruciali per la tua felicità: gioca con i tuoi figli, prenditi il tempo per pregare, andare dal medico, vai con il tuo partner a cena, pratica il tuo sport o hobby preferito. Ci sarà sempre tempo per pulire casa, per riparare la chiavetta dell'acqua. Occupati prima delle palline da golf, delle cose che realmente ti importano. Stabilisci le tue priorità, il resto è solo sabbia". Uno degli studenti alza la mano e chiede cosa rappresenta il caffé. Il professore sorride e dice: "Sono contento che tu mi faccia questa domanda. E' solo per dimostrarvi che non importa quanto occupata possa sembrare la tua vita, c'è sempre posto per una tazza di caffé con un amico". Le biglie sono le altre cose che ci importano, come il lavoro, la macchina, mentre la sabbia è tutto il resto: le piccole cose. Se prima di tutto mettessimo nel vaso la sabbia, non ci sarebbe posto per biglie né per le palle da golf. La stessa cosa succede con la vita. Se utilizziamo tutto il nostro tempo ed energia nelle cose piccole, non avremo mai spazio per le cose realmente importanti. Fai attenzione alle cose che sono cruciali per la tua felicità: gioca con i tuoi figli, prenditi il tempo per pregare, andare dal medico, vai con il tuo partner a cena, pratica il tuo sport o hobby preferito. Ci sarà sempre tempo per pulire casa, per riparare la chiavetta dell'acqua. Occupati prima delle palline da golf, delle cose che realmente ti importano. Stabilisci le tue priorità, il resto è solo sabbia". Uno degli studenti alza la mano e chiede cosa rappresenta il caffé. Il professore sorride e dice: "Sono contento che tu mi faccia questa domanda. E' solo per dimostrarvi che non importa quanto occupata possa sembrare la tua vita, c'è sempre posto per una tazza di caffé con un amico".
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Sabato 16 Gennaio 2010
Sabato della I settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 2,13-17Meditazione del giorno San Pietro Crisologo (circa 406-450), vescovo di Ravenna, dottore della Chiesa Discorsi, 30. CCL 24, p. 173-177. PL 52, 284
« L’uomo, alzatosi, lo seguì »
Fratelli, seduto al suo banco delle imposte, questo povero pubblicano era in una situazione peggiore di quella del paralitico di cui vi ho parlato l’altro giorno, che giaceva sul suo lettuccio (Mc 2,1s). Uno era affetto da una paralisi nel suo corpo ; l’altro nella sua anima. Nel primo, tutti le membra erano deformi ; nel secondo, il giudizio, nel suo insieme, era nella confusione. Il primo giaceva, prigioniero della sua carne ; l’altro era seduto, schiavo nella sua anima e nel suo corpo. Il paralitico soccombeva alle sofferenze suo malgrado. Invece il pubblicano era spontaneamente schiavo dei suoi vizi. Questo, che si riteneva innocente, era accusato di cupidigia dagli altri. Quello, in mezzo alle sue sofferenze, si sapeva peccatore. Uno accumulava guadagni su guadagni, e tutti erano peccati. L’altro cancellava i suoi peccati gemendo nei dolori. Perciò, erano giuste queste parole rivolte al paralitico : « Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati » ; infatti, con le sue sofferenze compensava le sue colpe. Quanto al pubblicano, udì questa parola : « Seguimi », cioè « Otterai riparazione seguendomi, tu che ti sei smarrito seguendo il denaro ».
Sicuramente si dirà : perché il pubblicano, che sembra più colpevole, riceve un dono più grande ? Infatti egli diventa subito apostolo… Ha ricevuto lui il perdono ; e concede ad altri la remissione dei peccati e illumina tutta la terra con lo splendore della predicazione evangelica. Invece il paralitico è appena ritenuto degno di ricevere il solo perdono. Vuoi sapere perché il pubblicano ha ottenuto grazie più numerose ? è perché, secondo la parola dell’apostolo Paolo : « Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia » (Rm 5, 20).
