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Poesie: Mariella Buscemi
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Confusa in una luminescenza arcaica, senza contorni, né definizioni, immersa nel liquido amniotico. - Il tuo abbandono, il mio risveglio nudo - Orfana e vedova, sfrattata. Dondolanti sfilate di funesti funerali, sfilo la fede, sfilacciando il mio anulare, cade il corpo fiacco, un fiocco al collo come cappio.
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Dalle cavità umide e dai miei echi che portano voci assonnate mi ergo solitaria triste coperta di soli veli di malinconia che genera strappi lungo cuciture oscene che trasfigurano ogni pallore rendendolo livido e fanno lasco ciò che era liscio cicatrici tastate con le falangi inorridite ed il ritrarsi terrificato come se il tatto fosse vista e la vista, udito ed il cuore, morto e la vita, non vita Anedonia.
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Attonita nel senso dell'onta che mi assale a guardare un cielo che lento cade e muta al mutare dell'inferno sotto ai passi con le drammatiche fiamme che m'inceneriscono l'ultimo brandello d'anima s_venduta Amante d'un demonio ossessionante vestale d'un Olimpo dissipato divino d'essenza terreno di forma _mi cammina il rassegnato senso dell'abbandono di me farsi strada per Campi Elisi devastati.
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Schiusa mentre ho la carne cruda ed il sangue stanco ché l'attesa mi ammacca ed un tocco sarebbe il perdono nel disordine dei miei nervi. È quando non ti vedo che mi bruciano gli occhi.
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Ho toni altissimi che somigliano al silenzio quando dirompe e s'impone più forte della parola e del grido di Me figlia crocifissa. Ho baci addosso che mi hanno tradita più delle sferzate dell'ultima caduta. Non ho voce che m'abbia rinnegato - addirittura - urlando il mio nome per tre volte in fila. Mi uccidono le passioni ladre poste ai lati dell'innocenza morta.
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Troppe spine a pungermi che la colpa sta nel mio odore richiamo di peccato E Tu tra le mie spire.
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Mi faccio firma anonima ché mi ritrovo in Te legittima riconosciuta per tua mano tocco e marchio a grandi lettere scritta sulla riva lambita dalla tua onda che mi spazza quando mi copre
Sarà interludio. Sospensione. Limbo. Lenta cantilena che si protrae il profumo prima dell'essenza la sensazione prima della pelle.
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Intime devastazioni in_sorgono in un pianto sguaiato vagito di morte che esala dalle viscere crocifisse supine sull'asse perpendicolare d'un boato di cielo che scende in pioggia Come son pesanti e liquidi i miei occhi quando grondano.
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Dormo sul filo della coscienza Iside domina il buio Spasmi sparsi Imbrigliano Nostalgie passate, ma presenti Creano Artifici Nottetempo Tessendo illusioni Obnubilate.
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Memorie Austere censure Gridano sull'anima Incidendo ferite rosso sangue Anestesia.
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Mi manco e non mi vedo tornare
Mentre io mi arrampico nel cuore, osservo estasiata, noncurante, ormeggi, navi, mettendo in volo epiche danze. Occupo troppe ore rintanata negli anfratti ristretti. Epitaffio.
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Petali e spine
Profumi essenze tristi amare litigo imprigionata edera su paure immani non evase.
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Mesti violini, orchestre e sinfonie. Mie cantilene.
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La sento.
Ora.
La scheggia che si stacca dalla costa e vien meno per uscirmi insieme al siero delle mie essenze farmi colpo di mare davanti agli occhi nell'altezza d'improvvisa tempesta frangente a picco dallo scoglio di cielo
Mi faccio risacca sulle ciglia tremanti nel formidabile urlo udito furioso nel mio tagliente silenzio.
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Io mi presento e non sono me stessa la mia mano amputata e il tuo arto fantasma rimasto a toccarmi ché mi è voglia tutto questo dalla mancanza al tuo perpetuo senso dell'assoluto che mi spurga dentro quando fuori non ci sei perché sei calco osso di traverso nervo e verbo e quando mi sono uccisa il tuo nome è diventato sacrificio.
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Quando si spengono gli occhi
Quando frugo tra i miei silenzi cosi ostinati ritrovo sempre urli diabolici e l'iperbole del taglio nel fianco che ho prestato meglio come un fantasma che m'abbia gravitato vicino e che m'abbia assestato la sua scure all'acme delle mie mancate difese.
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