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Domenica 17 Gennaio 2010
II Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno C : Jn 2,1-11Meditazione del giorno San Massimo il Confessore (circa 580-662), monaco e teologo Discorsi 65, p. 273-274 ; PL 17,624-626
L’acqua diventata vino
Nel cambiare in vino le giare piene d’acqua, il Salvatore ha fatto due cose: ha dato una bevenda agli invitati allo sposalizio, e ha significato che, mediante il battesimo, gli uomini sarebbero stati colmi dello Spirito Santo: “Vino nuovo in otri nuovi” (Mt 9,17). Gli otri nuovi significano infatti la purezza del battesimo, il vino, invece, la grazia dello Spirito Santo.
Catecumeni, prestate particolare attenzione. Il vostro spirito che ignora ancora la Trinità, assomiglia a dell’acqua fredda. Bisogna riscaldarlo al calore del sacramento del battesimo, come un vino, per trasformare un liquido povero e senza valore in grazia preziosa e ricca. Come il vino, acquistiamo buon sapore e soave profumo; allora potremo dire come l’apostolo Paolo: “Noi siamo dinanzi a Dio il profumo di Cristo” (2 Cor 2,15). Prima del battesimo, il catecumeno assomiglia all’acqua stagnante, fredda e senza colore..., inutile, incapace di ridare forza. Conservata troppo a lungo, l’acqua si altera, imputredisce, diventa fetida... Il Signore ha detto: “Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3,5).
Il fedele battezzato è simile al vino rosso e vigoroso. Tutte le cose della creazione si rovinano con il tempo. Solo il vino migliora invecchiando. Ogni giorno perde parte della sua asprezza, e aquista un aroma pastoso, un sapore ricco. Anche il cristiano, pian piano, perde l’asprezza della sua vita peccatrice, acquista la sapienza e la benevolenza della Trinità divina.
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Lunedì 18 Gennaio 2010
Lunedì della II settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 2,18-22Meditazione del giorno Beato Jan Ruysbroeck (1293-1381), canonico regolare Le Nozze spirituali, prologo
« Ecco lo Sposo, andategli incontro » (Mt 25,6)
Quando era giunto per Dio il tempo di avere compassione della sofferenza dell’umanità, sua diletta, mandò il Figlio suo unigenito sulla terra in quel palazzo sontuoso e tempio glorioso che era il corpo della Vergine Maria. Là, sposò la nostra natura e la unì alla sua persona, grazie al sangue purissimo della nobile Vergine. Fu lo Spirito Santo, il sacerdote che celebrò le nozze. L’angelo Gabriele ne fu l’araldo, e la gloriosa Vergine diede il suo consenso. In questo modo Cristo, nostro sposo fedele, si unì alla nostra natura, venne a visitarci in una terra straniera e ci insegnò i costumi celesti e una perfetta fedeltà.
Come un campione, ha faticato e ha combattuto contro i nostri nemici, ha distrutto il carcere ed è uscito vincitore dalla lotta. Con la sua morte, ha messo a morte la nostra morte, ci ha riscattati con il suo sangue, ci ha liberati, nel battesimo, con l’acqua del suo costato (Gv 19,34), e con i suoi sacramenti e i suoi doni ci ha resi ricchi, affinché uscissimo, agghindati con ogni sorte di virtù, e lo incontrassimo nel palazzo della sua gloria, per godere di lui senza fine, per l’eternità.
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Martedì 19 Gennaio 2010
Martedì della II settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 2,23-28Meditazione del giorno Leone XIII, papa dal 1878 al 1903 Rerum novarum, 32
« Ricordati del giorno si sabato per santificarlo » (Es 20,8)
La vita di quaggiù, benché buona e desiderabile, non è il fine per cui noi siamo stati creati, ma via e mezzo a perfezionare la vita dello spirito con la cognizione del vero e con la pratica del bene. Lo spirito è quello che porta scolpita in sé l'immagine e la somiglianza divina, ed in cui risiede quella superiorità in virtù della quale fu imposto all'uomo di signoreggiare le creature inferiori, e di far servire all'utilità sua le terre tutte ed i mari (Gen 1,28)… In questo tutti gli uomini sono uguali, né esistono differenze tra ricchi e poveri, padroni e servi, monarchi e sudditi, perché lo stesso è il Signore di tutti (Rm 10,12).
A nessuno è lecito violare impunemente la dignità dell'uomo, di cui Dio stesso dispone con grande riverenza, né attraversargli la via a quel perfezionamento che è ordinato all'acquisto della vita eterna…
Di qui segue la necessità del riposo festivo. Sotto questo nome non s'intenda uno stare in ozio più a lungo, e molto meno una totale inazione quale si desidera da molti, fomite di vizi e occasione di spreco, ma un riposo consacrato dalla religione…Questa è principalmente la natura, questo il fine del riposo festivo, che Iddio con legge speciale, prescrisse all'uomo nel Vecchio Testamento, dicendogli: « Ricordati di santificare il giorno di sabato » (Es 20,8) e che egli stesso insegnò di fatto, quando nel settimo giorno, creato l'uomo, si riposò dalle opere della creazione: « Riposò nel giorno settimo da tutte le opere che aveva fatte » (Gen 2,2).
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Mercoledì 20 Gennaio 2010
Mercoledì della II settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 3,1-6Meditazione del giorno Melitone di Sardi ( ? - circa 195), vescovo Omelia sulla Pasqua , 82-90 ; SC 123, 107
« I farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire »
Non avete visto Dio ; non avete riconosciuto il Signore ; non avete saputo che era proprio lui, il Primogenito di Dio, colui che è stato generato dal seno dell’aurora (Sal 109,3), colui che ha fatto sorgere la luce, che ha fatto brillare il giorno, separandolo dalle tenebre, che ha fissato i primi limiti, sospendendo la terra, disseccando l’abisso, spiegando il firmamento…, che ha creato gli angeli nel cielo, stabilendovi i troni, e ha plasmato l’uomo sulla terra. Ha scelto lui Israele e l’ha guidato da Adamo fino a Noè, da Noè ad Abramo, da Abramo ad Isacco e Giacobbe e ai dodici patriarchi. Ha condotto lui i vostri padri in Egitto e li ha protetti e nutriti. Li ha rischiarati con la colonna di fuoco e li ha ricoperti della nube, ha separato il Mar Rosso e li ha fatti attraversare. Lui ha dato loro la manna dal cielo, e li ha abbeverati dalla roccia, e ha dato loro la Legge e la terra promessa, ha inviato loro i profeti, e ha suscitato loro dei re. è venuto lui da voi, curando coloro che soffrivano, e risuscitando i morti… è lui che volete fare morire, è lui che consegnerete a prezzo d’argento…
Quanto stimate i benefici che vi sono stati concessi ?… Stimate ora la mano disseccata che egli ha reso al corpo. Stimate ora i ciechi nati che egli ha resi alla luce con una sola parola. Stimate ora i morti che egli ha risorto dal sepolcro dopo tre o quattro giorni… Inestimabili sono i doni che egli vi ha dato. Invece voi,… gli avete reso il male per il bene, l’afflizione per la gioia, e la morte per la vita.
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Giovedì 21 Gennaio 2010
Giovedì della II settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 3,7-12Meditazione del giorno Sant’Efrem Siro (circa 306-373), diacono in Siria, dottore della Chiesa Diatèssaron, preghiera finale ; SC 12, 404
« Una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui »
O misericordie, elargite e dispensate su tutti gli uomini. Esse dimorano in te, Signore, che nella tua compassione per tutti gli uomini sei andato loro incontro. Con la tua morte, hai aperto loro i tesori delle tue misericordie… Il tuo essere profondo infatti è nascosto alla vista degli uomini, ma abbozzato nei loro minimi movimenti. Le tue opere ci procurano lo schizzo del loro Autore, e le creature ci indicano il loro Creatore (Sap 13,1 ; Rm 1,20), perché noi potessimo toccare colui che si sottrae alla ricerca intellettuale, ma si lascia vedere nei suoi doni. è difficile giungere ad essergli presenti faccia a faccia, ma è facile avvicinarsi a lui.
Le nostre azioni di grazie non bastano, ma ti adoriamo in ogni cosa per il tuo amore verso tutti gli uomini. Tu distingui ognuno di noi, nel fondo del nostro essere invisibile, mentre siamo tutti uniti fondamentalmente mediante l’unica natura di Adamo… Adoriamo te, che hai posto ognuno di noi in questo mondo, che ci hai affidato tutto ciò che vi si trova, e che ce ne separerai, nell’ora che non conosciamo. Adoriamo te, che hai messo la parola sulla nostra bocca perché potessimo presentarti le nostre richieste. Ti acclama Adamo, che riposa nella pace, e anche noi che siamo la sua posterità, perché siamo tutti beneficiari della tua grazia. I venti ti lodano,… la terra ti loda,… i mari ti lodano,… gli alberi ti lodano,… anche le piante e i fiori ti benedicono… Tutte le cose si raccolgano e uniscano la loro voce per lodarti, rivaleggiando in azioni di grazie per tutte le tue bontà, e unite nella pace per benedirti ; tutte le cose alzino insieme per te un’opera di lode.
Spetta a noi tendere verso di te ogni nostra volontà, e spetta a te riversare su di noi un po’ della tua pienezza, perché la tua verità ci converta e così scompaia la nostra debolezza che, senza la tua grazia, non può giungere a te, Maestro di ogni dono.
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Venerdì 22 Gennaio 2010
Venerdì della II settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 3,13-19Meditazione del giorno Catechismo della Chiesa cattolica § 74-79 - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
«Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare«
Dio «vuole che tutti gli uomini siano salvati ed arrivino alla conoscenza della verità» (1Tm 2,4), cioè di Gesù Cristo. è necessario perciò che il Cristo sia annunciato a tutti i popoli e a tutti gli uomini e che in tal modo la Rivelazione arrivi fino ai confini del mondo... «Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta la Rivelazione del sommo Dio, ordinò agli Apostoli di predicare a tutti, comunicando loro i doni divini, come la fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale, il Vangelo che, prima promesso per mezzo dei profeti, Egli ha adempiuto e promulgato di sua bocca» [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 7].
La trasmissione del Vangelo, secondo il comando del Signore, è stata fatta in due modi: oralmente, «dagli Apostoli, i quali nella predicazione orale, con gli esempi e le istituzioni trasmisero sia ciò che avevano ricevuto dalla bocca, dal vivere insieme e dalle opere di Cristo, sia ciò che avevano imparato per suggerimento dello Spirito Santo»; e per iscritto, «da quegli Apostoli e uomini della loro cerchia, i quali, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, misero in iscritto l'annunzio della della salvezza» [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 7].
«Affinché il Vangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, gli Apostoli lasciarono come successori i vescovi, ad essi affidando il loro proprio compito di magistero» [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 7]. Infatti, «la predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva essere conservata con successione continua fino alla fine dei tempi» [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 7]. Questa trasmissione viva, compiuta nello Spirito Santo, è chiamata Tradizione, in quanto è distinta dalla Sacra Scrittura, sebbene ad essa strettamente legata. Per suo tramite «la Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni, tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede» [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 7]. «Le asserzioni dei santi Padri attestano la vivificante presenza di questa Tradizione, le cui ricchezze sono trasfuse nella pratica e nella vita della Chiesa che crede e che prega» [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 7]. In tal modo la comunicazione, che il Padre ha fatto di sé mediante il suo Verbo nello Spirito Santo, rimane presente e operante nella Chiesa.
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O Cuore Immacolato di Maria,
ardente di bontà, mostra il Tuo amore verso di noi. La fiamma del Tuo
cuore, o Maria, scenda su tutti gli uomini. Noi ti amiamo
tanto. Imprimi nei nostri cuori il vero amore così da avere un continuo
desiderio di te. O Maria umile e mite di cuore ricordati di noi quando siamo
nel peccato. Tu sai che tutti gli uomini peccano. Donaci per mezzo del tuo
Cuore Immacolato la salute spirituale. Fa che sempre possiamo guardare alla
bontà del Tuo Cuore materno e che ci convertiamo per mezzo della fiamma del
tuo cuore. Amen.
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Sabato 23 Gennaio 2010
Sabato della II settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 3,20-21Meditazione del giorno Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità No greater love
Gesù, uomo mangiato
Quando Gesù venne in questo mondo, lo amò con un amore così grande da dare la sua vita per lui. Venne per soddisfare la nostra fame di Dio. E come fece questo ? Egli in persona diventò il Pane della Vita. Si fece piccolo, fragile, disarmato per noi. Le briciole di pane sono così minuscole che pure un bambino può masticarle, pure un agonizzante può mangiarle. è diventato il Pane della Vita per sfamare il nostro appetito di Dio, la nostra fame di Amore.
Credo che non avremmo mai potuto amare Dio, se Gesù non fosse divenuto uno di noi. Ed è divenuto uno di noi in ogni cosa, eccetto il peccato, per renderci capaci di amare Dio. Creati a immagine di Dio, siamo stati creati per amare, poiché Dio è amore. Nella sua passione, Gesù ci ha insegnato come perdonare per amore, come dimenticare per umiltà. Trova Gesù, e troverai la pace.
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Domenica 24 Gennaio 2010
III Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno C : Lc 1,1-4#Lc 4,14-21Meditazione del giorno Sant’Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa Commento sui salmi, 1, 33 ; CSEL 64, 28-30
« Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi »
Dissétati prima all’Antico Testamento, per poter bere quindi dal Nuovo. Se non berrai al primo, non potrai bere al secondo. Bevi al primo per alleviare la tua sete, bevi al secondo per dissetarti appieno... Bevi l’uno e l’altro calice, quello dell’Antico e quello del Nuovo Testamento, perché in ambedue bevi Cristo. Bevi Cristo che è la vite (Gv 15,1), bevi Cristo che è la pietra da cui scaturì l’acqua (1 Cor 10,3). Bevi Cristo che è la fonte della vita (Sal 36,10); bevi Cristo perché egli è “il fiume che allieta la città di Dio (Sal 45,5); bevi Cristo che è la pace (Ef 2,14); bevi Cristo perché “fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (Gv 7,38). Bevi Cristo per dissetarti col sangue da cui sei stato redento; bevi Cristo, bevi la sua parola: sua parola è l’Antico e il Nuovo Testamento. Si beve la sacra Scrittura, anzi la si devora, quando fluisce nell’anima e le dà vigore la linfa del Verbo eterno. Infine, “non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Dt 8,3; Mt 4,4). Bevi questa parola, ma bevila nell’ordine in cui essa procede: prima nell’Antico Testamento, poi nel Nuovo.
Egli dice infatti quasi con premura : “Popolo che cammini nelle tenebre, vedi questa grande luce; su di te che abiti in terra tenebrosa, una luce rifulge” (Is 9,2 LXX). Bevi subito dunque, perché su di te splenda una gran luce: non la luce comune, quella del giorno, del sole o della luna, ma la luce che dissipa l’ombra della morte.
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Lunedì 25 Gennaio 2010
Conversione di San Paolo Apostolo (festa) : Mc 16,15-18Meditazione del giorno San Giovanni Crisostomo (circa 345-407), vescovo d’Antiochia poi di Costantinopoli, dottore della Chiesa Omelia su san Paolo, 4, § 1-2
« Che devo fare, Signore ? »
Il beato Paolo, che ci raduna oggi, ha illuminato la terra. Nell’ora della sua chiamata è stato accecato ; eppure questa cecità ha fatto di lui una fiaccola per il mondo. Vedeva chiaro per fare il male ; nella sua sapienza, Dio lo ha accecato per poi rischiararlo per il bene. Dio non gli ha semplicemente manifestato la sua potenza ; gli ha anche rivelato il cuore della fede che avrebbe dovuto predicare. Occorreva cacciare lontano da lui tutti i suoi pregiudizi, chiudere gli occhi e abbandonare le false luci della ragione per scorgere la retta dottrina, « farsi stolto per diventare sapiente », come egli dirà più tardi (1 Cor 3,18)… Nessuno creda tuttavia che questa vocazione gli fosse stata imposta ; Paolo era libero di scegliere…
Ardente, impetuoso, Paolo aveva bisogno di un freno energico per non disprezzare, travolto dalla foga, la voce di Dio. Dio quindi ha prima represso tale impeto ; mentre lo colpisce di cecità, placa la sua ira ; poi gli parla. Gli fa conoscere la sua sapienza ineffabile, perché riconosca colui che prima combatteva e capisca che non può più resistere alla sua grazia. Non è la mancanza di luce che lo ha accecato, bensì la sovrabbondanza di luce.
Dio ha scelto proprio il momento ; Paolo è il primo a riconoscerlo : « Quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio » (Gal 1, 15)…Impariamo dunque per bocca stessa di Paolo che nessuno ha mai trovato Cristo per mezzo del proprio spirito. è Cristo ad essersi rivelato e fatto conoscere. Così dice il Salvatore : « Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi » (Gv 15,16).
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Martedì 26 Gennaio 2010
Santi Timoteo e Tito, vescovi, memoria : Lc 10,1-9Meditazione del giorno Papa Benedetto XVI Udienza generale del 13/12/06 - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
Timoteo e Tito: due collaboratori di Paolo
Ad essi sono indirizzate tre Lettere tradizionalmente attribuite a Paolo, delle quali due destinate a Timoteo e una a Tito, suoi due collaboratori più stretti. Timoteo è un nome greco e significa «che onora Dio». Mentre Luca negli Atti lo menziona sei volte, Paolo nelle sue lettere fa riferimento a lui ben diciassette volte (in più lo si trova una volta nella Lettera agli Ebrei). Se ne deduce che agli occhi di Paolo egli godeva di grande considerazione...
Quanto poi alla figura di Tito, il cui nome è di origine latina, sappiamo che di nascita era greco, cioè pagano (cfr Gal 2,3). Paolo lo condusse con sé a Gerusalemme per il cosiddetto Concilio apostolico, nel quale fu solennemente accettata la predicazione ai pagani del Vangelo... Dopo la partenza di Timoteo da Corinto, Paolo vi inviò Tito con il compito di ricondurre quella indocile comunità all'obbedienza.
Concludendo, se consideriamo unitariamente le due figure di Timoteo e di Tito, ci rendiamo conto di alcuni dati molto significativi. Il più importante è che Paolo si avvalse di collaboratori nello svolgimento delle sue missioni. Egli resta certamente l'Apostolo per antonomasia, fondatore e pastore di molte Chiese. Appare tuttavia chiaro che egli non faceva tutto da solo, ma si appoggiava a persone fidate che condividevano le sue fatiche e le sue responsabilità. Un'altra osservazione riguarda la disponibilità di questi collaboratori. Le fonti concernenti Timoteo e Tito mettono bene in luce la loro prontezza nell'assumere incombenze varie, consistenti spesso nel rappresentare Paolo anche in occasioni non facili. In una parola, essi ci insegnano a servire il Vangelo con generosità, sapendo che ciò comporta anche un servizio alla Chiesa stessa... Mediante il nostro impegno concreto dobbiamo e possiamo scoprire la verità di queste parole,... essere anche noi ricchi di opere buone e così aprire le porte del mondo a Cristo, il nostro Salvatore.
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Mercoledì 27 Gennaio 2010
Mercoledì della III settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 4,1-20Meditazione del giorno San Giovanni Crisostomo (circa 345-407), vescovo d’Antiochia poi di Costantinopoli, dottore della Chiesa Discorsi 44 sul vangelo di Matteo, 3-4 ; PG 57, 467-469
« Chi ha orecchi per intendere intenda ! »
Nella parabola del seminatore, Cristo ci mostra che la sua parola è destinata a tutti, indistintamente. Infatti come il seminatore della parabola, senza fare nessuna distinzione fra i terreni, semina ai quattro venti, così il Signore non distingue il ricco dal povero, il saggio dallo stolto, il negligente dal diligente, il coraggioso dal vigliacco, ma si rivolge a tutti e, pur conoscendo l’avvenire, fa da parte sua di tutto finché non possa dire : « Che cosa dovevo fare ancora che io non abbia fatto ? » (Is 5,4)…
Inoltre, il Signore dice questa parabola per incoraggiare i suoi discepoli ed educarli a non lasciarsi abbattere, anche se coloro che accolgono la parola sono meno numerosi di quelli che la sprecano. Così faceva il nostro Maestro che, pur conoscendo l’avvenire, non cessava di spargere il suo seme.
Ma, dirai, a che pro seminare tra le spine, fra i sassi o lungo la strada ? Se si trattasse di un seme e una terra materiali, non avrebbe nessun senso ; ma poiché si tratta delle anime e della Parola, la cosa è degna di elogi. A ragione si rimprovererebbe a un coltivatore di agire così ; il sasso non può diventare terra, la strada non può non essere una strada, né le spine non essere delle spine. Ma nella sfera spirituale, non è lo stesso : il sasso può diventare una terra fertile, la strada non essere più calpestata dai passanti e diventare un campo fecondo, le spine essere sradicate e permettere al seme di dare frutto liberamente. Se questo non fosse possibile, il seminatore non avrebbe sparso il seme come ha fatto.
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